Le linee principali del modello herbartiano
Risulta parecchio difficile delineare le linee principali che hanno contraddistinto, rispetto ad altre correnti, quello che è stato definito modello herbartiano. La difficoltà aumenta col fatto che l'aggettivo herbartiano sia utilizzato non solo in riferimento alle teorie di Herbart ma a tutto quell'articolato complesso di posizioni che è compendiato nella nozione di herbartismo. L'orientamento pedagogico di Herbart è ben riassunto dal quesito che si pone Gustav Adolf Lindner: è possibile meccanizzare interamente o in parte l'attività didattica secondo certi gradi? La risposta del gruppo più agguerrito degli herbartiani, la coppia Ziller – Rein, sarà certamente e doverosamente si, contro il rischio di un insegnamento esclusivamente affidato alla buona volontà di una classe docente troppo spesso non sufficientemente preparata e all'altezza del compito. Non è un caso che la teoria dei gradi formali, in tutte le innumerevoli versioni, abbia costituito uno dei principali punti di forza del programma herbartiano. Attraverso questa teoria si voleva collocare in maniera universalmente valida l'insegnamento, affinché poggiasse su basi sicure. Una teoria, questa, che obbediva di fatto a precise ipotesi psicologiche intorno alle dinamiche dell'apprendimento ed intendeva promuovere un insegnamento secondo natura, volto ad eliminare ogni scelta arbitraria. Seguendo questa linea, gli herbartiani sostenevano pertanto la necessità di una completa revisione dei piani didattici tradizionali che si auspicava venissero strutturati in obbedienza ad una concezione epigenetica dello sviluppo, volta ad ipotizzare l'esistenza di un intimo parallelismo tra i momento salienti dell'evoluzione culturale dell'umanità e le tappe della formazione spirituale del singolo individuo.
Un altro cavallo di battaglia dell'herbartismo pedagogico era rappresentato dal principio della cosiddetta concentrazione didattica, ovvero della correlazione di tutte le materie di insegnamento attorno ad un nucleo disciplinare centrale, ritenuto più idoneo a realizzare il fine ultimo del processo educativo. Un fine, intorno alla cui determinazione, è necessario precisarlo, si riscontrano posizioni diversificate tra gli herbartiani, determinate dalle rispettive differenti posizioni ideologiche e confessionali.
Continua a leggere:
- Successivo: L'immagine dell'herbartismo
- Precedente: L'educazione morale di Filangieri
Dettagli appunto:
-
Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della pedagogia
- Docente: Prof.ssa Antonia Criscenti
- Titolo del libro: La storiografia dell'educazione
- Autore del libro: Luciana Bellatalla - Paolo Russo
- Editore: Franco Angeli
- Anno pubblicazione: 2005
Altri appunti correlati:
- Sociologia dei processi culturali
- L'educazione difficile
- Educare al nido
- Antropologia in sette parole chiave
- Antropologia Culturale
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Identità in fuga nella letteratura popolare americana degli anni Cinquanta
- Il secondo cervello e l'apprendimento. Come l'intestino riesce a condizionare la nostra educazione.
- La scintilla educativa. Riflessioni pedagogiche a partire dall'analisi del pensiero di Martin Buber
- La questione linguistica in Ucraina
- Il tempo libero degli immigrati come veicolo d'integrazione
Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.