Riassunto del libro "Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione". L'avvento della società elettronica apre le porte alla democrazia continua, che si propone di stimolare una partecipazione attiva del cittadino alla vita politica. Pro e contro dei sondaggi elettronici, della biometria e della frammentazione del politico nello spazio e nel tempo dei nuovi media.
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione
di Mario Turco
Riassunto del libro "Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della
comunicazione". L'avvento della società elettronica apre le porte alla
democrazia continua, che si propone di stimolare una partecipazione attiva del
cittadino alla vita politica. Pro e contro dei sondaggi elettronici, della biometria e
della frammentazione del politico nello spazio e nel tempo dei nuovi media.
Università: Università degli Studi di Salerno
Facoltà: Scienze della Comunicazione
Esame: Comunicazione politica
Titolo del libro: Tecnopolitica. La democrazia e le nuove
tecnologie della comunicazione
Autore del libro: Rodotà
Editore: Laterza
Anno pubblicazione: 20041. Democrazia continua di oggi, cittadini attivi e informazione
In un tempo in cui le tecnologie dell’informazione e della comunicazione ridisegnano la politica, qual è il
destino della democrazia?
Lo schema analitico più consueto è quello che contrappone la democrazia rappresentativa, come forma
assunta dalla democrazia dei moderni, e la democrazia diretta, come opportunità offerta dalle nuove
tecnologie. Dal punto di vista dei cittadini, queste due forme di democrazia hanno un tratto comune: la
partecipazione intermittente dei cittadini; sia che questi debbano prendere decisioni o scegliere i propri
rappresentanti, la loro presenza è periodica, scandita temporalmente e incardinata in pochi luoghi ufficiali.
Quella che si delinea oggi è invece una democrazia continua, in cui i cittadini possono farsi sentire in
qualsiasi tempo e luogo, protagonisti del gioco politico. I segni di questa democrazia continua sono davanti
a noi: possibilità di incontro in rete, continuo accesso alle informazioni, sondaggi per l’ascolto continuo dei
cittadini, maggiori occasioni di dialogo tra elettori ed eletti, referendum elettronici che permettono
consultazioni continue, campagna elettorale permanente.
Il problema diviene allora riuscire a dirigere la tecnologia verso una democrazia in cui i cittadini siano
davvero attivi, in grado di partecipare effettivamente ai processi di decisione; e la risposta dipende dal modo
in cui viene costruito il contesto istituzionale. La via plebiscitaria si presenta più facile da percorrere,
semplificando il contesto esistente, in cui si arriva ad una mera conferma di decisioni già prese; più
complesso si presenta l’uso della tecnologia per innovare il funzionamento della politica, non risolvendosi in
un semplice populismo: serve una allora cultura politica rinnovata.
Facendo un paragone tra le democrazie di Atene e Sparta (quest’ultima definita per acclamazione), si
comprende come la democrazia non possa essere ridotta solo al momento del voto finale, che chiude un
procedimento di decisione o un periodo elettorale; è la conoscenza che si presenta come una condizione
necessaria per l’avvio dello stesso processo democratico. I momenti deliberativi devono essere preceduti da
una fase di informazione.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione 2. Impresa e democrazia. Politico come prodotto
Una delle questioni più spinose della democrazia moderna riguarda il modo di colmare il vuoto tra una
elezione e l’altra, di interrompere il silenzio dei cittadini; e l’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione
elettronica sembra dare ai cittadini la possibilità di intervenire in qualsiasi momento nel processo politico.
Da anni viviamo un processo di trasformazione profonda dei nostri sistemi; la novità oggi sta nella
percezione collettiva di questo processo, nella sua ampiezza, nella molteplicità degli strumenti tecnici
adoperati e nella loro progressiva integrazione; si crea un universo sempre più dominato dalla logica
digitale, nella quale si assiste ad un uso congiunto dei diversi nuovi mezzi a disposizione.
Nella sua storia, la democrazia non ha mai avuto un modello immutabile, ma anzi è soggetta al
cambiamento; si è passati così dalla democrazia delle élites a quella dei partiti di massa, poi a quella del
pubblico o dell’opinione. Questo processo può essere analizzato come una inclusione progressiva di un
numero crescente di cittadini, e una ridefinizione del loro stesso ruolo.
Cambiano i luoghi della politica tradizionale, si passa dalla rappresentanza all’autorappresentazione, con il
popolo chiamato ad esprimersi tramite referendum elettronico, scavalcando il ruolo del Parlamento.
La tecnopolitica attinge i suoi modelli dal mondo della produzione e del consumo, e l’offerta politica è
assimilata a quella dei prodotti e dei servizi. L’evoluzione dei mezzi di comunicazione (in particolare del
sistema televisivo) ha determinato una sorta di unificazione delle diverse sfere della cultura, dello
spettacolo, della politica e del commercio. Gli uomini politici preferiscono comparire nei programmi più
popolari, dove la politica si mescola con altri generi; l’informazione politica è sempre più intrattenimento.
L’uomo politico appare come un prodotto tra gli altri, giudicato con criteri del mondo dei consumi; la sfera
pubblica perde la sua separatezza e autonomia, e la politica è sempre più presentata come una delle tante
merci.
Si pone una nuova questione, sulla possibilità di coesistenza fra logica imprenditoriale e democrazia; la
prima tende ad impadronirsi anche di strumenti che, come internet, sono nati all’insegna della logica
opposta, quella di libertà.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione 3. Culto dell'immagine in politica. Perot e Berlusconi
Negli ultimi anni, soprattutto in occasione delle elezioni, nel mondo si sono moltiplicati i casi che hanno
reso evidente come l’impiego delle nuove tecnologie della comunicazione modifichi non soltanto il rapporto
tra politici e cittadini, ma incida sulla natura stessa dei sistemi politici. Nel 1992 Ross Perot ha legato la sua
candidatura alle elezioni presidenziali americane all’ipotesi di una Electronic Townhall, grande e
permanente assemblea elettronica, e ha rapidamente imposto la sua immagine tramite i media; così un
candidato prima sconosciuto è riuscito a raggiungere il 18.9 % dei consensi; la sua candidatura era stata
annunciata durante un programma televisivo. Prima di questa vicenda c’era stata in Brasile l’elezione di
Fernando Collor De Mello, personaggio anch’esso creato dai media. L’influenza determinante di un impero
televisivo nella creazione e nel successo di una candidatura ha poi catturato l’attenzione di tutto il mondo
con la vittoria di Silvio Berlusconi alle elezioni italiane del 1994.
In Italia il cambiamento politico e istituzionale è stato accompagnato e favorito da novità rilevanti
nell’organizzazione e nella comunicazione politica; diviene lampante come la tecnopolitica possa
influenzare l’esito delle elezioni.
Gli slogan United We Stand di Perot e Forza Italia di Berlusconi sono simili, con lo stesso appello diretto ai
cittadini; entrambi i leader appaiono come il nuovo che avanza senza mediazioni. Ma le analogie terminano
qui: Perot non possiede un impero mediatico, e prima dell’annuncio della sua candidatura è sconosciuto
all’opinione pubblica. Berlusconi, invece, è un imprenditore affermato; rappresenta il successo nella vita
economica, si propone come innovazione rispetto al vecchio ceto politico, dal quale si distingue
profondamente. La logica della personalizzazione, il culto dell’immagine, l’impiego massiccio dei mezzi
della tecnopolitica da lui introdotti nel sistema italiano hanno fatto sì che questo si modificasse
irreversibilmente.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione 4. Pubblico e privato. Infotainment e spettacolo della politica
Si è molto enfatizzata la facilità con la quale è stato possibile convertire una parte di una organizzazione
imprenditoriale (Fininvest) in una organizzazione politica (Forza Italia). La distinzione tra sfera pubblica e
privata viene messa in discussione, con la seconda che penetra nel mondo dell’economia; tutto appare
riducibile a merce, e le prove di questo processo si possono cogliere proprio nel sistema della
comunicazione. L’uomo politico migra dai luoghi deputati all’informazione a quelli dello spettacolo, del
talk-show; il neologismo infotainment cancella in confine tra informazione e intrattenimento, in un universo
in cui la politica è tutt’uno con i meccanismi del consumo. I campi sono contaminati; persino il TG di Studio
Aperto, nel maggio 1994, trasmetteva un servizio in cui si miscelavano la vittoria della Coppa dei Campioni
da parte del Milan con il voto di fiducia del Senato al governo, mettendo in luce la doppia vittoria di
Berlusconi.
Le grandi reti televisive riducono il tempo dedicato alla politica; le conventions politiche, prima veri e propri
eventi mediatici per numero di spettatori, perdono audience, poiché si sono trasformate in pure
manifestazioni di ratifica dei risultati già acquisiti attraverso le primarie. Quello che si perde in audience,
però, può essere recuperato al momento dei sondaggi.
I grandi riti della politica hanno dovuto accettare la scansione sociale del tempo imposta dalla
programmazione televisiva; la funzione dei parlamenti sopravvive in piccoli spazi all’interno delle
trasmissioni, in una società che organizza e articola i suoi spazi secondo le tecniche della pubblicità.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione 5. Videocrazia e cittadini. Politica come slogan
Seguendo i mutamenti dei sistemi politici legati alla diffusione delle nuove tecnologie, si parla ormai
comunemente di videocrazia, teledemocrazia e sondocrazia; il problema è capire se queste tecnologie
possano portare maggiore libertà o controllo.
Il conformismo di massa, una politica di fazione e di isolamento sono solo alcuni dei pericoli in cui la
politica e la democrazia potrebbero incorrere; tutto dipende dalla scelta dei mezzi di comunicazione
elettronici. Se usati saggiamente, questi ultimi possono allargare la partecipazione a dibattiti e decisioni; se
usati invece impropriamente, trasformano i cittadini in spettatori passivi, cancellano le decisioni collettive e
ignorano la diversità degli individui, sostituendola con una indifferenziata opinione di massa.
La tesi della neutralità della tecnologia, importante per sottolineare le responsabilità di chi la adopera,
trascura il fatto che il ruolo di una tecnologia deriva anzitutto dalla sua forma e le sue modalità d’uso.
Nel passaggio da una comunicazione verticale, con aspetto autoritario e l’ascolto passivo dei destinatari, a
una orizzontale, con la possibilità di essere interlocutori attivi, muta la qualità della comunicazione. La
televisione cambia la politica, obbligando i suoi utilizzatori a tempi e linguaggi diversi; la comunicazione
politica si riduce a puro slogan, con una sempre maggiore banalizzazione dei contenuti. Alla trasformazione
della politica si accompagna la sostituzione dei protagonisti, con la possibilità di intervento diretto dei
cittadini che mette in discussione il ruolo della stessa istituzione parlamentare.
Le innovazioni tecnologiche si manifestano in una fase storica nella quale le tradizionali forme della
democrazia rappresentativa appaiono sempre più insidiate da un crescente distacco dei cittadini; emerge
allora un bisogno di partecipazione non mediata, di un intervento diretto da parte del pubblico.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione 6. Informazione globale e digitalizzazione. Da passività a autonomia
Il panorama tecnologico si arricchisce continuamente; si parla di società dell’informazione globale, con reti
che collegano l’intero pianeta e Internet che ormai è una realtà consolidata. La comunicazione è dunque già
oltre i mass media tradizionali: i nuovi media associano televisione, computer e telefono, e rispetto ai vecchi
media il cambiamento fondamentale è costituito dalla digitalizzazione e dall’interattività, al posto della
passività del pubblico precedente.
I primi esperimenti di interattività sono stati avviati negli anni ’70 in USA, con trasmissioni televisive che
adoperavano il meccanismo del televoto; si cerca di dare maggior potere ai cittadini, con interattività e
personalizzazione. Si ampliano le possibilità di scelta (il numero dei canali televisivi cresce
esponenzialmente), e la scelta può essere effettuata in ogni momento; ai arriva fino alla possibilità di creare
il proprio palinsesto. Si passa dalla passività all’autonomia: ciascuno diventa a sua volta produttore di
informazioni; aumentano così anche le possibilità di intervento dei cittadini nei processi politici.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione 7. Comunicazione politica. Videoconferenze e democrazia diretta
Nelle sperimentazioni che riguardano la comunicazione politica, si possono cogliere le innovazioni che
caratterizzeranno l’immediato futuro. Le videoconferenze avvicinano politici e cittadini; nelle
amministrazioni locali sportelli accessibili grazie a una carta magnetica danno nuove opportunità al
pubblico: partecipazione più diretta ai processi di consultazione e decisione, recupero dell’interesse alla
politica, trasparenza dell’azione amministrativa, accesso e gestione diretta di attività e servizi, parità tra
amministratori e cittadini. Gli effetti più evidenti riguardano la maggiore efficienza dei servizi, e la
liberazione dei cittadini dalla dipendenza dalle burocrazie e dai vincoli di spazio e tempo (imposti dagli
spostamenti fisici per ottenere un servizio). Le possibilità di intervento e di controllo si fanno più incisive
quando i cittadini possono essere consultati per alcune decisioni; il fine ultimo di queste sperimentazioni è
quello di accrescere la partecipazione politica dei cittadini, innestando forme di democrazia diretta.
E’ importante che il cittadino possa esprimere una preferenza personale su un alto numero di opzioni
possibili, con la possibilità di chiedere ulteriori chiarimenti. La scarsa partecipazione, fino a questo
momento, non deve scoraggiare le aspettative per il futuro.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione 8. Uso sociale tecnopolitica contro interattività passiva
L’uso sociale delle nuove tecnologie
L’uso di queste sperimentazioni, come precedentemente accennato, mira alla creazione di una cittadinanza
attiva; si sostiene che con il passaggio da una comunicazione unidirezionale a una interattiva si supererebbe
la condizione di passività del cittadino. In realtà il processo non è lineare, e vi sono alcune insidie. Emerge
innanzitutto il potere della domanda più che quello della risposta: in referendum o plebisciti potrebbero
esserci soluzioni diverse rispetto a quelle proposte ai cittadini; se queste non vengono indicate, l’area
decisionale risulta ristretta e il potere di scelta risulta sostanzialmente limitato. Il passaggio
dall’unidirezionalità all’interattività non garantisce allora una crescita della democrazia, e anzi può crescere
l’uso di un consenso distorto per attribuire legittimazione democratica a soluzioni guidate dall’alto;
l’interattività può diventare semplice ratifica.
Si pone allora la questione sull’uso sociale delle nuove tecnologie, considerato dal punto di vista dei
destinatari. L’utente può essere allora consumatore di mezzi e messaggi, produttore di un’opinione
individuale, attore sulla scena domestica, cittadino nella società civile; e si distingue come ricevitore di
messaggi, utilizzatore di mezzi, utente e soggetto consumatore o elettore.
Questi diversi profili mettono in evidenza come l’utente ricorra a una serie di strategie di risposta diverse a
seconda dei messaggi a cui si interfaccia.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione 9. Democrazia plebiscitaria e messaggio verticale della TV
Si devono considerare con prudenza le associazioni tra progetti politici e possibilità tecnologiche; una
soluzione alla crisi della democrazia rappresentativa viene indicata integrando quest’ultima con forme di
democrazia diretta: ci si chiede allora se le tecnologie dell’informazione possano essere utili per creare la
democrazia del XXI secolo.
Le nuove tecnologie rendono possibile un voto sempre più facile, rapido e frequente; bisogna fare attenzione
però nel non ridurre la democrazia diretta ad un mero processo di ratifica, con gli individui capaci solo di
accettare o rifiutare una proposta, senza entrare nel merito della fase preparatoria della decisione; si
finirebbe così nella democrazia referendaria, o persino plebiscitaria.
La televisione, più delle altre nuove tecnologie, permette la creazione dal nulla di una figura politica in
grado di competere immediatamente con i già collaudati protagonisti della politica; si cancellano così tutte le
classiche forme di apprendistato politico. Al caso statunitense di Perot si può accostare quello italiano di
Cossiga: tra il ’90 e il ’92 questi costruì una posizione politica attraverso una massiccia presenza nei
programmi televisivi, con un linguaggio aggressivo che non lasciava possibilità di replica. Questo esempio
enfatizza il carattere di comunicazione verticale tipico della comunicazione televisiva; il messaggio è diretto
immediatamente ai cittadini, senza intermediazioni. Si determina una ricezione passiva da parte dei
destinatari; a ciò si aggiunge il fatto che la TV crea opinioni che si consolidano fuori dai luoghi di
socializzazione comunitari, non dando agli individui possibilità di confronto. In questa prospettiva si può
valutare la dissoluzione delle forme di organizzazione del sovrano, partiti e sindacati.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione 10. Negoziazione delle domande e filtro nei dibattiti politici televisivi
Il partito politico, nell’era pretelevisiva, era protagonista di una comunicazione diretta e corale,
spersonalizzata: il contatto con i cittadini richiedeva la mediazione di molte persone, più vicine dell’uomo
politico che era lontano e inafferrabile. Al giorno d’oggi il panorama è mutato: le nuove tecnologie
permettono all’uomo politico una presenza continua e autonoma in luoghi e momenti diversi; cresce la
disponibilità del candidato, mentre l’offerta politica si riduce. Il massimo di esposizione pubblica si ha nei
dibattiti TV, dove il cittadino dovrebbe avere un informazione e una partecipazione più completa; ma la
preventiva negoziazione delle domande, il filtro agli interventi, la possibilità di risposte ambigue o parziali
senza repliche rendono questi dibattiti un mero rito all’interno dell’establishment, dove lo spettacolo prende
il sopravvento sull’argomentazione politica.
La stessa identità del partito risulta trasformata, perdendo la sua soggettività; inoltre il partito è sempre più
legato dagli interessi dei finanziatori, di importanza fondamentale in una politica in cui i costi lievitano a
causa della comunicazione.
Anche l’altro mediatore sociale, il sindacato, si disgrega: la fabbrica non è più il centro di una rete di
rapporti tanto forti da essere parte della vita privata delle persone; oggi la riduzione del peso del lavoro, il
suo decentramento e il ricorso all’informatica indeboliscono i legami, mettendo in discussione sia il modo di
essere del sindacato, sia il soggetto stesso da organizzare.
Mario Turco Sezione Appunti
Tecnopolitica. Democrazia e comunicazione