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L’intervento pubblico per la R&S


L’obiettivo prioritario della R&S finanziata dallo stato è quello di arricchire la base scientifica del Paese sostenendo le attività delle università, degli enti pubblici e delle imprese, incoraggiando l’esplorazione di nuove e promettenti aree scientifiche e tecnologiche e creando le condizioni per la formazione delle nuove competenze professionali. Le priorità assegnate agli obiettivi della ricerca pubblica sono mutate nel tempo: difesa nel secondo dopoguerra, energie negli anni 70, ambiente negli 80, competitività del sistema economico nei 90, società della conoscenza negli anni successivi.
La legittimazione sociale e politica della R&S si basa sui ritorni in termini di salute dell’uomo, ma soprattutto di crescita economica (i fallimenti del mercato, ossia sottodimensionamento dell’investimento nei processi innovativi (cause: imperfetta appropriabilità dei risultati della ricerca, cosicché il ritorno economico non giustifica il costo; elevato rischio insito nei progetti di R&S), spingono lo stato a intervenire per portare tale investimento al suo livello ottimale) e generazione di posti di lavoro; tuttavia ciò comporta il rischio di appiattimento delle politiche pubbliche su obiettivi di breve periodo e non su altri di lungo periodo quali la dimensione culturale, sociale e civile.
Interventi che lo stato può svolgere: istituzione del sistema di proprietà intellettuale, esecuzione della ricerca nelle strutture pubbliche a beneficio dell’intera collettività, finanziamento della R&S delle imprese mediante progetti specifici o incentivi fiscali, commesse pubbliche di beni e servizi ad alta tecnologia, istituzione di premi per la realizzazione di invenzioni. I finanziamenti diretti hanno vantaggi (visibili nel bilancio dello stato, selettivi, discrezionali per l’autorità politica) e svantaggi (favoriscono le imprese che avrebbero comunque investito in R&S, elevati costi amministrativi, tempi lunghi tra proposta e finanziamento); gli indiretti mediante sgravi fiscali hanno anch’essi vantaggi (meno visibili nel bilancio dello stato e quindi approvabili più facilmente, automatici e semplici, bassi costi amministrativi, poca discrezionalità all’autorità politica) e svantaggi (favoriscono le imprese che avrebbero comunque investito in R&S, non efficaci verso le imprese giovani e piccole che hanno bilanci tendenzialmente in passivo per cui non possono ricevere benefici parametrati ai profitti).
Oltre ai fallimenti del mercato vi sono i fallimenti di sistema, una serie di fallimenti nella disponibilità di infrastrutture adeguate, nella transizione dai vecchi ai nuovi regimi tecnologici, nelle strutture istituzionali a fornire un sostegno all’attività innovativa. Per questi, i governi non possono limitarsi a finanziare la R&S, devono avviare iniziative coordinate di miglioramento della capacità di distribuzione delle conoscenze nel sistema innovativo nazionale attraverso misure quali diffusione e trasferimento di tecnologie, istruzione e formazione avanzata, attività regolative (standard di qualità, burocrazia) volte a promuovere la nascita di imprese spin-off della ricerca (che trasferiscono sul mercato i risultati e le tecnologie sviluppate nella ricerca), a facilitare partnership pubblico-private, a intensificare lo sfruttamento dei risultati della ricerca.

Tratto da TECNOLOGIA, PRODUZIONE E INNOVAZIONE di Moreno Marcucci
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