Martin Lutero: De servo arbitrio
Tutto capita in noi necessariamente a seconda che Dio ami o non ami.
Per quale ragione Dio ha amato Giacobbe e odiato Esaù? E ciò quando non erano ancora nati? Sappiamo che gli uomini sono rigenerati dalla fede e risospinti al male dall’incredulità e che occorre esortarli a credere in virtù del loro libero arbitrio. Ed è questo il nocciolo della questione. Discutiamo per sapere in virtù di quale merito o opera gli uomini possano pervenire alla fede grazie alla quale saranno rigenerati o dannati. Ciò avviene non per merito nostro ma per amor o odio di Dio. E quando accade egli esorta a perseverare nella fede e non essere reietti da Dio.
Come l’uomo non fa nulla per diventare creatura e una volta creato non fa nulla per restare tale, così l’uomo prima della sua nuova nascita non fa nulla che possa prepararlo a questo rinnovamento e a questo regno. Nessun uomo può in nessun modo ottenere giustizia per mezzo delle proprie opere e nessun opera del libero arbitrio ha valore davanti a Dio. La vera giustizia è quella della fede: essa non risiede nelle opere ma nel favore di Dio che ce la concede per grazia.
Continua a leggere:
- Successivo: Giovanni Calvino: istruzione e confessione di fede usate nella chiesa di Ginevra
- Precedente: Carlostadio - L’abolizione delle immagini
Dettagli appunto:
-
Autore:
Filippo Amelotti
[Visita la sua tesi: "Il Canada e la politica internazionale di peacekeeping"]
[Visita la sua tesi: "I cartoni animati satirici: il caso South Park"]
- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia moderna
- Docente: M. Bottaro Palumpo e R. Repetti
- Titolo del libro: La nuova spiritualità dell'età moderna
- Autore del libro: R. Repetti
- Editore: ECIG
- Anno pubblicazione: 2006
Altri appunti correlati:
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- ”Che fare?” Coscienza e ubbidienza in Dietrich Bonhoeffer
- Autorità e famiglia nella ''Repubblica dei Santi'' di Calvino
- L'evoluzione della scuola pubblica tra cinquecento e settecento
- La riforma anglicana: Enrico VIII ed Elisabetta I
- Le "Vindiciae contra tyrannos" di Stephanus Junius Brutus e le conseguenze politiche della Riforma
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.