La riforma luterana popolare e radicale
La diffusione delle tesi luterane e il conseguente irrigidimento di posizione delle parti in conflitto che provocò la scissione religiosa ricadevano su una situazione politico-sociale caratterizzata da forti elementi di crisi che investivano l’intera società tedesca. Alla base di tale fenomeno oltre ai fattori culturali e politici c’è anche la “rivoluzione dei prezzi” contraddistinta da una crescita esponenziale dei prezzi dei beni in seguito all’afflusso di metalli preziosi dal nuovo mondo. Questa aveva provocato una forte crisi economica e fatto vittime tra la piccola nobiltà feudale e tra i ceti rurali dell’area germanica i quali divennero propensi al mutamento del sistema tradizionale dei rapporti sociali.
Le concezioni luterane e le possibilità che fornivano come manifestazioni ideologiche di sommovimenti rivoluzionari si trasformarono in vessilli attraverso cui venivano veicolate idee, aspirazioni e progetti di cambiamento di una realtà avvertita negativamente. Ma esse continuavano a fornire anche giustificazioni ideali ai ceti borghesi più propensi a utilizzare nei conflitti d’interesse che li opponevano alle autorità secolari e religiose metodi meno violenti e radicali.
Il forte livello di tensione in Germania nei primi del 500 fu palesato dallo scoppio di una rivolta di esponenti di piccola nobiltà che cercarono di impossessarsi delle proprietà ecclesiastiche nei territori di Treviri e della Baviera. I cavalieri invitarono Lutero a unirsi alla loro causa ma il riformatore postulando una netta distinzione tra libertà cristiana e libertà nazionale rifiutò l’invito con “L’esortazione fedele a tutti i cristiani ad evitare la ribellione. Il tentativo di rivolta si concluse con il fallimento dell’assedio a Treviri e la dura repressione dei cavalieri da parte della nobiltà feudale.
Le aspettative di riforma sociale derivante la riforma religiosa costituirono il cemento ideale di una serie di rivolte popolari che insanguinarono la Germania meridionale e centrale. Il fenomeno si inquadra nell’ampia serie di sollevamenti popolari antifeudali. Le richieste dei contadini erano legate anche ad aspirazioni di carattere religioso e sociale che postulavano l’eguaglianza evangelica di tutti gli uomini.
Emblematico è il documento dei 12 articoli stilato nel 1525 dai contadini insorti. Il preambolo e gli articoli mostrano come le consuete richieste contadine di salvaguardia dei tradizionali diritti e usi comuni sui quali si basavano le possibilità di sopravvivenza, ora minacciati da un inasprimento dei rapporti feudali nelle campagne, siano fatti derivare oltre che dal diritto consuetudinario anche da un prevalente e preliminare diritto divino. Spiccano tra le rivendicazioni politiche quella relativa all’autogoverno religioso della comunità ottenuto mediante l’elezione di pastori la cui caratteristica discriminante sia la capacità di insegnare la fede e quella relativa alla liberazione dei rapporti servili in virtù della libertà naturale e della redenzione divina.
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Autore:
Filippo Amelotti
[Visita la sua tesi: "Il Canada e la politica internazionale di peacekeeping"]
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia moderna
- Docente: M. Bottaro Palumpo e R. Repetti
- Titolo del libro: La nuova spiritualità dell'età moderna
- Autore del libro: R. Repetti
- Editore: ECIG
- Anno pubblicazione: 2006
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