La virtù della dipendenza

Attività per eccellenza delle donne, la tessitura si pone in continuità tra opera materiale e intellettuale, metafora dell'unitarietà dell'esistenza, che non separa la vita e le sue sapienze concrete dal pensiero che le tesse di significati, che ne diviene la traduzione simbolica. Il tessuto, l'esistenza delle persone, le esperienze che si trasformano in saperi trovano continuità nell'immagine del filo, che lega, in forme di dipendenza, manifestazione apparentemente diverse dell'essere e agire nella vita, del pensare alla vita. Questo legame è quello che si intreccia, come destino, nei percorsi biografici personali e che tesse le reciproche dipendenze di ciascuno dalle/nelle vite degli altri. Un moto pendolare tra la solitudine dell'interiorità e le relazioni nel mondo, tra raccoglimento silenzioso e parola, che tessono ambedue, in totale dipendenza, le trame della crescita e del divenire sé come soggetti. Ogni esistenza è particolare, irriducibile a ogni altra, unica, ma vive in una trama, in mezzo ad altre vite, che contribuiscono a tesserne il destino, che l’avviano e lo determinano tra le forme della dipendenza e della libertà. Il sapere maschile, la ricerca e la scoperta della soggettività si sono mossi soprattutto a partire dalla negazione della dipendenza, considerata un impaccio e un limite al libero proporsi e definirsi del soggetto, lasciando le donne agli spazi dell'attività materiale del tessere, filare, cucire e ricamare, allo scambio delle parole tra loro negli interni delle case.
L’emancipazione del soggetto ha insegnato un mondo che giudica la dipendenza come minorità e privazione, in cui si è confuso il significato di emancipazione con quello di libertà. Occorre ritrovare le virtù e i significati della dipendenza, come trama dell'esistenza di ciascuno, sapere e valore.
Il bisogno dell'essere con è lo sfondo necessario della condizione esistenziale di donne e uomini: la vita umana di ognuno è resa possibile dai vincoli e dalle opportunità date dalla dipendenza.