Riassunti dei testi : "Tecnologia & Produzione" di Ernesto Chiacchierini - "Ricerca & Sviluppo" di Giorgio Sirilli - "Tecnologia Innovazione Operations" di Grando, Verona e Vicari.
I vari autori definiscono le funzioni, le caratteristiche, i modelli e la progressiva evoluzione dei principali sistemi produttivi, sistemi tecnologici e della Ricerca e Sviluppo (R&S) di cui viene effettuata una disamina all'interno del mondo accademico con riferimento all'apporto del MIUR ed in generale dell'Università italiana.
Cenni sul rapporto tra R&S, innovazione e crescita
Tecnologia, Produzione e Innovazione
di Moreno Marcucci
Riassunti dei testi : "Tecnologia & Produzione" di Ernesto Chiacchierini -
"Ricerca & Sviluppo" di Giorgio Sirilli - "Tecnologia Innovazione Operations" di
Grando, Verona e Vicari.
I vari autori definiscono le funzioni, le caratteristiche, i modelli e la progressiva
evoluzione dei principali sistemi produttivi, sistemi tecnologici e della Ricerca e
Sviluppo (R&S) di cui viene effettuata una disamina all'interno del mondo
accademico con riferimento all'apporto del MIUR ed in generale dell'Università
italiana.
Cenni sul rapporto tra R&S, innovazione e crescita
Università: Università degli Studi Roma Tre
Facoltà: Economia1. Ernesto Chiacchierini – Tecnologia & Produzione
La produzione è, in senso tecnico, l’attività che consente la combinazione e trasformazione di input (fattori
produttivi) in output (prodotti); in senso economico, è l’attività diretta ad ottenere, in termini di valore, un
output superiore agli input.
Input: fattori naturali (terra, acqua), riproducibili (macchinari, edifici) e del lavoro (diverse forme). Output:
beni (agricoli e industriali) e servizi.
La produzione nasce per soddisfare i bisogni umani, e le regole per decidere quali beni e servizi produrre
variano a seconda del quadro istituzionale, ma sono riconducibili a 2 modelli:
- Il mercato, che opera attraverso un sistema di prezzi: qualità e quantità dipende dalla domanda (che a sua
volta può dipendere dalla pubblicità);
- La pianificazione economica, propria delle economie pianificate: qualità e quantità regolate dallo Stato.
Tuttavia vi sono alcuni beni e servizi che sono sempre regolati dall’autorità pubblica (indispensabili o di
supporto all’attività privata: difesa, istruzione).
Matrici degli input e degli output ed analisi delle interdipendenze strutturali
Un sistema di produzione (genealogia della produzione o processo produttivo, ad albero (analisi delle
interdipendenze strutturali, cioè rapporti input-output) o a matrice (colonne con le fasi, righe con i singoli
input e output)) è costituito dall’intreccio di 2 sottosistemi: complesso di mezzi e unità operatrici che
determinano la trasformazione fisica del prodotto; complesso di mezzi che assicurano il flusso dei
componenti nel processo produttivo, fino al prodotto finito.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 2. Funzione di produzione
Serve a rappresentare il sistema produttivo, dato che il metodo delle interdipendenze strutturali è
difficoltoso. È una f matematica che consente di determinare il max output data una quantità di input;
all’aumentare degli input, l’output cresce o rimane immutato (non decresce); ogni data quantità di bene
(output) può essere prodotta con diverse combinazioni di fattori produttivi (tecniche).
La funzione di produzione rappresenta inoltre la dinamica del cambiamento tecnologico, cioè il processo
attraverso il quale una nuova tecnologia rimpiazza una vecchia; Modello di Salter: nuove conoscenze
conducono a nuove funzioni di produzione, ognuna migliore della precedente (ossia meno input per produrre
un certo output); si tratta del progresso tecnico.
Il rapporto tra il singolo input e output prende il nome di “coefficiente tecnico”, che può essere fisso (esiste
una sola tecnica di produzione, con rischi di input in eccesso o scarsi (che limiterebbero l’output) e variabile.
Il rapporto tra input impiegati e output ottenuti prende il nome di “coefficiente di rendimento” del processo
produttivo, con 3 possibilità: crescenti (economie di scala), decrescenti e costanti.
Il progresso tecnico può essere determinato da: impiego di nuove materie prime e/o nuovo processo
produttivo, ampliamento del mercato, nuova organizzazione del lavoro e della produzione.
Economie di scala e progresso tecnico sono concetti strettamente interconnessi: economie di scala si
verificano a volte (e in parte) in presenza di progresso tecnico, che a sua volta viene favorito da rendimenti
crescenti. Effetti simili al progresso tecnico si hanno nel learning by doing (apprendimento attraverso
l’esperienza).
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Tecnologia, Produzione e Innovazione 3. Funzione di produzione aggregata
A livello macroeconomico si pongono problemi di applicazione per la f di produzione. Qui il prodotto è il
PIL, che è f di capitale, lavoro e tempo (per ogni tempo t, il PIL è f di K e L). Si rappresenta attraverso il
sistema di isoquanti; gli isoquanti, curve di eguale produzione, rappresentano i punti che danno le quantità
dei fattori di produzione che sono tecnicamente equivalenti per ottenere una data quantità di prodotto.
Tutto ciò con lo scopo di individuare la parte di aumento del PIL dovuta al maggior impiego di input e
quella dovuta al progresso tecnico e organizzativo. Variazioni dei prezzi dei fattori produttivi determinano
movimenti lungo l’isoquanto, mutamenti indotti dal progresso tecnico determinano spostamenti
dell’isoquanto.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 4. Utilizzo microeconomico della funzione di produzione
La tecnica che in un dato momento si rivela la migliore è quella che tiene conto delle condizioni sia tecniche
che economiche, e consente costi minimi in termini di f di produzione e prezzi relativi vigenti in quella data
(la mietitrice, inventata nel 1830, è stata adottata solo dal 1850 dai piccoli agricoltori del Middle West (Usa)
poiché è da quella data che i salari resero conveniente l’acquisto della mietitrice).
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Tecnologia, Produzione e Innovazione 5. Utilizzo della funzione di produzione aggregata nell’analisi del
progresso tecnico
Attraverso analisi di correlazione è stato sostenuto che il miglioramento delle tecniche di produzione
(progresso tecnico) è causa importante (assieme alle economie di scala) dei miglioramenti della produttività
(intesa come rapporto tra output e K+L utilizzati per produrre quel dato output; si può scindere tra
produttività del lavoro e produttività del capitale). Solow in uno studio pionieristico (1957) individuò che il
progresso tecnico aveva contribuito al 90% all’aumento della produttività del lavoro verificatasi negli Usa
tra il 1909 e il 1949; il restante 10% era attribuito all’accumulazione del capitale.
Alcuni studiosi (Pasinetti) interpretavano questo risultato come indicazione di scarsa importanza dei
movimenti nella f di produzione; altri (Griliches, Denison) dimostravano che lo studio restava un utile
strumento di analisi statistica qualora si aumentasse il numero dei fattori, si specificassero meglio e si
tenesse conto dell’aumento nel tempo della qualità del lavoro (per la diminuzione delle ore giornaliere,
aumento dell’istruzione…) (per questi studiosi, infatti, l’aumento della produttività del lavoro era in gran
parte attribuibile all’aumento della sua qualità e alle economie di scala).
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Tecnologia, Produzione e Innovazione 6. Considerazioni e critiche all’analisi neoclassica
I limiti della formalizzazione neoclassica della funzione di produzione evidenziano:
1) Generalizzazioni: abbandono dell’ipotesi che il progresso tecnico riguardi tutti i beni capitali esistenti, a
prescindere dalla loro età (progresso tecnico disincorporato; es.: nuova distribuzione delle macchine),
piuttosto che i soli beni capitali nuovi (incorporato; es.: nuove macchine). Quando il progresso tecnico
consiste in un flusso continuo di invenzioni incorporate, i beni capitali in dotazione all’economia all’inizio
di un certo periodo sono raggruppabili in un certo numero di tipi (annate o vintages) a seconda del periodo
in cui sono installati, e per ognuno resta definita una specifica f di produzione; tuttavia l’esistenza di beni
capitali che incorporano vecchie tecnologie diventa un impedimento alla diffusione di nuove tecniche
quando le imprese riescono a influire sui prezzi dei loro prodotti (in modo da mantenere profittevoli i vecchi
beni capitali) e quando vi siano ostacoli alla mobilità delle risorse impiegate con i vari beni capitali.
2) Superamenti: la teoria neoclassica è superata dalla teoria del progresso tecnico basato sul principio del
learning by doing: la scelta della tecnica di produzione non è istantanea e arricchita nel tempo da progresso
esogeno, bensì a tentativi che si aggiusta sulla base dell’esperienza produttiva.
Le conseguenze esterne del cambiamento tecnologico
Sono conseguenze negative, del progresso, su alcuni gruppi di persone a fronte di miglioramenti delle
condizioni di vita di molte altre. Si valutano costi e benefici sociali derivanti dall’introduzione di una
innovazione. E’ uno studio tipico della teoria evolutiva.
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Tecnologia, Produzione e Innovazione 7. Progresso tecnico ed occupazione
In tempi di recessione economica si accusa l’innovazione tecnologica di causare disoccupazione (1820-
1840, anni Ottanta del diciannovesimo secolo, anni Trenta, Ottanta e Novanta del ventesimo secolo). Molti
studiosi hanno dibattuto su tale argomento nel corso del tempo, ma il discorso non può considerarsi esaurito
per 3 motivi: il ritmo esplosivo con cui continua a procedere l’innovazione tecnologica; l’ampiezza dei
mutamenti socioeconomici; il permanere di una pesante disoccupazione, particolarmente in Europa.
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Tecnologia, Produzione e Innovazione 8. Scuole di pensiero economiche: Economia preclassica
Inizia coi mercantilisti (studiosi attratti dai problemi del commercio estero e delle valute) per cui il
progresso tecnico (“le semplificazioni delle arti”) era visto con preoccupazione per le conseguenze
sull’occupazione (le macchine sostituivano la manodopera), cosicché le legislazioni furono spesso restrittive
riguardo l’uso dei macchinari. James Steuart (1767) spiega come l’improvvisa meccanizzazione possa
condurre ad una temporanea disoccupazione (precedendo di 50 anni Ricardo); riconosceva effetti positivi
nel lungo periodo (aumento dell’occupazione nelle fabbriche di produzione dei macchinari e riduzioni di
prezzo), ma non credeva che i mercati si equilibrassero sempre.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 9. Scuole di pensiero economiche: Economia classica
Si basa sul laissez-faire, libero commercio e concorrenza; l’introduzione di nuove tecnologie avrebbe
apportato meccanismi compensativi sull’occupazione, con grandi effetti sull’economia. Tuttavia Ricardo
sosteneva che macchine che riducessero la manodopera provocassero disoccupazione, ferme restando le
riserve dovute all’esistenza dei meccanismi compensativi (sostenuti successivamente anche dai neoclassici),
comunque né istantanei né automatici (che richiedevano ai Governi misure che costringessero la gente a
cercare lavoro e scoraggiassero la disoccupazione volontaria). Vi furono comunque scontri tra proprietari e
lavoratori fino alla rivolta contro i macchinari e alla loro distruzione.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 10. Scuole di pensiero economiche: Economia neoclassica
1870-1914 (perché i problemi di disoccupazione degli anni 1880 e 1890 furono tali da stimolare attente
riflessioni). Beveridge: la causa della disoccupazione è l’incapacità del mercato di assorbire interamente la
maggior produzione risultante dal cambiamento tecnico e l’offerta di capitale insufficiente ad assorbire la
manodopera sostituita; ma il meccanismo dei prezzi di mercato avrebbe messo a posto entrambi (si accetta
la legge di Say). Vedono il cambiamento tecnologico come lento e graduale, non improvviso o
rivoluzionario, cosicché la disoccupazione che ne scaturisce non avrà niente a che fare col cambiamento
tecnologico stesso.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 11. Scuole di pensiero economiche: Economia Keynesiana
La tesi neoclassica poteva essere accettata per il periodo ante Grande Guerra, ma nel periodo tra le guerre
divenne irrealistica; Keynes afferma che la legge di Say non è valida in regime di sottoccupazione, e che il
sistema economico non è automatico; attacca il laissez-faire sostenendo la necessità di una gestione attenta
ed invoca la socializzazione dell’investimento.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 12. Scuole di pensiero economiche: Economia strutturalista
Schumpeter accomuna disoccupazione ciclica e disoccupazione tecnologica; quest’ultima si collega con
l’innovazione, ed è quindi ciclica. Si riferisce ai cicli lunghi (mezzo secolo), che definisce Kondratiev, degli
1820 e 1880; questo perché, a suo parere, il processo di diffusione di una nuova importante tecnologia
richiede decenni, e non mesi o anni (ferrovia, energia elettrica, motore a scoppio, computer, che introducono
nuovi beni strumentali, materiali, profili professionali, norme, organizzazione aziendale). Gli strutturalisti
credono che le nuove tecnologie hanno origine molte decine di anni prima di venire largamente adottate, e
non nella depressione immediatamente precedente.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 13. Progresso tecnico e sviluppo ambientale sostenibile
Gli effetti negativi esterni, ambientali, dell’industrializzazione e della tecnologia (pesticidi, gas nocivi,
scarichi, scorie), interessano il benessere mondiale.
Lo sviluppo economico è caratterizzato da una serie di traiettorie tecnologiche (“nuovi paradigmi”
tecnoeconomici) interrelate economicamente (es.: petrolio – produzione di serie – uso dell’automobile), con
conseguenze anche negative finché la traiettoria di crescita raggiungerà i suoi limiti (es.: trasporto a cavallo,
rete ferroviaria, trasporto su strada e per via aerea; c’è il cambio ogni volta che una rete tecnologica è
satura). Tuttavia, a volte i costi ambientali sono superiori ai benefici, e occorre un cambiamento del
paradigma tecnoeconomico indirizzato verso una modernizzazione ecologica basata su risparmio energetico
e prodotti e processi puliti, ossia principi di sviluppo ambientale sostenibile (modello di crescita basato su
prossimità e flessibilità (si ottengono con modello di commercio internazionale con maggiore integrazione e
trasferibilità, e con lavorazione delle materie prime vicino al luogo di estrazione) anziché mobilità (si riduce
usando le ICT) e specializzazione).
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 14. Progresso tecnico ed evoluzione economica
Il progresso tecnico è, dal punto di vista economico, l’acquisizione di conoscenze che consentono di
impiegare nuovi processi produttivi e ottenere nuovi beni (sia di consumo che mezzi di produzione), ed è il
risultato di invenzioni e innovazioni; varia da Paese a Paese (nel passaggio da uno ad un altro); il tasso di
sviluppo è maggiore, storicamente, prima in UK, poi Germania, poi Usa, ora Giappone; i settori sono stati il
carbone, l’acciaio, le ferrovie, poi l’elettrotecnica, poi i polimeri con le materie plastiche, le gomme
sintetiche e le fibre sintetiche, poi l’elettronica e le comunicazioni; i settori trainanti in un periodo possono
trovarsi indietro nel periodo successivo.
Schumpeter: l’invenzione, scoperta di una tecnologia potenzialmente utile, era un’esternalità (variabile
esogena) che gli industriali assorbivano dall’esterno (fuori dal proprio sistema di lavoro) e facevano propria
sfruttandola.
Schmookler: l’invenzione è endogena, con i periodi di sviluppo tecnologico che stimolavano invenzioni e
produzione di nuovo sviluppo tecnologico.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 15. Aspetto finanziario dell’evoluzione tecnologica
Aspetti finanziari: le nuove invenzioni non sono di per sé sufficienti a provocare il progresso tecnologico;
serve disponibilità di capitale (per passare dall’invenzione-innovazione allo sfruttamento vantaggioso, e per
Galbraith solo le grandi spa hanno le liquidità necessarie), e qualora tale fabbisogno superasse i limiti
dell’industria privata dovrebbe intervenire il governo per finanziare gli sviluppi tecnologici maggiormente
rilevanti. Freeman (1962): per sopravvivere in un’industria che attraversa un rapido sviluppo tecnologico è
necessario un volume minimo di risorse per R&S. Mansfield: nel suo studio (Usa) nota che la spesa per
R&S cresce costantemente, varia da industria e industria (e anche all’interno della stessa), la variazione di
spesa diminuisce.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione 16. Aspetto dell’organizzazione industriale dell’evoluzione
tecnologica
Aspetti dell’organizzazione industriale: le nuove tecnologie causano concentrazione di risorse produttive,
quindi la formazione di grandi aziende. A riguardo Bain (1968) studia gli Usa del periodo 1870-1960 e nota
tre intervalli temporali, con una concentrazione differente in ognuno di tali periodi: prima rapida nelle
industrie manifatturiere (1870-1905), poi rapida in quelle di servizi (1905-1935), infine più lenta (1935-
1960), con le seguenti possibili cause: considerazioni tecnologiche (nuove tecnologie favoriscono economie
di scala), promozione delle vendite (servono mercati estesi, quindi integrazione verticale), considerazioni
monopolistiche (impulso al controllo dei mercati e riduzione della concorrenza), spinta ad innalzare barriere
(per impedire ingressi), operazioni finanziarie. Le concentrazioni vengono contrastate con: legislazioni
antitrust (Regolamento CEE 4064/89), desiderio di conservare indipendenza nelle operazioni commerciali,
crescita del mercato, nazionalismo economico (es.: formare imprese pubbliche molto grandi in risposta alla
concentrazione privata (ICI industria chimica inglese)). Una conseguenza della concentrazione fu la
fabbricazione fatta direttamente all’estero, cioè trasferendo tecnologia anziché prodotti.
Le organizzazioni si sono via via adeguate, nel corso del tempo, con diversi tipi di organizzazione: nazionale
(quando le barriere al commercio internazionale erano troppo elevate, attenzione posta sulle sole occasioni
locali), multinazionale (federazione di imprese decentrate, ossia, cadute le barriere, si decentrano filiali che
agiscono in base al territorio in cui operano), internazionale (federazioni d’imprese coordinate, ossia
decisioni decentralizzate, ma con prodotto internazionale (Usa, anni 50 e 60)), globale (prodotti standard su
tutto il mondo, considerato mercato unico (Giappone, anni 60 e 70)), transnazionale (flessibilità alle
esigenze locali, competitività globale, apprendimento a livello internazionale per innovazione su scala
mondiale (anni 90)).
Moreno Marcucci Sezione Appunti
Tecnologia, Produzione e Innovazione