Presupposti di una guerra per l'egemonia
Presupposti di una guerra per l’egemonia
Nel corso della storia lo strumento per risolvere lo squilibrio tra la struttura del sistema internazionale e la redistribuzione del potere è stato la guerra per l’egemonia. Una guerra per l’egemonia è caratterizzata meno dalle sue cause immediate o dai suoi scopi espliciti che non dalle dimensioni che assume e dalla posta in gioco. Interessa tute le entità politiche all’interno di un sistema di relazioni tra stati sovrani. L’effetto più importante di una guerra per l’egemonia è il mutamento del sistema che ne consegue in base alla nuova distribuzione internazionale del potere. Essa provoca un nuovo ordinamento delle componenti basilari del sistema. La vittoria e la sconfitta ristabiliscono la gerarchia di prestigio consona alla nuova distribuzione di potere nel sistema. La guerra stabilisce chi governerà il sistema internazionale e quali interessi saranno avvantaggiati dal nuovo ordine internazionale. Procura inoltre una redistribuzione del territorio tra gli stati, fissa una nuova serie di regole, muta le divisioni internazionali del lavoro. Tal cambiamenti portano ad un nuovo ordine internazionale più stabile e ad un governo più efficiente del sistema internazionale basati su una nuova distribuzione internazionale del potere.
La guerra per l’egemonia comporta un confronto diretto tra la potenza o le potenze dominanti in un sistema internazionale e il contendente o i contendenti in acsesa. Il conflitto diventa totale e vede la partecipazione di tutti gli stati più importanti e meno. La posta in gioco è la natura e il governo del sistema. Per questo motivo tali guerre sono contemporaneamente guerre politiche, economiche e ideologiche. Sono seguite di solito da una trasformazione religiosa, politica o sociale della società sconfitta.
È caratterizzata dal numero illimitato dei mezzi usati e dalle dimensioni generali che assume.
Oltre ai criteri precedenti 3 paiono essere i presupposti di una guerra per l’egemonia:
l’intensificazione dei conflitti è una conseguenza del restringersi dello spazio e delle opportunità. Con l’invecchiare del sistema e l’espansione degli stati, la distanza tra questi diminuisce facendo aumentare i conflitti. Non esistono più spazi vuoti intorno ai centri del potere. Le risorse sono state tutte sfruttate facendo diminuire le opportunità per una ulteriore crescita economica. Il sistema comincia a incontrare limiti alla crescita e all’espansione degli stati membri. Gli stati entrano sempre più frequentemente in conflitto tra loro
la percezione che si stia verificando un mutamento storico decisivo e l’ansia di una o più grandi potenze che il tempo le stia lavorando contro fa pensare che sia opportuno iniziare una guerra preventiva mentre si dispone ancora di una certa superiorità.
Che il corso degli eventi comincia a sfuggire al controllo umano
Si ipotizza che esista un ciclo ricorrente di periodi di guerra e di pace. Durante un periodo di pace ci sono condizioni che portano necessariamente allo scoppio di una guerra, che durante la guerra ce ne sono altre che portano la pace e tale processo viene ripetuto in definitivamente. La teoria più interessante è quella di Modelski che sostiene che la storia moderna è caratterizzata da lunghi cicli di politica globale. Questi cicli secolari, inaugurati e conclusi dalle guerre globali corrispondono al dominio del sistema internazionale da parte di 5 potenze mondiali: Portogallo, Paesi bassi, Gran Bretagna (2 volte) e USA. Durante il loro periodo di dominio queste potenze mondiali hanno assicurato l’ordine nel sistema internazionale.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Filippo Amelotti
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Relazioni Internazionali
- Docente: G. Cama
- Titolo del libro: Guerra e mutamento nella politica internazionale
- Autore del libro: R. Gilpin
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1989
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