Il trionfo dello stato nazionale
La caratteristica principale delle moderne relazioni internazionali è stata la nascita dello stato nazionale come forma dominante di organizzazione politica. Nell’era premoderna l’impero multietnico e le formazioni sociali localizzate costituivano gli attori principali nelle relazioni internazionali. Nel mondo moderno lo stato nazionale ha eclissato ogni altro tipo di attore politico. Le ragioni di questa trasformazione sono complesse. La nostra trattazione si basa sulle argomentazioni avanzate da Strayer, North e Thomas secondo i quali lo stato nazionale si affermò perché rappresentava la forma più efficiente di organizzazione politica rispetto all’insieme di fattori ambientali sviluppatisi agli inizi dell’Europa moderna. Secondo Strayer lo stato moderno costituì un’innovazione politica che risolse il dilemma che si poneva alle forme predominante di organizzazione politica premoderna, in particolar modo agli imperi e alle città-stato. da un lato, gli imperi potevano assicurarsi solo la fedeltà di una piccola parte della popolazione. Questa mancanza di identificazione tra bene pubblico dell’impero e obiettivi privati della maggior parte dei cittadini costituì una fonte di seria debolezza. Dall’altro, le città stato mentre godevano della fedeltà dei loro cittadini, erano molto limitate nella capacità di generare potere non potendo facilmente incorporare nuovi territori e popolazioni e quindi accrescere la propria potenza. Così la città stato divenne o il nucleo di un impero o la vittima di un impero. Mancavano alle città stato sia le dimensioni sia la fedeltà dei cittadini. Lo stato nazionale moderno risolse questo dilemma trionfando sui suoi rivali politici: le città-stato, l’impero e il feudalesimo. Fu in grado di unire delle grandi dimensioni a una forte fedeltà. una delle ragioni di questo successo è spiegata dal North e Thomas. Il frammentato sistema feudale di organizzazione politica che fu sostituito dal sistema dello stato nazionale era stato una conseguenza di condizioni economiche, politiche e militari e soprattutto dell’assenza di un commercio a lunga distanza e della debolezza di un’autorità politica centrale. Il tardo medioevo fu un’epoca di profonda insicurezza individuale in cui imperversavano bande di saccheggiatori e depredavano i deboli senza pietà. L’economia localizzata e il governo del maniero e del regno feudale erano i metodi più efficienti di organizzazione economica e politica. Il signore e i suoi cavalieri assicuravano protezione e benessere in cambio di prestazioni lavorative da parte dei contadini. Il re cercava di mantenere la pace e preservare il suo regno avendo a disposizione risorse inadeguate. La creazione di un economia di mercato e la rivoluzione in campo militare cambiarono tra il 900 e il 1700 le dimensioni ottimali dell’organizzazione politica. Da un lato la crescita del commercio e la rinascita di un’economia monetaria fecero aumentare le entrate fiscali a disposizione dei governi. Dall’altro una serie di innovazioni militari comportò un aumento dei costi e delle dimensioni ottimali di un’unità militare efficiente. Di conseguenza si verificò un processo irregolare ma auto rafforzante che portò al passaggio dall’organizzazione feudale al moderno stato nazionale. Primo, la rinascita del commercio portò un aumento delle entrate tassabili a condizioni che si creassero tutelassero nuove forme di diritti di proprietà per i commercianti. Secondo, i nuovi tipi di armi e di organizzazione militare diedero una spinta alle economie di scala allargando il raggio effettivo del potere militare.
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Autore:
Filippo Amelotti
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Relazioni Internazionali
- Docente: G. Cama
- Titolo del libro: Guerra e mutamento nella politica internazionale
- Autore del libro: R. Gilpin
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1989
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