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Privato in rete. Privacy e sorveglianze



Nel passaggio degli utenti in rete, diventa sempre più arduo non lasciare tracce, o cancellare quelle delle strade percorse. Gli strumenti del controllo si impadroniscono dei sistema, e diventa difficile ricorrere a divieti circa il loro uso.
L’erosione della privacy diventa man mano più forte, e le tecnologie dell’informazione manifestano una naturale tendenza a entrare in conflitto con il diritto di costruire liberamente la propria sfera privata. Tutto questo viene presentato come un prezzo obbligato per godere delle crescenti opportunità offerte dalle nuove tecnologie; la contropartita per usufruire di un bene o un servizio non è più soltanto una somma di denaro, ma spesso anche una cessione di informazioni. Nasce una sorta di possesso permanente della persona da parte di chi detiene le informazioni sul suo conto.
L’idea di sorveglianza invade ogni momento della vita e si presenta come connotato delle relazioni di mercato, in relazione con la possibilità di disporre di una massa crescente di informazioni; la società dell’informazione si trasforma in società della sorveglianza.
Ma nel mondo dei consumi la sorveglianza non ha come obiettivo quello di impedire o scoraggiare comportamenti: l’interesse è invece quello di  far sì che i comportamenti di consumo vengano il più possibile ripetuti; l’obiettivo vero è quello della classificazione, un incessante produzione di profili individuali, di gruppo, costruiti incrociando le informazioni più varie.
Classificazione e segmentazione abitualmente determinano una selezione dei soli interessi ritenuti commercialmente significativi; questo significa escludere tutti quegli interessi che non raggiungono una determinata massa critica, con il sacrificio delle minoranze portatrici di quegli interessi. La tutela della diversità diventa effettiva solo se rientra nel cerchio delle compatibilità di mercato, e la normalità coincide sempre più con la convenienza economica.
Le informazioni utilizzate per creare profili sono sempre parziali ed incomplete, anche quando si ricorre ad una molteplicità di banche dati; si giunge così a metaconoscenze sulle persone, che difficilmente gli interessati possono verificare e che pure vengono poste alla base di decisioni che li riguardano.

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