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Erasmo da Rotterdam: I Sileni di Alcibiade


(1536). Il sileno è un personaggio della mitologia greca, figlio di Pan o di Ermes, dalla bruttissima figura ma dotato di grande saggezza. Erasmo si riferisce a un luogo del Simposio di Platone in cui Alcibiade paragona Socrate ai sileni, piccole sculture che chiuse, riproducevano un’immagine deformata ma se aperte rivelavano un’immagine divina.
Dice che l’immagine dei sileni non poteva essere più brutta e paragona Cristo a uno di essi. Sotto questo aspetto si presentò allo sguardo di cantore profetico che tratteggiò così la sua figura “non c’era in lui forma né bellezza alcuna; e noi l’abbiamo veduto, e non c’era cosa alcuna ragguardevole, perché lo desiderassimo: egli è stato sprezzato sino a non essere più tenuto nel numero degli uomini.” ma se avrai la fortuna di vedere da vicino questo sileno quando è aperto (se cioè gli consentirai di rivelarsi all’uomo, schiarendogli gli occhi dell’animo) allora scoprirai un indicibile tesoro. Anche se aveva il potere di diventare monarca universale e toccare mete che nessuno ha mai raggiunto egli non lo fece; egli volle assumere un’altra immagine da proporre ai suoi discepoli, preferì un’altra filosofia, l’unica che garantisce la felicità. Nello stesso senso furono dei sileni gli apostoli: poveri, rozzi, incolti, oscuri, deboli, spregiati, esposti ad ogni oltraggio. Ma essi con un motto si impongono ai demoni, placano con un gesto la furia dei mari, richiamano in vita i morti con una parola e mai nessun tiranno potrà eguagliare la loro potenza.
Anche i sacramenti della chiesa possono richiamare in allegoria i sileni. Tu vedi l’acqua, vedi il sale, l’olio, senti la voce del celebrante: ma questa è solo la facciata esteriore del sileno. La forza divina non la senti, non la vedi: se però manca il resto è pura illusione. Anche il testo sacro ha i suoi sileni: se ti fermi alla superficie la storia può sembrare comica ma se penetri il significato profondo ti inchini davanti alla sapienza divina.

Differenza tra l’uomo del mondo e l’uomo di Cristo: l’uomo del mondo persegue i valori più tangibili, degli altri non si cura affatto e li mette all’ultimo posto in graduatoria. L’uomo di Cristo fa l’opposto: persegue solo valori invisibili e incorporei; degli altri non si cura e tutto valuta dal di dentro.

Chi dice “chiesa” si riferisce a vescovi, sacerdoti e sommi pontefici. Ma la chiesa è il popolo cristiano. I vescovi in realtà non sono che i servitori del popolo cristiano e di Cristo. Perché cristo assunse verso di servo, non di signore. Se qualcuno dice  questo viene considerato nemico della chiesa. Ma il vero nemico della chiesa è un pontefice senza religione.
Quando si dice che la chiesa gode di onore e prestigio non è perché rafforza il popolo di sentimento religioso ma perché gli altari luccicano di oro e gemme. Cristo però predica l’incuria delle ricchezze, l’abdicazione ai piaceri e l’indifferenza alla gloria ma i capi della chiesa cristiana fanno il contrario.

Tratto da LA NUOVA SPIRITUALITÀ DELL'ETÀ MODERNA di Filippo Amelotti
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