Ampio riassunto del testo "Adolescenza e compiti di sviluppo". Dopo una prima ampia introduzione che specifica le caratteristiche evolutive dell'adolescenza, la maturazione fisica, sessuale, cognitiva dell'adolescente, si passa a delineare il rapporto che l'adolescente ha con il suo mondo: la famiglia, la scuola, i pari. Nella seconda parte del testo viene proposta una ricerca sulle emozioni in adolescenza: in particolare viene analizzata la percezione adolescenziale di felicità, rabbia, colpa e vergogna.
Adolescenza e compiti di sviluppo
di Anna Bosetti
Ampio riassunto del testo "Adolescenza e compiti di sviluppo". Dopo una prima
ampia introduzione che specifica le caratteristiche evolutive dell'adolescenza,
la maturazione fisica, sessuale, cognitiva dell'adolescente, si passa a delineare
il rapporto che l'adolescente ha con il suo mondo: la famiglia, la scuola, i pari.
Nella seconda parte del testo viene proposta una ricerca sulle emozioni in
adolescenza: in particolare viene analizzata la percezione adolescenziale di
felicità, rabbia, colpa e vergogna.
Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
Facoltà: Scienze dell'Educazione
Corso: Scienze dell'Educazione
Esame: Psicologia dell'educazione
Docente: Ilaria Grazzani Gavazzi
Titolo del libro: Adolescenza e compiti di sviluppo
Autore del libro: E. Confalonieri, I. Grazzani Gavazzi
Editore: Unicopli
Anno pubblicazione: 20021. Definizione di adolescenza
L’adolescenza è quella fase del ciclo di vita umano in cui si verifica la transizione dallo stato di bambino a
quello di adulto. Essa copre un periodo piuttosto lungo, mutevole da individuo a individuo e da cultura a
cultura, in cui a fronte delle numerose trasformazioni fisico-corporee si assiste a profondi cambiamenti
psicologici, che investono le capacità cognitive, la sfera degli affetti e le competenze sociali della persona.
La definizione psicologica di adolescenza come fase di transizione non deve tuttavia comportare una
svalutazione del contributo sociale e culturale da essa rappresentato. Il periodo di vita vissuto dagli
adolescenti è infatti un preciso momento evolutivo con caratteristiche specifiche che lo rendono, pur nella
continuità data dal processo di costruzione dell’identità, uno stadio autonomo.
C’è un’idea di adolescenza come percorso/processo di costruzione dell’identità all’interno del ciclo di vita:
percorso che si realizza affrontando (coping) e in qualche modo risolvendo specifici compiti di sviluppo che
trovano nel contesto e nella cultura di appartenenza del singolo adolescente la loro concreta esplicitazione.
Autori che hanno contribuito a definire il tema della costruzione dell’identità in adolescenza sono Erikson
(1982) e Marcia (1966; 1980). Vygotskij (1934), Bruner (1990) e Cole (1996) hanno fornito gli strumenti
metateorici per accostarvisi criticamente. A Vvgotskij si deve il concetto di “zona di sviluppo prossimale”
(lo spazio d’intervento dell’adulto per accrescere le competenze del bambino) e l’idea che lo sviluppo di
capacità naturali è in parte funzione dei cosiddetti “amplificatori culturali”, ossia gli strumenti che la cultura
mette al servizio della mente. Il contributo dell’ultimo Bruner è rintracciabile nel concetto di “conoscenza”
come ricerca e costruzione condivisa del significato, grazie al procedere complementare del pensiero logico-
scientifico e di quello narrativo. Cole ha fatto dei contesti d’apprendimento il luogo della propria ricerca,
sviluppando idee riguardanti capacità mentali di soggetti appartenenti a popolazioni non occidentali.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 2. Adolescenza, identità e compiti di sviluppo
Erikson (1982) ha una visione dello sviluppo come “ciclo di vita’ costellato di eventi critici.
L’orizzonte al cui interno egli colloca il suo modello evolutivo è psicosociale, nel tentativo di comprendere
non solo le dimensioni psichiche dello sviluppo della persona, ma anche quelle sociali e culturali. Quella che
emerge è una visione complessa dell’individuo che si definisce in base a tre dimensioni fondamentali:
biologica, psichica e sociale.
Il modello eriksoniano tiene conto non solo del presente vissuto dalla persona, ma anche del suo passato e
del suo futuro, concependo l’esperienza individuale della persona sullo sfondo della sua inserzione socio-
culturale e storica.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 3. Adolescenza e transizione all’adultità
Da diversi anni ormai è stata individuata una nuova fase di vita denominata post-adolescenza.
La costituzione di questa nuova fase nasce dall’esigenza di poter descrivere e spiegare da un punto di vista
psicosociale il fenomeno che vede sempre più giovani o tardo adolescenti permanere nelle propria famiglia,
rimandando una serie di scelte che una volta accadevano prima, contribuendo all’assunzione definitiva della
propria identità.
Quello a cui spesso si assiste è un lento modificarsi delle relazione fra genitori e figli dovuto alla
coabitazione prolungata nel tempo causata da elementi e difficoltà esterne, soprattutto di tipo lavorativo.
Erikson costruisce il suo modello in stadi e individua per ciascuno stadio del ciclo di vita un particolare
compito di sviluppo che, a seconda di come viene affrontato e risolto, condurrà ad esiti evolutivi positivi o
negativi. Ogni stadio dello sviluppo è infatti caratterizzato da un “dilemma psicosociale” che nasce
all’interno della relazione soggetto/ambiente e che deve essere superato perché la crescita possa procedere in
senso maturativo.
Il dilemma che l’adolescente deve affrontare è legato dall’antitesi fra identità e confusione d’identità e può
portare a raggiungere la forza psicosociale positiva della fedeltà, ossia della capacità di essere coerenti e
leali rispetto ad un impegno assunto.
Identificazione e sperimentazione vengono ad essere i due processi cruciali per la costruzione dell’identità in
tale fase: attraverso il primo processo, l’adolescente abbandona le identificazioni precedenti, scegliendo
nuovi modelli identificativi presenti nell’ambiente (amici, insegnanti e così via). Inoltre, egli si sperimenta
nell’adesione consapevole a gruppi sociali che gli consentono di assumere svariati ruoli, favorendo il
confronto, l’autoriflessione e la conoscenza di sé.
Al termine dell’adolescenza, il ragazzo dovrebbe possedere una maggiore e più articolata consapevolezza
della propria identità e delle sue caratteristiche, che Erikson individua nelle seguenti componenti:
- continuità e coerenza (l’adolescente percepisce, pur nella discontinuità delle sue esperienze e vicende, una
continuità e una consistenza interna);
- reciprocità (vi è consapevolezza di una sostanziale corrispondenza fra l’immagine che abbiamo di noi e
quella percepita dagli altri);
- libertà ed accettazione dei/imiti (la comprensione dei propri limiti fisici e delle proprie capacità non intacca
la consapevolezza e la libertà di scegliere);
- avvertire una destinazione (aver costruito delle rappresentazioni realistiche di sé e del proprio
progetto/percorso di vita).
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Adolescenza e compiti di sviluppo 4. La concezione dell’identità nella ricerca attuale
Fra i vari autori che da Erikson sono ripartiti, Marcia (1966; 1980) fonda il suo studio sulla nozione di
“impegno”. Nel corso dell’adolescenza, il ragazzo assumerà impegni diversi e affronterà il problema
dell’identità in modi diversi: Marcia individua quattro modalità di affrontare quello che Erikson aveva
definito il dilemma psicosociale dell’adolescenza, e li chiama “stati” del Sé o dell’identità.
Ogni stato del Sé viene a definirsi a partire da due dimensioni: una è quella dell’esplorazione delle possibili
alternative o scelte che l’individuo è chiamato ad operare in campi diversi (scolastico, politico, religioso,
sociale, affettivo ecc.); l’altro riguarda l’impegno che l’individuo mette per intraprendere e perseguire
l’alternativa individuata.
Gli stati d’identità individuati sono quello di:
identità realizzata, quando la persona ha attuato esplorazioni significative all’interno delle alternative
incontrate, impegnandosi in modo valido nelle scelte effettuate;
blocco d’identità, quando la persona non ha sfruttato fino in fondo il tempo dell’esplorazione, assumendo
impegni gravosi troppo presto;
diffusione dell’identità, quando la persona ha occupato il suo tempo in esplorazioni superficiali senza
realmente impegnarsi in alcuna scelta o alternativa incontrata;
moratoria dell’identità, quando la persona è in uno stato di sospensione rispetto alla sfera dell’impegno,
nell’attesa di meglio definire gli esiti delle esplorazioni effettuate.
L’evento critico che spinge l’adolescente ad avviare processi di esplorazione è, secondo il modello di
Marcia, la serie di cambiamenti (cognitivi, sociali, biologici) che caratterizzano l’avvio del periodo
adolescenziale e che obbligano il ragazzo a riorganizzare in nuovi equilibri gli elementi precedenti,
integrandone di nuovi e costruendo un equilibrio più avanzato.
Fra i diversi autori che, in linea con Erikson e Marcia, hanno cercato di approfondire ulteriormente il tema
dell’identità delineandone alcuni aspetti, c’è Berzonsky (1990, 2003) che, all’interno di un modello socio-
cognitivo della costruzione identitaria, parla di stili di identità mettendo in evidenza i processi e le strategie
appunto di tipo socio-cognitivo, che l’individuo utilizza per elaborare informazioni importanti per il Sé e
funzionali al mantenimento di un senso dell’identità personale e congruente.
A partire dai diversi processi socio-cognitivi utilizzati dalla persona, egli individua tre stili d’identità
differenti, che consentono in modo più o meno funzionale di far fronte agli eventi stressanti, ai problemi
personali, alle richieste del contesto incontrate:
- stile d’identità informativo (assimilabile allo stato d’identità raggiunta o di moratoria): gli adolescenti sono
portati a riflettere su di sé, cercando nell’ambiente circostante le informazioni rilevanti allo scopo
d’imparare aspetti nuovi di loro stessi. Sono sempre piuttosto critici e dubbiosi circa le proprie convinzioni,
disposti a mettersi in gioco. La teoria del Sé che costruiscono contribuisce a far vivere sensazioni di
benessere psicologico;
- stile normativo (assimilabile allo stato d’identità di blocco): gli adolescenti tendono a conformarsi alle
attese e ai valori prescritti da altri per loro significativi. Sono poco tolleranti verso le situazioni ambigue,
cercando di mantenere le proprie strutture identitarie come sono. Questo approccio automatico può portare
ad una teoria del Sé resistente al cambiamento;
- stile diffuso/evitante (assimilabile allo stato d’identità diffusa): è caratterizzato dalla tendenza a rimandare
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Adolescenza e compiti di sviluppo scelte, a evitare il confronto su obiettivi e problemi personali, su conflitti identitari tipicamente
adolescenziali. Se la scelta viene rimandata troppo a lungo, è l’ambiente che influenzerà i comportamenti
con conseguenze sociali e fisiche per l’adolescente. Queste “ristrutturazioni” contesto-specifiche, di fatto,
hanno effetti a breve termine e di superficie, non arrivando a modificare la struttura identitaria. Si costruisce
dunque una teoria del Sé, inconsistente, alla costante ricerca di esperienze piacevoli ma vacue, approvate
dagli altri.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 5. Adolescenza e compiti di sviluppo
I compiti di sviluppo accompagnano tutta il ciclo di vita collocandosi come ambiti in cui la persona è
condotta ad impegnarsi al fine di raggiungere quelle competenze (cognitive, affettive, relazionali) che le
consentono di superare la fase che sta vivendo avviandosi in quella successiva.
La definizione più nota di “compito di sviluppo” si deve allo studioso Havighurst (1952; 1953): un compito
di sviluppo è un compito che si presenta in un determinato periodo della vita di un individuo e la cui buona
risoluzione conduce alla felicità e al successo nell’affrontare i problemi successivi mentre il fallimento di
fronte ad esso conduce all’infelicità, alla disapprovazione da parte della società e a difficoltà di fronte ai
compiti che si presentano in seguito.
Una componente considerata dall’autore è quella relativa alla “ricorrenza”. In generale, infatti, una della
caratteristiche dei compiti di sviluppo è che devono esser affrontati in momenti specifici o fasi della vita.
Questa caratteristica riguarda quei compiti definiti come “non ricorrenti”, ovvero come specifici di un
periodo. Gli altri sono invece compiti “ricorrenti”, ovvero che si ripresentano in ogni fase e che vengono
affrontati diversamente a partire dalle esperienze pregresse e dei nuovi bisogni che la persona, man mano
che cresce, ha.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 6. Adolescenza e psicologia culturale
La teoria storico-culturale di Vygotskij e la psicologia culturale dell’ultimo Bruner e di Cole c’insegnano a
porre attenzione ai momenti storici e particolari contesti culturali in cui l’adolescente affronta i compiti di
sviluppo.
Il rapporto tra costruzione dell’identità e la psicologia culturale si esplicita a diversi livelli:
1. Innanzitutto, gli evidenti cambiamenti biologici e maturativi che riguardano ragazzi e ragazze provenienti
da diverse realtà sociali e differenti aree geografiche entrano a far parte delle diverse relazioni
interpersonali.
Per esempio, la crescita del seno nella cultura occidentale è enfatizzata dall’uso del reggiseno e intorno a
tale prodotto esiste un ricco commercio; diversamente in Brasile esistono culture che enfatizzano le
caratteristiche della femminilità emergente addobbando con particolari bende la zona delle ginocchia. n
generale, poi, in culture cosiddette ‘primitive’ è noto che esistono vari riti, pratiche, cerimonie che hanno lo
scopo di facilitare il passaggio all’età adulta.
In questa prospettiva non è possibile affrontare lo studio degli adolescenti senza considerarne il dove e il
quando, ovvero senza collocarli in un luogo e in un periodo storico ben precisi.
2. In secondo luogo, lo studio degli adolescenti va sviluppato tenendo presenti le importanti trasformazioni
tecnologiche e i cambiamenti nelle abitudini di vita a cui assistiamo oggi. È sempre più comune, per un
bambino crescere in una casa in cui sia disponibile un computer. Ancora prima dell’ingresso nella fase
adolescenziale, i ragazzi imparano ad usare questo strumento tecnologico come medium di comunicazione e
non solo come strumento di studio o come fonte di divertimento, come avviene, per esempio attraverso l’uso
dei videogiochi.
Nell’era di Internet è possibile comunicare a distanza prendendo contatti telematici con persone assai
lontane, creando rapporti d’amicizia senza conoscere coloro a cui si confidano importanti aspetti della
propria vita.
Sempre in rapporto agli attuali sviluppi tecnologici, gli adolescenti di oggi hanno a disposizione telefoni
cellulari con i quali, se da un lato possono facilmente comunicare tra di loro, dall’altro vengono
maggiormente controllati dagli adulti, che hanno modo di monitorare a distanza i loro spostamenti e
rassicurarsi circa le loro attività.
Ancora, gli strumenti tecnologici connotano i processi d’apprendimento degli adolescenti nel contesto
scolastico. L’utilizzo di supporti audiovisivi, ipertesti e software più o meno sofisticati cambia tanto le
modalità di presentare il sapere da parte degli insegnanti quanto i modi degli adolescenti di accostarsi ai
contenuti scolastici.
3. È propria della psicologia culturale narrativa l’enfasi posta sulla narrazione come strumento privilegiato
per la costruzione del Sé e dell’identità. Bruner ha, al riguardo, parlato di ”Sé transazionale”. Il Sé
transazionale si costruisce nelle interazioni significative tra individui in situazioni e contesti particolari. Il
legame che sussiste fra narrazione e Sé trova massima espressione nel resoconto autobiografico, strumento
attraverso il quale si attribuisce un senso alla propria storia. Il racconto della propria vita concorre alla
costruzione del Sé secondo i generi narrativi che i diversi contesti culturali mettono a disposizione.
Da un lato, il Sé si costruisce grazie alla capacità, che si sviluppa a partire dall’infanzia, di riconoscere e
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Adolescenza e compiti di sviluppo condividere le menti, gli stati intenzionali, le credenze, le opinioni degli altri. Dall’altro, il processo di
costruzione del Sé avviene situando gli eventi che ci riguardano, che si narrano, in riferimento all’insieme di
regole e valori della propria cultura.
Secondo Bruner, attraverso il raccontarsi agli altri, il Sé prende forma e si struttura.
La narrazione autobiografica non è un mero resoconto di fatti, ma uno sforzo interpretativo del soggetto
spinto dalla necessità di dare senso agli eventi significativi della propria vita.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 7. L’adolescente e lo sviluppo fisico-corporeo e sessuale
Uno dei principali versanti in cui l’adolescente si trova impegnato è quello relativo allo sviluppo fisico e
sessuale, versante che occupa le sue energie fisiche e psichiche soprattutto nei primi anni di tale fase.
Diversi autori concordano nel collocare nella cosiddetta preadolescenza il momento di maggiore intensità di
tale sviluppo, individuando nei segnali di cambiamento corporeo l’avvio dell’adolescenza stessa.
Negli anni è stata evidenziata un’accelerazione nel ritmo di sviluppo sia nei bambini (soprattutto intorno ai
due-tre anni) sia negli adolescenti della nostra epoca rispetto a quelli di un secolo fa. Tale aspetto di
precocità riguarderebbe soprattutto l’altezza e il momento della prima mestruazione.
Oltre a subire un processo di anticipazione, peso e altezza raggiungono anche misure più elevate negli adulti
rispetto a quanto succedeva alcuni anni fa. Tale andamento è probabilmente indice di una migliore
situazione nutritiva e sanitaria, a sua volta promossa da migliori condizioni socio-economiche.
Le sempre più precoci trasformazioni biologiche vissute dall’adolescente segnano, dunque, il suo ingresso
nella pubertà. Spesso tali cambiamenti colgono di sorpresa il ragazzo o la ragazza, che per molti aspetti
(sociali e psicologici) è ancora legato/a ad una rappresentazione di sé di tipo infantile, e quindi fatica a
comprendere e accettare, almeno inizialmente, i cambiamenti di cui sente protagonista il proprio corpo e su
cui avverte di non avere alcun tipo di possibilità di controllo.
A tale proposito, Pietropolli Charmet (2000) definisce questo compito di sviluppo come “mentalizzazione
del corpo”: obiettivo di tale processo di rappresentazione mentale è di rendere il corpo “comprensibile, di
riuscire a dargli una forma”, di renderlo coerente con valori interiori.
Ciò che caratterizza, nei primi anni dei periodo adolescenziale, il vissuto relativo a tali cambiamenti è uno
squilibrio fra la maturità corporea conseguita e una ancora sostanziale immaturità psichica. Finché il corpo
non viene “mentalizzato”, l’adolescente coglie una distonia fra mente e corpo.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 8. I principali cambiamenti fisici in pubertà
Un aspetto di differenziazione nell’accelerazione è quello legato al genere: per le femmine infatti
l’accelerazione può iniziare già tra i 10 e i 13 anni, per terminare intorno ai 17 anni; per i maschi inizia un
anno-due dopo e termina leggermente prima rispetto alle femmine. Tale andamento comporta uno squilibrio
visibilmente consistente fra gli 11 e 13 anni fra ragazze e ragazzi, con le prime che possono superare
decisamente in altezza i coetanei maschi.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 9. I principali cambiamenti sessuali in pubertà
Segnale del processo di maturazione puberale è lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, ovvero del seno,
del pelo pubico dei genitali, della prima mestruazione e della prima eiaculazione.
Tale maturazione può presentare consistenti variazioni riguardanti l’età a cui avviene e la durata del
processo.
Con la maturazione puberale. ricompaiono nella vita del ragazzo le pulsioni sessuali, già presenti nei primi
anni di vita, ma fortemente rallentate nel periodo della fanciullezza. Il ripresentarsi di tali pulsioni sessuali
può accompagnarsi con manifestazioni della sessualità di tipo autocentrato o eterocentrato. La
masturbazione rientra nel primo tipo di manifestazione e si presenta in modo abbastanza generalizzato sia
nei ragazzi che nelle ragazze, suscitando reazioni diverse, il più della volte contrassegnate da sensi di colpa
arrivando anche ad incidere sull’autostima del ragazzo che si avverte incapace di smettere e vive con un
disagio sempre maggiore il fenomeno: accompagnare l’adolescente ad una consapevolezza diversa di tale
manifestazione cogliendone il “carattere sostitutivo o anticipatorio”, e quindi transitorio e introduttivo alla
sessualità adulta, potrebbe aiutarlo a vivere con minore ansia e preoccupazione il fenomeno stesso.
La sessualità eterocentrata rimanda invece a quei comportamenti che portano i ragazzi a cercare i coetanei
dell’altro sesso, suscitando in loro interesse e cercando situazioni di contatto fisico e iniziale intimità,
preludio di rapporti sessuali a cui si stanno preparando anche psicologicamente.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 10. Identità di genere in adolescenza
I cambiamenti fisici e puberali comportano necessariamente un lavoro di ridefinizione del proprio ruolo in
termini maschili o femminili, anche in risposta ad attese sociali. Quella che viene chiesta e su cui il ragazzo
è chiamato ad impegnarsi è l’adozione di un comportamento che sia rivelatore di un’individualità maschile o
femminile. Accanto alla dimensione biologica, vi sono altre influenze a giocare un ruolo strutturale: la
famiglia, la scuola, i pari. Il raggiungimento di un’identità di genere non confusiva è sicuramente un
compito evolutivo primario nel periodo adolescenziale, spesso origine di profonde lacerazioni e ambivalenze
irrisolte.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 11. Gravidanza in adolescenza
La gravidanza in adolescenza si colloca sia per le femmine che i maschi sul confine fra il compito evolutivo
adolescenziale dell’acquisizione di un’identità di genere e quello adulto d’assunzione del ruolo genitoriale
Questa esperienza in tale fase di vita viene a collocarsi fra i comportamenti a rischio, in quanto espressione
di difficoltà nella costruzione della propria identità di genere.
A una sempre maggiore conoscenza e legalizzazione delle pratiche contraccettive non si accompagna però
un effettiva maturazione psicosessuale che consenta all’adolescente di cogliere tutte le implicazioni
coinvolte nell’attività sessuale.
Non necessariamente una gravidanza in adolescenza sarà in relazione alla mancanza d’informazioni sul
meccanismo di concepimento. Sono state individuate a questo proposito cinque diverse motivazioni alla
base della gravidanza in adolescenza:
- gravidanza come rito d’iniziazione (ovvero come ricerca d’ingresso nella vita adulta);
- gravidanza come segnale di allarme (ovvero come ricerca d’attenzione e richiesta d’aiuto);
- gravidanza come garanzia di status (ovvero come ricerca di un ruolo socialmente riconosciuto e approvato
dal gruppo d’appartenenza);
- gravidanza come bisogno d’identità (ovvero ricerca di una propria identità attraverso il bambino);
- gravidanza accidentale.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 12. Ripercussioni psicologiche dei cambiamenti fisici e della
maturazione sessuale: il fattore intrapersonale
Innanzitutto, si può parlare di un fattore intrapersonale, determinato dalla propria storia, dalle proprie
esperienze di vita che indirizzano e influenzano la valutazione e l’interpretazione che ogni singolo
adolescente darà ai cambiamenti che il suo corpo sta vivendo, facendogli vivere in modi molto diversi, più o
meno conflittuali e faticosi, tali cambiamenti. I visibili cambiamenti corporei cui i soggetti adolescenti
vanno incontro comportano paure e ansie. Tali paure possono portare l’adolescente a pensare di avere
qualcosa di anormale nel proprio aspetto fisico.
Per l’adolescente che sta vivendo tali disarmonie il vissuto provato è carico di effettive preoccupazioni e
sofferenze, spesso taciute e quindi ingigantite dal silenzio in cui vengono provate e pensate. Si è
insoddisfatti del proprio corpo e di come sta mutando, si desidererebbe cambiarne uno o più aspetti, ma
nello stesso tempo si è ben consapevoli dell’impossibilità o della difficoltà a cambiare davvero tali aspetti.
L’adolescente, pur tacendo il più delle volte le proprie paure circa difetti e anormalità colte nel proprio
corpo in mutamento, pensa che gli altri si accorgano di tali aspetti e, come lui, li ritengano anomali e
preoccupanti.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 13. Ripercussioni psicologiche dei cambiamenti fisici e della
maturazione sessuale: le differenze interindividuali
Un secondo fattore interessante è legato alle differenze interindividuali che si creano a partire da una diversa
velocità e collocazione temporale della maturazione fisica in atto: accanto infatti al livello della maturazione
fisica è importante considerare il confronto con i pari della stessa età.
La teoria di riferimento che studia gli effetti di tali differenze interindividuali è chiamata off-time hipothesis
e tematizza il tempo d’insorgenza puberale come potenziale fattore di rischio per quegli adolescenti che
sono “fuori tempo”, o perché in anticipo o perché in ritardo rispetto ai pari.
In particolare essere in anticipo sembra giocare un ruolo nelle ragazze che vivono in solitudine tale
esperienza e possono presentare in relazione a tale anticipo segnali di disadattamento sia internalizzato
(depressione, scarsa autostima, disturbi con la propria immagine corporea, disturbi alimentari) che
esternalizzato (uso di sostanze, tentato suicidio).
Anche per gli adolescenti maschi vale la off-time hypothesis: sebbene in modo meno marcato delle
coetanee, gli adolescenti sia precoci che in ritardo presentano problemi depressivi, emotività intensa, uso di
sostanze, problemi a scuola.
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Adolescenza e compiti di sviluppo 14. Ripercussioni psicologiche dei cambiamenti fisici e della
maturazione sessuale: il fattore culturale
Ulteriore aspetto importante è quello relativo al fattore culturale, ovvero al diverso significato che viene dato
ai cambiamenti fisici e allo sviluppo puberale nelle diverse culture.
Spesso i messaggi che investono a livello massmediale i nostri adolescenti propongono un’immagine di
corpo come luogo che rispecchia o dovrebbe rispecchiare l’identità della persona, che dice dei suoi valori,
delle sue appartenenze sociali, delle sue dimensioni interne.
La corporeità in adolescenza può essere diversamente vissuta e problematizzata, fra dimensioni ambivalenti
che vanno dall’annientamento, dalla negazione dell’avere un corpo, alla sua esaltazione o comunque
esibizione, al tentativo di modificazione e cambiamento.
In questa direzione è possibile rintracciare e collocare patologie quali l’anoressia e la bulimia, e pratiche di
modificazione momentanea o definitiva del proprio corpo quali il piercing e i tatuaggi.
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Adolescenza e compiti di sviluppo