Rielaborazione di appunti, dispense e testi relativi al Corso di Psicologia Dinamica, prof. Mazzeschi, a.a 2007/2008.
Elementi costitutivi e regole di conduzione del colloquio e dell'intervista. Dinamiche d'intervento fra Conduttore dell'intervista e Soggetto intervistato
Psicologia dinamica
di Barbara Reanda
Rielaborazione di appunti, dispense e testi relativi al Corso di Psicologia
Dinamica, prof. Mazzeschi, a.a 2007/2008.
Elementi costitutivi e regole di conduzione del colloquio e dell'intervista.
Dinamiche d'intervento fra Conduttore dell'intervista e Soggetto intervistato
Università: Università degli Studi di Perugia
Facoltà: Scienze della Formazione
Esame: Teorie e Tecniche del colloquio
Docente: Prof. Mazzeschi1. Definizioni di colloquio
Il colloquio può essere usato in tantissimi ambiti da quelli più formali come colloquio di lavoro, colloquio di
esame, ecc. a situazioni meno formali in quanto esso è sempre UNO SCAMBIO DI IDEE E
INFORMAZIONI ATTRAVERSO LO SCAMBIO VERBALE.
In psicologia e in scienze dell’educazione invece esso è sempre uno STRUMENTO che richiede particolari
accorgimenti per il suo utilizzo; è infatti anche un METODO utile alla raccolta di info e per la conoscenza
dell’altro. A seconda degli ambiti di utilizzo esso può avere diversi fini, obiettivi, ecc.
Distinguiamo innanzitutto un semplice colloquio informale da quello professionale: mentre in un colloquio
tra amici c’è sicuramente la dimensione dello scambio sia verbale che non verbale in quello professionale ci
sono delle regole precise che si devono rispettare e quindi un setting (dall’ inglese - to set - predisporre,
allestire). Il colloquio professionale posto in essere dal counselor è uno strumento fondamentale ma non
esclusivo dei lavori di cura;esso infatti può essere impiegato in diversi ambiti quali psicologia, scienze
dell’educazione, servizio sociale, medicina e giornalismo.
Nello specifico la psicologia utilizza il colloquio:
- in ambito di Ricerca (psicologica)
- in ambito clinico- diagnostico
- nel counseling
- in ambito psicoterapico
- per l’orientamento
- nei processi educativi e formativi
In generale il colloquio è: una situazione in cui due persone sono l’una di fronte all’altra per un tempo più o
meno definito e si stabilisce una relazione tra i due. Tempo e relazione sono due ingredienti importanti ma
senza i soggetti principali non c’è neppure dialogo. I due soggetti in questione sono il CONDUTTORE e IL
SOGGETTO.
Il colloquio è un particolare tipo di test in cui il processo di conoscenza viene attuato attraverso il crearsi di
un rapporto emotivo tra conduttore e soggetto nel corso del quale il conduttore sospende ogni atteggiamento
valutativo. Il colloquio viene realizzato mediante tecniche che consentono di:-
- far sentire a proprio agio il soggetto;
- far percepire disponibilità e apertura affettiva;
- far sentire desiderato il soggetto in quanto persona con un proprio valore e una propria autonomia.
E’ soprattutto attraverso la diagnosi poi che mettiamo insieme i pezzi della situazione avendola dapprima
com-presa per poterla così restituire: la restituzione è un ingrediente fondamentale del colloquio e significa
aver capito qualcosa della situazione. In questo movimento di conoscenza verso l’altro e con l’altro bisogna
ragionare anche su quale razione l’altro crea in noi (CONTROTRANSFERT).
Questi autori (Carli, Padovani, 1972 e Lis et. Al. 1995) ritengono che la situazione dinamica ed emozionale
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Psicologia dinamica non è necessariamente tesa solo al polo emotivo; occorre evitare gli estremismi.
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Psicologia dinamica 2. Aspetti costitutivi del colloquio
Oltre agli aspetti generali (la presenza di due persone dove una parla e l’altra ascolta, un accordo comune,
un fine, un oggetto o un argomento di cui parlare, la costruzione di un clima agevolante la comunicazione)
ci sono anche degli aspetti più specifici. In un quadro teorico di psicologia dinamica il colloquio può essere
definito:
"un particolare tipo di strumento caratterizzato dallo scambio verbale in una situazione dinamica di
interazione psichica che permette lo svilupparsi di un processo di conoscenza (= relazione di aiuto)” in base
a questa definizione possiamo rinvenire alcuni aspetti costituitivi del colloquio:
1. IL CONDUTTORE
2. IL SOGGETTO
3. LA MOTIVAZIONE
4. L’ASPETTATIVA
5. LO SCOPO
6. LO SCAMBIO VERBALE
7. LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
8. IL SILENZIO
9. L’ASCOLTO
10. LA RELAZIONE
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Psicologia dinamica 3. Il conduttore del colloquio
"E' professionista in grado di condurre una conversazione e creare un ambiente tale da consentire lo
svilupparsi di una situazione dinamica che favorisca il processo di conoscenza.”
Compiti del conduttore: CREARE UNO SPAZIO RELAZIONALE IN CUI:
1. facilitare la comunicazione
2. facilitare la relazione
3. facilitare la conoscenza
Tali compiti si basano sul fatto che: NOI SIAMO ANCHE DENTRO AD UN RUOLO
1. sulla formazione teorica (quadro teorico di riferimento) che orienta la conduzione del colloquio
2. cultura generale o accademica
3. caratteristiche di personalità
4. abilità acquisite mediante training.
Le competenze del conduttore sono COMUNICATIVE
1. abilità nell’invio/ decodifica/ ricezione di segnali comunicativi verbali e non verbali. Tale capacità è
influenzata dal momento in cui si svolge il colloquio che sia un particolare momento della nostra vita in cui
siamo contenti/preoccupati, che sia un particolare momento della giornata in cui siamo stanchi o annoiati fa
lo stesso. Bisogna limitare questi effetti per esempio prendendosi del tempo per se tra un colloquio e un altro
in cui o si prepara il colloquio che verrà, o si ripassa cosa è stato detto antecedentemente o ci si riposa per
migliorare le capacità di attenzione e partecipazione quindi di ascolto attivo ed empatia. Se siamo distratti
infatti o stanchi non invieremo o riceveremo adeguatamente i segnali.
2. avere un modo adeguato di esprimersi affinché i due linguaggi verbale non verbale siano congrui,
integrati e coerenti. Conoscere il proprio corpo e le proprie movenze al fine di controllarle. Auto
monitoraggio attraverso le registrazione audio e video dei colloquio ove fosse possibile, aggiornamento e
formazione continua, training specifiche, simulate. Conoscere le regole base della prossemica come toccarsi
i capelli = imbarazzo oppure braccia conserte = chiusura. La comunicazione non verbale è quindi
fondamentale ma non è tutto.
3. abilità individuali legate al controtransfert: controllare le nostre emozioni, essere consapevoli che stiamo
restituendo all’altro dei feedback. E’ opportuno quindi sapere cosa l’altro oggettivamente porta nella
relazione ma anche i meccanismi di controtransfert per cui l’altro non solo ci suscita delle emozioni che
siano fantasie o pregiudizi ma soprattutto richiama, EVOCA in noi un ricordo passato, un evento vissuto.
Bisogna AVERE UN OCCHIO E ORECCHIO INTERNO per ascoltare cosa l’altro suscita in noi e le nostre
emozioni di fronte a lui.
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Psicologia dinamica 4. Il soggetto del colloquio
“E' colui che viene incontrato dal conduttore allo scopo di raggiungere, all’interno di un rapporto
interpersonale, un processo di conoscenza che lo riguarda.”
Variabili del soggetto che il conduttore deve tener presente:
In generale: non sono elementi che debbono essere catalogati in categorie nosografiche come fa il medico
con il sintomo ma sono comunque delle info utili per fare il quadro generale della situazione.
Nello specifico:
1. età
2. livello socio-economico e caratteristiche di ruolo
3. livello culturale
4. carattere e personalità
ETA’: tenere presente che non si può utilizzare lo stesso linguaggio con un bambino e con l’adulto. Con il
bambino e l’adulto con problemi psichici gravi che includono gravi processi di regressione c’è bisogno di
usare un linguaggio semplice e comprensibile legato al suo livello di sviluppo cognitivo. Es. PIAGET e la
teoria genetica stadiale dello sviluppo – A. FREUD e il profilo meta psicologico e le linee evolutive. Tenere
a mente l’età cronologica e l’età psicologica e il fatto che non sempre coincidano.
LIVELLO SOCIO-ECONOMICO E CARATTERISTICHE DI RUOLO: la differenza non sta nelle
emozioni che si provano ma nella comunicazione delle stesse.
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Psicologia dinamica 5. Regole (setting) del colloquio
Nel nostro lavoro è importante garantire uno spazio che sia in primis fisico ma anche mentale e simbolico.
L’ambiente, come si vedrà più sotto, ha in sé aspetti materiali e immateriali a un tempo è quindi sia interno
(relazionale) che esterno (materiale); inoltre è istituzionale e relazionale: delinea il sistema di riferimento
entro cui il rapporto si inscrive. Questo sistema di riferimento può essere legato all’istituzione di
appartenenza, come nel caso dei servizi pubblici, oppure definire solamente il mandato professionale.
Alcuni autori infatti sostengono che nella relazione di aiuto si è sempre in tre: professionista - cliente -
istituzione, intendendo con essa non solo il luogo fisico in cui prende vita il processo ma anche le regole che
essa impone come orari di lavoro, stipendio, organizzazione delle risorse umane ecc... regole (setting) che
inevitabilmente influenzano la relazione.
A. INCONTRO PRE-FISSATO NELLE MODALITA’ E NEI TEMPI:
un colloquio professionale non avviene mai per caso ma deve essere stabilito prima attraverso una telefonata
o un pre incontro. Stabilire fin da subito orari, luogo, e modalità di pagamento attraverso un contratto tra le
parti. Il contratto non è scritto ma serve ad entrambe le parti per avere delle regole chiare che fungano da
orientamento per facilitare l’incontro. Esso non è sottoponibile a costante cambiamento ma neppure rigido e
dato una volta per tutte. Una breve presentazione di sé rappresenterà dunque i primi colloqui;
nell’eventualità che il soggetto chieda con insistenza info e chiarimenti c.a. le modalità pratiche
dell’incontro il professionista dovrà chiedersi le motivazioni di queste richieste. Forse ancora non si è
stabilita una certa fiducia o ci sono sentimenti di ansia che se persistono dovranno essere analizzati.
Attraverso la verbalizzazione il conduttore può chiedere sempre con molto tatto le motivazioni di queste
domande. Fin dall’inizio chiarire perché si è li e quanto tempo durerà il colloquio.
B. LA REGOLA DEL LINGUAGGIO:
usare lo stesso linguaggio della persona ossia settarsi sullo stesso linguaggio per far comprendere all’altro
che lo stiamo capendo, ad es. introducendo qualche vocabolo attinente allo slang giovanile con gli
adolescenti, con chi parla dialetto non parlare dialetto ma avere un linguaggio più semplice possibile usando
termini di uso comune e quotidiano. In ogni caso evitare i tecnicismi; se noi siamo abituati a sentire questi
termini ciò può non essere vero per i clienti.
C. IL TEMPO:
Il tempo, dimensione fondamentale del colloquio, ha sia aspetti materiali legati al rispetto dell’orario
prefissato in quanto se si arriva in ritardo si sottrae del tempo agli altri clienti mentre il professionista avrà
sempre la sensazione di non arrivare e di mancare di attenzione. Per tanto il tempo rappresenta quindi una
REGOLA DEL SETTING che ha anche un valore e un senso: non è infinito. Allo stesso modo il colloquio
ha un tempo intrinseco: un inizio-una parte centrale-una conclusione e deve essere sempre rispettata sia dal
conduttore che dal soggetto questa sequenza, la quale si svolgerà in un 45’ un ora.
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Psicologia dinamica D. LA RECIPROCITA’:
essere reciproci significa non solo essere empatici ma anche garantire la professionalità nel tempo e nello
spazio. La persona che esce dallo studio deve farlo con la sensazione di aver ricevuto almeno quanto ha
dato. Ciò si attua operativamente attraverso la restituzione.
E. LA RESTITUZIONE
E’ un ingrediente fondamentale del colloquio. Secondo Bion la mamma e il bambino si restituiscono
reciprocamente qualcosa rispetto agli elementi alfa e beta del mondo. La mamma prende ciò che il figlio gli
trasmette e glielo ridà in modo più comprensibile e accettabile; il mondo dunque viene mediato dalla madre
che in questa traduzione degli elementi alfa e beta , viene reso più comprensibile e accettabile. Restituire gli
elementi alfa e beta del colloquio significa dunque proprio questo: riformulare con le stesse parole o con
parole diverse ma omologhe il senso della conversazione per renderla più comprensibile. Del resto uno degli
scopi del colloquio è proprio quello di far prendere coscienza, di raggiungere una maggiore consapevolezza
di sé e del problema e delle risorse esterne ed interne necessario a fronteggiarlo. La restituzione inoltre serve
per fare il punto della situazione fino a quel momento sia del colloquio in sé che della relazione: ogni
colloquio può infatti chiudersi ma anche aprirsi, ad eccezione del primo, con una riformulazione: oggi
abbiamo parlato di…la prossima volta invece affronteremo…lei mi ha detto questo e questo…mi sembra di
aver capito che….(riformulo e restituisco). In questo modo non solo si da un senso al colloquio ma anche
all’intero processo di aiuto perché si crea un ponte comunicativo tra un incontro e l’altro e questo da una
continuità temporale necessaria allo stabilirsi e mantenersi della fiducia reciproca.
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Psicologia dinamica 6. Il luogo del colloquio
Stanza, pareti, finestre, porte. È importante che ci sia una stanza che delimita la condizione di entrare e
uscire; la porta ha infatti una funzione simbolica: quella di delimitare il confine tra dentro e fuori. Pertanto la
porta non dovrà essere trasparente alla luce né dovrà essere un separé ma una porta a tutti gli effetti. Essa
deve poter garantire la privacy cioè il fatto che tutto ciò che avviene li dentro rimarrà nella stanza del
professionista.
La stanza deve diventare il contenitore dentro il quale la persona può portare le sue difficoltà.
AMBIENTE ESTERNO: il contesto materiale e istituzionale quindi il luogo, lo spazio fisico e il tempo.
AMBIENTE INTERNO: capacità di condurre un colloquio che consenta lo svolgimento dello stesso
all’interno quindi di una cornice relazionale che sia, da un lato, tale da realizzare la comprensione empatica
dell’altro e al contempo di noi stessi nella relazione (controtransfert). Ambiente interno ed esterno sono
quindi profondamente collegati: il contesto in cui si svolge il colloquio ad esempio presenta sia aspetti
materiali (come l’arredamento) sia aspetti immateriali legati alle rappresentazioni simboliche (ad esempio la
porta). Ma non solo. Dentro di noi e dentro l’altro si muovono tutta una serie di aspettative, fantasie,
rappresentazioni ecc... se da un lato dobbiamo chiarire quelle del soggetto facendole emergere e portandole
alla sua coscienza – comunque sempre relativamente a ciò che si trova a livello consapevole o al massimo di
preconscio e non di inconscio perché richiederebbe una psicoterapia e non una consulenza - dall’altro
dobbiamo capire che ciò vale anche per noi.
ARREDAMENTO: l’ambiente dovrà essere più personalizzato possibile deve cioè restituire l’immagine
personale del professionista: è preferibile usare dei quadri o delle stampe piuttosto che dei diplomi e
posizionare le sedie in modo da poter guardare l’altro negli occhi e da permettergli allo stesso tempo di
distogliere eventualmente lo sguardo quando lo volesse questo perché il suo modo di porsi, di sedersi, la
mimica facciale ecc ci rimandano dei messaggi importanti e del resto noi facciamo lo stesso.
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Psicologia dinamica 7. Pre requisiti mentali del colloquio
Stiamo conoscendo una persona in uno spazio in cui le persone possano trovare ascolto e riporre la loro
fiducia. In questo movimento ognuno porterà qualcosa di sé, il proprio stile personale: siamo quindi nella
stessa stanza con la stessa quota di partecipazione dell’altro. Esistono comunque delle regole da rispettare in
questo gioco:
COSE DA NON FARE: colludere, porsi in maniera intima, non ancorarsi troppo alla tecnica.
COSE DA FARE: chiedersi perché quella persona ci suscita quelle emozioni piuttosto che altre.
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