Lo scopo di questa breve trattazione è di avanzare una serie di riflessioni sul problema dell'identità della storiografia dell'educazione e su ciò che essa comporta. Lo scopo è di rispondere ad alcuni fondamentali requsiti:
- Cosa si deve intendere per storiografia dell'educazione?
- Che differenza c'è tra storiografia dell'educazione e ricerca storico – educativa?
- La disciplina aggregante del settore è la storia della pedagogia o storia dell'educazione?
- Qual è il rapporto con le varie scienze o i vari filoni di ricerca del settore?
Storia della pedagogia
di Gherardo Fabretti
Lo scopo di questa breve trattazione è di avanzare una serie di riflessioni sul
problema dell'identità della storiografia dell'educazione e su ciò che essa
comporta. Lo scopo è di rispondere ad alcuni fondamentali requsiti:
- Cosa si deve intendere per storiografia dell'educazione?
- Che differenza c'è tra storiografia dell'educazione e ricerca storico –
educativa?
- La disciplina aggregante del settore è la storia della pedagogia o storia
dell'educazione?
- Qual è il rapporto con le varie scienze o i vari filoni di ricerca del settore?
Università: Università degli Studi di Catania
Facoltà: Lettere e Filosofia
Esame: Storia della pedagogia
Docente: Prof.ssa Antonia Criscenti
Titolo del libro: La storiografia dell'educazione
Autore del libro: Luciana Bellatalla - Paolo Russo
Editore: Franco Angeli
Anno pubblicazione: 20051. Definizione di storiografia
Storiografia significa letteralmente scrittura di storie, cioè scrittura di ciò che è stato osservato e ricercato
secondo un metodo. Per traslato il termine indica la scienza che attraverso metodi critici e interpretazione di
documenti ha per oggetto la ricostruzione degli eventi storici. La storiografia è dunque la disciplina che crea
la storia. La storiografia è la scienza più aleatoria che esista perché i suoi punti di appoggio sono minori in
assoluto di quelli cui si possono giovare le altre scienze: reperite solo poche tracce lo storiografo si
avventura a ricostruire quanto forse non è mai stato costruito e ne dà una interpretazione logicamente
difendibile. Mancando l'interpretazione logicamente difendibile manca la storiografia. La storiografia non è
infatti descrittività, ma è una scienza che interpreta, dove il ruolo educativo risalta in tutta la sua forza.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 2. Definizione di educazione
Anche il termine educazione ha più livelli di significato. Etimologicamente hanno a che fare col termine tre
parole:
- Educare Cura fisica
- Edocere Dare e raccogliere istruzioni
- Educere Trarre fuori dall'individuo i difetti e le potenzialità.
Ciò induce a pensare che vi siano tre modalità di concepire l'educazione. La prima a livello di fattualità, di
constatazione di quanto viene empiricamente fatto da un individuo nei confronti di un altro per portarlo ad
assumere comportamenti, abitudini considerati desiderabili. La seconda, che attiene ad edocere, che coincide
col dare dei modelli cui attenersi per poter imparare.
La terza, quella scientifica, scatta quando si cerca di immaginare e di mettere a punto un concetto che non
corrisponde a nessuna entità particolare concreta ma che è composto da una serie di meccanismi legati
logicamente e logicamente difendibili. A questo livello l'educazione è il costrutto teorico di una scienza, la
pedagogia.
Le possibilità della pedagogia di farsi scienza sono direttamente proporzionali alla rarefazione del concetto
di educazione. Fino a quando tale concetto è pensato legato alla realizzabilità e non ad un ideale
perseguibile, non sarà mai oggetto di scienza e pertanto non potrà mai esserci una scienza dell'educazione.
Perché ciò avvenga l'educazione deve essere ricostruita ex novo come realtà astratta.
Quando si parla di storiografia dell'educazione, il termine educazione va inteso come processo che conduce
un individuo verso la massima attuazione possibile delle sue potenzialità grazie al rapporto guidato e
sistematico con altri individui. Diremo allora che la storiografia dell'educazione è l'insieme di tutte quelle
discipline che si occupano con metodologia critica e secondo un taglio storico e, quindi, interpretativo –
ricostruttivo, delle problematiche che attengono a quel processo che si chiama educazione.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 3. Storiografia dell'educazione e ricerca storico-educativa
DIFFERENZA TRA STORIOGRAFIA DELL'EDUCAZIONE E RICERCA STORICO – EDUCATIVA.
La differenza è più che altro di sottolineatura, giacché con essa si marca di più il campo di ricerca in cui si
può operare con tutte le possibili discipline storiografiche. Indica un orientamento, e non dei contenuti;
indica l'apparato teorico di riferimento che illuminerà qualsiasi possibile contenuto, ma mai dei contenuti
specifici. Con l'espressione storiografia dell'educazione è messo invece in esponente il termine che vuole
indicare l'emblema di tutte le possibili discipline storiche con cui saranno affrontati i problemi
dell'educazione.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 4. Definizione di storia dell'educazione
Storia dell'educazione e storia della pedagogia NON sono espressioni intercambiabili. La prima indica la
ricerca condotta sull'oggetto di una scienza, la seconda indica la ricerca condotta sulla scienza di
quell'oggetto.
L'espressione storia dell'educazione è entrata ormai da tempo nell'uso degli addetti ai lavori, al punto da
sembrare più che giustificato usarlo per designare un settore di ricerca più vasto, quello storico – educativo
all'interno del quale si ritagliano altri ambiti specifici quali la Pedagogia, la didattica, la scuola.
Il prender piede di tale espressione aveva fatto credere di essere riusciti a incrinare nettamente il monopolio
di una Pedagogia che rifiutava ogni articolazione interna e che dipendeva in toto dalla filosofia. L'arrivo
della tabella XV, che portò alla trasformazione del corso di laurea in Pedagogia nel corso di laurea in
Scienze dell'educazione, diede una svolta positiva e una flebo di energia al frusto universo accademico della
Pedagogia, stretta tra le spire della Filosofia.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 5. Il passaggio da pedagogia a scienze dell'educazione
Il discorso avanzato dalla tabella XV era in sintesi: la Pedagogia non è tutto il mondo sulla riflessione
educativa ma ne è una parte, sia pure importante, perché si occupa degli aspetti più inerenti all'educazione
stessa, cercando di capire che cosa essa sia, a prescindere dai suoi rapporti e dalle influenze del contesto
sociale e politico, dagli individui che lo popolano e che fanno interventi educativi.
Per poter fare al meglio questi interventi è necessario conoscere chi li fa, dove e quando vengono fatti, le
pressioni che subiscono nel farli, le competenze che hanno e quelle che si pensa che debbano avere per farli
al meglio, i contenuti più consoni per farli, e così via. Tutto ciò comporta individuare e chiamare in causa
per la funzionalità formativa discipline che risultano, di principio, infinite, ma che, nella pratica, si danno
come psicologia, sociologia, antropologia, medicina, con tutte le loro possibili articolazioni.
Tale scopo venne certamente raggiunto, ma anche travalicato, dando vita ad un arruolamento quasi
indiscriminato di discipline ritenute senza incertezze scienze dell'educazione e rinforzò le pretese di
fondazione autonoma, ex novo, delle articolazioni operative della Pedagogia, come la Didattica e la
Pedagogia sperimentale, la docimologia e la tecnologia dell'istruzione. Purtroppo si finì per dimenticare la
pedagogia.
L'altra motivazione della trasformazione ha le radici nella trasformazione cui si è accennato e in particolare
al superamento della stessa Pedagogia, ha le radici nella tradizione che insiste nel considerare la Pedagogia
come ancella della Filosofia, come stava a dimostrare il curriculum del corso di laurea in pedagogia,
occupato manu militari dalla Filosofia.
Se da tutto ciò è emerso che la scienza dell'educazione aveva bisogno di intrecciare una fitta rete con le
discipline e i saperi più vari, aveva altresì bisogno di avere una sua fonte e precisa identità proprio per non
perdersi nelle molteplici relazioni che riusciva ad intessere. La pedagogia in collaborazione, per dire, con la
psicologia, non doveva diventare psicologismo. Occorreva riconoscersi come scienza dell'educazione che sa
difendere logicamente il suo oggetto, i suoi metodi, la sua teoria senza ricorrere a nessuna altra scienza. La
Pedagogia è la scienza dell'educazione perché lo è logicamente. Se è così allora non possono esservi più le
scienze dell'educazione, che è da intendersi come espressione metaforica tesa a suggerire una vasta rete con
vari nodi e che rappresentano gli incroci delle varie articolazioni operative della scienza dell'educazione. La
pedagogia come scienza dell'educazione è da considerare il punto di avvio e continua alimentazione della
rete.
Qualsiasi ricerca storica sull'oggetto della Pedagogia chiama sempre in causa la Pedagogia, al punto che si
dovrebbe sempre parlare di Storia della Pedagogia o, per meglio dire, Storia della Pedagogia come scienza
o, meglio ancora, come Storia della scienza dell'educazione. Non pare che si possa fare ricerca in educazione
senza chiamare in causa sia direttamente sia in rapporto figura – sfondo, la Pedagogia come scienza
dell'educazione.
E questo perché non è possibile parlare di un oggetto di scienza senza chiamare in causa la scienza di cui è
oggetto. La storia dell'educazione dunque non può che essere storia della pedagogia, che è la scienza di cui
l'educazione è oggetto. Quindi la dizione storia dell'educazione è da vedere come pregnante metafora che
deve essere sempre accompagnata dalla consapevolezza della sua ambiguità denotativa. Ogni ricercatore di
storia della pedagogia ha la precisa consapevolezza che non potrà fare ricerca se non ha messo a punto una
difendibile teoria sull'identità scientifica della Pedagogia.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 6. Il rapporto tra pedagogia e scienza dell'educazione
L'assunto di fondo sta nell'idea secondo la quale la storia di una scienza è sempre speculare alla teoria di
quella determinata scienza; dunque la storia della pedagogia non può prescindere da un confronto costante
con la teoria della scienza dell'educazione, che a sua volta non può prescindere da un confronto costante con
la teoria della scienza in generale, in ragione di una innegabile unicità del discorso scientifico. Due sono
dunque le linee generali del percorso: quelle concernenti l'ambito pedagogico e quelle concernenti l'ambito
epistemologico. Riguardo al primo percorso dobbiamo tenere presenti tre punti.
- La specularità tra pedagogia – impropriamente detta – generale, e storia della pedagogia. Il punto centrale
della storia della pedagogia è la scienza dell'educazioe e non i centri d'interesse cui di volta in volta la
storiografia pedagogica si rivolge; sarebbe teoricamente illegittimo pensare ad uno storico della pedagogia
che nel contempo non fosse anche pedagogista.
- Storia della pedagogia intesa come aspetto speculare alla riflessione pedagogico – epistemologica: si pone
come insieme cardine della ricerca storiografica in questo dominio del sapere. Non più sinonimo di storia
delle idee pedagogiche ma come storia della scienza dell'educazione.
- La rivoluzione storiografica delle Annales non basta da sola a spiegare e giustificare l'orientamento degli
studi storico – pedagogici. Bisogna salvaguardare la specificità e l'identità dello storico della pedagogia, che
non può e non deve confondersi con lo storico generale, e che anzi deve temere questa confusione appunto
per lo sviluppo della sua ricerca e per la sopravvivenza del suo ambito di studi. Pedagogia scientifica e storia
della pedagogia devono procedere insieme.
Dal punto di vista epistemologico invece dobbiamo tenere presenti sei punti.
- La complessità che lega la scienza alla metafora del labirinto e della mappa concettuale del sapere da essa
definito e costruito.
- La centralità del dubbio, che è la condizione necessaria e sufficiente per considerare i modelli interpretativi
come ipotesi e non come ipostasi.
- La validità dell'errore, considerato come elemento significativo nella costruzione del congegno
concettuale, e insieme, come elemento orientativo nella costruzione del processo di indagine.
- La dimensione della possibilità e della probabilità come orizzonte di senso rispetto ad un processo aperto e
costantemente in divenire.
- La laicità, fondata sulla categoria di autonomia scientifica. 6. La pubblicità, che consente la comunicazione
dei risultati scientifici e la costruzione di un linguaggio specifico, congruo con l'oggetto ed il contesto della
ricerca.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 7. Il concetto di storia della pedagogia
Come in un laboratorio si costruiscono le condizioni strutturali, concettuali e funzionali del fenomeno da
analizzare al fine di convalidare o falsificare le ipotesi o i modelli di gioco, così nel particolare laboratorio
dello storico dell'educazione, si simula, in un dato contesto cronologico o in una data congiuntura, il
concetto di educazione e il modello educativo teorico, che in quel contesto si considera applicato e che si
intende sottoporre a verifica / falsificazione.
La ricerca storica è dunque il momento sperimentale della ricerca pedagogica, giacché si è propensi
comunemente a credere che tale momento pertenga alla scuola ed alla sua organizzazione o ad aspetti e a
orientamenti speciali della didattica. Ciò che conta non è l'occasione, all'interno della quale le varie ipotesi
pedagogiche vengono vagliate, ma la qualità intrinsecamente sperimentale di ogni ricerca che con la
pedagogia ha a che fare. Di qui due conclusioni.
- Ogni discorso sul'educazione ed ogni pratica traduzione di modelli o ipotesi pedagogiche, in quanto
proiettati nella dimensione sperimentale, non possono non condividere il probabilismo tipico di ogni
approccio scientifico ed essere, perciò, costruiti sul valore euristico dell'errore e del dubbio metodico.
- Considerare la storia della pedagogia come il laboratorio della pedagogia significa porre la dimensione
storica in una nuova ottica: non più unicamente studio del passato ma anche contemporaneamente ricerca
volta al futuro.
In base a quali strumenti la storia della pedagogia si trasforma in laboratorio dell'epistemologia? Attraverso
un corretto metodo di ricerca che si basa sulla ricerca di fonti e documenti, sulla lettura acribica di testi. Lo
storico non deve però basarsi sulla mera osservazione dei dati, ma tratta il dato e l'informazione come per
giungere alla dimensione concettuale del problema, l'unica che davvero gli compete.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 8. Lo storico della pedagogia
La ricostruzione e la spiegazione di fatti non sono dunque fini ultimi ma obiettivi intermedi necessari a
lasciar comprendere il concetto di educazione, a di svelarne l'evoluzione attraverso modelli e traduzioni
pratiche, e a narrarne lo sviluppo. Lo storico della pedagogia è dunque diverso dallo storico tout court: non
ha scopi eziologici che mirano a delineare i legami causali tra fatti o congiunture, ma tenta, come lo
scienziato, e secondo le indicazioni dell'epistemologia, di far emergere le regolarità del discorso educativo,
che consentono di definire un modello scientifico e di formulare, in via ipotetica, le leggi di tendenza della
pedagogia e del fenomeno educativo. La ricerca di queste regolarità passa attraverso l'interrogazione dei
documenti, a cui si deve dar forma interpretandoli. Il momento dell'interpretazione fa irrompere nel lavoro
dello storico dell'educazione le dimensioni del possibile, del fallibile, del complesso ed i caratteri della
validazione / falsificazione. Ogni interpretazione, però, è anche una narrazione. Se infatti tale interpretazione
non si traduce in parola, in formulazione di giudizi, che corrispondono a concetti o modelli educativi, sui
quali s'innesta il dialogo con l'epistemologo della pedagogia, essa è inutile esercizio individuale. La
narrazione indica le dimesioni:
- della comunicazione scientifica in mezzo alle comunità di addetti ai lavori
- dell'apertura alle narrazioni altrui e quindi al confronto dialettico costruttivo, nella prospettiva del
fallibilismo e della valutazione dell'errore
- dell'elaborazione di un linguaggio specialistico, scientificamente solido e giustificato
- dell'elaborazione dei congegni concettuali, attraverso la Parola
La Parola è la chiave della storia della pedagogia, nella misura in cui è strumento della costruzione di trame
di esistenza e di esperienza e va a costituire una delle dimensioni della stessa educazione. Tempo, Spazio e
Parola vanno a costituire una relazione indissolubile che è il laboratorio storico in cui la pedagogia viene
analizzata e criticamente vagliata.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 9. La pedagogia come storia dei segni
In quanto laboratorio della scienza dell'educazione, alla storia della pedagogia si devono affidare alcuni
compiti fondamentali che sono collegati al suo carattere di occasione di validazione / falsificazione di
modelli ed ipotesi concettuali.
- Inviduare momenti particolarmente significativi o paradigmatici per il processo di validazione /
falsificazione, strutturando gli elementi dello Spazio e del Tempo.
- Individuare i modelli pedagogici / educativi da sottoporre ad analisi e revisione critica.
- Interrogare i documenti.
- Dare pubblicità agli esiti della ricerca.
Va tuttavia ribadito che momento dell'interpretazione e momento della narrazione sono due modi di
esprimere la medesima istanza, quella di rappresentare un concetto attraverso la Parola. In ciò consiste i
processo di validazione / falsificazione delle ipotesi ed il laboratorio dello storico della pedagogia mira
pertanto all'elaborazione di interpretazioni – rappresentazioni dei concetti cardine della scienza
dell'educazione.
Lo storico della pedagogia in questo sforzo di rappresentazione, deve, attraverso gli oggetti occasionali delle
sue analisi, costruire una mappa capace di definire ed orientare il congegno teorico dell'educazione. Nella
definizione di questa mappa la storia della pedagogia può essere considerata come la scienza dei segni, nella
quale confluiscono ed interagiscono approccio induttivo e approccio deduttivo ai problemi trattati. Lo scopo
sta nell'identificazione di questi segni. Essi vanno individuati procedendo a partire da esempi concreti e
singolari. Induttivamente si va a costruire un percorso significativo che tende ad una generalizzazione.
Tuttavia, in questo percorso di generalizzazione, di fatto ricompare il ruolo fondamentale della deduzione. Il
modo di interrogare i documenti, di far parlare i singoli eventi in prospettiva pedagogica, viene determinato
non dalle osservazioni singolari sui particolari oggetti di indagine ma alla luce dell'idea di educazione, che
fa parte del bagaglio culturale dello storico, che porta con sé da precedenti ricerche e dal dialogo con
l'epistemologo e che costituisce il principio da cui i singoli elementi prendono significato.
Si può concludere che questo gioco tra induttività e deduttività stabilisce la qualità semiotica della storia
della pedagogia. Essa, infatti, deve delineare una mappa concettuale, individuando nei suoi vari soggetti di
analisi, nel contesto o nella congiuntura presa in esame, segni della presenza o dell'assenza della pedagogia,
e quindi di una educazione iuxta propria principia.
Il suo compito è quello di redigere una sorta di tabula absentiae e presentiae delle categorie fondative
dell'educazione. Il segno non è naturalmente iscritto nei fenomeni studiati ma sta allo storico crearlo, farlo
emergere in ragione delle domande che il ricercatore sa porre a tale contesto ed ai documenti. È una
invenzione dello storico, che lo scopre, creando il suo percorso interpretativo – narrativo che è, al tempo
stesso, di connotazione e attribuzione di senso.
Quattro sono le dimensioni semantiche più importanti:
- Politica generale e scolastica: obbligo scolastico, curricola, formazione dei docenti.
- Etica: ideologia, valori, disciplina, religione.
- Cultura / Natura: relazione tra cultura, natura, economia, ideologia, strategie didattiche.
- Linguaggio: usi linguistici, metafore, similutudini, aggettivazione, etimologia.
Il linguaggio è la dimensione più interessante perché da esso parte l'intera struttura della ricerca scientifica.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 10. Le fonti parlamentari e la storiografia dell'educazione
Lo studio della scuola non può prescindere dallo studio delle fonti parlamentari. L'ordinamento delle nostre
istituzioni educative viene da sempre fissato da disposizioni approvate in sede assembleare, che sono poi
ulteriormente precisate da norme regolamentari e da ordinanze e circolari emanate dal ministero della
Pubblica Istruzione.
Le fonti si dividono in due categorie:
- Fonti che comprendono i resoconti dei dibattiti in Assemblea e nelle Commissioni competenti, divisi in
resoconti stenografici e sommari fino al 1998.
- Fonti che comprendono atti e documenti, contenenti le proposte e i disegni di legge inviati alle Camere dal
governo e da altri soggetti istituzionali.
Non si può intraprendere nessuna indagine di storia scolastica di tipo istituzionale senza prenderne in esame
il momento normativo. Ogni produzione legislativa altro non è se non l'aspetto giuridico – formale di un
rapporto di forze createsi nel contesto storico – sociale in una fase del suo divenire ed ogni ordinamento
scolastico è finalizzato alla trasmissione di determinati modelli culturali e di comportamento.
Le norme però sono spesso applicate solo parzialmente. Basti pensare alla legge Casati, che non venne
estesa completamente al nuovo Regno, e alla legge Coppino, che a undici anni dalla sua ratifica non aveva
ancora effetto reale in molte amministrazioni comunali, che non compilavano l'elenco degli obbligati né
applicavano le sanzioni previste ai renitenti.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia 11. Le fonti mediche nella storiografia dell'educazione
La letteratura medica è una particolare ma importante fonte di approfondimento dei temi della storiografia
dell'educazione. Il ricercatore, infatti, si serve di queste fonti per compiere un percorso di ricostruzione ed
interpretazione sub specie paedagogiae. Le dimensioni paradigmatiche che emergono dalla letteratura
medica sono le seguenti:
- Valorizzazione della salute.
- Valorizzazione del corpo.
- Valorizzazione dell'igiene e della pulizia dell'ambiente.
Questi elementi emergono in maniera pregnante e sistematica solo dalla fonte medica che ne fa oggetto di
studio intenzionale, sorretto dalle competenze e dalla professionalità maturate dal medico stesso nel proprio
ambito epistemologico. Le tre dimensioni individuate trovano il loro punto di intersezione nell'educabilità
del corpo, e nella messa a punto di un modello paradigmatico di corpo che diviene premessa indispensabile
per l'esistenza e l'avvio del processo educativo. L'attenzione dei medici è rivolta a sottolineare il valore della
vita ed il perseguimento dell'ideale educativo in questa vita terrena, permettendo percorsi di miglioramento
individuale e collettivo senza soluzione di continuità.
La letteratura medica pone la propria attenzione sul corpo, indicandolo come espressione prima e piena
dell'esistenza dell'uomo e del suo agire con gli altri, come emzzo e luogo imprescindibile di comunicazione,
base principale della costruzione dei rapporti con l'altro da sé. Il corpo, su tali premesse, è assunto come
base del processo educativo e struttura portante dell'educazione, che non può fare a meno per realizzarsi
dell'esistere del corpo stesso e della presa di consapevolezza delle sue caratteristiche, dei suoi bisogni, e dei
suoi particolari percorsi di sviluppo.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Storia della pedagogia