Il Colloquio di orientamento come modalità di colloquio professionale
Già nell’etimologia della parola orientamento c’è l’oriente, andare verso… Ha attraversato diverse fasi:
1. FASE DIRETTIVA
Questo tipo di colloquio di orientamento nasce durante e dopo la II Guerra Mondiale; nasce dunque nell’esercito e secondo il modello fordista: l’uomo giusto al posto giusto. In questa fase si diceva alle persone cosa dovevano fare, quale era il posto giusto per loro; orientare significava dare delle indicazioni.
2. FASE ATTITUDINALE: si cerca di privilegiare ciò che la persona è portata a fare, la propria naturale predisposizione verso qualcosa. C’è ancora in questo modello una forte distanza: l’orientatore cerca di scoprire il talento per poi collocare la persona nel posto più adatto.
3. FASE MOTIVAZIONALE: viene dato seguito alle motivazioni, ciò che si è motivati a fare, che piace.
4. FASE ODIERNA: modello centrato sull’ empowerment, cioè quel costrutto che riguarda il potenziamento del controllo sulla propria vita e il potere e la percezione di tale controllo. Diventando centrale l’empowerment cambia anche la figura del’orientatore.
Distinguiamo:
- ORIENTAMENTO INFORMATIVO: informazioni a livello generale
- ORIENTAMENTO FORMATIVO: legato all’empowerment, di cui il colloquio è uno degli strumenti.
COLLOQUIO DI ORIENTAMENTO:
Rapporto di tipo duale, faccia a faccia; situazione non direttiva: la finalità è l’autonomia della persona per cui non si danno soluzioni precostituite né suggerisco la via.. ma si tratta di un colloquio agevolante. Il colloquio è infatti uno strumento conoscitivo che si svolge in modo non direttivo ma facilitante. Fino agli anni ‘ 80 le persone si chiedevano dei colloqui di orientamento solo in determinati momenti precisi e riconoscibili del proprio ciclo di vita. Oggi non è più così la modernità ha portato con sé tutta una serie di complessità che disorientano i soggetti e se ne sente maggiormente l’esigenza.
Competenze dell’orientatore:
- Ascolto attivo: diverso da sentire; passa anche attraverso il corpo e la gestualità restituendo dei feedback all’altro che lo stiamo ascoltando.
- Obiettivo di un percorso di orientamento entro 3-5 colloqui in un tempo massimo di 45’ in cui occorre:
* Ridurre l’incertezza
* "E' più importante insegnare a pescare che dare del pesce";
* Stimolare la crescita, l’autonomia, la capacità di auto riflessione;
* Sviluppo di competenze: tirare fuori le potenzialità (lavorare attraverso il colloquio sul contesto motivazionale e attitudinale)
Attraverso:
* Empowerment
* Ascolto attivo: partire dal presupposto che l’unico esperto della vita di quella persona è la persona stessa; è il concetto di POTERE PERSONALE definito da C. Rogers nel1970, il quale definisce un antropologia per cui ogni soggetto ha in sé le risorse per dirigere attivamente la propria vita, ed è inoltre l’unico titolare per farlo.
* Interazione comunicativa.
* Intenzionalità.
* Setting specifico.
* Restituzione.
Ci interessa entrare in relazione per far si che il soggetto tiri fuori info, risorse, strumenti che già ha ma in modo assolutamente avalutativo.
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Dettagli appunto:
- Autore: Barbara Reanda
- Università: Università degli Studi di Perugia
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Esame: Teorie e Tecniche del colloquio
- Docente: Prof. Mazzeschi
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