Riassunto del libro di Mapelli che affronta un tema molto controverso: quello della virtù. Un termine apparentemente obsoleto, relegato al femminile, riabilitato dall'autrice che riconsidera e rivaluta tredici virtù, alcune delle quali subito identificabili, altre meno immediate, come distanza, ritiro, malinteso, tradimento. Il testo è introdotto da un saggio di Duccio Demetrio (fino a par. 18) che ripercorre il destino di vizi e virtù, a volte intrecciati e scambiati nel corso della storia.
Nuove virtù
di Anna Bosetti
Riassunto del libro di Mapelli che affronta un tema molto controverso: quello
della virtù. Un termine apparentemente obsoleto, relegato al femminile,
riabilitato dall'autrice che riconsidera e rivaluta tredici virtù, alcune delle quali
subito identificabili, altre meno immediate, come distanza, ritiro, malinteso,
tradimento. Il testo è introdotto da un saggio di Duccio Demetrio (fino a par. 18)
che ripercorre il destino di vizi e virtù, a volte intrecciati e scambiati nel corso
della storia.
Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
Facoltà: Scienze dell'Educazione
Corso: Scienze dell'Educazione
Esame: Filosofia dell’Educazione
Docente: Duccio Demetrio
Titolo del libro: Nuove virtù
Autore del libro: Barbara Mapelli
Editore: Feltrinelli
Anno pubblicazione: 20041. La necessità di iniziare dai vizi
Per discutere di virtù, il miglior modo di cominciare consiste nel non dimenticarsi dei vizi; anzi, parlarne
apertamente per sottrarli alla pessima fama di cui godono da epoche immemorabili e che rinnovano di
continuo. Ad essi, infatti, va riconosciuta qualche attenuante per la loro ambivalenza. Gli eccessi virtuosi se
non temperati a dovere generano nuovi vizi, mentre questi, se portati alle estreme conseguenze, trasmutano
in virtù soltanto per intercessione e perdono divino.
I vizi peggiorano la loro nomea e le virtù perdono i loro vantaggi, se la loro sostanza resta o diventa
passionale. Dal che ne traiamo una prima lezione: è bene peccare il meno possibile ed è consigliabile non
essere troppo virtuosi. La prudenza è la via di mezzo per conseguire l'ideale della mediocrità. Ma in realtà
sono gli eccessi che animano la terra, i vizi e le virtù imprudenti: il loro tratto passionale è alla radice della
loro storia più vera.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù 2. Passioni cristallizzate
L'imprevedibilità delle passioni, la loro funzione destabilizzante hanno indotto i detentori degli ordini
morali, sociali e religiosi a ridurle a vizio. Uguale sorte subirono le virtù, anch’esse passioni, moti
dell'animo, desideri, seppur meno rumorose e quasi evanescenti.
Le passioni viziose vivono di talune prerogative che infastidiscono gli animi in cerca di chiarezza, spartite
sovente con alcune passioni discrete che divengono rassicuranti mete una volta imbellettate di virtù. È la
giovinezza a pronunciare con maggior gioia la parola passione, per indicare vizi e virtù. Le rinunce
necessarie della maturità riducono invece le passioni a oggetto di un bilancio in cui si soppesa il vizio, per
autoassolversi a posteriori di uno o più peccati che resero ridente l'età più bella. I vizi da millenni si tenta di
definirli, di attribuirne alle forze del male la paternità, per il trionfo di quelle del bene.
L’inquietudine che scorre in ciò che chiamiamo vizio non differisce di molto da quella che i virtuosi, già
biblici, avevano provato nel cercare di salire l’impervia strada di ritorno al paradiso perduto o, almeno, nel
raggiungere la terra promessa. Ci sono stati vizi, duramente puniti, attribuiti ai ribelli del pensiero, agli
scienziati, agli artisti soprattutto maschi: detti di orgoglio, presunzione, violazione dei canoni, lesa autorità
religiosa o civile. La storia dei vizi, poi riabilitati a virtù della scienza e della ricerca, non va dunque
dimenticata.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù 3. Il vizio di vivere
Cesare Pavese, nel suo diario “Il vizio assurdo”, riteneva viziosa la vocazione di continuare a vivere,
nonostante la sofferenza e non poté, come tanti altri, che considerare il suicidio una suprema virtù.
I vizi spettro del carattere e della vita interiore. I vizi sono un tema di incomparabile importanza per
l'esplorazione dell'animo e dei costumi, tra sacro e profano. Sono specchio della condizione umana in quanto
tale.
Vizi e virtù evolvono e involgono, si riaccendono o si spengono del tutto nel corso della vita individuale.
Alcuni non li riconoscono nemmeno come tali, non sapranno per tutta l'esistenza di essere stati pessimi
virtuosi e ottimi viziosi. Essi sono una variabile dipendente dalle epoche, dalle culture, delle classi sociali,
dalle psicologie, dalle patologie, dalle età e dalle sessualità. Vi sono vizi che crescono, si perfezionano e che
riguardano sfere assai meno private: sono i vizi contro l'umanità e la sua dignità, il bene comune, così gravi
da divenire veri delitti efferati, diffusi, quasi accettati se non addirittura accreditati da questa o da quella
pubblica opinione, a lungo andare.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù 4. La virtù che tutto attraversa
La virtù più ardua è il libero esame di coscienza. Una virtù che dovremo sempre autorizzare a essere
imprudente, eccessiva, smodata, che vale la pena arrivi a mutarsi in vizio. È essa una pratica e un
comportamento quotidiano che potrà anche evocare qualche confessionale e qualche modalità di
interrogarsi, ma anche una consuetudine, un valore che attraversa il tempo. L’adozione dell'intelligenza
inquirente ci fa essere già virtuosi a prescindere dagli oggetti conoscitivi di cui vizi o virtù sono apportatori.
Di che contrario siamo fatti? È buona norma chiedersi sempre qual è il doppio delle parole, delle cose, delle
identità, quale sia il loro alter ego. I vizi cercano qualche volta di liberarsi da se stessi e alle virtù non accade
diversamente: rimpiangono chi hanno sconfitto, ne hanno nostalgia.
Le virtù e i vizi vanno esaminati per quel che possono rivelarci di noi. Le virtù, quanto i vizi, sono la nostra
modalità di stare nell'essere, più autentica e più indecifrabile. Chi si accinga a conoscerne di più la natura ha
a disposizione il ragionamento filosofico per penetrarne le verità relative e persistenti. Non vi è metodo
migliore del lavoro interpretativo applicato a se stessi e agito fino in fondo, seppur con qualche imbarazzo,
ma in un abbandono totale.
Io sono la materia della mia ricerca (Michel de Montaigne). Dobbiamo avere il coraggio di ripercorrere la
nostra autobiografia tanto dei vizi quanto delle virtù che l'hanno segnata, intessuta, caratterizzata senza nulla
chiedere in cambio: assoluzioni o definitive condanne. Virtù e vizi ne sono una delle più importanti
componenti, vengono da prima che nascessimo, hanno fatto parte di mete e pause, lasciamo gli uni e le altre
persino in eredità. Il tempo, la storia, il costume mutano profondamente i caratteri delle condotte viziose e
virtuose; tali necessità e vincoli esistenziali si incaricano di ridimensionarne la fisionomia negativa a
seconda degli interessi, delle appartenenze sociali, degli stili di vita.
Coincidenze divenute probabili. Può accadere di essere al contempo viziosi e virtuosi, oppure che proprio la
perseveranza del vizio sia fonte di una conversione improvvisa.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù 5. Una questione extra scientifica che poggia sul sentire
Le virtù sono extra scientifiche, riguardano il campo dei valori del soggetto, le sue sensibilità, le sue abilità,
le sue doti personali. Così, per raccogliere ed elaborare nel modo più scientifico possibile dei dati umani,
l'unico modo per farlo non è scientifico ma più semplicemente relazionale.
Vizi e virtù sono soprattutto sentimento come desiderio, attrazione, propensione, pulsione verso una gamma
vasta di piaceri a prima vista nemmeno reputati tali. Gli uni e le altre sono attraversati da motivazioni e
tensioni verso quel che crediamo possa sensibilmente farci star meglio di prima. Occorre sfatare subito il
pregiudizio che le virtù siano esenti da questa componente cruciale. Si è virtuosi, al prezzo di rinunce
gravose o meno, in cambio di una ricompensa immediata o differita. La virtù è tutto tranne che
un'elargizione benefica o una ricerca gratuita e disinteressata.
Si persegue con costanza un comportamento virtuoso, si decide, dopo tanti ripetuti tentativi, di trattenersi
dinanzi a diletti, fonti di sicuri sensi di colpa, perché se ne scopre il subdolo inganno. Ma, con questo,
asserire che persistendo in un comportamento vizioso ci si faccia inevitabilmente del male non risponde del
tutto a verità. Anzi, è proprio grazie all'esperienza del vizio che c'è dato sperimentare il nuovo.
Una comune matrice. I sedicenti costumi virtuosi improntati a castità, a onestà, a tranquillità d'animo, a
prodigalità, ecc. non sono meno viziosi, quando cristallizzano e fermano l'avventura umana della
conoscenza.
Il prefisso al latino delle due parole (vi) indica una comune parentela, incredibile nell'atto del vedere; del
cimentarsi con quanto appartiene alla osservabilità.
Vizi e virtù, da sempre, sono qualità che denotano un tratto umano, al singolare o al plurale, in tensione
relazionale verso qualcosa o qualcuno. Si è virtuosi per essere apprezzati dagli altri, per sentirsi accettati e
glorificati per i propri meriti.
Parimenti, c'è dato espletare alla grande i nostri vizi, quando gli altri divengono oggetto delle depravazioni e
ne subiscono i danni. Perfino quando questi non sono immediatamente destinatari di soprusi, vige la
massima che “ le colpe dei padri ricadono sugli innocenti e ignari figli”.
Non esisterebbero quindi vizi senza spettatori, complici, mandanti e vittime; sarebbero inimmaginabili le
virtù private delle loro indispensabili platee e dei fortunati beneficiari. I così detti vizi per sé (narcisismo,
autocompiacimento, egoismo…) e non di meno le analoghe virtù (cura di sé, solitudine, riservatezza…)
hanno sempre una ricaduta sociale, sono visibili.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù 6. Vir-tus, vir-tutis, un'altra visibilità
I vizi e le virtù, pur essendo oggetto improprio per la ricerca scientifica, sono intessuti di fenomenologia del
sentire. L'impassibilità quanto l'espressione dei sentimenti connessi alle buone o alle male azioni sono segni
spontanei, indizi, trucchi calcolati che denotano la natura falsa e bugiarda della coppia eterna.
Non si può dimenticare che la parola virtù deriva, più esplicitamente, dal sostantivo vir/i, l’uomo maschio
nel pieno della sua maturità. Le virtù sono prerogativa maschile, ci rammenta l'origine latina dalla parola, e
questo la dice lunga sulla loro primigenia virilistica attribuzione culturale e naturale. Fortezza, temperanza,
magnanimità, saggezza e tante altre qualità morali, pur al femminile, sono indicate con un’inequivocabile
assegnazione di genere.
Mulieritù. Le donne libere di alto ceto, nella cultura latina e poi in quella cristiana con la rivalutazione delle
classi più umili, furono ritenute apportatrici di altre virtù: virginalità, pietà, verecondia, pudicizia, modestia,
pazienza, capacità di mediazione e intercessione… queste si esprimono nelle opere cui loro sono affidate e
relegate, in una divisione del lavoro, degli spazi, delle occupazioni protrattasi per secoli, che prevedeva
nondimeno l'esercizio di virtù nelle arti amatorie, artistiche ed anche funzionali alla politica.
In un'assurda rifemminilizzazione della dizione virtù, occorrerebbe tornare indietro e definirle mulieritù.
Tuttavia, resta il fatto che quelle manifestazioni viril-virtuose, ad esse interdette ufficialmente, non erano
certamente estranee alle donne e nemmeno ne difettavano.
Occorre, tornando al presente, che le evocazioni virtuose o viziose siano rintracciabili ben oltre ogni
semplicistica suddivisione di genere. Amore, coraggio, umiltà, pietà, cui vanno aggiunte le viziose virtù (il
senso di incompletezza, la dipendenza, la paura, il rimpianto, l’illusione, la scrittura...), fanno parte
costitutivamente in misura diversa, in forme culturali mutevoli, tanto dei modi di sentire, essere, fare,
pensare maschili, quanto di quelli femminili nelle società cui apparteniamo.
In una selva di chiarori e oscurità sensitive. I vizi e le virtù, a prescindere da qualsiasi giudizio morale, a chi
si occupa di filosofia dell'educazione non possono quindi presentarsi nel loro essere stati ed essere in primo
luogo occasione pedagogica. Sia laddove qualcuno o qualcosa intenzionalmente ci ha condizionato,
insegnandoci le arti della virtù o le vie del vizio, sia allorché i risultati lodevoli o riprovevoli non possano
che essere addebitati al caso, al destino, alla provvidenza. Vizi e virtù, pur nelle loro distanze evidenti di
carattere etico ed estetico, sono accomunati e attraversati dal motivo del sentire, appartengono alla
contraddittorietà dei vissuti e delle percezioni attinenti la sfera dei sensi, del corpo, della fisicità.
Al sentire estremo appartengono tanto i vizi quanto le virtù: erroneamente quest’ultime vengono soltanto
riferite a valori, a tonalità, a climi di tipo spirituale e non al demoniaco.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù 7. I vizi e le loro sfumature
Ogni vizio evoca comunque complicazioni, sfumature, opacità che non appartengono alla sfera delle cose,
dei sentimenti, dei pensieri virtuosi. Il bello dei vizi è insito nella loro mutevolezza e inafferrabilità. Per il
resto, sono inaffidabili quanto le altezzose virtù.
È grazie ai vizi e ai viziosi che l'osservazione scientifica iniziò la sua lunga avventura; se la vita fosse stata
abitata soltanto da virtuosi, probabilmente, tutto sarebbe stato più luminoso ed essenziale. La psicologia non
sarebbe nata, la filosofia morale nemmeno, la storia delle religioni non avrebbe avuto di che confrontarsi
con la dimensione del male o del peccato.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù 8. Vizi ammodo
E’ pur vero che esistono anche i vizi perbene, minuscoli e innocui. Si tratta di vizietti amatoriali, gradevoli
per chi li professa, ma non sempre per chi ne fa le spese, che concernono la riconquista di altrettanto
modeste virtù. La cancellazione dalla nostra biografia di un piccolo vizio di ingordigia, lussuria,
intemperanza, non smuove di certo sconcezze profonde, per di più trasformate in pregi e valori. Nella storia
del pensiero morale troviamo un monito che resiste al tempo: è dal male che possiamo aspirare al bene. E’
dal brutto che apprezziamo la bellezza.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù 9. Vizi formativi
I vizi sono assai precoci, anzi patologie, e le virtù, invece, sono una conquista della coscienza vigile con se
stessa. Tutti nasciamo nel male radicale della disobbedienza originaria, ma non tutti potranno salvarsi.
Sostare nel vizio può essere fonte di salvazione, mentre cercare la virtù non garantisce il successo
dell'impresa.
Tuttavia, come potremmo mai crescere, diventare adulti, prepararci a morire, senza aver sperimentato il
male? Bisogna attribuire valore a un'altra grande virtù: la perseveranza del domandare senza nulla chiedere
in cambio. In un'accezione condivisa che concepisce l'educazione nel suo costituirsi come tragitto di
carattere migliorativo, lento, arduo, può persino accadere di avvicinarsi alla meta conquistandosi,
consapevolmente, il proprio diritto a essere viziosi.
Le virtù sono un'opportunità per riparare il danno che, inferto a noi, infetta tutta l'umanità. Se ci si inizia alla
vita mediante il vizio, ci si accorge ad un certo punto che il vizio stanca. Ci si rivolge al suo contrario perché
altra via conoscitiva le virtù ci offrono.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù 10. Vizi pubblici e private virtù
Tornando ai giorni nostri, dobbiamo ammettere che vizi sono in grande auge. Il mondo contemporaneo gli
osanna e se ne pavoneggia, li coltiva, esalta e vende, come mai era accaduto prima d'ora. L'esibizionismo
vizioso quando supera la soglia più che della decenza, della legalità e dei limiti, trova modo di riproporsi in
una cascata di altre viziosità. Se un vizio malvagio e dannoso per la comunità viene finalmente perseguito
dal codice è salvato da cavilli e scappatoie ritrasformano quanto dovrebbe essere biasimato in una sentenza
di successo.
Vizi nocivi. I vizi sono diventati soprattutto pubblici e certificati talvolta come virtù. Come tali alimentano
anche quelli privati e i virtuosi pubblici sono specie umana tra le più pregiate. Un vizio nuoce, quando
ricade su chi non lo condivide, il quale ha tutto il diritto di opporvisi per godere in santa pace dei propri vizi
preferiti.
La virtù esige volontà, impegno, perseveranza che non sono sempre di questo mondo. Se il vizio umano, la
virtù è solo sovraumana, rivendica per sé imprese sublimi e rischi, è aspirazione irraggiungibile. Ma poiché
l'impossibile fa parte della nostra natura, possiamo allora ricondurla alla sua terrestrità anomala.
Anche le virtù ci dicono chi siamo, soprattutto, però è quel che facciamo, anche inutilmente, per uscire dal
vizio, per non ricaderci più, che rivela qualcosa di più di noi. Oltre al vizio o alla virtù, sono le pratiche di
avvicinamento, di godimento, di allontanamento dal vizio o, viceversa, le pratiche di perseguimento, di
autocompiacimento, di perseveranza nella virtù a rappresentare un modo ulteriore di conoscenza.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Nuove virtù