Questi appunti trattano il testo di Brunetta "Guida alla storia del cinema italiano", che tocca i principali nodi di sviluppo dell'avventura cinematografica in Italia.
Si parte dalle origini, quindi dal cinema muto e dalle prime sale cinematografiche, per incontrare poi il periodo dei grandi colossal e film storici italiani, con diffusione anche all'estero, e l'esperienza del futurismo.
Si indaga il periodo della produzione sotto il fascismo dove il cinema diventa strumento di propaganda, fascista o anti-fascista. Gli anni post-bellici si distinguono per il periodo della ricostruzione e del neorealismo, che si conclude in parte con l'avvento del boom economico.
Si passa poi attraverso il periodo del '68 e le trasformazioni industriali e sociali degli anni '70/'80, con il cinema che indaga i rapporti generazionali, i mutamenti nel paesaggio, la nuova società. è il periodo dello sviluppo dei grandi generi cinematografici, del predominio delle majors e della cultura americana, della nascita del divismo e del trash.
Non possono mancare accenni ai grandi registi italiani: Fellini, Rossellini, Bertolucci, Antonioni, Pasolini, Bellocchio, Moretti.
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta
di Asia Marta Muci
Questi appunti trattano il testo di Brunetta "Guida alla storia del cinema
italiano", che tocca i principali nodi di sviluppo dell'avventura cinematografica in
Italia.
Si parte dalle origini, quindi dal cinema muto e dalle prime sale
cinematografiche, per incontrare poi il periodo dei grandi colossal e film storici
italiani, con diffusione anche all'estero, e l'esperienza del futurismo.
Si indaga il periodo della produzione sotto il fascismo dove il cinema diventa
strumento di propaganda, fascista o anti-fascista. Gli anni post-bellici si
distinguono per il periodo della ricostruzione e del neorealismo, che si conclude
in parte con l'avvento del boom economico.
Si passa poi attraverso il periodo del '68 e le trasformazioni industriali e sociali
degli anni '70/'80, con il cinema che indaga i rapporti generazionali, i mutamenti
nel paesaggio, la nuova società. è il periodo dello sviluppo dei grandi generi
cinematografici, del predominio delle majors e della cultura americana, della
nascita del divismo e del trash.
Non possono mancare accenni ai grandi registi italiani: Fellini, Rossellini,
Bertolucci, Antonioni, Pasolini, Bellocchio, Moretti.
Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione
(IULM)
Esame: Storia del cinema italiano
Docente: Gianni Canova
Titolo del libro: Guida alla storia del cinema italiano
Autore del libro: Giampiero Brunetta
Editore: Einaudi
Anno pubblicazione: 20031. Le fonti filmiche nella storia del cinema
Le fonti filmiche sono oggi disponibili grazie a opere di restauro. Si è conseguito questo risultato grazie ad
una nuova politica delle cineteche, all’apertura degli archivi pubblici e privati agli studiosi, retrospettive di
festival specializzati e mutamento dei modi di approccio.
Le fonti da cui si attinge per lo studio della storia del cinema sono qualsiasi documento utile a informare su
aspetti del percorso cinematografico o che abbia contribuito alla realizzazione di un film. Dal punto di vista
metodologico lo storiografo del cinema compie un azione di bricolage dello studio dei vari colleghi è un
lavoro di tipo connettivo mirante a dare una visione integrata ei vari elementi e delle fonti di cui dispone.
Gli archivi pur trattando di cinema italiano sono sparsi nel mondo, i più rilevanti sono:
- Fondo George Klein a Washington per i film storici e mitologici del primo cinema muto.
- John Allen Collection al Pacific Film Archive
- Città del Messico e in generale nel centro sud America
- Collezione Tomijro Komiya in Giappone
- Fondo della Film D’arte Italiana di Parigi.
Nell’ultimo ventennio il cinema muto ha goduto di maggiori cure archivistiche, la quasi totalità dei
documentari prodotti dall’istituto Luce è salvata e consultabile via internet.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 2. Il cinema italiano e il rapporto con la cultura
Il cinema italiano ha avuto significativi momenti di crisi all’interno dei quali non si è mai giunti
all’azzeramento della produzione o dei parametri di riferimento; si è mantenuta costantemente
un’interazione fra produzione d’autore e commerciale; nasce dunque l’idea di una produzione libera da una
logica di mercato incalzante ed aleggiante in una dimensione sospesa tra artigianato e industria esaltando il
modello della bottega rinascimentale ma restando sempre proiettato nel futuro. Il successo del cinema
italiano è sempre stato legato imprescindibilmente dall’apportazione di ogni singolo artigiano all’opera
definitiva. La critica inoltre non si è limitata alla sua mansione quanto invece ha tentato di influire nell’opera
registica contribuendo alla definizione, modifica e mantenimento di tratti identitari influendo nel dibattito
politico e culturale.
Il carattere della cinematografia nazionale è dominato dalle leggi del caos mantenendo costante la ricerca di
radici culturali forti che affermino l’autorità artistica dell’opera; il patrimonio letterario e figurativo italiano
viene sfruttato in ogni sua accezione e si attinge alla commedia dell’arte di tradizione canovaccistica ed alla
successiva goldoniana, trasportando il gioco delle maschere in un’attualità che camuffa sempre di più i
propri personaggi.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 3. L’era del muto in Italia
La presa di Roma Filoteo Alebrini è il primo film italiano, viene proiettato a Roma nel 1905 parla della
breccia di Porta Pia: il cinema italiano nasce sotto il segno del risorgimento. Il primissimo cinema è animato
da uno spirito laico ed unitario che utilizza l’iconografia rinascimentale classica con la personificazione
dell’Italia con lo stendardo tricolore in pugno ed ai cui lati ci sono disposti Cavour, Vittorio Emanuele II
Garibaldi e Mazzini. Assimilando la lezione manzoniana di rendere verosimile la finzione storica, il cinema
urbano conquista subito gli spettatori del cinema ambulante.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 4. L’epopea del cinema ambulante
I baracconi dei cinema ambulanti hanno da sempre riunito le diverse classi sociali integrandole nella comune
alfabetizzazione visiva, seguendo il verbo dei fratelli Lumiere. Il cinema ambulante è delimitato da leggi
comuni, gli imbonitori dicono sempre le stesse cose, le locandine sono scritte con i medesimi caratteri… il
distacco con la precedente tradizione circense e della commedia dell’arte è poco. I piccoli imprenditori
sfidano la morale attraverso titoli basati su una comicità bassa basata su allusioni e doppi sensi. Inoltre lo
spettacolo cinematografico era quasi sempre unito ad altre attrazioni: Museo e Cinematografo, Altelena e
cinematografo…Gli spettacoli ambulanti entrano in crisi già alla fine degli anni 10 e molti imprenditori
diventano proprietari di sale urbane.
Le prime sale cinematografiche
Le prime sale: Iride, Lux, Radium; Cristallo, Smeraldo, Astra…Le sale diventano le carrozze di tutti in
quanto fianco a fianco trovano posto rappresentanti di tutte le classi sociali. In pochi anni il cinema è
diventato lo spettacolo popolare per eccellenza. Il cinematografo arriva in Italia ed il 13 Marzo 1896 c’è a
Roma la prima produzione. Nel giro di alcuni mesi le sale cinematografiche coprono la quasi totalità del
territorio nazionale.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 5. Da Torino alla Sicilia: le fasi di sviluppo e di crisi della
produzione filmica
Tra 1905 e 1912 la produzione nazione presenta una sviluppo rapido, attraversando poi una fase di crisi che
risente della crisi internazionale. Dilaga la febbre produttiva vengono investiti capitali da ogni provenienza,
Stefano Pittaluga prima figura di imprenditore capace di ottenere un sostegno governativo all’industria del
cinema. Per un periodo Torino fu la capitale produttiva a cui si aggiungono Roma, Milano e Napoli a cui in
sottordine si possono aggiungere Genova, Palermo, Catania e Venezia dove però si tentano monoproduzioni
dello spazio di un film. Il policentrismo produttivo è dovuto ad una divisione significativa delle competenze
linguistiche e culturali; inoltre la fisionomia delle prime case di produzione appare legata all’economia del
territorio. La prima guerra mondiale fungerà da spartiacque favorendo la concentrazione produttiva a Roma.
La produzione torinese tende a confrontarsi internazionalmente con quella d’oltralpe, giungendo ad essere la
capitale mondiale del cinema per qualche anno; la romana tende alla celebrazione dei fasti imperiali.
Cines prima società di produzione per azioni nasce nel 1905 come Alberini & Santoni e diventa Cines nel
1906, arriva ad aprire una succursale di vendita a New York.
Le case di produzione tendono a differenziarsi per filoni tematico stilistici. Dal 1909 si comincia a parlare
di crisi, manca originalità e si comincia a riprodurre i modelli di successo.
C’è una fase di riassestamento in cui nell’industria investono gli aristocratici contribuendo alla
qualificazione artistica dei film. Il triennio che precede la guerra è la fase di maggior espansione e
consolidamento delle strutture: il sistema divistico italiano conquista l’estero. Tra la Cines di Roma e la
Georke Klein di Chicago viene siglato un accordo di esclusività, nel 1913 si ha l’avvento del
lungometraggio
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 6. La grande migrazione: dalla biblioteca alla filmografia universale
Con una serie di tableaux vivants i registi della Cines riescono a spremere poemi omerici opere
shakespeariane ed animare i cicli pittorici medievali. Si fa un lavoro di creazione dell’iconografia
cinematografica basandosi sulla letteratura, mirando quindi alla conquista di un pubblico borghese. La
preponderanza tematica è sempre laica. Lo sforzo di traduzione testuale porta all’affermarsi di rigidi canoni
utili anche all’unificazione linguistica. Schiere di intellettuali si accostano al cinema proponendo
prestazioni a pagamento tentando di effettuazione azioni di riduzione mantenendo intatto lo spirito del
poema classico: Nasce così una nuova figura di salariato che sintetizza poemi in poche didascalie.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 7. I primi grandi film storici italiani
Si cerca di porsi all’altezza delle grandi scuole figurative del passato; si inizia ad ideare una serie di film di
carattere ponendo problematiche di orchestrazione delle masse, costruzione dell’immagine, organizzazione
dello spazio…
Nerone (Maggi 1909) è considerato archetipo del genere, riferimenti alla pittura neoclassica e valorizzazione
dei movimenti di masse di comparse. Si realizzano La caduta di Troia, l’Odissea l’Inferno Si sfruttano
soprattutto i fasti romani ed i miti della fondazione, fortificando un’identità nazionale che sfocerà nel
nazionalismo fascista con il culto della romanità.
Tra il 1912 e 14 si assiste ad una megalomania scenica che propone la rappresentazione di ogni epoca
storica con soluzioni grandiose. Con Quo Vadis? ( Enrico Guazzoni) La cines mette in atto strategie di
lancio avanzate: cessione dei diritti delle fotografie per appositi romanzi, redazione di veline esplicative
sulla lavorazione. Il film esalta la dialettica individuo folla e si appoggia ai modelli del melodramma,
riscuote un successo tale da rimanere in cartellone a New York per 22 settimane.
Con Cabiria (Giovanni Pastrone) montaggio e macchina da presa cominciano a far sentire la presenza
registica si ha per la prima volta un uso significativo del carrello e del primo piano; è la il vertice della
parabola, D’Annunzio ne scrive le didascalie e assume la paternità dell’opera per una geniale trovata
pubblicitaria.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 8. Cretinetti & C. nel salotto di Nonna Speranza
Le comiche non hanno goduto inizialmente di interpreti capaci di nobilitare il genere, infatti la commedia
raccoglie le storie degli altri generi senza mirare ad affermare una sua identità, mantenendo i rapporti di
discendenza dalle forme di spettacolo popolare anteriore. Il comico muto si muove all’interno dello spazio
urbano parodiando la classe borghese e il fenomeno di ascesa sociale del dandy. Si vengono, tuttavia, a
creare dei divi del genere: Marcel Fabre è Robinet e Andrè Deed è Cretinetti. La comicità italiano si basa
sulla registrazione dei comportamenti di una società medio borghese parodiandone l’imperfezione dei riti.
Ci sono quattro film che rappresentano un’eccezione (Le avventure straordinarissime di Saturnino
Farandola, La paura degli aeromobili nemici, L’uomo meccanico, Pinocchio) data dall’innestarsi anche nel
genere più popolare di uno spirito futurista che influenza la riflessione fantastico e fantascientifica.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 9. Divismo femminile nel primo cinema italiano
Il sistema divistico collabora alla realizzazione di un genere che discendente dal melodramma in cui il
potere assoluto è quello dei sentimenti. Il divismo femminile si sviluppa a discapito della mancata
emancipazione femminile in altri campi; c’è una filiazione diretta dalla recitazione teatrale ottocentesca. Lo
sviluppo ed affermazione a livello internazionale si ha negli anni a cavallo della guerra mondiale tra il 1913
e il 1920.
Le dive con i loro corpi fanno nascere l’estetica del silenzio, irradiano lo schermo di luce rivitalizzano
l’immagine romantica messa in crisi dalla cultura positivistica. I divi maschi sono limitati ai personaggi da
essi interpretati come Maciste che risolvono problemi attraverso l’uso della forza. La recitazione si confonde
con altre arti, si ha un travaso di forme.
Le tipologie di personaggi femminili sono di derivazione letteraria:
- La Femme Fatale crudele e spietata dominatrice di uomini
- La Femme de nulle part, la bella sconosciuta priva di radici e di una identità sicura
- La Donna demoniaca, la serpe che conduce alla perdizione (la lupa)
- La donna perduta che fa tesoro del proprio corpo e lo gestisce come una fabbrica
- La Donna Madre garante dei valori della famiglia
- La dolce discendente di Ofelia o cenerentola, innamorata che soffre nell’ombra pronta a sacrificare tutto
per l’amato
Il film si occupa di cogliere le caratteristiche di fotogenia messe in luce da Delluc.
Lyda Borelli ha una tipologia recitativa così soave da dare l’impressione di fermare l’immagine rendendolo
un quadro, esegue fin dagli esordi movimenti di braccia e corpo che ricordano una farfalla e modulano la
gamma dei sentimenti. (Rapsodia satanica, Malombra). E’ l’interpreta più significativa della cultura Liberty
e simbolista.
Francesca Bertini ha una fase di formazione, mentre la Borelli si afferma diva dal primo film; ha la capacità
di rivestire ruoli sociali differenti esprimendo un’interminabile gamma di sentimenti; è la prima attrice a
tutto campo.
Il divismo italiano esplode internazionalmente con queste eroine per le quali amor vincit omnia sono le
eroine bohemien d Puccini, si mantiene l’equazione tra bellezza femminile e suo stadio preevolutivo quasi
bestiale.
Divismo Maschile
Emilio Ghione è uno dei due attori che raggiunge fama divistica, le sue apparizioni hanno una carica
simbolica che prevale su quella realistica, il suo nome sarà sempre affiancato ad un personaggio maschera
Za-la-Mort. Ghione passerà alla regia utilizzando la Bertini nel suo film d’esordio, utilizzerà i codici del
bandito elegante legato al codice d’onore.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 10. L’eredità verista nel cinema italiano
Dalla metà degli anni trenta con Sperduti nel Buio (perduto) di Nino Martoglio si comincia a raccogliere
l’eredità della tradizione letteraria e pittorica nazionale indicando la strada da percorrere per il nuovo cinema
italiano. L’opera fa parte di una trilogia La di cui è presenta anche un Teresa Raquin, è una corrente
naturalista che differisce diametralmente dalle tendenze vincenti che promuovono una letteratura simbolista
e dannunziana. Il solo film superstite è Assunta Spina che fa da ponte con la tradizione della pittura dei
macchiaioli toscani e fissa un punto che si rivelerà fondamentale in quella che sarà la vocazione del cinema
italiano.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta 11. Il futurismo al cinema
Il futurismo nonostante le potenzialità del mezzo, non riesce a farlo proprio; tuttavia ne è influenzato
assimilando la procedura cinematografica di scomponimento e ricomponimento della realtà, utilizzo dei
primi piani, taglio eccentrico dell’immagine, costruzione interna al quadro. I futuristi affermano con
fermezza l’autonomia artistica del cinema. Il cinema è il mezzo che può portare avanti il verbo futurista di
abolizione di spazio e tempo tradizionali: il film può essere la risposta alla ricerca dell’opera d’arte totale.
Vita futurista unico film realizzato da futuristi nel 1916 è andato perduto; il documento più importante
pervenutoci è “il manifesto della cinematografia futurista” in cui si pongono le basi per una poetica che sarà
la partenza delle avanguardie future, ma rivela la mancanza di competenze tecniche per sfruttare il mezzo.
Sono stati effettuati esperimenti di film astratti cercando una “sinfonia cromatica”, ma gli esperimenti
muoiono sul nascere stroncati da Boccioni. Si è osservata una concordanza tra Amore Pedestre di Fabre e Le
basi di Marinetti, per questo si parla maggiormente di cinema come ispirazione ai futuristi. Thais di
Bragaglia è l’unico film che si può tentar di far entrare in un’ottica futurista dato il tentativo di
materializzare i sogni della protagonista attraverso l’uso di linee e simboli. Il progetto cinematografico
futurista fallisce per la mancanza di competenze tecniche e dall’impossibilità di conciliare le ragioni
industriali, produttive e distributive con quelle della poetica del gruppo.
Asia Marta Muci Sezione Appunti
Il cinema italiano dalle origini agli anni novanta