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Il luogo del colloquio


Stanza, pareti, finestre, porte. È importante che ci sia una stanza che delimita la condizione di entrare e uscire; la porta ha infatti una funzione simbolica: quella di delimitare il confine tra dentro e fuori. Pertanto la porta non dovrà essere trasparente alla luce né dovrà essere un separé ma una porta a tutti gli effetti. Essa deve poter garantire la privacy cioè il fatto che tutto ciò che avviene li dentro rimarrà nella stanza del professionista. 
La stanza deve diventare il contenitore dentro il quale la persona può portare le sue difficoltà. 

AMBIENTE ESTERNO: il contesto materiale e istituzionale quindi il luogo, lo spazio fisico e il tempo. 

AMBIENTE INTERNO: capacità di condurre un colloquio che consenta lo svolgimento dello stesso all’interno quindi di una cornice relazionale che sia, da un lato, tale da realizzare la comprensione empatica dell’altro e al contempo di noi stessi nella relazione (controtransfert). Ambiente interno ed esterno sono quindi profondamente collegati: il contesto in cui si svolge il colloquio ad esempio presenta sia aspetti materiali (come l’arredamento) sia aspetti immateriali legati alle rappresentazioni simboliche (ad esempio la porta). Ma non solo. Dentro di noi e dentro l’altro si muovono tutta una serie di aspettative, fantasie, rappresentazioni ecc... se da un lato dobbiamo chiarire quelle del soggetto facendole emergere e portandole alla sua coscienza – comunque sempre relativamente a ciò che si trova a livello consapevole o al massimo di preconscio e non di inconscio perché richiederebbe una psicoterapia e non una consulenza - dall’altro dobbiamo capire che ciò vale anche per noi. 

ARREDAMENTO: l’ambiente dovrà essere più personalizzato possibile deve cioè restituire l’immagine personale del professionista: è preferibile usare dei quadri o delle stampe piuttosto che dei diplomi e posizionare le sedie in modo da poter guardare l’altro negli occhi e da permettergli allo stesso tempo di distogliere eventualmente lo sguardo quando lo volesse questo perché il suo modo di porsi, di sedersi, la mimica facciale ecc ci rimandano dei messaggi  importanti e del resto noi facciamo lo stesso.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Barbara Reanda
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