Muntzer: coordinatore delle rivolte luterane
Tra le guide e i coordinatori delle rivolte ci fu Muntzer, seguace di Lutero. Divenne predicatore noto e dai toni accesi elaborando un proprio sistema teologico che giunse a posizioni di misticismo teorizzando la necessità del distacco dai beni esteriori attraverso uno svuotamento dell’anima. Impulsi profetici, opzione per gli ultimi, attesa dell’avvento del regno di Dio in terra condussero Muntzer alla consapevolezza dell’impossibilità di riformare il mondo poiché indegno e alla teorizzazione del conflitto che opponeva credenti a coloro che erano senza dio e che detenevano il potere. Su questo punto avvenne la rottura con Lutero che aveva teorizzato l’obbedienza all’autorità secolare, ritenuta de Muntzer un indecisione alla quale bisognava contrapporre il rifiuto dell’obbedienza al potere secolare. Muntzer delineò le contraddizioni che avevano caratterizzato gli inizi della riforma. Preannuncia i futuri temi dell’egualitarismo di matrice religiosa.
Lutero era consapevole delle responsabilità dei signori feudali nel processo di impoverimento delle masse contadine anche se non poteva ammettere alcuna legittimità del diritto di resistenza. Egli ebbe a trattare dei moti di rivolta contadini in una “esortazione alla pace” del 1525 proprio a proposito dei dodici articoli di Memmingen alla quale invitava i signori ad abbandonare il proprio animo feroce e i contadini a deporre la spada nella convinzione che tirannide e sedizione sono nemiche di Dio.
Un mese dopo, venuto a conoscenza della teorizzazione della violenza da parte dello stesso Muntzer, Lutero non esitò a schierarsi con i signori feudali. Condanna senza appello la ribellione nei confronti dell’autorità come diretta opera del demonio e invita i signori ad annegare nel sangue i contadini, lontani dalla parola di Dio. I principi cattolici uccisero Muntzer e vinsero il suo piccolo esercito.
Queste prese di posizione segnarono la fine della riforma luterana come esperienza popolare. Per i contadini il settarismo radicale rappresentò il luogo ideale in cui continuare elaborazioni di progetti e speranze di cambiamento. L’anabattismo rappresentò una via di fuga privilegiata specie dopo che iniziòa diffondersi in Svizzera e Germania come vera e propria confessione dal 1527. gli anabattisti svilupparono e consolidarono il loro iniziale elitarismo proveniente dalla particolare concezione dell’elezione divina e sperimentando le persecuzioni di cui furono vittima e rafforzarono il senso di appartenenza in una comunità privilegiata di martiri. Vere comunità utopiche, i falansteri anabattisti, costruiti dal tirolese Hutter si caratterizzavano per la presenza di un padre che assegnava a ciascuno il proprio compito, per l’allevamento in comune dei figli da parte delle donne e per l’assoluta assenza di proprietà privata. Erano criteri organizzativi pericolosi che costarono a Hutter il rogo ma che sopravvissero in Ungheria e in Transilvania. Esperienza più decisiva ebbe la città di Munster dove Rothmann entrò in conflitto con la borghesia luterana. I 19 articoli da lui promulgati evidenziano le peculiarità dell’impianto dottrinale anabattista e il carattere di chiusura settaria del movimento.
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Autore:
Filippo Amelotti
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia moderna
- Docente: M. Bottaro Palumpo e R. Repetti
- Titolo del libro: La nuova spiritualità dell'età moderna
- Autore del libro: R. Repetti
- Editore: ECIG
- Anno pubblicazione: 2006
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