Il malinteso tra i sessi

“Le donne non sono tutto ciò che significano, al contrario, non significano ciò che sono. La loro stessa esistenza o presenza costituisce tutto il loro senso”. Il malinteso in amore, dunque, secondo questa interpretazione negativa, appare inevitabile. “Il sentimento vuole essere geloso”: come se la gelosia fosse una sorta di esplicitazione semplificata di una tragica impossibilità, per donne e uomini, di intendersi, sincronizzare tempi e desideri, mentre sanno creare, nell'incontro dei propri sentimenti, più che altro, una sorta di coro discorde.
La prossimità originaria, la comune appartenenza all'umanità non hanno impedito che si fissasse e stabilizzasse nel tempo, fino a divenire norma, ma di uno solo, una differenza che ha creato percorsi separati, un’alterità che è divenuta termine di confronto attraverso cui si è formata ed è cresciuta la cultura dell'Uomo. Non si tratta solo di una questione di dominio dell'uno sull'altra, ma dell'assunzione di universalità che il maschile si è dato nel tempo, rappresentandosi come forma neutra e assoluta dell'umanità.
Il pensiero e la ricerca femminista hanno denunciato la costruzione ideologica di questa assolutizzazione disimmetrica e normativa, ricostruendo la realtà dell'esistenza dei due percorsi, che sono proceduti paralleli nel tempo, storie di differenti esperienze e culture, una scoperta che ha ridato respiro di parzialità anche alla storia maschile. Si propone, così, forse la possibilità di un re-incontro tra donne e uomini, ma solo a patto che si ritrovi l'arte perduta del malinteso, la qualità e le forme di una virtù che ricompone mancanze, distanze e impossibilità, non per negarle, bensì per riconoscerle, consentendo l'appuntamento tra chi è profondamente diverso, perché formato e formata in storie divise e separate. È il riconoscimento di questa profonda diversità che al tempo stesso permette sia conquiste, reali, di uguaglianza, che l'accesso a possibilità di comunicazione, ritrovando la necessità e il valore del malinteso.