Il ciclo degli imperi
La forma predominante dell’organizzazione politica prima dell’età moderna è stato l’impero. Il modello del mutamento politico internazionale durante i millenni dell’età premoderna è stato descritto come un ciclo imperiale. La politica mondiale era caratterizzata dall’ascesa e dal declino di potenti imperi ciascuno dei quali unificava e ordinava il rispettivo sistema internazionale. Questa propensione a creare un impero universale costituiva un elemento principale della politica premoderna e appare in contrasto con il modello del moderno equilibrio di potenza europeo.
Durate l’età imperiale il governo di un sistema internazionale era assicurato da queste strutture imperiali. Poiché ciascun impero tendeva a rappresentare una particolare civiltà e religione gli imperi avevano pochi valori e interessi in comune. Essi elaborarono perciò poche leggi e istituzioni che regolamentassero le loro relazioni. I principali meccanismi ordinatori erano costituiti da forme di controllo territoriale e dalle sfere di influenza. Questi ordinamenti costituivano semplicemente un sistema di stati e non una società internazionale. I conflitti internazionali erano conflitti economici, sociali, politici, religiosi e di civiltà. Ciò è vero sino al Trattato di Vestfalia.
Il fattore determinante principale di questo ciclo di imperi fu la formazione sociale basata sulla struttura agricola. La ricchezza della società e il potere degli stati si fondavano sullo sfruttamento del contadino e sull’agricoltura schiavistica. Le dimensioni del surplus economico derivante dall’agricoltura e dai tributi imperiali dipendevano dall’estensione del controllo territoriale. Più grande era l’estensione territoriale dell’impero e del suo controllo politico, più grande era il surplus tassabile e il potere dell’impero. Ciò fu vero sino a quando l’estensione del controllo cominciò a trovarsi di fronte a dei profitti decrescenti e l’espansione cessò di essere redditizia. Una caratteristica dell’era degli imperi era la natura relativamente statica della ricchezza. Senza sviluppi tecnologici la produttività agricola rimaneva a un livello basso e l’agente determinante della crescita economica e della ricchezza era la disponibilità di terra e il rapporto uomo-terra. Per questo, la crescita di ricchezza e potere dello stato dipendeva da un controllo su un territorio che potesse generare surplus economico. La dinamica delle relazioni internazionali era data dalla continua divisione e ridi visione del territorio e dalla conquista di schiavi per coltivare la terra.
Le economie imperiali tendono a diventare economie di comando in cui lo stato ha il controllo e la facoltà di disporre dei beni e dei servizi della società. Poiché gli imperi sono creati da guerrieri, burocrati e autocrati, la funzione principale dell’economia imperiale è di accrescere la ricchezza e il potere di queste elite dominanti.
Benché la creazione del surplus economico durante l’epoca imperiale dipendesse dall’agricoltura, la sua distribuzione era spesso influenzata dal commercio e dagli scambi internazionali. Gli imperi grandi sono sorti di solito agli incroci delle vie commerciali e le lotte per il controllo delle principali arterie di commercio sono state fonte di conflitti tra gli stati.
Sotto il profilo storico la tassazione del commercio rappresenta una fonte primaria per l’erario; ciò spiega l’importanza del commercio nella distribuzione del surplus economico e quindi del potere.
La dinamica del ciclo degli imperi si basa sulla realtà economica dell’agricoltura primitiva e della tassazione del commercio. Benché gli imperi potessero sgretolarsi, quando un gruppo cerca di sub ottimizzarsi (aumentare i propri guadagni a spese della comunità), il modello prevalente è il rovesciamento e la conquista della civiltà imperiale ad opera dei barbari. In questa lotta ricorrente l’impero ebbe il vantaggio di un grosso surplus economico e di solito di una superiore tecnica militare. I barbari sebbene ad uno sviluppo economico basso erano in grado di contrastare i vantaggi della civiltà più avanzata poiché il surplus disponibile per la guerra in una economia barbarica costituisce tutte le risorse a disposizione di quell’economia a parte i fabbisogni minimi per il cibo e altre necessità. Spesso accadeva che dopo un po’ di tempo i barbari superassero l’impero anche per capacità militari.
Durante il ciclo degli imperi, l’ascesa e il declino degli stati dominanti erano determinati principalmente:
Dalla tendenza dei costi delle più efficaci tecniche militari ad aumentare col tempo
Dal fatto che gli oneri finanziari di scala erano elevati rispetto al costo dei migliori armamenti
Per la sopravvivenza dell’impero il surplus economico doveva aumentare più velocemente del costo della guerra. In un epoca di crescita economica statica o ridotta ciò risultava difficile per un periodo di tempo lungo. A causa dell’aumento dei costi l’impero era costretto a ridurre il controllo territoriale e gli oneri finanziari.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Filippo Amelotti
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Relazioni Internazionali
- Docente: G. Cama
- Titolo del libro: Guerra e mutamento nella politica internazionale
- Autore del libro: R. Gilpin
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1989
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