Risultati della ricerca sulle emozioni in adolescenza
Le emozioni di base sono le più frequenti, con un incidenza particolare per felicità. L’elemento interessante è però dato dalla frequenza diversa per le emozioni di paura e tristezza in funzione del gruppo età. La paura è infatti l’emozione più tipica del preadolescente che vive tale stato emotivo a scuola, a casa, nelle relazioni amicali, nelle prestazioni intellettuali e sportive. Vi è in questa fase del ciclo di vita una maggiore sensazione di pericolo, di minaccia, che provengono sia dal mondo esterno sia dal mondo interno. È proprio la comparsa sul palcoscenico sociale, che implica visibilità mettersi in gioco esporsi alla valutazione degli altri, ciò che maggiormente procura ansia, agitazione, insicurezza. Tutto questo fa parte della normale crescita psicologica in età puberale: paura per ciò che non si conosce bene, timore di esporsi al giudizio negativo degli altri, di non essere all’altezza, di sbagliare e così via.
La “tristezza” è l’emozione più frequentemente riportata dagli adolescenti che hanno partecipato alla ricerca. Da un lato vi sono cause esterne che riguardano le vicende scolastiche e quelle affettive: non riuscire a scuola non provare motivazione e interesse per quanto gli insegnanti propongono, fallire in prove sportive, essere lasciati o non ottenere l’attenzione di persone affettivamente importanti sono fra i contenuti, maggiormente legati all’esperienza di tristezza.
Dall’altro lato, possiamo affermare che la tonalità emotiva malinconica connota, più in generale, l’esperienza degli adolescenti alle prese con l’elaborazione di quel cambiamento che li porterà a essere adulti, abbandonando la condizione protetta dell’infanzia. La tristezza, allora, viene provata senza che emerga una causa precisa, un antecedente ben definito, ma solo perché, più in generale, i ragazzi devono staccarsi dall’infanzia per proiettarsi in un futuro ancora indefinito.
L’analisi del contenuto dell’esperienza emotiva conferma l’importanza della sfera affettiva e relazionale, insieme a quella scolastica, quali antecedenti delle emozioni in tale periodo evolutivo.
Anche in questo caso l’aspetto interessante riguarda le differenze in funzione dell’età: si conferma un coinvolgimento importante con le vicende familiari per il preadolescente (vicende in grado di procurare emozioni a valenza sia positiva sia negativa), unitamente a quelle scolastiche, e con quelle affettivo sentimentali per gli adolescenti (i primi amori, le amicizie intense).
L’analisi degli indicatori del Se mette in luce come negli adolescenti sia più frequentemente presente un Se sociale cioè orientato alla visibilità delle proprie azioni.
Tra i maschi e le femmine non vi sono importanti differenze rispetto all’intensità delle emozioni di base e alla loro frequenza, ovvero al fatto che alcune vengano riportate in modo statisticamente più frequente di altre.
Le differenze riguardano la “durata” percepita dell’esperienza emotiva, che dalle femmine è riferita come maggiore rispetto ai maschi.
Il fatto che questa duri più a lungo può significare una maggiore propensione a riflettere sugli eventi.
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Dettagli appunto:
- Autore: Anna Bosetti
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Scienze dell'Educazione
- Corso: Scienze dell'Educazione
- Esame: Psicologia dell'educazione
- Docente: Ilaria Grazzani Gavazzi
- Titolo del libro: Adolescenza e compiti di sviluppo
- Autore del libro: E. Confalonieri, I. Grazzani Gavazzi
- Editore: Unicopli
- Anno pubblicazione: 2002
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