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Furto d'identità nella biometria. DNA e impronte digitali


Alcuni dati biometrici (come DNA o impronte digitali), inoltre, possono essere ottenuti senza che le persone alle quali si riferiscono siano consapevoli; questo può spingere a utilizzazioni eccessive, o addirittura non legittime, giustificate dalla bassa invasività della raccolta di quei dati. La facilità di raccolta impone riflessioni quando si propone di utilizzare i dati su larga scala; gravissimi sono poi i problemi legati al furto d’identità: se una tradizionale password può essere sostituita con una diversa (in modo che la persona può continuare a rimanere in tutti i circuiti legati da quel tipo di chiave), nel caso di furto di impronte digitali la sostituzione è impossibile (l’unico modo per evitare gli usi illegittimi da parte di altri è quello di non ricorrere più a questo strumento identificativo). Il danno sociale diventa allora tanto maggiore quanto più sono diffusi i sistemi.
Il problema del furto d’identità diventa estremo nel caso dei dati genetici, che forniscono una serie di informazioni che vanno ben al di là dell’identificazione, e che possono essere ricavati anche all’insaputa dell’interessato. Il furto potrebbe essere anche utilizzato per clonare la persona al quale si riferisce; il genoma finisce per racchiudere allora l’essenza della persona.

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