Riassunto del libro "Teoria e tecniche della comunicazione pubblica. Dallo stato sovraordinato alla sussidiarietà". Dinamiche della comunicazione pubblica e istituzionale. Come cambiano i modelli e le tipologie a seconda degli enti e del target prescelto. La fruizione della comunicazione come scelta attiva in un'ottica di passaggio di notizie orizzontale e non verticale.
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica
di Mario Turco
Riassunto del libro "Teoria e tecniche della comunicazione pubblica. Dallo stato
sovraordinato alla sussidiarietà". Dinamiche della comunicazione pubblica e
istituzionale. Come cambiano i modelli e le tipologie a seconda degli enti e del
target prescelto. La fruizione della comunicazione come scelta attiva in
un'ottica di passaggio di notizie orizzontale e non verticale.
Esame: Teorie e tecniche della comunicazione pubblica
Titolo del libro: Teoria e tecniche della comunicazione pubblica.
Dallo stato sovraordinato alla sussidiarietà
Autore del libro: Rolando
Editore: ETAS
Anno pubblicazione: 20031. Comunicazione one to many dello Stato italiano
Lo Stato italiano non sa comunicare. Il suo flusso di comunicazione è one to many, mentre la comunicazione
moderna è sempre più one to one o many to many; inoltre lo Stato e la sua amministrazione vivono in una
logica autoreferenziale, dove vige il primato dello Stato soggetto e dove c’è poco spazio per la relazionalità
con gli altri attori della società. Oggi i cittadini chiedono funzioni precise, coerenti con i loro bisogni,
comportandosi come utenti e clienti: si impone cioè una domanda di Stato-funzione, più che di Stato-
soggetto. Lo Stato soggetto è quello che ha fatto l’Italia: la scuola pubblica, le ferrovie pubbliche, la posta,
tutto ciò che corrispondeva a una filosofia essenziale del rapporto tra istituzioni, architetture organizzative e
società italiana. Lo Stato moderno non può ritirarsi nella sola dimensione del potere legislativo o
regolamentativo: in molti campi deve continuare a esercitare presenza attiva, ma correlata a un serio
giudizio di efficacia, perché è sull’efficacia delle funzioni esercitate che lo Stato moderno ricava la sua
legittimità. La società impone i suoi diritti e la comunicazione pubblica diventa uno dei fattori fondamentali
di un nuovo rapporto, quasi di un nuovo patto di cittadinanza.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 2. Comunicazione pubblica orizzontale e verticale
La comunicazione pubblica è una disciplina e una pratica trasversale. I campi che attraversa e che ha
attraversato sono molteplici e funzionali: A una ricognizione storica: concentrarsi sulla comunicazione
pubblica come comunicazione delle istituzioni, comunicazione del patrimonio pubblico senza arroccarsi sui
significati che queste parole (pubblico, comunicazione, istituzioni) assumono nel quadro semantico
contemporaneo. A una definizione delle pre-condizioni della comunicazione pubblica: cogliere lo sfondo in
cui tale disciplina si inerisce; con l’ipotesi, tutta da verificare, che la stessa definizione della comunicazione
pubblica sia capace, una volta elaborata, di diventare essa stessa una precondizione, una categoria
interpretativa.
Processi di orizzontalizzazione e processi di verticalizzazione. Secondo Paolo Mancini la comunicazione
pubblica è nata con l’avvento della democrazia parlamentare e con la decentralizzazione di compiti e
funzioni prima assorbiti nella figura del sovrano assoluto. La comunicazione pubblica nasce con il processo
di orizzontalizzazione e differenziazione della sovranità, con il suo smembramento in diversi corpi che le
diventano concorrenziali, in grado di rivendicare maggiore spazio.
Processi di orizzontalizzazione . Come nasce l’attuale configurazione della comunicazione pubblica?
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 3. Potere comunicatico per Montesquieu, Locke, Rousseau e Kant
Montesquieu teorizza la differenziazione dei poteri esecutivo, giudiziario, parlamentare; la tripartizione
genera concorrenza e dunque necessità di controllo, innescando un processo di pubblicità e la necessità di un
flusso comunicativo. Questa tripartizione introduce nello stato la società civile. John Locke fa una
distinzione: da una parte identifica la società civile con la società politica, dall’altra, proprio attraverso
questa identificazione, la depotenzia nella sua forza innovativa e dialettica istituzionalizzandola nella figura
del Parlamento. Rousseau identifica la società civile con il superamento dello status naturalis; rispetto a
Locke, la società civile è una precondizione della società politica, un elemento che porterà al consenso
generale.
Kant sostiene poi l’esigenza della pubblicità dei poteri: i governi saranno legittimati a governare se e solo se
potranno essere controllati da organi non governativi, da istituzioni della società civile. Ma è con Hegel che
il problema della orientalizzazione giunge alla sua massima consapevolezza; la società civile viene separata
nettamente dallo Stato e si afferma la necessità di una azione comunicativa dello Stato verso la società
civile. Alla società civile spetta sia la soddisfazione dei bisogni, sia l’educazione, sia parte della
amministrazione giudiziaria. Lo Stato interviene attraverso due istituti: la corporazione (che funziona da
autorità garante e previdenziale) e la polizia (che funziona come autorità giudiziaria).
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 4. Potere comunicativo per Hegel e Mill
Con Hegel per la prima volta la società civile non è distinta dallo stato di natura, ma viene vista in rapporto
con lo Stato.
Tra società civile e Stato deve esistere un flusso comunicativo che consenta il dialogo, permettendo ai
cittadini di esprimere volontà e richieste e di essere informati sulle attività e sulle decisioni assunte dallo
Stato; un flusso dunque in entrata e in uscita, che costituisce il campo della comunicazione pubblica.
Habermas sostiene che con Hegel ha termine la fase dell’opinione pubblica critica, quella sfera elitaria che si
raccoglieva in caffè, in circoli e discuteva e criticava l’operato del governo e del parlamento. Ha inizio la
fase dell’opinione pubblica ricettiva, in cui prevale l’omologazione e l’economicizzazione: l’opinione
pubblica perde in valore critico ma acquista potere.
La situazione è denunciata da Mill, che ha la preoccupazione di limitare il potere dell’opinione pubblica; su
questa linea si muoverà la critica della scuola di Francoforte, e quindi di Habermas, portando il problema
della società civile e dell’opinione pubblica su quello dell’ampliamento de i mezzi di comunicazione e della
relativa fabbrica del consenso.
La comunicazione pubblica nasce come volontà di un ceto produttivo che rivendica una propria
rappresentanza, dei propri spazi e la dignità di interlocutore e controllore dei processi decisionali.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 5. Istituzione come rappresentazione di assoluto nella storia
La linea verticale: la rappresentazione. Il processo di orizzontalizzazione porta a un mutamento radicale
nella pratica della comunicazione delle istituzioni, che diventa un processo in entrata e in uscita. Tuttavia
rimangono alcuni fattori a cui questo processo si è radicalmente opposto: l’investitura dall’alto della
sovranità e la rappresentazione.
Da Platone e Aristotele in poi l’istituzione si è concepita come rappresentazione di un valore assoluto:
In Grecia come rappresentazione della Verità, incontrovertibile, della filosofia, in una lotta con i Sofisti che
portavano avanti una politica affidata all’abilità retorica del soggetto, dunque priva di qualsiasi forma
rappresentativa; nel Medioevo, un un’Europa fondata su concetti cristiani, come rappresentazione del potere
di Dio, dunque non della verità dimostrata senza dubbio ma di una verità oggetto di fede. Nella modernità,
prima della rivoluzione francese il valore rappresentativo di Dio scivola progressivamente nella
divinizzazione del sovrano.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 6. Rapporto diretto con cittadino o accorpamento del potere
La rivoluzione francese è al crocevia di questo processo: la decapitazione di Luigi XVI e prima in
Inghilterra, quella di Carlo I, sono simboli di un rifiuto dei processi rappresentativi, dell’istituzione come
investitura dall’alto.
Il parlamentare, è investito dell’istituto giuridico della immunità, un’istanza giuridica che connota una serie
di significati (distanza, investitura dall’alto, elitarismo) di eredità antica, in cui risuona l’idea alla sovranità;
ma è anche un esempio di una comunicazione pubblica “verticale”.
Una partita aperta. Il rapporto diretto del premier con i propri elettori, mediato dai canali televisivi, da una
parte sembra la realizzazione di quell’utopico controllo totale che la società civile vorrebbe sulla gestione
della polis; dall’altra però non fa che ripetere il sistema verticale della politica, diretto dall’alto al basso
[esempio del “contratto con gli italiani” di Berlusconi]. E’ però intervenuto, soprattutto a partire dall’11
settembre 2001, un ulteriore fattore, che ha riaperto la battaglia tra modelli orizzontali e verticali: la paura.
Essa sposta l’asse di interesse dal decentramento dei poteri al suo accorpamento; si avverte infatti la
necessità di una voce chiara e univoca.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 7. Libertà del cittadino prima e dopo la Costituzione
La Costituzione. Partiamo dalla Costituzione, vero e proprio spartiacque del vecchio e del nuovo; già
nell’art. 2 si ridisegna il baricentro dello Stato, identificando nella persona umana il valore-base del sistema
positivo, punto centrale del rapporto fra Stato e singolo. La Carta Costituzionale tace invece sul diritto
all’informazione: nessuna traccia, nel lungo art. 21, nonostante il quadro generale dei principi lo rendesse in
qualche modo necessario.
Prima della Costituzione. Se la Costituzione ha disegnato il quadro in cui la comunicazione istituzionale ha
potuto essere legittimata normativamente, è bene soffermarsi su ciò che l’ha preceduta.
Lo Stato liberale, nato nel 1860 ma con una configurazione costituzionale risalente allo Statuto Albertino del
1848, ha una caratterizzazione autoritaria derivante da una ibridazione dei due sistemi costituzionali: quello
francese e quello tedesco; entrambe le potenze identificavano la libertà con la sfera politica. Se la libertà ha
significato solo nell’alveo della sfera politica, questa può essere però soppressa ogni volta che il sistema
politico (che la rende possibile) è a rischio.
Lo Stato fascista si costruì su questi principi: la libertà è espressa nella legge dello Stato, con la differenza
che il sistema fascista abbassò enormemente la soglia qualitativa e quantitativa dei diritti esercitabili.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 8. Amministrazione come ponte tra società e istituzione
Lo stato liberale, già nella sua struttura interna, non permetteva di stabilire una connessione tra società e
sistema istituzionale. Anche sul piano istituzionale e amministrativo è da registrare la continuità tra regime
liberale e regime fascista: l’Italia ha ereditato le sue strutture amministrative dall’epoca napoleonica, dal
modello francese. L’amministrazione doveva configurarsi come il trait d’union tra stato e società, tra
cittadino e istituzione; inoltre, man mano comincia a rendersi autonoma, a costruirsi secondo proprie
ritualità e codici d’accesso. Gli storici dell’amministrazione hanno evidenziato un aspetto importante: in un
quadro di tante fratture, l’amministrazione costituiva un ponte, un agente di italianità in un’Italia inesistente:
la meridionalizzazione della pubblica amministrazione o la pendolarità dei maestri elementari, in assenza di
quel grande omogeneizzatore linguistico che sarà la televisione negli anni 50 e 60, sarà una delle
fondamentali risorse per la costruzione di una identità italiana.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 9. Comunicazione pubblica nel fascismo
Si è così assistito a da una parte a un’amministrativizzazione del paese, e dall’altra agli effetti della sua
inefficienza e della sua lentezza; da una parte al necessario ruolo di interfaccia, dall’altro alla sua chiusura
nei confronti dei cittadini.
La struttura e il personale interno all’amministrazione rimasero invariati nel periodo fascista, a
testimonianza di una decisiva continuità; proprio per questa continuità, l’amministrazione rimarrà uno dei
punti dolenti della nostra compagine statale, e se all’inizio doveva rappresentare un collante, col tempo si è
trasformata in un ostacolo tra istituzioni e società; anche a ristabilire questo rapporto tra amministrazione e
cittadino dovrà contribuire la comunicazione pubblica.
Un elemento di discontinuità tra regime liberale e regime fasciata è proprio la comunicazione: il fascismo
aveva individuato i referenti della comunicazione dello Stato nei cittadini, e non nelle elites; nella gente, e
non nei partiti. Il sistema di simboli e suoni messi in atto dal fascismo fu sicuramente efficace. Qui
arriviamo al paradosso della comunicazione istituzionale: mentre la costituzione fornisce il quadro di valori
su cui questa comunicazione può esprimersi, quest’ultima viene associata proprio al fascismo, rimanendo
sullo sfondo considerata come un pericoloso fantasma.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 10. Dopo la Costituzione. Ideologie e apartenenza
La latitanza della comunicazione delle istituzioni fu percepita nello stesso momento in cui la Carta
Costituzionale veniva redatta; il disinteresse per le vicende istituzionali affondava molto in profondità le sue
radici. L’identità costituzionale forse non è mai decollata, e una testimonianza può essere ritrovata nella
scarsa attenzione che suscitò l’istituzione delle feste nazionali, e la debole mitologia che caratterizzava il
nostro Stato nascente.
Se l’identità nazionale era latitante, si proponevano nuove identità per di ricucire lo strappo tra società e
Stato: l’appartenenza ai partiti: all’identità costituzionale si sostituì l’identità costruita per ideologie. I partiti
nella storia costituzionale hanno creato loro identità; hanno loro interpretato la spinta unificatrice della
Costituzione; sono loro infine che hanno fatto comunicazione (politica, e non di interesse generale). Si dovrà
allora, nel campo della comunicazione fra società e istituzioni, distinguere fra comunicazione politica e
comunicazione pubblica.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 11. Ascoltare la socieà negli anni della contestazione del 1968
Gli anni della contestazione. Lo scollamento tra società civile e Stato, tra pese reale e legale rimaneva in
diverse forme: il divario Nord-Sud, un disordinato boom economico, l’assunzione di mode dall’estero, di
gesti e riti che non rientravano nel quadro edificato dal sistema-partiti. Il “68”, i referendum sull’aborto e il
divorzio, erano testimonianza di spinte che venivano dal basso e per cui la politica e le istituzioni
sembravano non disporre di categorie interpretative valide.
Conclusioni. Ascoltare la società e le sue espressioni, interpretare le sue istanze e renderla partecipe della
vita pubblica e istituzionale è una frontiera della comunicazione di interesse generale.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 12. Dalla comunicazione pubblica dimezzata alla legittimazione
In riferimento alla comunicazione pubblica, possiamo distinguere stagioni diverse: una lunga epoca della
delega, ovvero della rinuncia da parte degli apparati istituzionali a intervenire nei processi comunicativi a
vantaggio dei soggetti politici e dello spazio mediatico di pubblica utilità; una più recente stagione che mette
a frutto una base normativa produttiva di comportamenti che portano a un rinnovamento professionale. La
prima stagione si considera dimezzata, la seconda di consolidamento di legittimazione.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 13. Connotazioni della comunicazione pubblica in Italia nel XX
secolo
Il paese disuguale – Le opportunità e le criticità del presente
La disuguaglianza del tempo presente è caratterizzata da un paese che si adegua e un altro che frena, una
politica della modernità e un’altra autoreferenziale; da un lato un processo avanzato di riforme, dall’altro la
resistenza interna ed esterna a questi processi. Si possono articolare 10 temi fondamentali.
1) Crescita della domanda sociale, più motivata e articolata;
2) Trasformazioni culturali, con ingresso di cultura della comunicazione nelle fasce più giovani della PA;
3) Evoluzione tecnologica verso l’interattività;
4) Ampliamento delle piste extra-mediatiche per la comunicazione di servizio;
5) Integrazione nel processo europeo (benchmark nel quadro dei servizi pubblici, e possibile definizione di
standard per la comunicazione ai cittadini);
6) Percezione del valore economico dell’I&C di fonte pubblica;
7) Avvicinamento alla cultura di impresa soprattutto per i processi organizzativi;
8) Ampliamento del mercato della consulenza professionale nei settori di competenza;
9) Crescita della formazione nel settore;
10) Potenziale sviluppo di progetti pubblico-privati, anche finalizzati per obiettivo nella dimensione
territoriale competitiva.
Tra le criticità, il tema centrale è rappresentato dallo sviluppo frenato della riforma istituzionale e dalla lenta
transizione del modello culturale e organizzativo della PA.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 14. Amministrazione condivisa. Fiducia nel cittadino
L’amministrazione condivisa è una formula organizzativa fondata sulla collaborazione fra amministrazione
e cittadini, che sono invece separati nei modelli organizzativi tradizionali. Si basa in primo luogo sull’ipotesi
che la società italiana è piena di risorse, vivace, attiva, intraprendente e capace di affrontare gli ostacoli;
grazie a queste risorse i cittadini possono uscire dal ruolo passivo di amministrati per diventare invece co-
amministratori, soggetti che integrano queste risorse con quelle di cui è dotata l’amministrazione e si
assumono una parte di responsabilità nel risolvere problemi di interesse generale; nello stesso tempo i
dipendenti pubblici, adeguatamente formati e motivati, devono riuscire a far funzionare questo modello.
Il rapporto con i cittadini deve essere fondato sulla fiducia e sul rispetto dell’autonomia dei cittadini che ne
sono coinvolti; questo comporta un radicale cambiamento di mentalità nell’amministrazione, che deve
considerare i cittadini come alleati per risolvere i problemi, e non come problemi essi stessi: è nell’interesse
di tutti, infatti, attingere alle risorse di cui i cittadini sono portatori. Queste sono organizzate sotto forma di
idee, esperienze, conoscenze e competenze che aumentano usandole, e i soggetti diventano consapevoli di
possedere capacità fino a quel momento latenti o non percepite. In questo modo diminuirà il problema della
limitatezza delle risorse pubbliche, e i cittadini potranno valorizzare sé stessi.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 15. Tipi di comunicazione nella pubblica amministrazione
Questo modello mira a valorizzare le capacità di tutti coloro con cui l’amministrazione entra in contatto, e
quindi anche dei dipendenti dell’amministrazione stessa: ogni dipendente ha conoscenze sì limitate, ma
considerevoli rispetto al proprio settore di lavoro. La comunicazione è essenziale quindi non solo nel
rapporto con i cittadini, ma anche con i dipendenti, finalizzata alla valorizzazione delle loro capacità e al
coinvolgimento nella risoluzione di problemi. Vi sono tre modalità d’uso della comunicazione da parte delle
PA: la comunicazione giuridico-formale, per applicare norme, ottenere la conoscibilità giuridica di un atto
(certificazioni, verbalizzazioni, affissioni ad albi, registri); la comunicazione di servizio, diretta ad informare
gli utenti sulle modalità di funzionamento degli uffici, la normativa applicata, le prestazioni offerte.
L’amministrazione infatti non deve solo fornire un servizio, ma deve anche fornire istruzioni per l’uso del
servizio scelto, senza dare per scontato che l’utente le conosca; migliorando le conoscenze si evita anche
l’insorgere di problemi dovuti alla carenza di informazioni. Le informazioni di servizio devono perciò essere
comprensibili, aggiornate, precise e complete.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 16. Significato di comunicazione amministrativa
Queste comunicazioni formano parte integrante del servizio offerto dalla PA, fino al punto da incidere sulla
qualità del servizio scelto e da condizionarne l’utilizzazione da parte degli interessati. La terza modalità
d’uso è la comunicazione amministrativa (o comunicazione di cittadinanza), e serve per risolvere un
problema di interesse generale: si rivolge ai cittadini che possono e devono contribuire alla soluzione di
problemi di interesse generale. La soluzione del problema è infatti interesse di tutti, e c’è bisogno il
contributo di tutti per raggiungerla (sono esempi la tutela ambientale, la sanità, l’istruzione, la sicurezza
stradale); sono perciò richiesti sforzi congiunti di più soggetti, ognuno dei quali può contribuire alla ricerca
della soluzione portando il proprio specifico contributo. Un esempio è la raccolta differenziata dei rifiuti.
In questo modello di amministrazione condivisa la comunicazione ha un ruolo essenziale, perché soltanto
grazie ad essa l’amministrazione può convincere i cittadini, mobilitare le loro capacità per condividerle con
l’amministrazione.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 17. Dalla sudditanza alla cittadinanza
La cittadinanza è l’epilogo di un processo che parte con la sudditanza; la parola cittadino, infatti, si connette
direttamente a diritti come quella di suddito implica il dovere. La libertà data dall’essere cittadini pone limiti
precisi all’ingerenza nell’attività dei privati; l’espansione dell’intervento dei poteri pubblici è stata sempre in
opposizione potenziale con le libertà dei singoli individui (le limitazioni sono compensate dalle garanzie
offerte dai poteri pubblici). All’interno del processo di trasformazione dei modelli si colloca anche il
binomio uguaglianza/disuguaglianza: le amministrazioni contemporanee hanno avuto sempre l’obiettivo di
attenuare le disuguaglianze, attraverso politiche di welfare tese ad allargare l’area della cittadinanza. Ma la
cittadinanza non può essere solo passiva, aspettando azioni da parte dei poteri pubblici; deve tradursi in
atteggiamenti attivi. In questo contesto comunicare e informare sono un aspetto determinante sia delle
decisioni dei poteri pubblici, sia della partecipazione dei cittadini.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 18. Dallo stato "separato" all'amministrazione comprensibile
Le modalità di comunicazione di interesse generale sono correlate all’espansione dei compiti delle PA; si
possono distinguere 4 fasi principali. Nel periodo oligarchico fino agli inizi del 900) lo stato aveva
essenzialmente funzioni d’ordine, non dialogando con gli amministrati/sudditi ma esercitando unicamente
potere di imperium; comunicazione unidirezionale, divieti e norme, mentre l’idea di “spiegare” era
completamente sconosciuta.
Agli inizi del XX secolo lo Stato inizia ad intervenire nella gestione dei servizi, e gli enti locali sviluppano
iniziative nei servizi urbani per la collettività; la comunicazione diventa latente, non c’è ma dovrebbe
esserci. Nel periodo fascista la comunicazione è distorta, con il suo uso manipolativo dell’informazione, e
negata nella sua valenza di servizio. Nei decenni repubblicani lento sviluppo di una comunicazione di
servizio, che solo occasionalmente è interazione tra poteri pubblici e cittadini; la collettività chiede sempre
più fortemente che gli apparati burocratici sappiano fornire informazioni e facilitino le interazioni.
L’amministrazione spesso non sa comunicare; le forme di intervento attuate tendono a garantire ai cittadini
maggiore tutela sia rispetto ai poteri pubblici, sia ai soggetti sociali forti. I poteri pubblici sono chiamati a
fornire maggiori informazioni e garantire che queste vengano trasmesse tutelando i più deboli. L’obiettivo è
mettere le PA al servizio del cittadino, e la customer satisfaction diventa l’obiettivo primario. La
cittadinanza piena deriva anche dalla qualità dei pubblici servizi.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 19. Legge 67/87 a carico della PA. Obbligo pubblicitario
Primi impulsi. Una prima norma a legittimazione e a impulso della comunicazione si può individuare nella
legge in materia di editoria 67/87, nella quale si introducono specifici obblighi a carico delle PA relativi a
attività di carattere pubblicitario. I punti salienti sono: istituire un apposito capitolo in bilancio destinato alle
spese pubblicitarie; destinare almeno il 50% di queste spese per pubblicità su quotidiani e periodici;
pubblicare un estratto del proprio bilancio su quotidiani e periodici (obbligo per Regioni, Province, Comuni
con più di 20mila abitanti ecc); istituire alla Presidenza del consiglio dei Ministri una commissione che
esprime pareri in merito a progetti pubblicitari per coordinare e promuovere le pubblicità.
Viene quindi legittimato lo strumento pubblicitario al fine di una maggiore conoscenza di provvedimenti,
servizi e attività svolte dalla PA; la norma che prevede una parte delle spese per quotidiani e periodici vuole
invece unicamente garantire provvidenze al settore editoriale.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 20. Italia anni 90. Leggi 142/90 e 241/90, diritto all'informazione
La normativa nei primi anni ’90: dal diritto all’informazione agli URP. La stagione di riforma di apre con le
leggi 142/90 e 241/90. La legge 142/90 interviene sulle autonomie locali e introduce nuove regole sulla
trasparenza amministrativa, riconoscendo ai cittadini il diritto di accesso alle informazioni e ai procedimenti
amministrativi, e alla valorizzazione della partecipazione dei cittadini all’amministrazione locale.
Autonomia statutaria per Comuni e Province: ogni ente dovrà adottare il proprio statuto. La legge 241/90
riprende i contenuti sulla trasparenza e li estende a tutti gli enti pubblici; introduce maggiore efficienza,
trasparenza e semplicità nell’attività amministrativa, che deve fondarsi sul criterio della pubblicità
(possibilità per il cittadino di partecipare al procedimento e al suo diritto di accesso ai documenti
amministrativi). Si afferma il nuovo diritto in base al quale “tutto è pubblico e accessibile salvo alcune
informazioni”. Ma questa legge non dà solo al cittadino il diritto a chiedere e avere delle informazioni (che
implica il dovere di ascolto, attenzione e risposta informativa da parte dell’ente), ma si introducono altri
doveri a carico delle PA: obbligo di comunicare l’avvio di un procedimento e i suoi riferimenti (oggetto,
termini) (se i soggetti sono molti e la comunicazione personale non è possibile, si ricorrerà a forme di
pubblicità idonee); obbligo di motivazione del procedimento; obbligo di valutare quanto comunica il privato
che partecipa al procedimento.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 21. Decreto 29/93. Uffici per relazioni col pubblico
Con il decreto legislativo 29/93 si impone l’obbligo a tutti gli enti pubblici di istituire gli Uffici per le
relazioni con il pubblico (URP), struttura organizzativa dedicata esclusivamente alle attività di relazione e
comunicazione a garanzia della trasparenza dell’attività amministrativa; inoltre vengono fissati alcuni
principi in materia di comunicazione istituzionale che ribadiscono il ruolo della comunicazione quale attività
doverosa e non più discrezionale. Tale comunicazione non è più solo esterna, ma anche interna, inter-
istituzionale; non solo atta a garantire accesso e partecipazione, ma anche a diffondere informazioni di
pubblica utilità.
Questa legge si pone come finalità l’ammodernamento della PA migliorandone l’efficienza e portandola al
livello delle altre PA europee. Si cerca di introdurre, attraverso gli URP, un vero e proprio orientamento al
marketing, dove si realizzano indagini per valutare la customer satisfaction, puntando a soddisfare i bisogni
della collettività.
Altro punto importante del decreto è l’assegnazione agli URP di personale con idonea qualificazione ed
elevata capacità di avere contatti con il pubblico, assicurato da apposita formazione.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 22. Le Carte dei servizi pubblici in Italia nel 1994
A partire dal 1994 varate numerose norme. Direttiva del Presidente del consiglio dei Ministri del 27 gennaio
1994 sui “Principi sull’erogazione dei servizi pubblici”: si introducono una serie di principi, strumenti e
obblighi per garantire una migliore qualità dei servizi per gli utenti. Si prevede l’adozione, da parte delle PA
che erogano servizi pubblici, della Carta dei servizi pubblici, che si pone come patto tra erogatore e utenti in
relazione a informazione, standard di qualità, meccanismi di partecipazione, tutela degli utenti. In base a
questa carta gli utenti possono presentare reclamo in casi di difformità dagli standard dichiarati. La
comunicazione con gli utenti deve avvenire attraverso strumenti adeguati, contenuti semplici e chiari,
modalità di relazione improntate al rispetto e cortesia.
Codice di stile del 1993: obiettivo di realizzare una guida per la revisione e la semplificazione dei testi
amministrativi, seguito nel 1997 dal Manuale di stile per la semplificazione del linguaggio delle
amministrazioni pubbliche. Si comprende che il linguaggio deve essere modernizzato, poiché il principale
degli elementi che non facilita la relazione tra amministrazione e cittadino.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 23. Italia anni 90. Le leggi Bassanini 59/97, 127/97, 191/98, 50/99
Obiettivo di riformare la PA attraverso: semplificazione di leggi, norme, procedimenti e linguaggio;
attuazione del decentramento amministrativo sulla base del principio di sussidiarietà; sviluppo
dell’informatizzazione e adozione di strumenti telematici; nuove regole per la dirigenza e per il lavoro
pubblico. Queste leggi da un lato legittimano e promuovono l’adozione di nuovi strumenti e nuove modalità
organizzative per semplificare i rapporti cittadino/istituzione; dall’altro affermano e legittimano una nuova
cultura della relazione. Introducono un principio fondamentale: il cittadino è degno di fiducia e può
autocertificare dati; quest’ultimo non deve passare da una amministrazione all’altra per raccogliere
documenti, ma devono essere le amministrazioni a dialogare e scambiarsi dati e info; si deve facilitare
quanto più possibile la comunicazione con il cittadino.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 24. Statuti e normative regionali in Italia. Uffici stampa
In molti statuti delle Regioni italiane il diritto all’informazione è premessa alla effettiva partecipazione
democratica. Emergono alcuni temi di interesse comune: interesse a normare e introdurre nelle strutture
regionali gli Uffici stampa, legittimandone le professionalità e disponendo l’impiego di personale iscritto
all’ordine dei giornalisti; interesse preminente per il sistema dell’informazione locale, con leggi che mirano
al finanziamento di emittenti radiotelevisive e editori a livello locale, per garantire il pluralismo informativo.
In molti casi riferimenti alla comunicazione istituzionale, intesa come l’insieme di attività di comunicazione
e informazione rivolte ai cittadini.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica 25. La legge 150/2000 sulla comunicazione istituzionale
Legge n. 150 “Disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle PA: è la prima legge quadro
sulla comunicazione istituzionale. La sua approvazione è il risultato di un lungo e faticoso processo di
elaborazione, cominciato nel 1995 con l’on. Franco Frattini che presentò un d.d.l. sulla comunicazione
istituzionale (che ripropose nel 1996; negli anni successivi altri deputati provarono ad intervenire, ma senza
risultato. Alcuni fattori principali che hanno portato alla 150/2000 sono stati: l’impegno dell’Associazione
della Comunicazione Pubblica e Istituzionale; la convergenza fra i due opposti schieramenti di centro-destra
e centro-sinistra; la maturità raggiunta dal contesto normativo; la necessità di un adeguamento normativo
alla realtà.
Mario Turco Sezione Appunti
Teoria e tecniche della comunicazione pubblica