Nascita dell'economia di mercato mondiale
Nel periodo moderno, il fallimento dei vari tentativi di unificare politicamente l’Europa permise l’espansione di un’economia di mercato internazionale. L’assenza di un potere imperiale che organizzasse e controllasse la produzione e lo scambio dette libero corso alle forze di mercato. Di conseguenza il sistema di mercato è giunto oggi a comprendere porzioni sempre più grandi del globo.
La prima fase di questa economia di mercato mondiale fu l’era mercantilistica dei secoli XVII e XVIII. I conflitti di quest’era ruotavano intorno ai tentativi di questo o quell’altro stato di conquistare il controllo sulle nuove fonti di ricchezza in Asia e nel Nuovo Mondo. Quest’epoca si concluse con la sconfitta della Francia ad opera della Gran Bretagna durante le guerre napoleoniche e con l’istituzione della pax britannica che inaugurò la seconda fase dell’economia di mercato nel mondo moderno.
Adam Smith e gli altri fautori del liberalismo sostenevano nei loro attacchi al mercantilismo che l’impero non risultava più conveniente. Nell’era industriale la Gran Bretagna aveva più da guadagnare dallo sfruttamento del suo vantaggio in campo industriale e della sua superiorità tecnologica nei mercati mondiali che non dal possesso di un impero oltreoceano. Nei primi anni de XIX sec le dottrine del libero commercio furono adottate dalla nascente classe media inglese. Col tempo, obiettivo primario della classe media inglese divenne la creazione di un’economia di mercato mondiale basata sul libero commercio, sulla libertà di movimento dei capitali e su un sistema monetario internazionale unificato. Il raggiungimento di questo obiettivo richiedeva innanzitutto la creazione e l’imposizione di una serie di norme internazionali che proteggessero i diritti di proprietà privata piuttosto che la più costosa e meno proficua conquista di un impero.
Sebbene la maggior parte degli stati tendano a trarre benefici in termini assoluti dall’attività dell’economia di mercato mondiale, le economie più efficienti e tecnologicamente più avanzate ne beneficiano più degli altri stati. Esse godono di tassi di profitto più alti e di ragioni di scambio più favorevoli.
Non c’è niente che una nazione possa fare oggi per aumentare la sua prosperità, il suo potere e il suo status tramite l’espansione territoriale che non possa anche fare con un incremento della tecnologia e con un investimento di capitali all’interno dei suoi confini.
I mercati e l’economia monetaria hanno un’influenza distruttiva sulle società tradizionali in quanto trasformano ogni singolo aspetto della vita di queste società. È per questo motivo che spesso incontrano resistenze da parte di coloro a cui vengono imposti.
Benché nel XIX secolo enormi conflitti militari e conquiste territoriali interessassero il continente europeo e altre zone si trattava di aspetti secondari alla formazione di uno stato. il successo dello stato nazionale come unità economica e politica stimolò un popolo dopo l’altro a cercare l’unità nazionale alle numerose guerre di unificazione nazionale. tuttavia, uno degli scopi fondamentali dell’unità nazionale fu quello di creare il tessuto sociale e politico per lo sviluppo interno e di far fronte alle spiacevoli conseguenze del sistema di mercato mondiale. Si trattava raramente della ripresa del gioco imperiale di conquista territoriale mirante lo sfruttamento.
Un’economia di mercato mondiale fa sviluppare il mondo ma non in maniera uniforme. Anche se la maggior parte degli stati ha da guadagnare in termini assoluti dalla partecipazione al mercato mondiale, alcuni guadagnano relativamente più degli altri e alcuni altri sono sicuramente danneggiati dalla loro integrazione nell’economia mondiale. Che questa crescita diseguale di ricchezza sia dovuta alla maggiore efficienza economica di certi stati o allo sfruttamento del più debole da parte del più forte, un’economia di mercato ha profondi effetti sulla distribuzione internazionale della ricchezza.
Nel mondo premoderno la distribuzione della ricchezza all’interno dei paesi era di solito più ampia rispetto alla distribuzione della ricchezza tra i paesi. Nel mondo moderno la ricchezza è distribuita in maniera più equa all’interno della società che tra le società. Essere ricco o povero dipende oggi principalmente dalla nazionalità a cui si appartiene.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Filippo Amelotti
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Relazioni Internazionali
- Docente: G. Cama
- Titolo del libro: Guerra e mutamento nella politica internazionale
- Autore del libro: R. Gilpin
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1989
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