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La fiaba come modello educativo

La fiaba come modello educativo


UN'APPLICAZIONE ALLA STORIA DELL'EDUCAZIONE: FILOLOGIA E FIABA. Il testo fiabesco si presenta sempre estremamente autonomo, mobile, in continuo adattamento al contesto. Le sue istanze funzionali vanno individuate nella necessità, insita nell'idea stessa di fiaba, della concreazione del narratore: questi è infatti del tutto predeterminato nei procedimenti generali di rinarrazione e di ricezione del testo entro schemi definiti che ne sollecitano, tuttavia, la libera e nuova fruizione.
La fiaba offre al suo fruitore forme e modelli vuoti, silhouettes pronte ad essere riempite, colorate, in un processo mentale e spontaneo. Testo infinito, le cui letture di senso non si esauriscono mai, per citare Barthes, la fiaba garantisce a ogni narratore la libertà e la responsabilità di ricapitolarla e dipingerla con toni e spinte affettive diverse, di racchiudere nelle maglie della sua trama metaforica metafore nuove, stimolando significazioni ulteriori in chi legge o ascolta, in un viaggio nella memoria archetipica che è pur sempre una nuova proiezione, un riconoscimento inedito, un ponte gettato nell'immaginario collettivo.
La filologia ha aiutato a comprendere, a partire dalle modifiche linguistiche e stilistiche sostanziali, che spesso tradiscono la logica intrinseca della fiaba tradizionale, il nesso tra racconto popolare e letteratura “alta”, le differenti logiche emergenti dal raffronto tra testo orale e versione scritta. L'atto di fedeltà al registro stilistico e al linguaggio popolare originari è, per altro, al centro di una accesa discussione che accompagna Calvino nel suo progetto editoriale delle Fiabe Italiane, dibattito molto simile a quello ottocentesco che vide opporsi i fratelli Grimm a Clemens Brentano. Calvino, in opposizione all'antropologo Ernesto De Martino, trovò il sostegno di Giuseppe Cocchiara, anche'egli antropologo, nella sua teoria sulla possibilità della riscrittura che subordini la filologia, l'intoccabilità dei testi registrati, alla certezza della natura potenziale e combinatoria della fiaba.



Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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