Riassunto di "De natura deorum" di Cicerone. Cicerone propone, nella consueta forma dialogica, le sue tesi sulla natura e l'esistenza degli dei. Chiamati in causa gli interlocutori nelle persone di Caio Cotta e Balbo, si disquisisce sulle tesi di Epicuro, Zenone e Carneade, e ci si interroga sulla natura divina degli dei e dei corpi celesti e sull'uomo come destinatario di tutto ciò che è stato creato.
"De natura deorum" di Cicerone
di Dario Gemini
Riassunto di "De natura deorum" di Cicerone. Cicerone propone, nella
consueta forma dialogica, le sue tesi sulla natura e l'esistenza degli dei.
Chiamati in causa gli interlocutori nelle persone di Caio Cotta e Balbo, si
disquisisce sulle tesi di Epicuro, Zenone e Carneade, e ci si interroga sulla
natura divina degli dei e dei corpi celesti e sull'uomo come destinatario di tutto
ciò che è stato creato.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Filosofia
Esame: Teorie della conoscenza morale1. Introduzione a "De natura deorum"
CICERONE E IL DE NATURA DEORUM
Nella concezione ciceroniana la filosofia è un sapere chiuso, e l'operazione filosofica una riscrittura
retoricamente orientata di un materiale preesistente. Il de natura deorum è costruito su un doppia antilogia:
nel 1° libro la teologia epicurea esposta da Velleio è confutata da Cotta. La teologia stoica esposta da Balbo
nel 2° libro è criticata da cotta nel 3°. La tecnica di discutere pro e contro una tesi è caratteristica della
dialettica, e in particolare di quella accademica, che molto contribuì nella formazione di Cicerone (C), ma
appare strettamente legata alla retorica già a partire dalla sofistica, e nella forma della controversia entrò a
far parte delle scuole di retorica. Nel libro C fornisce un' esposizione critica delle dottrine stoica ed epicurea
sulla natura divina.
I PERSONAGGI DELL'OPERA
Caio Velleio: teologia epicurea
Lucilio Balbo: teologia stoica
Caio Cotta: accademico, critica le 2 teologie. Era un personaggio storico ammirato da Cicerone per le sue
capacità oratorie (esiliato nel 90 tornò a Roma nell'82).
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"De natura deorum" di Cicerone 2. Data e contenuto "De natura deorum"
LIBRO 1: discorso di Velleio con: a) attacco alla teologia platonica e stoica - b) excursus su sistemi di
filosofia da Talete a Diogene - c) esposizione della teologia epicurea. Epicuro descrive gli dei come
aggregati risultanti dalla collisione fortuita degli atomi - la percezione della divinità deriva da immagini di
atomi provenienti da essa che colpiscono la mente umana. POi la natura divina è assolutamente felice perchè
non emotivamente coinvolta anche rispetto all'uomo. Qui dunque c'è polemica contro il panteismo
provvidenziale stoico, che identifica mondo e mente divina (= fuoco, principio che pervade il mondo).
L'universo e la vita umana appaiono organizzati dalla provvidenza degli dei secondo un disegno finalistico
(stoici).
LIBRO 2: dottrina stoica. a) dimostrazione dell'esistenza degli dei - b) descrizione della natura degli dei
dimostrando che a )il mondo e b) la vita umana sono oggetto della cura provvidenziale degli dei
LIBRO 3: Critica di Cotta alla teologia stoica.
Fonti: su Epicuro si pensa a Lucrezio e agli epicurei Fedro e Zenone di Sidone. Nel 2° libro si pensa al "peri
theon" di Posidonio. Nel 3° libro sembra esser Carneade, che però non lascio scritti...quindi un suo
intermediario come Clitomaco.
Data: il testo fu completato dopo la pubblicazione delle tusculanae disputationes. Stesura quindi tra il 45
a.c.e il 44 a.c. Si pensa comunque all'estate del 45. Il dialogo sembra invece collocarsi tra l'82 (data della
morte di Quinto Scevola, citata) e il 76 (perchè Cotta è ancora pontefice massimo e non console). Quindi
potremmo dire che è datato 76 a.c. Il testo ebbe particolare fortuna tra gli apologisti cristiani: lo citano
Tertulliano, Arnobio e Lattanzio.
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"De natura deorum" di Cicerone 3. "De natura deorum". Introduzione nel libro I
Nell'indagine sulla natura divina varie sono le opinioni degli uomini. I più dissero che gli dei esistono.
Protagora manifestò dubbio. Alcuni dissero che gli dei non esistono affatto. Ma coloro che sostennero che
gli dei esistono si trovano in una tale divergenza di opinioni! che sarebberi tantissimi da enumerare. Vi è
grande disaccordo soprattutto sulla domanda se gli dei sian del tutto inattivi non occupandosi di nulla e liberi
dal governo del mondo, o se tutto sia stato creato e ordinato da loro fin dal principio, e da essi sia governato
e mosso per l'eternità. Alcuni filosofi dissero che gli dei non han cura delle cose umane. Che senso ha la
religione in tale ottica? sparirebbero anche pietà e reverenza, mettendo a rischio i rapporti umani. Altri
filosofi dissero che tutto il mondo è diretto e governato dalla ragione degli dei, ed essi provvedono all'uomo;
essi pensano che molti fenomeni sian dono degli dei immortali. Carneade ha discusso spesso contro di loro,
visto che varie sono le loro opinioni. Perchè comunque C si è dedicato alla filosofia? Ritiene sia necessario
per il bene dello stato esporre la filosofia ai concittadini perchè concetti così importanti e famosi figurassero
anche nella letter latina. Molti di cultura greca dubitavano che si potessero esprimere in latino tali concetti
appresi dai greci. Lo spinse a scrivere anche la morte della figlia Tullia.
Poi Cicerone parla di quel metodo filosofico di discutere ogni argomento e non approvar nulla in modo
esplicito ( dialettico ) iniziato da socrate, ripreso da Arcesilao e rafforzato da Carneade, e ancor oggi
efficace. Dice che lui non pretende di conoscere tutta la filosofia, ma che spesso al vero son uniti molti
elementi falsi - da ciò consegue il principio secondo cui molti fatti sono probabili (gli scettici dicevano che è
impossibile distinguere le sensazioni vere da quelle false; esse posson dunque condurre alla sola
probabilità).
Ora Cicerone passa a esporre le opinioni dei filosofi sulla natura divina. Fa riferimento a una discussione
tenuta a casa di Caio Cotta, che lò invitò. C lo trova a discutere col senatore Caio Velleio, allora considerato
(secondo C) dagli epicurei massimo esponente dell'epicureismo romano. C'era anche Quinto Lucilio Balbo,
che ben conosce la filosofia stoica. Cotta ricorda che secondo Antioco gli stoici concordano di fatto coi
peripatetici e si differenziano solo nella terminologia. Ma Balbo dice che c'è differenza perchè i peripatetici
confondono il bene con l'utile, gli stoici li distinguono. Inizia Velleio su Epicuro.
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"De natura deorum" di Cicerone 4. "De natura deorum". Attacco a Platone
Inizia con una critica a Platone e dice che tanti sarebbero i punti da criticare. Il mondo non può essere
eterno, tutto è soggetto a dissoluzione. E poi chiede a platonici e stoici: perchè il vostro costruttore del
mondo è comparso all'improvviso dopo secoli? se il mondo non esisteva non c'eran i secoli. E perchè il dio
avrebbe dovuto ornare il cielo di stelle e luci? se per abbellire la sua dimora..allora prima viveva in un
tugurio? e di quale piacere può dilettarsi nel vedere la creazione? se fosse indispensabile non avrebbe potuto
restarne a lungo privo. E' stato forse il mondo fatto per gli uomini o per i saggi? ma nella vita i disagi sono
numerosi..stupido è chi ritiene che un essere immortale e felice sia sferico..in una cosa sferica che gira su se
stessa velocissimamente...dove posson esservi una mente ferma e una vita felice? se dite che la terra è parte
del dio, vediamo che vaste regioni sono inabitate. Se il mondo è dio dunque, le sue membra sono in parte
ardenti e in parte gelate? inoltre se qualcosa ci molesta nel corpo allora deve infastidire anche il dio?
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"De natura deorum" di Cicerone 5. "De natura deorum". Talete, Empedocle, Diogene
Ora espone le altre teorie. Talete di Mileto: l'acqua principio delle cose, ma dio fu la mente che formò la
realtà a partire dall'acqua. Ma se la mente può esistere di per sè senza corpo, perchè la ha aggiunta all'acqua?
Anassimandro: gli dei han un principio: nascono e muoiono a lunghi intervalli, e son molti. Ma possiam
concepire un dio non eterno? Anassimene disse che l'aria è dio e ha un principio, che è immensa e infinita e
sempre in movimento. Ma possiam concepire un dio senza forma? Anassagora dice che l'ordinata struttura
dell'universo è progettata e realizzata dalla razionalità di una mente infinita. Ma egli non si accorse che non
può esistere un movimento dotato di percezione e congiunto all'infinito....nè può esistere sensazione senza
che la natura colpita da essa diventi percettiva..mentre non riusciamo a comprendere una mente semplice e
non unita a nulla. Alcmeone di Crotone attribuì natura divina a sole, luna, astri e anima, non si rese conto di
dare l'immortalità a entità mortali. Pitagora ritiene che tutta la natura sia pervasa da un'anima di cui le nostre
anime sono parte, ma non vide che ciò smembra il dio, e che se qualcuno è triste allora una parte del dio
dev'esser triste. e se l'anima umana fosse divina, come potrebbe ignorare qualcosa? Senofane aggiunse
all'universo la mente e ritenne che fosse Dio perchè è infinito...ma nell'infinito nulla può esser dotato di
percezione! Parmenide fantasticò: dio come cerchio ininterrotto di luce e fuoco che cinge il cielo.
Empedocle dice divini i 4 elementi, ma è evidente che essi nascono e muoiono e non han percezione.
Protagora non ha idea. Democrito dice dei le immagini e i loro movimenti, la sostanza che emette le
immagini e il nostro pensiero. Poi quando nega che vi sia qualcosa di eterno non nega la possibilità
dell'esistenza di Dio? Diogene di Apollonia: l'aria ha natura divina. Anche Platone è pieno di
contraddizioni.. dice che dio è immateriale, ma ciò è incomprensibile perchè sarebbe privo di percezioni,
saggezza e piacere. Nel timeo e nelle leggi dice che son dio il mondo, il cielo, le stelle, la terra,le anime...
Dario Gemini Sezione Appunti
"De natura deorum" di Cicerone