Zenone e Carneade sulla natura degli dei
Cotta poi dice a Balbo: “siccome hai diviso il problema in 4 parti consideriamo la seconda. quando dici che niente è migliore del mondo, cosa intendi? più bello? più adatto a noi? più saggio non son d'accordo. Se sulla terra non c'è nulla di superiore alla nostra città non vuol dire che questa sia dotata di ragione o mente!! Se tu accetti il sillogismo di Zenone (ciò che è dotato di ragione è migliore di ciò che non lo è. Ma niente è meglio del mondo. Dunque il mondo è dotato di ragione), dimostrerai che il mondo legge un libro perfettamente, arrivando a dire che il mondo è colto se sostituisci colto a dotato di ragione”. Quindi anche Zenone non adduce veri argomenti per mostrare che il mondo è dotato di ragione. E se l'universo non è Dio, non lo son neppure le stelle, perchè il loro movimento regolare va solo attribuito alla natura. Se ammettiamo che son divini tuti i movimenti rischiamo di divinizzare anche la febbre. Dire che Dio esiste partendo dal fatto che se esiste qualcosa che l'uomo non può creare deve averlo fatto qualcuno d superiore è sbagliato. Non si definisce cosa si intende per migliore o superiore, o la differenza tra natura e ragione. I movimenti, le armonie, le nostre caratteristiche son fatte di natura ma non di un natura che procede secondo arte, ma che comunica movimento con i suoi moti e mutamenti. Essa mantiene la sua coesione grazie a una sua propria forza, non divina, e vi è in essa una specie di armonia che i greci chiamano sympàteia. Carneade poi partendo dall'idea che nessun corpo è immortale quindi nessun corpo eterno (nessun corpo può esser divino perchè soggetto a 2 accidenti: mutabile e mortale) arriva a dire che nessun vivente è immortale. “Voi come rispondete? poi dice che se ogni essere è divisibile in parti nessuno è indivisibile, quindi ogni vivente è divisibile...Se esistesse un corpo immortale non tutti i corpi sarebbero trasformabili..quindi ne consegue che ogni corpo è mortale. E ogni corpo è composto dai 4 elementi, che son tutti soggetti a distruzione. E se gli elementi di cui è composto un essere periscono, nessun vivente è eterno. Poi se percepisce il dolore è soggetto alla distruzione, quindi tutti i viventi son mortali, e non posson non avere preferemze e repulsioni verso ciò che minaccia di distruggerli. Quindi vi son innumerevoli fatti che consenton di dimostrare che non c'è niente che non abbia sensibilità e non perisca, perchè le sensazioni stesse (portate all'estremo come il dolore) sono mortali, e nessun vivente è privo di sensibilità dunque nessun vivente è eterno.
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Dettagli appunto:
- Autore: Dario Gemini
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Filosofia
- Esame: Teorie della conoscenza morale
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