Riassunto del volume di S. Tramma che tratta il tema dell'andragogia: la formazione e l'educazione dell'adulto. Essa si configura in modo specifico rispetto alla pedagogia, essendo la condizione dell'adulto con caratteristiche differenti da quella del bambino. Nel testo si esplorano le motivazioni e le declinazioni di tale formazione, distinguendo tra un'adultità normale da una problematica (per cause differenti, come povertà o handicap), che hanno dunque necessità differenti. Le richieste di formazione degli adulti hanno motivazioni diverse, che possono essere soddisfatte dall'educazione vista come 'del ciclo di vita'.
Educazione degli adulti
di Anna Bosetti
Riassunto del volume di S. Tramma che tratta il tema dell'andragogia: la
formazione e l'educazione dell'adulto. Essa si configura in modo specifico
rispetto alla pedagogia, essendo la condizione dell'adulto con caratteristiche
differenti da quella del bambino. Nel testo si esplorano le motivazioni e le
declinazioni di tale formazione, distinguendo tra un'adultità normale da una
problematica (per cause differenti, come povertà o handicap), che hanno
dunque necessità differenti. Le richieste di formazione degli adulti hanno
motivazioni diverse, che possono essere soddisfatte dall'educazione vista
come 'del ciclo di vita'.
Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
Facoltà: Scienze dell'Educazione
Corso: Scienze dell’Educazione
Esame: Pedagogia generale
Docente: S. Tramma
Titolo del libro: Educazione degli adulti
Autore del libro: S. Tramma
Anno pubblicazione: 19971. Motivazione dell'educazione in età adulta
L’educazione è un continuum esistenziale, che non si interrompe finché esista soltanto un frammento di
passione per la vita.
L’educazione in età adulta è nata laddove più forte è stato il richiamo delle esigenze materiali del
cambiamento.
L’analisi critica di cosa sia educazione, ci aiuta a rivedere uno dei tabù intoccabili dell’educazione degli
adulti, costituito dal cambiamento. La conclusione è stata sempre troppo repentina: ovunque siano presenti
fatti o esempi che inducano l’adulto a cambiare o a perseguire un cambiamento, in tali circostanze si
ritrovano momenti definibili educativi.
Qualora si tenti di andare più in profondità rispetto alla questione, specie se con ambizioni storiografiche,
tale criterio ci appare troppo debole.
La domanda è in sintesi: ci può essere un evento educativo anche in assenza di visibili cambiamenti?
La parola cambiamento è troppo radicale per giustificare ogni situazione educativa. L’educazione degli
adulti è tutto ciò che alimenta, facilita, induce, rinnova apprendimento.
Si apprende per migliorare la propria condizione, per star meglio, per competere, per consolidare poteri e
ruoli mostrandosi aggiornati, vispi di ingegno, freschi e ricaricati.
Non esisterebbe dunque un imparare-educare peggiorativo?
L’educazione degli adulti ci mostra quanto e come l’esperienza educativa possa ritrovarsi nel bene e nel
male, nella sofferenza e nella felicità.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Educazione degli adulti 2. La crisi dell’età adulta
Per l’età adulta, in questi tempi si delinea una nuova figura e una nuova epoca della vita, caratterizzata non
più dal compimento e dalla staticità, ma anch’essa, come quelle che la precedono e la seguono, dalla
crescita, l’evoluzione, il cambiamento.
La definizione di adulto si è sempre presentata come problematica e può essere riferita a quattro dimensioni:
la dimensione legale: quando si raggiungono soglie anagrafiche per cui vengono riconosciuti diritti e doveri;
la dimensione biologica: quando si raggiunge l’età della riproduzione;
la dimensione sociale: quando si acquisiscono ruoli adulti quali quelli di lavoratore, coniuge, ecc.;
la dimensione psicologica: quando la persona diventa autonoma e responsabile della propria vita.
Esistono adulti “regolari”, coerenti con la fase anagrafica, rispondenti agli standard richiesti in quel luogo e
in quel momento, così come esistono adulti “irregolari” non rispondenti, in toto o in parte, ai requisiti
richiesti.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Educazione degli adulti 3. L’apparire della vecchiaia
Così come l’infanzia e l’adolescenza hanno rappresentato il processo di avvicinamento all’età adulta, la
vecchiaia ne ha rappresentato l’allontanamento.
Il vecchio è post-adulto e per definizione appartiene a quella che oggi viene chiamata “terza età”.
La ricerca riguardante la vecchiaia ha scoperto la persistenza di molti tratti di adultità nella vecchiaia, ma
soprattutto ha dimostrato che in questo periodo sono possibili innovazioni e inaugurazioni di nuove carriere.
A marcare questa modificazione è stato l’istituto del pensionamento in riferimento all’età cronologica in
connessione con la durata dell’attività lavorativa.
Si è venuta a creare una situazione caratterizzata dalla diminuzione del tasso di partecipazione degli anziani
alla vita lavorativa e da un allungamento della vita stessa, con il miglioramento medio delle condizioni di
salute.
Oggi la vecchiaia presenta tratti di adultità che sopravvivono alla cessazione di altri: l’età post-lavorativa,
per esempio, non coincide automaticamente con l’esaurimento della responsabilità di cura familiare verso i
discendenti o con il decadimento psicofisico. Nello stesso tempo la vecchiaia è interessata anche da episodi
procreativi anche dopo aver superato confini naturali marcati fino ad ora da irreversibilità biologica:
paradossalmente una donna anziana è potenzialmente considerabile feconda anche se non più fertile.
Sulla base del quadro delineato appare evidente che all’interno di questo testo non si ritiene che i due periodi
della vita siano separabili; non si ritiene di conseguenza, che le azioni educative rivolte o rivolgibili agli
adulti siano guidate da logiche diverse da quelle rivolte agli anziani.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Educazione degli adulti 4. Lo sviluppo in età adulta e anziana
Negli ultimi decenni, le scienze sociali hanno progressivamente accolto il tema dello sviluppo adulto
all’interno dei propri campi d’attenzione.
Finora il corso della vita è stato concepito come suddiviso in tre grandi periodi, l’infanzia-adolescenza,
l’adultità e la vecchiaia. Una riflessione su di essi porta alla convinzione dell’indeterminatezza dei percorsi
individuali, le possibili reversibilità.
La ricerca dei compiti della vita
Nella ricerca riguardante lo sviluppo si riscontra un’impostazione differente tra coloro che applicano la
categoria interpretativa degli stadi di sviluppo e coloro che non utilizzano tale categoria interpretativa.
Nelle concezioni stadiali dell’esistenza, la vita è concepita secondo un modello che vede un succedersi di
fasi, in cui lo stadio seguente è superiore a quello precedente secondo una visione che rimanda a una
temporalità umana come irreversibilità, a un disegno per il quale la vita è un progressivo accumularsi di
esperienze secondo un modello evoluzionistico. Secondo tale approccio la crescita è verticale e il passaggio
da una fase a quella successiva è connesso allo sviluppo di abilità affettive, relazionali e sociali.
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Educazione degli adulti 5. La vita come compito continuo
Nella concezione non stadiale dell’esistenza l’esperienza individuale si presenta come un tragitto, dove il
passato non è la fonte esclusiva per il presente o necessariamente lo determina, dove il futuro non è soltanto
il risultato di una volontà o di una pre-organizzazione genetica, psicologica, culturale, ma uno spazio di
possibilità ancora aperto.
Da questo punto di vista lo svolgersi ordinato della vita non è prevedibile deterministicamente: ogni stato
mentale o psicosociale è dunque storicamente differente da ciò che potrebbe accadere dopo e da ciò che è
accaduto prima.
Per una progettualità educativa, organizzare l’osservazione dell’evolversi della vita attraverso una
concezione stadiale significa ridursi a gamma di consigli utili per assecondare programmi di vita già
orientati, per favorire il passaggio da uno stadio all’altro.
Diversamente, una concezione che si basa sugli stati più che sugli stadi, cioè su un’evoluzione non
predeterminata, comporta una nuova prospettiva, cioè individuare l’occasione educativa anche quando non è
prevista, anche quando parrebbe non essere presente.
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Educazione degli adulti 6. Il gioco delle età
La concezione non stadiale della vita influenza anche il senso del criterio rappresentato dall’età
dell’individuo. Nella fitta segnaletica che scandisce la vita, l’età rappresenta uno dei segnali più diffusi ed
evidenti: regola entrate e uscite da diversi ambiti di vita così come regola i ritmi di progressione e di accesso
a diritti e risorse.
L’accesso ad alcuni diritti e doveri, o la loro perdita è regolato dall’età anagrafica in quanto è presupposto
che un individuo medio abbia acquisito o perso alcune caratteristiche psicofisiche e alcuni tratti di
socializzazione che lo rendono idoneo o non più idoneo al diritto o dovere considerato. Ma non vi è nulla di
assoluto in tutto questo, nulla di indipendente dalle peculiarità storiche e contestuali in cui la riflessione
avviene.
La rappresentazione dell’età non coincide con la percezione dell’età. Al contrario, la questione dell’età si
presenta come un gioco perenne tra le diverse età che l’individuo può attribuirsi o che gli verranno attribuite.
Molte sono le età che interagiscono nell’individuo:
l’età cronologica, definita come l’età all’ultimo compleanno;
l’età biologica, considerata come stadio dello sviluppo del corpo e della personalità;
l’età personale, definibile come il momento del corso della vita che un individuo reputa di aver raggiunto;
l’età sociale, attribuita a una persona dagli altri e variabile a seconda di chi assegna l’età;
l’età soggettiva, costituita da una successione interna di avvenimenti.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Educazione degli adulti 7. La dimensione soggettiva e sociale dell’età
La tripartizione della vita è in crisi in quanto sono ridotte le caratteristiche stabili ed esclusive dei tre periodi,
sono incerti i punti di passaggio.
Ma la stadialità della vita, per non poche dimensioni dell’esistenza, continua ad avere socialmente
ampiamente senso: un prima, un durante e un dopo nei ruoli sociali, in particolare professionali e familiari,
esistono e verranno di volta in volta colti dall’osservatore in funzione delle motivazioni e degli scopi della
ricerca.
Anna Bosetti Sezione Appunti
Educazione degli adulti