La virtù del ritrarsi
La distanza diviene anche una virtù pedagogica. Distanza è ascolto, poiché consente la comunicazione in una forma di reciprocità, rende possibile nella relazione col docente un processo di crescita e di consapevolizzazione. La virtù della distanza si esprime nella forma della comprensione che riconosce l'altro come tale e diviene, con la capacità del ritrarsi, anche la condizione della vera conoscenza, poiché insegna la libertà del soggetto dinanzi all'essere altrui.
Il distacco emotivo, il darsi tempo per comprendere la concretezza e il valore di attese e desideri, di incontri, di emozioni, che ne hanno tessuto e significati, consente la conoscenza del nostro sentire, restituendogli piena dignità. Il sentire diviene apertura al mondo e strumento che meglio consente di cogliere l'essenza degli altri e delle cose.
La virtù della distanza, che ci insegna di noi, diviene la condizione perché ci si avvicini alla scrittura di sé. Con la scrittura ci distanziamo da quanto ascoltato, osservato, vissuto: separandoci scrivendo, guardiamo meglio l'oggetto che vogliamo conoscere, noi stessi in primo luogo.
Il rapporto tra persone è possibile, quando si rendono chiari e riconoscibili i confini, non si assediano le intimità altrui, le zone nascoste, che preferiscono l'ombra, in cui preservano il significato più profondo del proprio essere. La distinzione e il distacco, il sapersi sottrarre allo sguardo dell'altro e rientrare nei territori solitari dell'interiorità, compongono le capacità della crescita individuale, in un equilibrio delicato e fragile ma essenziale, tra il riconoscimento della dipendenza, il desiderio, talvolta, dell'intimità condivisa e il saper prendere distanza. Accettare e far valere questa sorta di diritto alla segretezza, la parzialità, salutare, di ogni interazione, gli dona spazio di libertà, sottrae all'invasività dell'altro.
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