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L'influenza della psicoanalisi nella pedagogia


Nella sua vocazione interdisciplinare, la nuova storia della pedagogia ha fatto tesoro anche della psicanalisi, con la sua nuova antropologia, che nel corso del Novecento ha costruito un modo nuovo di concepire la vita umana nella sua quotidianità e materialità. In una delle opere più rilevanti della storiografia francese contemporanea, il Dizionario delle scienze storiche, la psicanalista Elisabeth Roudinesco ha tratteggiato, in un' apposita voce, i possibili ambiti dell'approccio psicanalitico ai problemi della storiografia, sulla base di una lettura dei testi freudiani dedicati in vario modo all'analisi del passato, rilevando come, già nel 1913, Freud avesse esaminato i rapporti tra la propria dottrina e i differenti rami del sapere in un'opera intitolata L'interesse per la psicoanalisi.
Secondo la Roudinesco, il punto di incontro tra psicanalisi e certe tendenze della storiografia contemporanea stava nel comune privilegiare le strutture nascoste, profonde, che costituiscono sostanzialmente lo sfondo della vita mentale individuale e della vita collettiva di intere società e di lunga durata. Freud preferisce una storia fondata su due nozioni, continua la Roudinesco:
- Evoluzione = attraverso di essa risalta l'esistenza di un passato psichico che si distingue dal passato storico perché si mantiene presente accanto ad un divenire che lo ricopre. Così la temporalità storica è cosa differente dalla temporalità inconscia, che ignora la prima.
- Cultura = attraverso di essa Freud indica i miti e le leggende prodotti dall'immaginazione popolare che egli propone di interpretare alla stessa maniera in cui il metodo psicanalitico interpreta i sogni.
Per Freud vi è dunque un intimo rapporto tra le produzioni psichiche di un individuo e l'immaginario di una comunità. In entrambi i casi operano forze pulsionali che producono sia delle nevrosi sia delle istituzioni civilizzatrici che hanno il compito di proteggere l'uomo contro il disordine proovcato da queste stesse pulsioni.
Questa concezione freudiana è molto vicina a quella di Marc Bloch, trovandosi in entrambi il medesimo interesse modernista per il campo dei miti, delle illusioni, della profondità e delle origini. Si potrebbe dire che la nozione di passato psichico non è estranea a quella di lunga durata, e che la barbarie pulsionale descritta da Freud nel 1929 ha molti punti in comune con la ricostruzione di Marc Bloch, del 1924: I re taumaturghi.
Su questa base, frutto di scoperte indipendenti di Freud e di Bloch, come di altri, si articolerà un lavoro di ricerca che troverà il suo terreno di sviluppo più specifico intorno alla questione della cosiddetta storia delle mentalità. Per Freud si tratta di svelare la natura inconscia delle produzioni mitiche senza però stabilire una distinzione arbitraria tra inconscio collettivo e individuale come fa Jung. Le produzioni inconsce danno luogo a rappresentazioni fantasmatiche da interpretare, quale che sia il loro substrato, individuale o collettivo.

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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