Questi appunti introducono ai concetti principali della linguistica applicata riassumendo il manuale di Rossini Favretti,
Vengono presentati gli approcci teorici dello strutturalismo americano e della scuola britannica: si parla di Bloomfield, Chomsky, Halliday, Jakobson e dei principali sviluppi della linguistica applicata.
Vengono illustrate le competenze linguistiche fondamentali, nella comunicazione orale e scritta, le quali sono poi viste nell'ottica dell'apprendimento della lingua, sia come L1 che come L2.
Introduzione alla linguistica applicata
di Domenico Valenza
Questi appunti introducono ai concetti principali della linguistica applicata
riassumendo il manuale di Rossini Favretti,
Vengono presentati gli approcci teorici dello strutturalismo americano e della
scuola britannica: si parla di Bloomfield, Chomsky, Halliday, Jakobson e dei
principali sviluppi della linguistica applicata.
Vengono illustrate le competenze linguistiche fondamentali, nella
comunicazione orale e scritta, le quali sono poi viste nell'ottica
dell'apprendimento della lingua, sia come L1 che come L2.
Università: Università degli Studi di Catania
Esame: Linguistica Applicata, a. a. 2008/09
Titolo del libro: Un’introduzione alla linguistica applicata
Autore del libro: R. Rossini Favretti
Editore: Pàtron, Bologna
Anno pubblicazione: 20021. Definizione di linguistica applicata
La linguistica applicata è una disciplina recente, le cui origini possono essere fatte risalite alla seconda metà
del Novecento, ma numerose sono le articolazioni che essa presenta. Nel 1973, Pit Corder, in Introducine
Applied Linguistics, poneva come destinatari del suo lavoro gli insegnanti di lingue.
Assistiamo oggi ad uno spostamento di interesse della linguistica applicata che, pur inglobando le
problematiche didattiche, si estende a considerare la comunicazione linguistica nella molteplicità degli
aspetti che la caratterizzano nella società attuale. Tratti caratterizzanti della disciplina possono oggi
identificarsi nel carattere interdisciplinare e trasversale, nella mediazione che opera fra la linguistica teorica
e le discipline affini, come la sociolinguistica e la psicolinguistica, nella soluzione dei problemi centrati sul
linguaggio.
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Introduzione alla linguistica applicata 2. I soggetti di indagine della linguistica applicata: la lingua come
fatto comunicativo
Il modificarsi e l’allargarsi dell’ambito d’indagine hanno contribuito ad evidenziare una linea di continuità
nell’attenzione volta al fatto linguistico come fatto comunicativo. La parola e il discorso sono posti come
oggetto d’indagine e analizzati nella rete di rapporti instaurati nell’ambito del sistema linguistico e del
contesto socio-culturale. Gli aspetti della comunicazione umana, i rapporti che si determinano tra gli
individui nell’ambito di comunità linguisticamente omogenee o differenziate sono tematiche di rilevanza per
lo studente e lo studioso.
Negli studi di Ferguson gli ambiti di operare della linguistica applicata americana potevano essere applicati
in alcune aree quali la revisione e la creazione di sistemi di scrittura, l’impegno in un’opera di
alfabetizzazione, il lavoro di traduzione, l’impegno nell’insegnamento linguistico e nella politica linguistica.
Nella visione di Malmberg, i problemi in cui la linguistica applicata dovrebbe dare una soluzione sono
l’insegnamento delle lingue, la rieducazioni dei bambini linguisticamente ritardati. Per Spillner, gli ambiti
caratterizzanti sono i problemi di comunicazione, sia a livello istituzionale, che privato, i disturbi e la terapia
del linguaggio, la traduzione, i linguaggi dei nuovi media, ecc.
Differenze si riscontrano inoltre nelle varie scuole formatesi nei diversi paesi. Uno dei motivi di tale
tendenza a riconsiderare lo statuto della disciplina può essere trovato nei mutamenti determinatesi nella
società, nel plurilinguismo e multiculturalismo che caratterizzano oggi le nazioni europee. I campi
d’indagine sono dunque mutati col mutare dei problemi.
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Introduzione alla linguistica applicata 3. Caratteristiche della disciplina della linguistica applicata
La linguistica applicata, non diversamente da quanto appariva alle sue origini, si caratterizza ancora come
una disciplina volta alla prassi, all’analisi e alla soluzione dei problemi che derivano dal vivere sociale
dell’operare degli individui nella società. In misura maggiore che agli inizi, l’attenzione si concentra ora
sugli aspetti comunicativi, sulle componenti sociali e psicologiche. Va detto, in proposito, che il progresso
tecnologico ha profondamente trasformato i processi comunicativi.
In tal senso, l’attività del linguistica applicato appare anche quella di un mediatore che fa riferimento ai
concetti teorici della linguistica per la soluzione di problemi di natura pratica.
Si è venuto precisando inoltre anche il carattere interdisciplinare e trasversale della linguistica applicata. Il
quadro concettuale deve essere infatti necessariamente esteso ai risultati della linguistica generale, né può
ignorare i contributi della psicolinguistica e della sociolinguistica ai fini dell’identificazione e della
soluzione dei propri problemi.
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Introduzione alla linguistica applicata 4. Definizioni di linguistica, lingue e linguaggio nella linguistica
applicata
Alla domanda “Che cos’è la linguistica?” si può rispondere “E’ lo studio scientifico del linguaggio”. La
complessità della sua natura genera però delle difficoltà nel rispondere. Per Benveniste, è bene anzitutto
distinguere lingua e linguaggio: “Il linguaggio, facoltà umana, caratteristica universale e immutabile
dell’uomo, è cosa diversa dalle lingue, particolari e variabili, nelle quali si attua”.
Rispondere a tale domanda significa inserirsi nel dibattito che ha caratterizzato la disciplina e che ha portato
gli studiosi a muoversi tra due estremi, quello dell’analisi empirica di fatti linguistici e quello generale,
astratto, della formulazione di teorie globali. La distinzione saussuriana tra langue collettiva e parole
individuale può essere vista all’origine dell’oscillazione. Per Saussure entrambe le posizioni sembrano avere
validità nella comune concezione bilaterale del segno.
Dalla dicotomia langue/parole, emergono problematiche che differenziano gli ambiti d’indagine degli studi
linguistici. Va detto che in linguistica, come nelle scienze umane e sociali, la ricerca non procede, in termini
kuhniani, per rivoluzioni. Per illustrare gli elementi di discontinuità nei temi centrali del dibattito si
procederà considerando alcune linee delle scuole di pensiero più rilevanti.
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Introduzione alla linguistica applicata 5. L’analisi saussuriana del segno linguistico
Per Saussure il segno linguistico esiste per l’associazione del significante e del significato. Esso è un’entità
psichica a due facce che unisce un concetto e un’immagine acustica. La doppia articolazione segna il
confine tra il mondo animale e umano e costituisce l’aspetto distintivo del linguaggio. Secondo Saussure,
concetti come casa, bianco, considerati in se stessi, appartengono alla psicologia, essi diventano entità
linguistiche solo per le associazioni con le immagini acustiche.
Come osservò Vygotskij, non è possibile indagare pensiero e parola come due facoltà eterogenee. Secondo
questo punto di vista, il significato della parola è visto come fenomeno insieme verbale ed intellettuale che
riunisce, nella sua forma più semplice, l’unità globale di pensiero e linguaggio.
Il carattere eteroclito del linguaggio è identificato tramite l’analisi dell’atto individuale che permette di
ricostruire il circuito della parola. Date due persone, A e B, che parlano, il punto di partenza del circuito è
nel cervello di uno, ad es. A, ed è un fenomeno fisico: il cervello trasmette agli organi della fonazione un
impulso correlato all’immagine, poi le onde sonore si propagano dalla bocca di A all’orecchio di B. Poi, il
circuito prosegue in B in un ordine inverso. Dalla descrizione emerge la definizione del compito della
linguistica, lo studio dell’associazione fra una fonia e il suo senso.
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Introduzione alla linguistica applicata 6. La correlazione tra segni linguistici in Saussure
La lingua è un sistema in cui tutti gli elementi sono interrelati ed il valore dell’uno dipende dalla simultanea
presenza degli altri. Ogni unità esiste e si definisce per i rapporti con le altre unità del sistema. Il segno è
arbitrario, non esistendo nessun legame naturale tra significato e significante.
I rapporti e le differenze tra i termini linguistici si sviluppano su due piani distinti, sintagmatico e
associativo (o paradigmatico). In un sintagma, che si compone sempre di due o più unite consecutive, un
elemento acquisisce il proprio valore rispetto agli elementi che lo precedono o seguono. Esso è in praesentia;
al contrario il rapporto associativo unisce due termini in absentia.
Le unità linguistiche, siano esse fonemi, morfemi o lessemi, sono considerate nel loro rapporto di
successione nella catena parlata e sono definite in base alla loro dipendenza reciproca all’interno del sistema
di appartenenza. La lingua in quanto sistema dei mezzi di espressione è studiata dalla grammatica, che nella
definizione saussuriana non coincide con l’accezione generale, riunendo nel suo ambito non solo la
morfologia e la sintassi, ma anche la lessicologia.
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Introduzione alla linguistica applicata 7. La linguistica strutturale di Saussure
Il riferimento a questa scuola di pensiero come “linguistica strutturale” (vocabolo non usato da Saussure) si
spiega nella rilevanza assunta dalle analisi che tengono conto delle relazioni (specie sincroniche) che i fatti
linguistici presentano. Per Lalande, il termine struttura designa, in contrap-posizione a una semplice
combinazione di elementi, un tutto formato di elementi solidali, tale che ciascuno dipenda dagli altri e che
non possa essere ciò che è se non nella relazione con essi.
Il linguista è chiamato a non mescolare nessun presupposo teorico alla descrizione, che dovrà essere
sincronica. La linguistica è subordinata ad una scienza più vasta, la semiologia (studio dei segni) e come tale
associata alle scienze.
Nella varietà di tendenze, il Cours di Saussure è una base di riferimento cui è ricollegata la generalità delle
linee di ricerca emerse nel secolo e che sono accomunate sotto la definizione di linguistica strutturale o
strutturalista. Essa è la base di sviluppo non solo della ricerca linguistica, ma anche nelle scienze sociali,
come la sociologia, l’antropologia, la psicologia.
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Introduzione alla linguistica applicata 8. Lo strutturalismo americano
Gli interessi dello strutturalismo americano appaiono legati alle condizioni socio-ambientali e cultu-rali in
cui ebbe sviluppo. Le ricerche sulle lingue indigene, favorite dalla presenza delle popolazioni indiane
autoctone, ebbero parte importante nella definizione delle modalità dell’indagine linguistica.
Punto centrale della linguistica americana è la determinazione a praticare la disciplina in modo scientifico,
sulla base di esperienze condotte concretamente nel loro contesto d’uso. La lingua è vista come strettamente
correlata alla cultura definita come un patrimonio di pratiche e di credenze trasmesso ed ereditato tramite il
contesto sociale.
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Introduzione alla linguistica applicata 9. L’ipotesi Sapir-Whorf
Il rapporto fra lingua e cultura, affermato da Sapir, fu approfondito da Whorf, in chiave deterministica. Nella
sua elaborazione, l’ipotesi “Sapir-Whorf”, la lingua è vista come determinante del nostro modo di pensare e
di concettualizzare. Ponendo al centro dell’analisi alcune forme linguistiche connessi a fenomeni fisici
(come i colori, la neve, ecc.) si suggerisce che le forme linguistiche possono influire sulla nostra percezione
dei fenomeni.
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Introduzione alla linguistica applicata 10. La riflessione linguistica di Bloomfield
L’ampiezza delle prospettive di indagine aperte fu oggetto di numerosi dibattiti in ambito europeo e
americano, da cui fu recepito principalmente il valore della concretezza degli studi e della scientificità dei
metodi d’indagine. L’importanza della concretezza dell’indagine è centrale, ad esempio, nell’opera di
Bloomfield, che pose l’osservazione dei fatti come fondamentale per un’indagine linguistica
scientificamente fondata. Al concetto di mentalismo si contrappone quello di meccanicismo; si configura un
procedere della linguistica non diverso da quello delle scienze.
Se in un’accezione ampia l’opera di Bloomfield può essere collegata al positivismo, varie sono le
denominazioni che l’hanno accompagnata, come il termine comportamentistica (o bevahioristica) per i
legami con la dottrina psicologica del tempo, o come fisicista (o fiscalista) per l’adozione di procedure e
metodi tratti dalla fisica, o come distribuzionalista.
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Introduzione alla linguistica applicata 11. L’approccio meccanicistico di Bloomfield
L’approccio meccanicistico è una scelta determinata non dalla semplicità dei meccanismi che governano il
discorso, ma dalla loro complessità. Generalmente non possiamo prevedere se una persona parlerà e cosa
dirà. Le esigenze portate da tale visione fanno sì che il discorso sia descrit-to in termini di stimolo e risposta.
Quindi per identificare il significato di una forma linguistica occorre fare riferimento alla situazione in cui il
parlante la esprime e alla risposta che determina.
L’evento discorsivo viene diviso in tre parti: A, gli eventi pratici che precedono l’atto discorsivo; B, il
discorso; C gli eventi pratici che seguono l’atto discorsivo. B costituisce l’oggetto dell’indagine linguistica;
A e C interessano il linguista solo in misura della connessione con B.
Interessante è considerare questa descrizione dell’atto comunicativo in rapporto a quella di Saussure. Mentre
nella rappresentazione saussuriana sono considerate sia la parte esterna che interna (psichica e non psichica),
con Bloomfield l’atto comunicativo è osservato nei suoi aspetti esterni, come comportamento verbale. La
difficoltà di previsione del comportamento verbale porterà Bloomfield ad una visione della situazione come
impedimento alla comprensione del significato, di cui è ripetutamente affermata l’elusività.
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Introduzione alla linguistica applicata 12. Le forme linguistiche in Bloomfield
Nell’accezione assunta dal termine scientifico è implicito il rifiuto dei dati non direttamente osservabili o
fisicamente quantificabili. Presupposto del carattere di scientificità dell’indagine è la presenza di un corpus,
tale da poter essere sottoposto a procedure di osservazione.
Centrale, in tale angolazione, è la nozione di contesto. L’analisi del contesto di un elemento in un enunciato
implica l’osservazione e l’analisi degli elementi che lo precedono e lo seguono. Gli enunciati sono
segmentati in unità minori e analizzati per identificare i costituenti immediati (C.I.).
L’apparato metodologico che ebbe origine dal distribuzionalismo improntò gli studi linguistici di più
generazioni. Così la nozione di forma è usata nel senso bloomfieldiano di sequenza di fonemi, ed il morfema
è detto free, libero, quando può essere isolato. Negli altri casi, esso è legato, bound. I linguisti in questa
tradizione sono arrivati a distinguere forme grammaticali e lessicali.
Assumendo come oggetto d’indagine strutture superiori alla frase, Harris si discosterà dalla descrizione
distribuzionalista per cui solo la frase come espressione linguistica indipendente è rilevante per la
linguistica, ed il discorso è un aspetto indefinito dell’uso linguistico. Tale nuovo orizzonte sarà fecondo in
Francia, nelle ricerche intorno al concetto di analyse du discours.
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Introduzione alla linguistica applicata 13. La svolta generativa della linguistica con Chomsky
Il Syntactic Structures e il Cartesian Linguistics di Chomsky suscitarono dibattiti in America e in Europa. Il
suo modello fu presentato, fin dalle prime formulazioni, come rivoluzionario. I metodi comportamentistici
furono messi in ombra in favore di una concezione più articolata delle capacità cognitive dell’individuo,
capacità che trovano sostegno nelle proposizioni dell’innatismo cartesiano.
E’ postulata l’esistenza di una grammatica innata e universale, comune a tutti gli esseri umani che esprime
regolarità profonde e soggiacenti all’esecuzione linguistica osservabile. Allo stesso tempo è formulata una
distinzione fra competence (la conoscenza da parte del parlante del suo linguaggio) e performance (l’uso
attuale del linguaggio nelle situazioni concrete).
Ciascun parlante crea, in ogni situazione, nuove frasi grammaticali e decide, quando ascolta una nuova frase,
se questa sia o no grammaticale. L’insieme di queste capacità linguistiche (in gran parte inconsapevoli) è la
competenza del parlante nativo. L’esecuzione riflette in modo imperfetto la competenza, solo con
l’idealizzazione del parlante-ascoltatore la performance è un suo riflesso diretto. Più che a dati osservabili, la
ricerca punta ora alla descrizione degli universali linguistici.
Il linguista è interessato sia a costruire le grammatiche per le singole lingue sia a fornire una teoria generale
della struttura linguistica di cui ognuna di queste grammaticale è una esemplificazione. Il termine
grammatica è usato sia per fare riferimento alla rappresentazione della teoria della lingua interiorizzata dal
parlante, sia alla descrizione linguistica di questa.
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Introduzione alla linguistica applicata