Appunti del corso di scienza politica. Negli appunti viene definito il concetto di politica associato al potere, oltre che le metodologie di applicazione, i diversi tipi di regime e di governo.
Scienza politica
di Marco Cappuccini
Appunti del corso di scienza politica. Negli appunti viene definito il concetto di
politica associato al potere, oltre che le metodologie di applicazione, i diversi
tipi di regime e di governo.
Facoltà: Scienze della Comunicazione
Esame: Scienza politica1. Definzione di politica
Ciò che caratterizza la politica è un modus operandi non violento basato sul dialogo, contrapposto ad uno
coercitivo; il ricorso a valutazioni di interesse pubblico rispetto a quella dettata dalla razionalità utilitaristica
economica; il carattere pluralistico invece che monastico e gerarchico e ancora il prevalere dell’opinione e
della ricerca del consenso rispetto alla ricerca della verità.
La politica è sempre legata a una collettività definita ma questa non può essere uno stato o un sistema
politico che ha l’uso esclusivo della forza. Esiste anche una politica senza lo stato e al di fuori di esso, come
nell’ambito di un’associazione. In questo senso si parla di ubiquità della politica.
È difficile individuare un fine preminente proprio della politica, ma possiamo riconoscere un suo obiettivo
minimo che deve perseguire all’interno di ogni tipo di entità politica: l’ordine o meglio la responsabilità
dell’ordine pacifico.
La politica ha la particolarità di organizzare e creare un forte sentimento di coesione e identità collettiva e
contemporaneamente una forte separazione verso l’esterno. La realtà politica viene divisa in due: da una
parte quella dei rapporti interni caratterizzati dalla coesione e dall’altra quella dei rapporti esterni con le altre
collettività politiche, caratterizzati dalla distinzione. Quindi accanto alla responsabilità dell’ordine interno la
comunità politica deve fronteggiare il problema della difesa verso l’esterno.
Giungiamo così alla definizione della politica, come l’insieme delle attività svolte da uno più soggetti
individuali o collettivi, caratterizzate da comando, potere e conflitto, ma anche da partecipazione,
cooperazione e consenso, inerenti al funzionamento della collettività umana alla quale spetta la
responsabilità del controllo della violenza e della distribuzione al suo interno di costi e benefici, materiali e
non; più in generale si può dire che la politica riguarda la gestione della collettività responsabile dell’ordine
pacifico.
Marco Cappuccini Sezione Appunti
Scienza politica 2. Politics : lo studio del potere
È la prima faccia della politica e significa lo studio del potere, ovvero la capacità di influire sulle decisioni
prese dagli individui. Questo si può articolare su due piani fondamentali: quello dei regimi politici, ovvero
lo studio di vari elementi come la pluralità dei partiti, garanzie di libertà, elezioni libere e competitive,
responsabilità del governo nei confronti del popolo; e quello degli attori e dei processi, ovvero lo studio dei
singoli attori individuali e collettivi come i leaders, i partiti, gruppi di pressione, movimenti, elettori, e di
tutti i processi democratici quali le elezioni, la formazione e la crisi del governo, decisioni, manifestazioni e
proteste.
Le caratteristiche di un regime politico sono assai stabili nel tempo e la loro modificazione è più difficile
rispetto a quella degli attori e dei processi che possono assumere configurazioni più mutabili.
Per ogni livello esistono due tipi di approccio diversi; ad esempio per ciò che riguarda i regimi politici con
uno studio statico e di breve periodo si sottolineano le differenze tra i diversi regimi, descrivendo la struttura
interna di ciascuno di essi, con uno studio dinamico e a lungo termine ci si concentra invece sulle
trasformazioni di regime. Nello studiare gli attori e i processi l’attenzione si sposta sugli attori individuali e
collettivi e sulle loro caratteristiche e diverse formazioni, sulle istituzioni formali come i parlamenti e i
governi e sui processi che li vedono coinvolti.
Marco Cappuccini Sezione Appunti
Scienza politica 3. Policy: i programmi d’azione
Il termine riguarda i programmi d’azione cioè i provvedimenti e interventi che vengono proposti dagli attori
politici e decisi nelle sedi politiche. Gli effetti di queste azioni ricadono sulla vita quotidiana dei cittadini.
Il prodotto della policy sono le politiche pubbliche, molto eterogenee: si va infatti da provvedimenti
immediati a isolati che riguardano pochi, ad altri più complessi a livello nazionale.
Studiare la politica significa analizzare i contenuti e metterne in luce la distribuzione dei costi e benefici che
esse comportano. In seguito significa indagare il processo di decisione, dalla individuazione dei problemi
alla formulazione di proposte per la decisione finale, e infine analizzare il processo di attuazione delle
politiche, che richiede la collaborazione di diversi soggetti ed è quindi sottoposto a diverse volontà.
Marco Cappuccini Sezione Appunti
Scienza politica 4. Polity: definizione dell’identità e dei confini della comunità
politica
La polity è la terza faccia delal politica e comprende tutti quegli aspetti che riguardano la definizione della
comunità politica, è da intendere come la definizone dell’identità e dei confini della comunità politica, le cui
dimensioni sono mutevoli e artificiali. I confini di una comunità servono alla stessa per identificarsi rispetto
alle altre. Questi servono anche a delineare l’ambito di vigenza dell’autorità politica.
Le modalità di definizione dei confini sono variabili, esistono infatti polities estremamente chiuse verso
l’esterno sia in entrata che in chiusura e altre più aperte. I componenti di una polity sono i cittadini qualora
questi siano caratterizzati da una partecipazione attiva alla vita politica, mentre se passivi e oppressi
sarebbero dei sudditi.
Importanti per la vita di una polity sono sia i programmi di politica interna che quelli di politica
internazionale, che cura i rapporti con le comunità vicine.
Marco Cappuccini Sezione Appunti
Scienza politica 5. Le interazioni tra polity, politics e policy
Cominciando dal rapporto tra politics e policy, possiamo dire che entrambe influenzano l’altra e viceversa;
contenuti e caratteristiche delle politiche sono influenzati dalle diverse modalità di organizzazione del
potere, da come si svolgono i processi politici che determinano la conquista e la perdita del potere, nonché
dagli attori politici che ne sono i protagonisti. Ma anche le stesse politiche non sono solo un prodotto
passivo, ma presentano una propria forza inerziale, e in alcuni casi possono giungere a mutare gli attori
stessi.
Analizzando i rapporti tra politics e polity, è facili constatare come gli attori di politics possano influire sulla
dimensione della polity. E così anche le istituzioni e le regole decisionali possono avere una rilevanza. Ma
anche la polity può influenzare la politics, come quando una minoranza in un nuovo assetto politico diviene
una forza di maggioranza; e così la crisi di una piccola polity all’interno di un’altra più grande può
comportare l’assorbimento della prima da parte della seconda.
Infine nei rapporti tra policy e polity, vediamo che le politiche possono incidere sulla polity in quanto
contribuiscono a rafforzarne o a indebolirne la coesione. Inoltre le politiche decise all’interno di una polity
valgono per quelle e per nessun altra e i mutamenti a livello di polity hanno un potenziale rilevante di
incidenza sulle politiche pubbliche: l’incorporazione di una polity da parte di un’altra comporta l’estensione
alla prima di una parte se non di tutte le polities vigenti nella seconda.
Come cambia la politica
I primi cambiamenti li possiamo notare sul piano della polity, in quanto negli ultimi anni con lo sviluppo di
organismi internazionali e sovranazionali successivamente all’integrazione europea ha spinto verso una
limitazione della sovranità esterna degli stati; le spinte regionaliste e autonomiste suggeriscono che anche la
sovranità interna può essere limitata.
Al livello della politics si sta assistendo alla definizione di una particolare regime politico, quello
democratico. Tuttavia in molte situazioni non sembrano esserci basi solide, spesso minati da gruppi politici
in ascesa.
Al livello della policy, il welfare state, la cui crescita fino a qualche hanno fa sembrava inarrestabile deve
fare i conti con crescenti ripensamenti.
Marco Cappuccini Sezione Appunti
Scienza politica 6. La metodologia della ricerca politica
Per formulare un quesito di ricerca occorrono cinque criteri di formulazione ben precisi: innanzitutto
attenzione e interesse al problema, che comporta una sensibilità specifica e una scelta del tutto individuale
del ricercatore, che deve espellere le proprie preferenze politiche e perseguire i valori della ricerca empirica.
Un secondo criterio è quello della rilevanza del tema, cioè la potenzialità che ha una ricerca di influenzare la
politica e l’opinione della comunità. Terzo, nel formulare un quesito di ricerca è inevitabile fare ricorso alla
cosiddetta letteratura esistente in materia, cioè alle ricerche precedenti, per definire su che cosa fare la
ricerca e spesso anche come. Due ulteriori criteri riguardano la necessità che al quesito sia data una
formulazione precisa e che tale sia empiricamente analizzabile fino a giungere a spiegazioni controllabili. Il
quesito infatti deve avere una sua precisa collocazione temporale e spaziale, e spesso per il risultato finale è
importante anche allargare i metodi di ricerca.Un concetto empirico deve essere rilevabile nella realtà e pre
fare ciò esso deve essere operazionalizzato cioè deve essere classificato e studiato secondo diversi metodi
quali la statistica, il metodo sperimentale, la comparazione e lo studio del caso.Ogni concetto viene definito
e reso distinguibile dagli altri da tre elementi: il termine, il significato e l’oggetto. Nell’esperienza di ricerca
un concetto è definito secondo il suo ancoraggio storico, ovvero il riferimento all’uso storico e concreto fatto
fino ad ora, e l’ancoraggio terminologico, che lega il termine alle radici latine e greche. Devono essere
evitati i sinonimi e le varie ambiguità, passando dal linguaggio comune a quello scientifico, che pretende di
fare di ogni termine un concetto con un proprio significato ben definito.Di ogni concetto bisognerò definire
la propria connotazione, ovvero fissarne le dimensioni e le caratteristiche essenziali che lo delineano e lo
differenziano dagli altri, e anche la sua denotazione, cioè gli oggetti a cui il concetto si riferisce, i suoi
referenti empirici.Ma alcuni concetti empirici della politica non possono essere direttamente osservabili. Si
ricorre all’operazionalizzazione, cioè i diversi passaggi attraverso cui si attribuisce un contenuto empirico a
concetti non immediatamente osservativi. Si procede quindi secondo i seguenti passi: la formulazione-
definizione del concetto empirico; individuazione delle dimensioni che lo costituiscono; formulazione di
indici e indicatori, che tra duchino il quantum di presenza dell’aspetto empirico considerato come
indicatore.Passo successivo è quello della ricognizione del fenomeno, ovvero di come si presenta nella realtà
con tute le sue varietà. Nella scienza politica si ricorre assai frequentemente alle tipologie, ovvero
classificazioni multidimensionali, sulla base di più criteri distintivi. Per una giusta classificazione si devono
seguire le regole di Mill, ovvero l'esclusività, una certa caratteristica deve appartenere esclusivamente ad
una sola classe, e la esaustività, le classi che scaturiscono dalla classificazione devono comprendere tutti gli
oggetti entro il fenomeno che si sta studiando.Esistono diversi metodi di controllo empirico, il primo è
quello del metodo sperimentale, che consiste nel sottoporre due gruppi differenti e isolati a degli stimoli per
poi osservare reazioni e comportamenti. Nel caso si abbaino a disposizione dei dati numerici si può ricorrere
al metodo statistico, altrimenti si può procedere con il metodo della comparazione, prendendo in
considerazione l’oggetto da comparare, i paesi e il periodo temporale da studiare, e fissando le proprietà che
si vogliono comparare. Infine l’ultimo è lo studio del caso, con il quale si esamina a fondo un unico caso.Il
primo risultato del lavoro scientifico è la generalizzazione, cioè uno o più enunciati che descrivono aspetti e
proprietà sulla base di un insieme di dati. Mentre invece una teoria è un insieme di enunciati con un
contenuto esplicativo.
Marco Cappuccini Sezione Appunti
Scienza politica 7. Le origini della scienza politica come disciplina
La scienza politica è lo studio ovvero la ricerca sui diversi aspetti della realtà politica con il fine di spiegarla
il più compiutamente possibile adottando la metodologia delle scienze politiche.
Simbolicamente la sua nascita è posta nel 1896 con la pubblicazione4 degli Elementi di scienza politica di
Gaetano Mosca, ma in Italia il suo sviluppo è franato dal nascere di alcune correnti idealiste e dal
formalismo giuridico. Tutto viene ripreso nei primi anni 50 durante i quali emerge una definizione della
scienza politica come conoscenza empirica della politica, aiutata dal chiarimento di criteri di fondo e dallo
sviluppo di importanti strumenti d’analisi, e vengono dichiarati i suoi obiettivi, cioè produrre una
conoscenza utile per l’uomo politico.
Tuttavia questa rinascita è prontamente ostacolata dalla cultura filosofica predominante di allora che era
anti-empirica, e dalle varie concezioni della realtà e della storia che relegavano la politica all’ultimo posto.
In aggiunta trovava una forte resistenza accademica, da parte delle altre discipline.
Solo nei primi anno 60 si assiste ad una vera e propria svolta, grazie al ruolo svolto da Norberto Bobbio, che
riconosce e rafforza la scienza politica. Lo studioso definisce la scienza politica come la ricerca del miglior
governo; la ricerca del fondamento dello stato; la ricerca della natura della politica; l’analisi del linguaggio
politico. Si pone quindi molta attenzione al linguaggio, sviluppo dei concetti empirici, e rapporto tra teoria e
pratica: la scienza politica deve essere un sapere pratico.
I principali temi trattati dalla scienza politica sono la cultura politica, analisi elettorali, partiti e gruppi di
pressione, movimenti ed elites politiche, istituzioni politiche interne ed internazionali.
Nel corso degli anni si sono susseguiti diversi approcci, dall’approccio sistemico, per il quale il sistema
politico è l’unità centrale di analisi, caratterizzato da un insieme di iterazioni, ovvero il modo in cui vengono
prese le decisioni politiche, al sistema politico giungono in entrata domande e sostegno da parte della società
alle quali risponde con degli output in forma di decisioni da applicare che causano delle reazione nella
società.
È seguito poli l’approccio della scelta razionale, secondo la quale le collettività non esistono al di fuori degli
individui. E ancora negli ultimi anni il neo-istituzionalismo, alla cui base sta la riaffermazione del
ruolo centrale delle istituzioni, ovvero un insieme di condizionamenti e opportunità distribuite in modo
asimmetrico tra i diversi attori.
Marco Cappuccini Sezione Appunti
Scienza politica 8. Definizione di democrazia e democrazie
Oggi si considerano democrazie quei regimi contraddistinti da una partecipazione politica garantita della
popolazione adulta e della possibilità di dissenso e opposizione nonché di competizione politica.
Il metodo democratico è lo strumento istituzionale per giungere a decisioni politiche con il quale singoli
individui ottengono il potere di decidere attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare.
Le principali caratteristiche di un regime democratico sono: suffraggio universale, elezioni libere,
competitive e ricorrenti, pluralità di partiti, molteplici forme d’informazione.
In ogni democrazia il mercato e la proprietà privata devono essere garantiti.
Definizione empirica e procedurale
Insieme di norme e procedure che risultano da un accordo o compromesso per la risoluzione pacifica dei
conflitti tra gli attori sociali e le istituzioni presenti nell’arena politica.
L’esistenza di un accordo di fondo sulle regole, implica l’accettazione del dissenso e del conflitto sui
contenuti, così ammettendo l’incertezza dei risultati decisionali, ha bisogno di regole, in modo da limitare
tale incertezza. La prima regola decisionale da applicare è la regola della maggioranza, ma allo stesso tempo
si devono proteggere i diritti della minoranza. Si deve caratterizzare la più ampia rappresentanza degli
interessi e delle identità nelle sedi decisionali.
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Scienza politica 9. La distinzione tra democrazia rappresentativa e democrazia
diretta
Si tratta di un regime moderno rappresentativo, quello basato su regole e istituzione della rappresentanza e le
decisioni sulla cosa pubblica vengono delegate ai professionisti della politica, scelti dal popolo.
La democrazia diretta, coincide con quella degli antichi, dove un piccolo numero di cittadini si riuniscono
per prendere delle decisioni. Oggi tale regime ci appare come autoritario e istituti di dem0ocrazia diretta si
sono mantenuti nelle attuali democrazie, come ad esempio i referendum.
L’autore Lijpahart, cerca di affermare la possibilità di avere delle democrazie stabili anche in società
profondamente divise, assumendo due dimensioni come centrali: la propensione delle elites politiche
all’accordo e al compromesso e l’esistenza di una cultura politica omogenea o eterogenea.
Si potranno così formare democrazie consociative, come nel caso dell’Olanda, con elites disposte
all’accordo, ma profondamente divise sul piano religioso e sociale; e ancora democrazie depoliticizzate,
come gli Stati Uniti, con elite aperte all’accordo e con una cultura omogenea. E in altri casi ci saranno
democrazie centripete come quella inglese o quelle nordiche che sono il risultato di elites conflittuali e
cultura omogenea e ancora democrazie centrifughe come nel caso di Italia e Francia con elites conflittuali e
cultura eterogenea.
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