Appunti sull'opera di Gilpin dedicata alla politica internazionale e alle delicate dinamiche che ne determinano il mutamento. La teoria dell'autore prevede che la storia delle relazioni internazioni si basa su un continuo avvicendamento di potenze che impongono il proprio predominio sugli altri, al fine di mantenere una certa stabilità nel tempo. Tale equilibrio viene mantenuto fino a quando un'altra potenza non riterrà più vantaggioso un mutamento, sulla base dell'analisi di benefici e costi, ridistribendo così il potere con un'azione di prevaricazione sugli altri attori in gioco.
Guerra e mutamento nella politica internazionale
di Filippo Amelotti
Appunti sull'opera di Gilpin dedicata alla politica internazionale e alle delicate
dinamiche che ne determinano il mutamento. La teoria dell'autore prevede che
la storia delle relazioni internazioni si basa su un continuo avvicendamento di
potenze che impongono il proprio predominio sugli altri, al fine di mantenere
una certa stabilità nel tempo. Tale equilibrio viene mantenuto fino a quando
un'altra potenza non riterrà più vantaggioso un mutamento, sulla base
dell'analisi di benefici e costi, ridistribendo così il potere con un'azione di
prevaricazione sugli altri attori in gioco.
Università: Università degli studi di Genova
Facoltà: Scienze Politiche
Esame: Relazioni Internazionali
Docente: G. Cama
Titolo del libro: Guerra e mutamento nella politica internazionale
Autore del libro: R. Gilpin
Editore: Il Mulino
Anno pubblicazione: 19891. La natura del mutamento politico internazionale
Un sistema internazionale viene creato per la stessa ragione per cui si crea qualsiasi altro sistema sociale o
politico: per portare avanti particolari interessi politici, economici o di altro tipo. Dato che gli interessi
particolari di alcuni possono entrare in conflitto con quelli di altri, gli interessi particolari più favoriti da
questi assetti sociali tendono a riflettere il potere relativo degli attori coinvolti.
Lo scopo o la funzione sociale di ogni sistema possono essere definiti in termini di benefici che i diversi
membri traggono dal suo funzionamento.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 2. Un modello per l’analisi del mutamento politico internazionale
I concetti adottati nell’analisi del mutamento politico internazionale si basano su una serie di assunti
riguardanti il comportamento degli stati:
1. un sistema internazionale è stabile se nessuno stato ritiene vantaggioso un mutamento del sistema
2. uno stato tenterà di mutare il sistema internazionale se i benefici che si attende da questo mutamento
superano i costi
3. uno stato cercherà di cambiare il sistema internazionale attraverso l’espansione territoriale, politica ed
economica sino a quando i costi marginali di un ulteriore cambiamento non uguagliano o superano i benefici
marginali.
4. una volta raggiunto un equilibrio tra costi e benefici relativi ad ulteriori cambiamenti ed espansioni, i costi
economici del mantenimento dello status quo tendono a crescere più rapidamente della capacità economica
di sostenere lo status quo.
5. se non si risolve lo squilibrio del sistema internazionale, il sistema verrà modificato e si stabilirà un nuovo
equilibrio che rifletterà la ridistribuzione del potere.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 3. Sistema internazionale in equilibrio
Un sistema internazionale è in equilibrio se gli stati più potenti del sistema trovano soddisfacente l’attuale
distribuzione territoriale, politica ed economica. Si da un equilibrio quando nessuno stato potente ritiene che
un cambiamento del sistema porterebbe profitti addizionali proporzionati ai costi prevedibili per produrre un
cambiamento del sistema. Quando nessuno ha incentivi che lo spingono a mutare il sistema si può dire che
lo status quo è stabile. Lo status quo internazionale è considerato come legittimo almeno dagli stati più
importanti del sistema.
Un ordinamento o un sistema internazionale si trova in una condizione di equilibrio dinamico o omeostatico.
Esso non è mai completamente fermo. Si verificano continuamente cambiamenti a livello di interazioni tra
stati. Conflitti, alleanze e interazioni diplomatiche tra gli attori nel sistema tendono a preservare le
caratteristiche che definiscono il sistema.
In ogni sistema internazionale avvengono di continuo mutamenti politici, economici e tecnologici che
promettono profitto o minacciano perdite a questo o quell’attore. Tali cambiamenti si verificano nel sistema
internazionale producendo una condizione di equilibrio omeostatico. La relativa stabilità del sistema è
determinata dalla sua capacità di adattamento alle esigenze degli attori toccati da un mutamento delle
condizioni politiche e ambientali. In ogni sistema si verifica costantemente un processo di squilibrio e
adattamento. In mancanza di guadagni netti ricavabili da un cambiamento, il sistema rimane in equilibrio.
Gli sviluppi interni e internazionali insidiano la stabilità dello status quo. Avvicendamenti nelle coalizioni
interne potrebbero rendere necessaria una ridefinizione dell’interesse nazionale. Il fattore più destabilizzante
di un sistema internazionale è la tendenza del potere degli stati membri a mutare. Nel tempo, la crescita
differenziata del potere dei vari stati del sistema causa una redistribuzione del potere nel sistema. Il concetto
di potere si riferisce solo alle capacità militari, economiche e tecnologiche degli stati.
Come conseguenza del mutamento dell’interesse dei singoli stati e soprattutto a causa della crescita
differenziata del potere tra gli stati, il sistema internazionale passa da una condizione di equilibrio ad una di
squilibrio. In questa situazione, gli sviluppi economici, politici e tecnologici fanno aumentare i benefici
potenziali o diminuire i costi potenziali per uno o più stati che mirano al cambiamento del sistema.
Si crea una frattura tra il sistema internazionale dato e i vantaggi potenziali che alcuni stati possono ricavare
da un mutamento del sistema internazionale.
Gli elementi di questo squilibrio sistemico sono duplici. Innanzitutto i mutamento militari, tecnologici o di
altro tipo hanno fatto crescere i vantaggi di una conquista territoriale o di un mutamento del sistema
internazionale che si verifichi in altro modo. Secondo, la crescita differenziata di potere tra gli stati del
sistema ha modificato il costo del cambiamento del sistema. Questa trasformazione dei benefici e costi del
sistema produce un’incongruità o frattura tra le componenti del sistema. Da un lato, la gerarchia del
prestigio, la divisione del territorio, la divisione internazionale del lavoro e le regole del sistema rimangono
immutate. Dall’altro, la distribuzione internazionale del potere ha subito una radicale trasformazione
indebolendo le fondamenta del sistema esistente. È questa frattura tra le varie componenti del sistema che
provoca il mutamento politico internazionale.
Questa frattura provoca una crisi nel sistema internazionale. Il principale meccanismo di cambiamento nel
corso della storia è stata sempre la guerra o la guerra per l’egemonia. Il trattato di pace che fa seguito a una
guerra egemonica riordina le basi politiche, territoriali o di altro tipo del sistema.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 4. Definizione di stato
Lo stato è un’organizzazione che fornisce protezione in cambio di entrate fiscali. È il principale meccanismo
tramite il quale la società può fornire questi beni pubblici e superare il problema del free rider. Lo stato
protegge il benessere dei suoi cittadini nei confronti di altri individui e stati ponendo anche le basi per una
soluzione delle dispute mediante la definizione e l’imposizione dei diritti di proprietà.
Lo stato, ovvero coloro che ne detengono l’autorità ha i propri interessi. Il monarca assoluto o il politico
contemporaneo hanno obiettivi personali il primo dei quali è mantenere in carica se stessi. Deve però
soddisfare gli interessi di quei singoli gruppi che detengono insieme a lui il potere. Gruppi potenti pongono
restrizioni all’autorità statale e possono anche determinarne le azioni. Essi formano la società che è protetta
dallo stato. è il loro particolare concetto di giustizia quello che si impone. La definizione e il funzionamento
dei diritti di proprietà tendono a favorire i loro interessi e il loro benessere.
I diritti di proprietà sono uno strumento della società e derivano la loro importanza dal fatto che servono a
dar forma a quelle aspettative che il singolo può ragionevolmente sostenere nei suoi rapporti con gli altri.
Tali aspettative trovano espressione nelle leggi, negli usi e costumi di una società. Il detentore dei diritti di
proprietà gode del consenso dei suoi cittadini ad agire in modo particolare.
La delimitazione dei diritti di proprietà è necessaria se la società vuole operare in modo efficace. I diritti di
proprietà servono a dare il diritto di beneficiare o danneggiare se stessi o gli altri. La natura e la
distribuzione dei diritti di proprietà stabiliscono quindi quali individui ricaveranno i massimi profitti e quali
pagheranno i costi più alti rispetto al funzionamento dei diversi tipi di istituzioni sociali. Per questo motivo,
la funzione dello stato in politica interna consiste nel definire e proteggere i diritti di proprietà di individui e
gruppi.
Lo stato è sovrano per il fatto che non deve rispondere a nessuna attività superiore nella sfera internazionale.
È lo stato stesso a definire e proteggere i diritti dei singoli e dei gruppi. I singoli non posseggono diritti se
non quelli garantiti dallo stato né godono di una sicurezza che non sia quella fornita dallo stato.
Lo stato è l’attore principale poiché la natura dello stato e la struttura delle relazioni interstatali sono i fattori
più importanti che determinano il carattere delle relazioni internazionali in un dato momento.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 5. Interessi e obiettivi dello stato
Solo gli individui presi singolarmente e uniti tra loro in vari tipi di coalizione abbiano interessi. Lo stato può
essere considerato una coalizione di coalizioni i cui obbiettivi e interessi sono il risultato della distribuzione
del potere e delle contrattazioni tra le diverse coalizioni che costituiscono l società allargata e l’elite politica.
Gli obbiettivi e la politica estera degli stati sono determinati dagli interessi dei loro membri o dalle
coalizioni dominanti. Se si indaga la natura di questi interessi o obbiettivi ci si imbatte nella vecchia querelle
tra classici e moderni. I primi, per lo più realisti, sostengono che la sicurezza nazionale sono stati e
continuano ad essere l’obbiettivo primario degli stati. Gli altri replicano che nel mondo contemporaneo la
stabilità economica interna e il benessere della popolazione sono diventati gli obiettivi prioritari degli stati.
Sia i classici che i moderni hanno confuso i termini della questione. Entrambi partono dal presupposto che si
possa parlare di una gerarchia di obiettivi tra gli stati e che questi cerchino di massimizzare questo o quel
gruppo di interessi. Questi presupposti travisano il comportamento e i processi decisionali degli stati. Ogni
azione e decisione richiede un compromesso e o sforzo per raggiungere un obiettivo comporta dei costi
rispetto a qualche altro obiettivo desiderato. Se i realisti sono nel giusto nell’affermare che la sicurezza è un
obiettivo primario, la realizzazione di questo obiettivo comporta il sacrificio di altri obiettivi e un costo per
la società. La massimizzazione dello sforzo per il conseguimento degli obiettivi economici e di welfare
implica lo storno di risorse dalla sicurezza nazionale. Lo stato non aspirerà a massimizzare il potere
(posizione classica) o il welfare (posizione moderna), ma si sforzerà di trovare una combinazione ottimale di
entrambi gli obiettivi in una misura che dipenderà dal reddito e dai costi. È impossibile stabilire in termini
generali quali combinazioni di interessi di sicurezza, economici o ancora soddisferanno gli stati.
L’inclinazione della curva d’indifferenza di uno stato può variare a seconda dei mutamenti interni ed esterni.
La distribuzione del potere tra le coalizioni interne può variare nel tempo e con essa può variare la
combinazione di interessi o obiettivi della politica estera di uno stato.
In terzo luogo la curva d’indifferenza è in funzione della ricchezza e del potere della società. Con
l’aumentare della ricchezza e del potere della società la curva d’indifferenza si sposta verso l’esterno. Un
incremento delle risorse e del potere dello stato comporterà uno spostamento verso l’alto. Uno stato più
ricco e potente sceglierà un pacchetto più ampio di obiettivi legati alla sicurezza e al welfare di uno stato
meno ricco e meno potente. la redistribuzione della ricchezza e di un potere a favore di un dato stato in un
sistema internazionale tende a stimolare lo stato a perseguir e un più ampio pacchetto di obiettivi legati alla
sicurezza e al welfare.
Gli obiettivi degli stati sono di 3 tipi:
1. nel corso della storia uno dei principali obiettivi statali è stato la conquista del territorio per promuovere
interessi economici, interessi legati alla sicurezza ed interessi di altro tipo.
2. il secondo obiettivo degli stati è accrescere la loro influenza sulla condotta degli altri stati. Con il ricorso
alle minacce e alla coercizione, la formazione di alleanze e la creazione di sfere di influenza esclusive, gli
stati cercano di creare un ambiente politico internazionale e una regolazione del sistema che permettano di
soddisfare i loro interessi politici, economici ed ideologici.
3. consiste nel controllare o influenzare l’economia mondiale o la divisione internazionale del lavoro. Non si
può facilmente isolare questo obiettivo dai primi due.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 6. La natura del sistema internazionale
Gli stati creano sistemi sociali, politici ed economici a livello internazionale per promuovere particolari
interessi. Una volta creato, lo stesso sistema internazionale esercita la sua influenza sul comportamento dello
stato; influenza il modo in cui i singoli, gruppi e stati cercano di raggiungere i loro obiettivi. Il sistema
internazionale stabilisce quindi una serie di costrizioni e di opportunità all’interno delle quali i gruppi di
singoli e gli stati cercano di affermare i loro interessi.
Prima dell’era moderna non esisteva un unico sistema internazionale ma solo diversi sistemi internazionali
con scarsi contatti o nessun contatto tra loro. Ad eccezione del mondo moderno non si può parlare di sistema
internazionale.
Un sistema rappresenta un aggregazione di diverse entità legate da regolare interazione secondo una certa
forma di controllo. In base a questa definizione un sistema internazionale presenta 3 aspetti primari:
1. ci sono le entità diverse che possono essere processi, strutture, attori o anche attributi degli attori. Le
entità o attori sono gli stati, benché altri attori di natura sovranazionale o internazionale possano svolgere
ruoli importanti in determinate circostanze. La natura dello stato stesso muta col tempo e il carattere del
sistema internazionale è determinato dal tipo di stato attore: città-stato, imperi, stati nazionali ecc..
2. il sistema è caratterizzato da un’interazione regolare che può variare in maniera continua passando da
contatti infrequenti ad una forte interdipendenza degli stati. Ogni sistema è caratterizzato da diversi tipi di
interazioni tra i suoi elementi. La natura, regolarità e intensità di queste relazioni variano enormemente a
seconda dei diversi sistemi internazionali. Le relazioni diplomatiche, militari, economiche e di altro tipo tra
gli stati permettono il funzionamento del sistema internazionale.
3. esiste una qualche forma di controllo che regola il comportamento e può comprendere sia regole
informali del sistema che istituzioni formali. Si dice che la politica internazionale, a differenza di quella
interna, è in una situazione di anarchia. Non esiste autorità o controllo sul comportamento degli attori e
molti studiosi credono che il parlare di controllo del sistema internazionale sia una contraddizione in
termini.
La tesi è che le relazioni tra gli sati siano caratterizzate da un grado elevato di ordine e che, sebbene il
sistema internazionale sia un sistema anarchico, esso eserciti una forma di controllo sul comportamento
degli stati. La natura e l’estensione di questo controllo sono diversi però dalla natura e dall’estensione del
controllo che la società nazionale esercita sul comportamento dei singoli. Quando si parla di controllo sul
sistema internazionale, questo controllo va inteso come controllo relativo o ricerca del controllo. Nessuno
stato è mai riuscito a controllare completamente un sistema internazionale e nessun governo nazionale è mai
riuscito a sottoporre completamente al suo controllo la società nazionale.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 7. I 3 fattori di controllo del sistema internazionale
Il controllo o il governo del sistema internazionale è una funzione di 3 fattori:
il governo dei sistemi si basa sulla distribuzione del potere tra le coalizioni politiche. Nella società nazionale
queste coalizioni sono innanzitutto delle classi, dei ceti o dei gruppi d’interesse e la distribuzione del potere
tra queste entità è un aspetto importante della società nazionale. Nella società internazionale la distribuzione
del potere tra coalizioni di coalizioni stabilisce chi governa il sistema internazionale. Il governo
internazionale è governo da parte di quello stato che possiede il potere necessario per poter governare. Nel
corso della storia 3 tipi di struttura hanno caratterizzato i sistemi internazionali:
1. quella imperiale: un singolo stato potente controlla o domina gli stati più piccoli e meno potenti. Era il più
diffuso sino all’epoca moderna.
2. struttura bipolare in cui due stati potenti controllano e regolano le interazioni all’interno delle rispettive
sfere d’influenza e tra esse. Sono sempre stati instabili e di breve durata
3. struttura dell’equilibrio di potenza nel quale 3 o più stati controllano le azioni reciproche con manovre
diplomatiche, variazioni di alleanze e conflitti aperti
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 8. Gerarchia del prestigio tra gli stati
Nelle relazioni internazionali il prestigio è l’equivalente funzionale del ruolo dell’autorità della politica
interna. Il concetto di prestigio è legato a quello di potere. Secondo Weber il potere è la probabilità che un
attore all’interno di un rapporto sociale sia in una posizione tale da realizzare i propri intenti nonostante le
resistenze e indipendentemente dalle basi su cui si fonda questa probabilità. L’autorità o il prestigio è la
probabilità che un ordine provvisto di uno specifico contenuto venga eseguito da un dato gruppo di persone.
Sia il potere che il prestigio fanno sì che gli stati meno importanti del sistema obbediscano agli ordina di uno
o più stati dominanti.
Il prestigio come l’autorità, ha una base morale e funzionale. Gli stati più piccoli accettano in certa misura la
leadership degli stati più potenti, parte perché approvano la legittimità e l’utilità dell’ordine esistente. In
generale essi preferiscono la certezza dello status quo alle incertezze del cambiamento. Inoltre le elitre
dominanti e le coalizioni di stati subordinati formano spesso delle alleanze con le potenze dominanti e
identificano i loro valori ed interessi con quelli delle stesse potenze dominanti. Imperi e stati dominanti
garantiscono i beni di utilità pubblica per cui gli altri stati hanno interesse a seguire la loro guida.
Ogni stato dominante diffonde una religione o ideologia che giustifica il suo dominio sugli altri stati del
sistema. Numerosi fattori costituiscono il fondamento del prestigio di uno stato e la legittimità del suo
dominio. Il prestigio è la reputazione di cui si gode per il potere che si possiede, quello militare in
particolare. Mentre il potere si riferisce alle capacità economiche, militari e di altro tipo di uno stato, il
prestigio è collegato innanzitutto alle percezioni che altri stati hanno della forza di uno stato e della sua
capacità e determinazione ad esercitare il potere. Il prestigio implica la credibilità di potere di uno stato e la
sua determinazione a dissuadere altri stati o ad imporsi su di loro per raggiungere i propri obiettivi. Il
prestigio è la moneta corrente delle relazioni internazionali come l’autorità è l’elemento regolatore della
società moderna. Il prestigio è estremamente importante perché se la forza è riconosciuta non c’è bisogno di
usarla per raggiungere degli scopi. I negoziati tra gli stati e risultati di tali trattative sono determinati
principalmente dal prestigio relativo delle parti in causa. Le epoche di relativa pace e stabilità sono state
quelle nelle quali la gerarchia di prestigio era chiara e incontestabile. Se la forza relativa è nota, una prova di
forza è superflua e il più debole si arrenderà senza sottoporsi al conflitto. La reputazione di forza di uno
stato è quello che diciamo prestigio. Un paese acquista prestigio con il possesso del potere economico e
militare. Il prestigio si acquisisce innanzitutto con un buon uso del potere e in particolare vincendo una
guerra. I membri più dotati di prestigio sono quegli stati che hanno più recentemente usato con successo il
proprio potere economico e militare riuscendo a imporre la propria volontà sugli altri. Sia il potere che il
prestigio sono imponderabili e non è possibile nessuna previsione a priori. Li si conosce solo dopo una
verifica, specialmente sul campo di battaglia. Una delle funzioni principali della guerra è di stabilire la
gerarchia internazionale del prestigio.
In definitiva si può dire che la legittimità del diritto a comandare di una grande potenza si basa su 3 fattori:
sulla vittoria dell’ultima guerra per l’egemonia e sulla comprovata capacità di imporre il suo volere sugli
altri stati; il governo della potenza dominante viene spesso accettato perché fornisce certi beni di utilità
pubblica come un ordine economico che reca vantaggi o la sicurezza internazionale; la posizione della
potenza dominante può essere sostenuta da valori ideologici, religiosi o di altro tipo che sono comuni ad una
serie di stati.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 9. Diritti e regole tra gli stati
La terza componente del governo di un sistema internazionale è data da una serie di diritti e regole che
governano e influenzano le interazioni tra gli stati. Ogni sistema di interazione umana richiede un sistema
minimo di regole e il mutuo riconoscimento dei diritti. Il bisogno di regole e diritti nasce dalla basilare
condizione umana di scarsità di risorse materiali e dal bisogno di ordine e prevedibilità delle vicende umane.
Per ridurre al minimo i conflitti provocati dalla distribuzione degli scari beni e per facilitare la cooperazione
fruttuosa tra i singoli, ogni sistema sociale crea regole e leggi che regolamentino il comportamento.
Le regole che interessano le interazioni tra gli stati coprono 3 ampi settori:
1. si riferiscono al comportamento diplomatico e ai rapporti politici tra gli stati
2. ci possono essere determinate leggi di guerra. Ciò vale in particolare nel caso di stati che hanno in
comune una religione o una civiltà.
3. i rapporti commerciali e di altra natura tra gli stati
i diritti e le regole si formano in parte sui valori e interessi comuni e nascono dalla cooperazione tra gli stati.
Il sistema di stati europeo si è distinto per il livello relativamente elevato di consenso in merito alla natura di
tali diritti e norme. Benché i diritti e le regole che governano il comportamento statale siano basati sul
consenso e sul mutuo interesse, il fondamento dei diritti e delle norme risiede nel potere e negli interessi dei
gruppi o stati dominanti in un sistema sociale. Le regole politiche o di altro tipo costituiscono i modelli
delle pratiche di dominazione. Gli attori dominanti affermano i propri diritti e impongono le proprie regole
sui membri meno potenti per portare avanti i loro interessi.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 10. Tipi di mutamento internazionale
I mutamenti internazionali possono verificarsi e si verificano in effetti con ordini diversi di grandezza e gli
individui possono attribuire loro un’importanza diversa. Benché una tipologia dei mutamenti sa arbitraria, la
classificazione usata deve essere una funzione della teoria e della definizione dell’entità che cambia. Ci sono
3 tipi di cambiamento caratteristici dei sistemi internazionali:
1. mutamento dei sistemi: riguarda la natura degli attori e dei diversi enti che compongono il sistema
internazionale
2. mutamento sistemico: è il cambiamento nella forma di controllo o governo di un sistema internazionale. È
un mutamento all’interno del sistema piuttosto che un cambiamento del sistema stesso. Comporta mutamenti
nella distribuzione internazionale del potere, nella gerarchia del prestigio, nella norme e nei diritti. Mentre il
punto focale del cambiamento dei sistemi è costituito dall’ascesa e dal declino dei sistemi di stati, il punto
focale del cambiamento sistemico risiede nell’ascesa e nel declino degli stati e imperi dominanti che
governano quel particolare sistema internazionale.
3. mutamento di interazione: è un cambiamento che risulta da regolari interazioni o processi tra le entità di
un sistema internazionale. Si intendono modifiche delle interazioni o dei processi politici, economici o di
altro tipo tra gli attori di un sistema internazionale. Questo tipo di cambiamento, mentre non comporta un
mutamento nella gerarchia di potere e di prestigio del sistema, comporta invece cambiamenti dei diritti e
delle regole del sistema internazionale.
Non è sempre facile distinguere tra questi 3 tipi di cambiamento.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale 11. Mutamento incrementale e mutamento rivoluzionario
La spiegazione del mutamento politico solleva una questione di fondamentale importanza nella teoria
sociale ovvero se la trasformazione di un sistema sociale avvenga attraverso mutamenti incrementali
progressivi o se debba essere necessariamente la conseguenza di sconvolgimenti politici e violenti.
Sul versante c’è la tradizione liberale e democratica esemplificata nell’asperienza storica degli USA e del
UK. Queste società hanno assistito a cambiamenti pacifici di importanti istituzioni sociali e politiche in
seguito ad innovazioni economiche, tecnologiche e di altra natura. I sostenitori di questa posizione ritengono
che tale processo di cambiamento politico continuo sia possibile a livello internazionale.
Sull’altro versante c’è la prospettiva hegeliano-marxista che spiega i più importanti cambiamenti in termini
di contraddizione tra il sistema sociale esistente e le soggiacenti forze del cambiamento. Il mutamento è
visto come discontinuo e come conseguenza di una crisi sistemica che può essere risolta solo con l’uso della
forza poiché nessun gruppo dominante rinuncia ai propri privilegi senza dare battaglia. Secondo questo
punto di vista i cambiamenti pacifici garantiscono solo concessioni insignificanti che hanno lo scopo di
tacitare le forze rivoluzionarie.
Diversamente dalla concezione liberale che vede il cambiamento sociale come una serie di continui
adeguamenti incrementali dei sistemi sociali alle forze del mutamento, la prospettiva hegeliano-marxista si
compone di 3 concezioni generali abbastanza diverse sulla natura del mutamento sociale:
1. la storia viene vista come una serie discontinua di contraddizioni in via di sviluppo che provocano ad
intermittenza improvvisi cambiamenti
2. queste contraddizioni o crisi sono dovute ad un’incompatibilità tra sistemi sociali esistenti e forze
soggiacenti che tendono al cambiamento
3. la soluzione di queste contraddizioni e la trasformazione del sistema sociale sono la conseguenza di una
lotta per il potere tra potenziali beneficiari e perdenti.
In un sistema internazionale si verificano entrambi i tipi di cambiamento. I più frequenti sono quelli che
comportano modifiche continue e incrementali all’interno del sistema esistente. I territori cambiano
proprietari, si verificano spostamenti di alleanze e di influenze e si alterano anche i modelli di rapporto
economico. Tali mutamenti incrementali provocano una trasformazione del sistema internazionale man
mano che gli stati cercano di favorire i loro interessi, in risposta a mutamenti economici, tecnologici e
ambientali. Il processo di mutamento politico internazionale è quindi in generale un processo evolutivo, nel
corso del quale si verificano continue modifiche per venire incontro ai nuovi interessi e rapporti di potere di
gruppi e stati.
Entrambi i tipi di mutamento pongono il seguente problema: chi ricaverà i maggiori vantaggi per i propri
interessi di sicurezza, economici e ideologici per il funzionamento del sistema internazionale? Si tratta di
una crisi costituzionale poiché è in gioco un modello di autorità politica così come lo sono i diritti dei singoli
e le regole del sistema. La soluzione della crisi comporta con molte probabilità un conflitto armato.
Secondo la concezione hegeliano marxista i momenti critici che portano a cambiamenti rivoluzionari sono
prodotti dalle contraddizioni del sistema. Le contraddizioni sono dunque la conseguenza inevitabile di
componenti inconciliabili del sistema sociale. Si crede che sia possibile determinare a priori il momento in
cui una crisi o un conflitto diventano irrisolvibili provocando inevitabilmente un cambiamento nel sistema e
prevedere anche l’esito della contraddizione.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
Guerra e mutamento nella politica internazionale