Dettagliati appunti sul volume "La nuova spiritualità dell'età moderna" di R. Repetti, utilizzato per l'esame di storia moderna. Il testo affronta i grandi cambiamenti avvenuti in seno alla religione cattolica e alla Chiesa negli ultimi secoli, a partire dal Rinascimento e dalla messa in discussione del potere temporale del Clero, passando per gli scritti di Erasmo da Rotterdam, attraverso la riforma di Lutero e di Calvino, con lo scisma della Chiesa e la formazione della confessione Protestante, Calvinista e Anglicana. La storia della Chiesa viene proposta attraverso la rilettura degli scritti dei protagonisti.
La nuova spiritualità dell'età moderna
di Filippo Amelotti
Dettagliati appunti sul volume "La nuova spiritualità dell'età moderna" di R.
Repetti, utilizzato per l'esame di storia moderna. Il testo affronta i grandi
cambiamenti avvenuti in seno alla religione cattolica e alla Chiesa negli ultimi
secoli, a partire dal Rinascimento e dalla messa in discussione del potere
temporale del Clero, passando per gli scritti di Erasmo da Rotterdam,
attraverso la riforma di Lutero e di Calvino, con lo scisma della Chiesa e la
formazione della confessione Protestante, Calvinista e Anglicana. La storia
della Chiesa viene proposta attraverso la rilettura degli scritti dei protagonisti.
Università: Università degli studi di Genova
Facoltà: Scienze Politiche
Esame: Storia moderna
Docente: M. Bottaro Palumpo e R. Repetti
Titolo del libro: La nuova spiritualità dell'età moderna
Autore del libro: R. Repetti
Editore: ECIG
Anno pubblicazione: 20061. L'umanesimo cristiano del Rinascimento
Fu una rinascita antropologica poiché il nuovo di cui si fecero attivi importatori intellettuali di tutta l’Europa
influenzò anche le coscienze delle masse tradizionalmente escluse dai processi di socializzazione culturale.
L’antropocentrismo rinascimentale esaltò valori e idee già appartenenti alla tradizione con un solo
cambiamento: quello della prospettiva di riferimento. A un’idea della storia umana supina alla volontà
divina, transitoria nell’attesa dell’ultraterreno si sostituì l’idea di una storia in cui l’uomo avrebbe potuto
svolgere parti da protagonista. All’idea di una natura le cui gerarchie si riflettevano nella gerarchizzazione
dell’umanità si sostituì quella di una natura e di un cosmo in cui l’uomo poteva indagare per meglio
conoscere e comprendere l’opera della creazione. Ma Dio non era estromesso, acquistava una maggiore
rilevanza per il diverso rapporto che l’uomo instaurava con Lui.
L’umanesimo non poté non essere cristiano. La sua prospettiva antropocentrica, il suo legame con la
tradizione culturale dell’Europa cattolica, la sua volontà di sperimentazione del nuovo promesso dell’età
aurea costrinsero la cultura nuova in schemi che non poterono prescindere dal passato. E così la ricerca e
l’imitazione dell’età classica, cronologicamente più vicina all’età dell’oro, divenne anche la ricerca e
l’imitazione del cristianesimo originale; la cura filologica dei testi latini e greci interessò anche le sacre
scritture; l’esaltazione della dignità umana si trasferì nella contestazione di sistemi ecclesiastici fondati sul
privilegio e sul sopruso.
Le tensione religiose che avevano costellato la scena medievale trovavano ora anch’esse una nuova
prospettiva e speranze più solide basate su un differente utilizzo della ragione umana.
Schiere di dotti intellettuali, quasi tutti provenienti dagli ambienti ecclesiastici divennero gli artefici di una
nuova cultura laica. Non si facevano solo interpreti di nascenti valori borghesi tendenti all’abbattimento
della rigidità e dei vincoli di un costrittivo sistema feudale ma miravano più in alto: al ripristino di valori
antichi che la ragione umana indicava come naturali e naturalmente perseguibili.
L’utopia entrava nella storia e si separava dalla sfera del mito. Il paradiso perduto poteva essere ritrovato,
ripopolato con l’intervento dell’uomo che diventava artefice del proprio destino.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
La nuova spiritualità dell'età moderna 2. Lorenzo Valla: De falso credita et ementita Constantini donatione
Lorenzo Valla dimostrava nel 1440 la falsità storica della donazione di Costantino, il documento su cui la
chiesa medievale aveva preteso fondare la legittimazione del potere temporale. Ne dimostrava
l’infondatezza logica dicendo che Costantino non dette nulla a Silvestro ma al pontefice precedente ma i
doni furono piccoli, tali che il papa potesse vivere. Ne dimostrava l’infondatezza storica dicendo che è falso
che il documento della donazione si trovi nei decreti o nella storia di Silvestro e in esso sono contenute cose
contradditorie, sciocche, ridicole. Ne dimostrava l’infondatezza giuridica: dice che né Costantino intendeva
dare e non poteva farlo per diritto, né l’altro poteva accettare per diritto. Poi ne dimostrava l’infondatezza
morale: dice ogni diritto sarebbe stato estinto dai delitti dei possessori quando vediamo che la rovina e la
devastazione di tutta l’Italia e di altre province è derivata da questa fonte.
Valla accusa i pontefici romani di ignoranza, di avidità, di crudeltà e di vanità di comandare.
Nella pagina della donazione si direbbe che è loro Roma, la Gallia, la Spagna, La Germania, i Britanni,
l’occidente. Vogliono privare le città a tutti i re e costringerli a pagar loro i tributi? Ritiene Valla che sia
invece lecito spogliare egli stesso di tutti i beni che possiede. Quella donazione fu ignota a Silvestro ma
anche a Costantino. Dice “ spontaneamente pontefice, venimmo da te perché ci governassi, spontaneamente
ora ce ne andiamo perché più a lungo tu non ci governi”. “Chiamiamo a testimone Dio e l’ingiuria ci
costringe alla ribellione”. dice che il pontefice ha dissanguato lo stato, ha spogliato le chiese, oltraggiato le
fanciulle, insanguinato le città di lotte civili. Dice che il pontefice non vuole essere padre o signore ma
nemico e carnefice. Dice che non vuole imitare la sua crudeltà ma deporlo e adottare un altro signore. Dice
che è il papa che porta la guerra e semina discordie tra principi e città, brama i beni altrui e consuma i
propri. Sperpera i soldi estorti alla gente per bene e mantiene eserciti di enfanti e cavalieri che infestano ogni
luogo mentre la gente muore di fame e freddo. Mentre egli cerca di strappare le cose ai secolari, essi sono
indotti allo stesso esempio, spinti dalla necessità di usurpare le cose alla chiesa. Non c’è in nessun luogo
religione e i furfanti trovano nel papa una scusa per le loro scelleratezze. Il papa bestemmia il nome di Dio.
Valla non vuole esortare i principi e i popoli a fermare il papa ma solo che lo ammoniscano e che
spontaneamente si ritiri. Ma se si rifiuta passeremo ad un discorso più duro. Non è la chiesa che combatte
contro i cristiani ma il papa.
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La nuova spiritualità dell'età moderna 3. Alberti: Pontifex
Alberti (1404-72) - Nel “Pontifex” postulava una netta distinzione tra religione e politica, tra esercizio del
potere spirituale del potere temporale, condannando l’uso del lusso mirato ad accrescere la devozione
superstiziosa
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La nuova spiritualità dell'età moderna 4. Masuccio: Il Novellino
Distingueva tra una guasta e corrotta chiesa dei pastori e il fermo credere e semplice orare delle pecore.
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La nuova spiritualità dell'età moderna 5. Galateo: Esposizione del Pater Noster
Nell”Esposizione del Pater Noster” critica la frammentazione degli ordini religiosi, simbolo e metafora della
rinuncia al principio di unità cristiana in virtù di valori mondani (denaro e politica) che non appartengono a
interessi propri della chiese.
Dice che la religione non toglie i vizi ai farisei ma li nasconde. Dice che per i frati si fa la guerra, la pace, la
tregua… ecc. dice che governano il popolo man on sanno governare se stessi. Fanno partecipe Dio delle loro
rapine. Sono ignoranti, indotti, adulatori, ipocriti. Quando uno vuole fare una cosa iniqua, perchè sembri
giusta la tratta per via dei frati e crede di coprire la sua malizia con la santità.
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La nuova spiritualità dell'età moderna 6. Pico della Mirandola: Discorso sulla dignità dell’uomo
dice che ha letto negli antichi libri arabi che il saraceno Abdallah dice che niente appare più meraviglioso
dell’uomo. Si chiede perché non ammiriamo maggiormente glia angeli o i cori celesti. Ma alla fine
comprende perché felicissimo etra gli esseri viventi e degno di ogni ammirazione sia l’uomo e che la sua
condizione è invidiabile agli altri animali e anche agli astri e intelligenze ultraterrene.
Gia Dio aveva fabbricato il mondo, l’ha adornata con intelligenze angelica, ha animato le sfere celesti con
spiriti beati e ha popolato le parti del mondo inferiore con animali bruti. Ma una volta compiuta l’opera Dio
voleva ci fosse qualcuno in grado di intendere il senso di una creazione così magnifica, di ammirarne la
grandezza. Per questo creò l’uomo. Ma non c’era tra i modelli niente da donare all’uomo, non c’era un posto
ancora non assegnato da dare all’uomo. Tutti erano occupati. In compenso dice ad Adamo che può scegliere
i doni che vuole come propri secondo il suo desiderio, che può stabilire la sua natura in base al suo arbitrio.
Dice che l’ha collocato al centro del mondo affinché possa osservare tutto ciò che è nel mondo. Dice che
potrà degenerare negli esseri inferiori, ossia negli animali bruti oppure essere rigenerato negli esseri
superiori ossia nelle creature divine. Il padre infuse i semi di ogni specie e i germi di ogni genere di vita
all’uomo… Cresceranno e in lui produrranno i loro frutti quelli che verranno. Se coltiverà i vegetali
diventerà una pianta, se quelli razionali diventerà un esser celeste. Se invece non accontentandosi di nessuna
delle sorti assegnate alle creature si raccoglierà nel centro della sua unità, diventato un solo spirito con Dio,
sarà superiore a tutte le cose nella solitaria caligine del Padre.
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La nuova spiritualità dell'età moderna 7. Girolamo Savonarola: Una predica nell’avvento, Sopra Aggeo,
La richiesta di un concilio
Le sue sono tra le prime richieste di riforma della chiesa e si scaglia contro i papi corrotti. Contiene alcuni
tratti della futura ribellione luterana che condurrà allo scisma protestante: l’affermazione del primato delle
scritture, la condanna delle esteriorità liturgiche, la critica dei benefici ecclesiastici, la necessità della
convocazione di un concilio per la riforma della chiesa. Risiede in Savonarola l’apparente contraddizione tra
esigenza di riforma e critica della modernità quasi che la prima dovesse passare tramite un ritorno al passato
ed esprimesse quindi intenti di conservazione. Il ritorno al passato può avvenire solo nel futuro e comportare
caratteri di forte novità modellati sulla tradizione. ne “una predica nell’avvento” (1493) dice che i
predicatori hanno abbandonato la sacra scrittura e si sono dati all’astrologia e alla filosofia. Usano la sacra
scrittura come ancella. Dice che le poche vergini che ci sono n chiesa lo sono solo nel corpo perché non
hanno la verginità della mente e sono aride di devozione. Non ci sono predicatori che predicano la verità e in
chiesa entra indifferentemente chi vuole ed è piena di bestie e animali selvatici. Dice che solo una cosa ci
diletta nella chiesa: il fatto che sia tutto dipinto e interpellato e le cerimonie sono molto belle.
Poi nel “Sopra Aggeo” (1493) esorta i sacerdoti, i preti, i prelati ad abbandonare i benefici che non possono
tenere, di lasciare le concubine ed iniziare a far penitenza. Li esorta a dire le messe con devozione altrimenti
perderanno i benefici e la vita.
Esorta i monaci a lasciare le cose superflue, gli argenti, a darsi alla semplicità e lavorare con le loro mani
come facevano gli antichi monaci perché comunque verrà il tempo in cui lo faranno per forza.
Esorta le monache a lasciare i canti figurati, dice loro di piangere e pentirsi per i loro difetti ed errori perché
verrà il momento in cui Dio le punirà se non cambieranno i loro costumi.
Esorta i lussuriosi a vestirsi di cilicio e fare penitenza e dice loro di portargli le vanità e i libri contro la fede
per dargli fuoco.
Ne “la richiesta di un concilio” dice che Dio ha stabilito di fare in terra giustizia e misericordia e restituire
all’antica dignità la sua chiesa cacciandone i pessimi ministri e convertire a sé gli infedeli. Dice che Dio ha
scelto lui per rivelare tutto ciò ed egli non ha ma smesso di invocare i peccatori alla penitenza e annunciare
l’ira incombente. Dice che Alessandro IV (papa dal 1492 al 1503) non è un pontefice e non può essere
ammesso al pontificato perché è colpevole di simonia, si è impadronito della mitra e ogni giorno offre ai
compratori i sacri benefici; poi non è cristiano, non crede in alcun dio e così supera ogni eccesso e infedeltà.
Da parte di Dio invita l’imperatore Massimiliano I come difensore del mondo cristiano affinchè invochi un
concilio per venire in soccorso della rovina delle anime altrimenti non eviterà la colpa e lo sdegno del
Signore.
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La nuova spiritualità dell'età moderna 8. Erasmo da Rotterdam: Elogio alla pazzia
(1509). Le posizioni di erasmo raccolgono le critiche, le proposte, le aspirazioni e le speranze della
tradizione medievale e umanista, le organizzano in una chiave più sistematica e le propongono alla posterità:
come indicazione di percorsi attuabili mediante soluzioni rivoluzionarie ovvero come modelli di riferimento
per uno sviluppo storico delle evoluzioni meno rapide e cruente. Reclama la purezza della religione contro
qualsiasi commistione che ne violi i significati. Liberare la religione dalla superstizione, dagli usi mondani e
politici per ricondurla all’originalità del messaggio evangelico e della chiesa degli apostoli. La sua critica si
traduce nei noti strali lanciati contro la mercificazione del sacro e contro la cupidigia di mondanità e la sete
di apparenza caratteristici di una parte della chiesa e di una parte degli ecclesiastici. Attraverso la metafora
del Sileno, invita non solo i cristiani ma gli uomini di cultura e i ministri del culto a oltrepassare la soglia del
visibile per cogliere la vera natura della religiosità.
Superstiziosi. Tutti quelli che godono ad ascoltare, a proparare miracoli e prodigi e non si saziano a sentir
mirabilia di spettri, ombre, fantasmi… essi sono lontanissimi dalla verità. Sono solo bugie che servono a
cavar quattrini come fanno normalmente preti e predicatori. Della stessa forma sono quelli che se hanno la
fortuna di vedere qualche statua o quadro di San Cristoforo pensano di aver scampato la morte. Certi si
fidano di piccoli segni magici, o preghiere inventate da impostori per puro guadagno che poi promettono
salute, gioia, prosperità piaceri e un posto in paradiso. Dice che questo comportamento è generato dalla
pazzia ma è approvato anche dai professori di religione. La vita dei cristiani è in balia di questi
vaneggiamenti ma sono i sacerdoti ad autorizzarli perché è una fonte di denaro che non finisce mai.
Religiosi e monaci: gran parte di essi non ha niente a che fare con la religione e(anche se monaco, da monos
in greco vuol dire solitario) te li trovi sempre tra i piedi. Sono in odio a Dio e al diavolo e solo incontrarli
porta sfortuna. Pensano che la religione non abbia nulla a che fare con gli studi tanto da non saper neanche
leggere. Tanti mendicano il pane con fracasso e creano danno agli altri mendicanti. Con la sporcizia,
l’ignoranza, la rozzezza, la spudoratezza pretendono di rappresentare gli apostoli. Amano il denaro, il vino e
le donne. Molti di loro credono in cerimonie e tradizioni umane ma Cristo non tiene conto di queste
pratiche, esige solo l’osservanza del comandamento della carità
I vescovi: emulano la vita dei re…. Ma dovrebbero ricordarsi che il rocchetto di lino indica che dovrebbero
vivere una vita immacolata, la mitra che dovrebbero conoscere l’antico e il nuovo testamento alla
perfezione, i guanti che dovrebbero non contagiarsi con le cose umane.
I cardinali: dato che hanno preso il posto degli apostoli e perciò ci si aspetta le gran virtù che essi avevano.
Devono ricordarsi che non sono padroni ma solo amministratori di beni spirituali. Dovrebbero condurre una
vita di lavoro e stenti come quella degli apostoli.
Contro i papi: dovrebbero imitar la vita di Cristo, cioè povertà, fatiche, dottrina, croce, stenti. Se fosse
questa la vita del papa chi mai comprerebbe quel posto con tutti i mezzi e lo difenderebbe con la spada e col
veleno?
Non c’è nessuno che più dei papi viva mollemente e senza pensiero
Filippo Amelotti Sezione Appunti
La nuova spiritualità dell'età moderna