I padri del nuovo cinema italiano dopo gli anni '30
Il primo film sonoro italiano è La canzone dell’amore di Gennaro Righelli 6 ottobre 1930. Film mediocre e povero di investimenti che punta tutto su un orecchiabile leitmotiv. Pittaluga decide di giocare al rialzo affidando a Blasetti tre regie tra ‘30 e ’31 (Nerone, Resurrectio, Terra Madre), l’autore viene da subito acclamato come maestro grazie anche alla sua duttilità produttiva. E’ un autodidatta che mostra di aver assimilato la lezione del cinema sovietico, tiene presente la tradizione pittorico figurativa italiana ed innesta elementi di avanguardia. Resurrectio mostra il sentimento di panico sociale dato da un temporale che scoppia durante un concerto, la calma viene ristabilita dal direttore d’orchestra; il film si chiude con una visione di ciminiere in cui il regista rende quasi apertamente omaggio alle abilità di Ruttmann. Blasetti mira alla normalizzazione del linguaggio cinematografico ed alla immediata comprensibilità senza rinunciare a far sentire una presenza registica forte con movimenti di macchina studiati ed impegnativi, il paesaggio è partecipe della storia. 1860 realizzato nel 33 mostra lo spirito popolare rinascimentale sorreggendo uno spirito unitario incalzante ma valorizzando l’uso dei dialetti e con riferimenti pittorici costanti in particolare ai macchiaioli toscani. Il racconto per immagini lo conduce attraverso la scoperta del paesaggio siciliano come luogo di ispirazione, mostrando la bellezza corale della gente comune. Attraverso le sue opere si denota il progressivo distaccamento dal verbo fascista. La corona de ferro 1941 è il film che lo consacra e mostra la capacità di rilanciare il divismo. Sarà l’incontro con Zavattini ad inserirlo nella nuova generazione di registi con Quattro passi tra e nuvole. La sua carriera sembra procedere in parallelo con quella di Mario Camerini che raggiunge il successo con Gli uomini che mascalzoni.. che lo consacra a padre della futura commedia italiana. Il regista riesce a promuovere a livello di narrazione delle vicende comuni di anonimi e proletari tendendo a cancellarsi, la presenza registica è resa invisibile, l’occhio della macchina da presa si adatta a storie e personaggi senza disturbarne lo svolgimento delle azioni. La prima produzione degli anni 30 si riconosce un indirizzo piccolo-borghese con Darò un milione 1935 Ma non è una cosa seria 1936 Il signor Max 1937 e Grandi magazzini 1939 nei quali la recitazione di De Sica lo rilancia alla consacrazione divistica. In seguito si cimenta nel racconto drammatico (Giallo, T’amero per Sempre, Come le foglie) tenterà anche il filone coloniale con Il Grande Appello. Negli anni ’40 sentirà la necessità di cimentarsi in opere di diverso genere consegnando la commedia al suo erede naturale, De Sica.
Gennaro Righelli le cui opere da ricordare sono L’aria del continente (1935) e Pensaci, Giacomino! (1936) utilizza i personaggi della piccola media borghesia ed il loro moralismo.
Nonostante la visione dell’italiano medio con i suoi limiti fosse in totale contrasto con il modello proposto da Mussolini, il cinema si costruisce come zona franca accogliendo registi ed attori ebrei come Abel Gance.
Vittorio De Sica esordisce alla regia nel 1940 con Rose Scarlatte e prosegue con due commedie Un Garibaldino al convento e Maddaleno..0 in condotta. In queste opere mostra di aver assorbito la lezione cameriniana, sarà con I bambini ci guardano che, mostrando l’esperienza del reale attraverso gli occhi di un bambino, individuerà una sua personalità registica forte. Cesare Zavattini è lo sceneggiatore comun denominatore alle basi di tutti i successi registici, mira alla ricerca di un’identità linguistica forte ma valorizzando la diversità dialettale ed innestando le nuove parole di provenienza estera che andavano consolidandosi nella parlata quotidiana. Dopo Blasetti, la riscoperta della Sicilia nel segno del verbo verista si estenderà a vari registi che vedranno nell’isola di Verga il luogo eletto a rappresentare il popolo italiano e che diverrà poi fondamentale nella fenomenologia rappresentativa neorealista.
L’avvento del sonoro rimette in moto la produzione ed il sistema divistico sfruttando le potenzialità delle diversità dialettali: Campania con Totò e i De Filippo, Lazio con Anna Magnani e Fabrizi, ogni regione punta a lanciare i propri attori più rappresentativi.
Petrolini è l’attore che meglio incarna lo spirito divistico del periodo, il suo volto è una maschera ideale per la maschera ed incarna lo spirito della fotogenia. Può recitare ogni ruolo di ogni genere senza restarne legato. Nell’ambito comico si ricostruisce la specializzazione, la maschera della commedia dell’arte e l’innesto di elementi teatrali nel cinema con Totò, Govi e Macario. Totò incarna quello che era il sogno della marionetta perfetta di Gordon Craig, un corpo totalmente snodabile le cui parte sembrano muoversi in totale asincronia e perfetta armonia, la sua comicità torna agli Zanni ed ai servi plautini. I registi che lavorano con questi attori teatrali e monopolizzanti della scena non si pongono particolari problemi espressivi, il lavoro è subordinato all’esaltazione dell’abilità attoriale, esemplare l’apporto di Mattoli che negli anni 40 modificherà la sua poetica portando la Magnani e Fabrizi alla recitazione di L’ultima Carrozzella in cui chiederà loro di rinnovarsi e li contornerà con elementi registici innovativi, partecipando egli stesso al movimento di critica ponendo i suoi film precedenti come modello da non imitare.
Come negri alla sceneggiatura lavorano alcuni dei grandi autori cinematografici e letterari che sbocceranno negli anni 60 (Fellini, Campanile).
Per tutti gli anni venti il sistema divistico sarà dominato esclusivamente da attori americani, sarà Vittorio De Sica a rilanciare il divismo italiano, mostrando una tipologia di personaggio popolare, lontano dall’eroismo yankee. Tuttavia per lungo tempo il pubblico italiano dichiarerà di preferire il cinema di importazione a quello nazionale. Anna Magnani e Aldo Fabrizi faranno da ponte verso la figura attoriale professionista che non mostra distinzione tra arte e vita.
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Autore:
Asia Marta Muci
[Visita la sua tesi: "Panoramiche d'interni. Approfondimenti e divagazioni sul cinema e l'unità di luogo"]
- Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM)
- Esame: Storia del cinema italiano
- Docente: Gianni Canova
- Titolo del libro: Guida alla storia del cinema italiano
- Autore del libro: Giampiero Brunetta
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2003
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