Fattori esterni che influenzano il declino politico: aumento dei costi del dominio politico
Le spese per la protezione tendono a salire in seguito ai mutamenti economici interni e all’aumento dei costi delle armi più efficienti. Le spese per la protezione tendono a salire anche in seguito ai cambiamenti verificatisi nell’ambiente internazionale tra cui in primo luogo degli spostamenti svantaggiosi nella distribuzione internazionale del potere. L’aumento del numero e della forza delle potenze rivali costringono lo stato dominante a consumare più risorse per mantenere la sua superiorità militare o politica. Un impero o uno stato egemone cerca di espandere o aumentare il suo controllo sul sistema internazionale se ciò torna a suo vantaggio fornendo protezione in cambio di introiti. La teoria dei beni pubblici ci dice che il fornitore di tali beni tende a pagare troppo. Dato che la potenza dominante difenderà lo status quo nel proprio interesse, gli stati meno potenti non saranno stimolati a pagare la loro giusta quota di queste spese per la difesa. L’aumento dei costi della protezione e il fatto che sia gli imperi sia le potenze egemoni tendono a pagare prezzi troppo alti significano che col tempo le spese per la protezione dello status quo aumentano più rapidamente dei vantaggi economici offerti dallo status quo. Alla fine i proventi della continua espansione politica, territoriale ed economica sono insufficienti per coprire le spese per il mantenimento della posizione egemone. Con l’aumento dei costi e il diminuire delle entrate impero e egemonia diventano sempre meno redditizi. Una diminuzione del saggio di profitto è segno di una potenziale bancarotta. Il fatto che lo status quo diventi meno redditizio impone notevoli carichi fiscali agli imperi e alle potenze egemoni. I costi derivanti dall’esercito, dalla flotta e dalle guerre all’estero rappresentano tutte spese non produttive e un drenaggio nella bilancia dei pagamenti. Per affrontare queste spese per la protezione è necessario creare un surplus economico e l’acquisizione della valuta forte. Questo problema finanziario mina la posizione economica e miliare della potenza egemone. Nelle società preindustriali i costi per il mantenimento dell’impero erano coperti dalla ricchezza proveniente dall’agricoltura e dai metalli preziosi acquisiti attraverso saccheggi o la tassazione del commercio sulle lunghe distanze. Le risorse economiche disponibili erano costituite da terreni fertili, dal possesso di miniere di oro e argento o dal controllo di rotte commerciali lucrative. Nel mondo moderno si è fatto fronte agli oneri finanziari derivanti dal mantenimento dell’impero e dell’egemonia in diversi modi. La rivoluzione economica all’interno e la nascita di un mercato internazionale hanno fatto sorgere una grande fiducia nella capacità della crescita economica di produrre il necessario surplus economico e nella capacità del commercio internazionale di assicurare valuta forte. Le potenze dominanti del mondo moderno hanno così finanziato i costi derivanti dall’egemonia con tassi di crescita economica rapida e condizioni commerciali e di investimenti favorevoli a livello internazionale. In questo modo hanno avuto a disposizione il surplus economico sufficiente a far fronte sia alle spese per la protezione, sia ai consumi e agli investimenti e hanno avuto rapporti commerciali, investimenti e surplus di servizi sufficienti per coprire gli oneri derivanti dalla bilancia dei pagamenti dovuti al mantenimento dell’egemonia.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Filippo Amelotti
[Visita la sua tesi: "Il Canada e la politica internazionale di peacekeeping"]
[Visita la sua tesi: "I cartoni animati satirici: il caso South Park"]
- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Relazioni Internazionali
- Docente: G. Cama
- Titolo del libro: Guerra e mutamento nella politica internazionale
- Autore del libro: R. Gilpin
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1989
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