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Il governo della R&S in Italia


Primo passo nel 1963 con l’istituzione del ministro incaricato del Coordinamento delle politiche pubbliche per la ricerca, ma con scarsi poteri e assenza di autonomia patrimoniale; contemporaneamente si rafforzava la funzione di rappresentatività della comunità scientifica da parte del Cnr (Consiglio nazionale delle Ricerche), e di esecuzione e finanziamento della ricerca. Si creava così un dualismo istituzionale, risolto nel 1989 con la creazione del ministero per l’Università e la ricerca scientifica e tecnologica (Murst), che indirizza le attività mediante il Programma nazionale di ricerca (Pnr) nei confronti degli enti e delle istituzioni che rimangono di pertinenza degli altri ministeri “tematici”, svolgendo un effettivo ruolo di coordinamento. Nel 2001 si ricompone al ministero della Pubblica istruzione e viene trasformato in ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur), che definisce le priorità nazionali della ricerca, vigila sul sistema universitario e sugli enti di ricerca (Cnr, Infn, ecc.), gestisce alcuni strumenti legislativi per il supporto della ricerca delle imprese e delle istituzioni pubbliche e private. Nel 1998 viene creata una commissione permanente “ricerca e innovazione” all’interno del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), col compito di favorire il coordinamento e l’integrazione degli interventi e l’istituzione di organismi consultivi di valenza generale (Comitato di esperti per la politica scientifica, Comitato di indirizzo e valutazione della ricerca, ecc.).
L’istituzione del Murst aveva individuato un proprio spazio d’azione nell’interazione tra la programmazione delle attività (Pnr), l’autonomia scientifica dei soggetti esecutori e la valutazione dell’esercizio delle funzioni attribuite, prevedendo il decentramento della gestione del sistema scientifico pubblico e assegnando alle università e agli enti pubblici di ricerca una maggiore autonomia nelle decisioni strategiche e nell’attuazione dei programmi, riservando al ministero il compito di indirizzo e controllo. Tuttavia questo modello fallì a causa di impedimenti istituzionali (riluttanza da parte degli altri ministeri a condividere le proprie competenze in materia di ricerca col Murst), procedurali (incapacità della struttura del ministero di attuare i nuovi compiti causa mancanza di personale dotato di competenze tecniche necessarie e imparziale; complessità delle procedure per la selezione e il finanziamento di progetti di R&S che scoraggiano le piccole e medie imprese dal proporli) ed economici (scarsezza e incertezza delle risorse finanziarie che impediscono l’attuazione di programmi elaborati dal ministero).
Per la modifica del Titolo V della Costituzione la ricerca è materia concorrente per le Regioni (possono promuovere la ricerca con risorse proprie e finanziamenti europei), che potrebbero quindi reclamare la propria autorità sui laboratori pubblici localizzati sul proprio territorio, comportando così un frazionamento della rete di ricerca pubblica con grave pregiudizio per la sua sopravvivenza. Sarebbe opportuno rivedere tale modifica.

Tratto da TECNOLOGIA, PRODUZIONE E INNOVAZIONE di Moreno Marcucci
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