Appunti presi durante il corso di Storia Economica a.a. 2008-09.
Dall'economia preindustriale all'economia industriale
di Silvio Traverso
Appunti presi durante il corso di Storia Economica a.a. 2008-09.
Università: Università degli studi di Genova
Facoltà: Economia
Esame: Storia economica
Docente: Marco Doria1. Indici per la valutazione economica
valore monetario dei beni e servizi che in un periodo di tempo sono prodotti, generalmente, in un
determinato paese nazionale.
è il pil nazionale suddiviso per il n° degli abitanti del paese stesso.
Pil pro capite a parità di potere d'acquisto: tiene conto del potere d'acquisto della moneta e corregge un
possibile effetto distorcente che deriva dai tassi di cambio intermonetari; si fa 100 il potere d'acquisto di un
cittadino medio di un paese e su questo valore si effettuano i confronti con gli altri paesi.
Inoltre il pil può essere calcolato per aree geografiche (G7, africa, etc..)
La speranza di vita è quella grandezza che indica il n° di anni di vita statisticamente prevedibili per un
individuo che nasce in una determinata area del mondo, e generalmente si spiega in base all'aumento del
reddito: si mangia di più, i sistemi sanitari sono migliori, etc....
tiene conto di tre elementi combinati, il pil pro capite, la speranza di vita e la scolarizzazione media.
Un altro dato fa riferimento al n° di computer e di telefoni cellulari presenti ogni 100 abitanti. Come il
mondo ha raggiunto questi risultati? Lo studio di ciò è l'argomento del corso.
Periodizzazione: il percorso storico dello sviluppo economico dal '400 a oggi presenta una grande cesura,
che coincide con l'avvio del processo di industrializzazione e che si colloca diversamente a seconda dei
diversi paesi; in un'ottica eurocentrica si può individuare in Inghilterra nel tardo '700 e nell'800 in altri paesi
dell'Europa continentale e negli Stati Uniti.
Il periodo precedente a tale avvenimento è chiamata età preindustriale e quello successivo età industriale
e che oggi si presenta come un'età in conclusione nelle c.d. economie post-industriali.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale 2. Periodizzazione dell'economia preindustriale
In Europa il sistema economico ruotava attorno all'agricoltura. L'economia preindustriale era
fondamentalmente agricola, cioè la maggior parte della popolazione attiva era impiegata nell'agricoltura
(circa il 70%) e la maggior parte del pil proveniva dall'agricoltura, che era prevalentemente di sussistenza .
Il rapporto tra questo tipo di agricoltura e il mercato:
Agricoltura di sussistenza: chi fa il contadino riesce a produrre solo ciò che serve a far sopravvivere se
stesso e i suoi familiari che non lavorano.
Agricoltura orientata al mercato: chi lavora la terra, oltre a produrre abbastanza per la sua sopravvivenza,
produce un surplus da destinare al mercato; più è ampio il surplus minore è la percentuale di popolazione
impiegata nell'agricoltura.
Nella età preindustriale i fattori produttivi principali erano la terra e la produttività del lavoro. Quanti più
beni alimentari l'agricoltura riesce a produrre tanto più la popolazione cresce. In quest'epoca l'agricoltura era
di sussistenza, basata su tecniche primitive, e la popolazione cresceva a fatica.
L'agricoltura di sussistenza ha conseguenze sulla distribuzione geografica della popolazione e la
distribuzione della popolazione per settori di attività. Un modello integrale di agricoltura di sussistenza
prevede che tutta la popolazione attiva sia impiegata in questo settore.
Il surplus permette di tenere in vita persone che non coltivano la terra ma che, ad esempio, fabbricano
manufatti.
Prima dell'anno 1000 la quasi totalità della popolazione era impiegata nell'agricoltura, tranne i pochi
appartenenti alla classe dei clerici e dei cavalieri. Dopo l'anno 1000 alcune innovazioni (ad es la rotazione
delle colture che da biennale passa a triennale, che permette di coltivare i 2/3 della terra e di avere raccolti
diversi; il maggiore utilizzo del ferro per le lame degli aratri, che consentono di scavare solchi più profondi;
viene innovato il sistema di aggiogamento selle bestie da tiro, che permette di sfruttare di più il loro lavoro)
permettono di aumentare, anche se di poco, la produttività e la produzione del lavoro contadino ( la
produzione è il “quanto” viene prodotto, la produttività è il rapporto tra prodotto e fattori produttivi utilizzati
per produrlo; un semplice aumento di produzione potrebbe comunque essere dovuto a un aumento della
popolazione e della terra coltivata, pur rimanendo in agricoltura di sussistenza).
L'aumento di produttività implica un aumento del surplus commerciabile e si assiste a un fenomeno
dimenticato da secoli, la rinascita dei centri urbani dell'Europa occidentale e si crea il circuito economico
fondamentale dell'Europa tra il 1000 e il 1400: il circuito città-campagna. Dalla campagna arrivano i
prodotti alimentari, dalla città quelli manufatti. Nonostante ciò questo modello è ancora soggetto al forte
rischio della carestia. La carestia portava i contadini o a morire di fame o a spostarsi nelle città, nella
speranza che l'amministrazione cittadina avesse scorte di prodotti alimentari e/o che riuscisse a procurarseli
da altre fonti.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale 3. Popolazione europea nell'età preindustriale tra basso medioevo
ed età moderna
A partire dal '700 nell'agricoltura non esiste più il problema dei regimi di produttività decrescenti si passa
da uno sfruttamento preindustriale a uno sfruttamento industriale dell'agricoltura.
Stime sulla popolazione europea:
anno 1000 si stima che la popolazione fosse di circa 30-35 milioni;
anno 1348 l'Europa arriva ad avere 80 milioni di abitanti; nel 1348 si diffonde però nen continente la peste
nera, che nell'arco di tre anni uccide 1/3 della popolazione europea. Un effetto di questa brusca riduzione
della è che il cibo non è più scarso, in rapporto alla diminuita popolazione, e si coltivano meno terre, solo le
migliori, le più produttive.
Dal 1348, la popolazione impiegherà 150 anni per tornare ai livelli precedenti la peste, continuando a
crescere anche durante tutto il '500.
Il '600 è nuovamente un secolo di scarsa crescita demografica, dovuta alla scarsità di cibo , che non era
sufficiente per sfamare l'intera popolazione europea; il '600 è l'ultimo secolo in cui esiste questo problema,
che a partire dal '700 sarà eliminato dalle innovazioni tecnologiche, che porteranno a un costante aumento
della produttività della terra.
Agricoltura in età preindustriale: tipologie prodotti, distribuzione proprietà fondiaria, società rurale
La produzione fondamentale dell'agricoltura sono i cereali, grano, avena e segale, cioè i prodotti di base
dell'alimentazione. Accanto a questa, coesiste la coltivazione di piante tessili (essenzialmente lino e canapa),
che servono per il vestiario, e l'allevamento ovino, per ricavare e lavorare la lana. Oltre ai cereali venivano
anche coltivati la vite e l'olivo, prevalentemente nell'Europa meridionale.
La struttura della società fondiaria (la distribuzione della terra) si lega alla condizione socio- economica
di chi coltiva la terra. Nelle zone pianeggianti la dimensione dei fondi tende ad essere maggiore ed è
riconducibile alla proprietà dei ceti nobiliari del medioevo e alle proprietà ecclesiastiche (conventi,
monasteri). Nella collina e nelle zone prealpine aumenta il fenomeno della piccola proprietà.
La produttività delle aziende di pianura tendeva ad essere maggiore sia, ovviamente, perchè situate in zone
più favorevoli, sia perchè la grande proprietà poteva disporre capitali da investire, per esempio, in un
maggiore numero di animali da tiro.
Nell'Europa contadina dell'epoca, occorre fare una distinzione tra est e ovest: il contadino che lavora nella
terra di grande proprietà poteva essere, nell'Europa dell'est, servo della gleba. Lo status giuridico-sociale del
servo della gleba differisce dalla figura dello schiavo poiché è semi-libero: la sua libertà è vincolata alla
terra, non è autorizzato a lasciare il villaggio dove è nato e ha l'obbligo di rendere dei servizi al suo signore
feudale - che coincide col grande proprietario - quali l'obbligo di corvè (prestazioni di lavoro obbligate e non
remunerate) e l'obbligo di portare a macinare, dietro pagamento, il proprio grano nel mulino del padrone.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale Questo sistema ha delle implicazioni economiche: la condizione giuridica del servo della gleba annulla la
mobilità della forza lavoro ed impedisce gli spostamenti della popolazione; questa impossibilità di spostarsi
rende strutturale e permanente una sovrappopolazione rurale, che comporta sua volta come conseguenza che
il signore ha a disposizione una forza lavoro assolutamente abbondante e gratuita, e non è quindi incentivato
a fare investimenti che portino ad innovazioni tecnologiche per aumentare la produttività dei terreni.
L'agricoltura dell'est Europa è quindi un'agricoltura a bassa produttività e si configura come un mondo
ancora più rurale.
Nell'Europa dell'ovest la servitù della gleba era diffusa solo nell'alto medioevo e aveva già cominciato ad
estinguersi a partire dall'anno 1000. I centri abitati erano punto di rifugio per i servi della gleba “fuggiaschi”.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale 4. L'attività manifatturiera nell'economia preindustriale
In età preindustriale si produceva una quantità di beni enormemente più limitata di quella di oggi, sia per
tipologia che per volumi. La maggior parte della produzione manifatturiera era indirizzata alla
lavorazione delle fibre tessili, della lana e – in parte – del cotone, che non era però coltivato in Europa.
Venivano poi prodotti utensili e oggetti di arredamento, attrezzi metallici da lavoro. La produzione di armi
poteva raggiungere in certi casi una alta qualità, l'artigianato quasi si trasformava in arte.
I modi di organizzazione della produzione manifatturiera in età preindustriale erano diversi:
- Modello della bottega artigiana:
localizzate nelle città, vi lavoravano artigiani capibottega coadiuvati da aiutanti, garzoni e apprendisti. In
queste aziende il proprietario stesso entra nel ciclo produttivo, presta cioè direttamente il suo lavoro nella
creazione dei prodotti.
In generale gli artigiani si organizzano in associazioni di mestiere, le corporazioni o gilde, che hanno una
serie di compiti economici e sociali; nei loro statuti si trovano le regole di funzionamento dell'associazione: i
diritti e i doveri dei soci, i compiti dell'associazione le modalità attraverso cui deve svolgersi l'attività degli
associati sono descritte minuziosamente: standard di qualità, limiti ai volumi di produzione, prezzo minimo
a cui un prodotto deve essere venduto, mercato all'interno del quale un prodotto deve essere venduto,
procedure di trattamento dell'apprendistato (che è una misura di limitazione all'ingresso di nuovi potenziali
entranti del mercato). Le corporazioni sono inoltre gruppi di pressione politici impegnati nella difesa del
mercato urbano dall'ingresso di beni creati da produttori esterni. Le corporazioni potevano avere poi
funzioni sociali-assistenziali (forme di assistenzialismo mutualistico fra gli associati ad es un associato
infortunato poteva ricevere un sussidio sino a quando non avesse potuto riprendere a lavorare ) e culturali-
religiose (riti religiosi associativi i soci assistono insieme alle funzioni religiose).
- Produzione organizzata:
un mercante-imprenditore acquista dai contadini fibre di lino trattato dagli stessi e le dà da lavorare a
domicilio dove si trovano strumenti tessili elementari; ritira il filato e lo immette sul mercato. Il lavoro in
qualche caso è fatto svolgere talvolta alle stesse botteghe artigiane o talvolta il mercante ricorre a una sorta
di “lavoro nero” a domicilio, affidando la lavorazione a persone che non sono interne alla corporazione (e
che quindi costa meno).
Il lavoro a domicilio può anche essere rurale (putting out system o sistema protoindustriale); le corporazioni
cercano di impedire questo fenomeno (assimilabile a quello attuale della delocalizzazione) poichè è esso
stesso un meccanismo che porta alla disgregazione delle corporazioni. Infine questo sistema consente a
famiglie contadine che vivono legate ad un'agricoltura di sussistenza di disporre di un piccolo reddito
slegato dalla produzione agricola.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale
- Produzione a domicilio destinata all'autoconsumo:
i contadini producono per loro stessi gli abiti e gli utensili necessari allo svolgimento della loro vita
quotidiana, al di fuori del circuito di mercato
- Primi esempi di manifattura accentrata:
non esistono (se non in casi eccezionali) grandi fabbriche, ma esistono comunque luoghi dove lavorano
insieme più lavoratori salariati (ad esempio nel settore delle costruzioni navali o nelle cartiere). L'arsenale di
Venezia è uno dei rari esempi di grande fabbrica.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale 5. La domanda di beni e servizi nell'economia preindustriale
Nell'età preindustriale la domanda è funzione del livello della popolazione (andamento demografico) ancor
prima che del livello del reddito.
In Inghilterra e Francia, nel '500, l'80% della domanda era destinata ai prodotti alimentari, il 10%
all'abbigliamento e il restante 10% a tutto il resto; oggi le famiglie dei paesi industrializzati destinano invece
circa il 20-25% del loro reddito ai prodotti alimentari. Anche allora comunque una fascia molto limitata
della popolazione era in grado di destinare al cibo solo il 30% del reddito (la struttura sociale di allora può
essere immaginata come una piramide con base larghissima e che salendo si restringe molto rapidamente,
quella di oggi come un rombo).
La domanda è costituita da:
- Domanda di beni di consumo (durevoli e non durevoli)
- Domanda di beni di investimento
- Domanda di servizi (trasporto, ordine pubblico, religione)
- Domanda estera
Allora la domanda di beni di investimento era assai limitata, poiché le tecnologie erano rudimentali. Inoltre
anche le spese degli stati, cioè le spese pubbliche, erano molto limitate e consistevano essenzialmente in
spese belliche, spese relative al mantenimento della corona, spese di rappresentanza e, in minima parte,
opere pubbliche: in quel sistema economico gli stati avevano infatti una gamma di funzioni ben più limitata
di quella che ha cominciato ad avere lo stato moderno a partire dal XIX secolo.
Il sistema dei trasporti su terra era assolutamente primitivo: non era migliore di quello dell'antica Roma (lo
stato romano aveva un sistema politico assolutamente raffinato, riscuoteva imposte e quindi disponeva di più
risorse e riusciva a soddisfare un bisogno di controllo del territorio, bisogno che si manifestava anche nella
costruzione di una fitta rete stradale): le strade carrabili erano molto rare e ciò aveva due importanti
implicazioni economiche:
segmentazione dei mercati esistevano tanti mercati non comunicanti tra loro;
far viaggiare merci e persone era molto difficile e costoso spostare le merci via terra era economicamente
insostenibile, se non per merci pregiate di eccezionale valore.
Il trasporto sull'acqua era possibile solo laddove esistessero mari o fiumi e presentava il vantaggio di
essere molto più economico. Il trasporto via terra supererà quello via mare solo a partire dall'invenzione
della strada ferrata.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale 6. I mercati e la finanza nell'economia preindustriale
Il sistema economico non era orientato al commercio e l'Europa era attraversata da tratte commerciali che
erano però fragili.
Le linee commerciali vanno distinte tra traffici campagna-città e traffici su lunga distanza (ad es il
commercio delle spezie), che erano però circuiti esclusivi non rappresentativi della realtà quotidiana del
commercio, poiché richievano competenze imprenditoriali particolari e grandi investimenti; questo
commercio su lunga distanza era, dal punto di vista dell'organizzazione, la punta di diamante del commercio
4-5centesco e sul quale si è basata la fortuna delle grandi città commerciali. Le spezie andavano via mare
dalla Cina all'India; dall'India al Mediterraneo i prodotti passavano nelle mani dei mercanti arabi che,
sempre via mare, li facevano giungere al Mediterraneo orientale; oppure dalla Cina seguivano via terra la via
della seta che portava fino al Mar Nero.
Una volta giunti sul Mar Nero e sul Mediterraneo i prodotti erano portati in Italia dai mercanti italiani. Dalla
fine del '200 le navi genovesi cominciarono a raggiungere il Belgio navigando lungo costa. Da Venezia i
prodotti potevano risalire l'Adige sino a Trento-Bolzano. Questi circuiti avevano creato delle aree sviluppate
che erano i punti cardine del commercio europeo: Genova e Venezia, Milano, alcune città della Germania
meridionale e le città delle Fiandre. La forza di queste zone è andata configurandosi a partire dall'anno 1000,
con il lento aumento della produttività dell'agricoltura europea e l'aumento della popolazione urbana, grazie
alla possibilità di alcune persone di vivere con il surplus prodotto dall'agricoltura: queste città sono i comuni
italiani, che di fatto scardinano i sistemi politici precedenti affermando la propria indipendenza dai signori
feudali e si aprono all'esterno con i traffici commerciali.
Molte persone erano largamente tagliate fuori da un'economia monetaria (essenzialmente coloro che
vivevano essenzialmente di autoconsumo); con la rinascita delle città e dei commerci, rinasce pure
l'esigenza di sistemi monetari.
La massa monetaria europea, lo stock monetario, era composto da monete pregiate del valore intrinseco,
cioè monete d'argento e, a partire dal 1200, d'oro, che erano utilizzate da pochi e servivano per grandi
pagamenti, e da monete coniate con leghe meno pregiate, come il rame, che servivano a effettuare le piccole
transazioni quotidiane.
Più le transazioni aumentavano, più aumentava la domanda di moneta e quindi la domanda dei metalli
necessari per coniarle: alcuni metalli erano largamente presenti in Europa (rame, e in misura minore
argento), mentre l'oro proveniva dall'Africa (golfo di Nigeria, Africa sub-sahariana), acquistato dai mercanti
arabi in cambio di manufatti. Lo stock monetario europeo viene comunque costantemente intaccato dai
commerci con l'Asia: la bilancia commerciale dell'Europa era infatti in passivo nei suoi confronti. Una
bilancia commerciale passiva si traduceva in una fuoriuscita di moneta dall'area passiva, e ciò rendeva
costantemente rilevante il bisogno dell'Europa di avere a disposizione metalli preziosi.
Gli stati coniavano le monete e l'istituzione che garantiva le quantità di metalli preziosi nella lega delle
monete erano le Zecche. Chi possedeva metalli preziosi (oro e argento) li portava alla Zecca e in cambio
riceveva una certa quantità di moneta proporzionale alla quantità di metalli portati.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale Le monete potevano però essere falsificate dai privati, coniando monete false con una lega meno pregiata di
quella “ufficiale” o limando le monete, oppure dagli stessi Stati che, per essere in grado di emettere più
moneta per finanziare la spesa pubblica, riducevano segretamente la percentuale di metallo prezioso
presente nella loro lega. Sul piano economico ciò comportò che:
a causa della relazione che sussiste tra massa monetaria e prezzi, i prezzi aumentarono in quanto la
creazione di moneta crea sua volta inflazione (quanto più aumenta la massa monetaria, tanto più aumenta il
livello dei prezzi [ P = (m*v)/q regola di Fischer; m = massa monetaria, v = offerta di beni sul mercato, q =
volume degli scambi].
diminuisce il potere d'acquisto della moneta.
I processi inflazionistici erano comunque molto più contenuti di quelli odierni, poiché la moneta metallica
imponeva comunque dei limiti oggettivamente insuperabili all'espansione monetaria.
Lo Stato, per fare fronte alla spesa pubblica, può adottare diversi sistemi:
- indebitarsi
- emettere più moneta riscuotere imposte
Se l'obiettivo è invece quello di ridurre l'inflazione, lo stato può:
- accantonare moneta
- non emettere più nuova moneta
- rallentare la circolazione della moneta (ad es con un aumento dei tassi d'interesse)
- tenere sotto controllo la spesa pubblica
[una politica anti-crisi (aumento della G) non può essere altro che inflazionistica e viceversa]
In questo periodo la maggior parte degli individui non aveva un rapporto con il mercato e con la moneta, ma
già allora esistevano operatori economici che abbisognavano di capitale altrui per gli investimenti, per far
fronti a ingenti costi iniziali come ad esempio quelli che doveva sostenere un mercante italiano per fare
fronte ai costi dell'armamento della nave, ai costi del viaggio di andata, al costo delle merci e al costo del
viaggio di ritorno.
In quei secoli la figura dell'impresa bancaria era diversa da quella di oggi:
- all'inizio erano gli stessi grandi mercanti che prestavano denaro facendosi firmare cambiali dalla
controparte;
- esistevano poi gli usurai, la cui definizione non può essere che approssimativa, in quanto la dottrina della
Chiesa condannava il prestito di denaro con interessi e l'attività del credito era sempre vista con sospetto e
spesso veniva camuffata (un escamotage era quello di specificare nelle cambiali di restituire la somma in un
altro luogo e con un altra moneta, giocando sui tassi di cambio); spesso l'attività dell'usura era svolta dagli
ebrei, che avevano limitazioni nelle attività economiche (ad esempio non potevano possedere la terra) e che
la loro religione non impediva l'esercizio del credito.
Nonostante i divieti religiosi il credito era però necessario, e perciò fu necessario rivedere le leggi e
l'interpretazione delle scritture: cominciò quindi a farsi largo il “giusto interesse” (si possono pagare gli
interessi in quanto il prestito comporta l'immobilizzazione di un capitale che non può essere investito
altrimenti e quindi priva il prestatore di un possibile guadagno) e la progressiva accettazione, da parte della
società, dell'istituto del credito.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale 7. L'economia europea nel XV secolo: tecnologia e nuova colonie
All'inizio del '400 le aree forti dello sviluppo europeo erano l'Italia del centro-nord e le Fiandre,
caratterizzate dalla presenza di una borghesia mercantile e dalle attività ad essa connesse (credito). Queste
aree gestivano i commerci nel Mediterraneo le une, del Mar Baltico e del Mare del Nord le altre.
Verso la fine di questo secolo però i grandi viaggi di esplorazione messi in atto dai paesi iberici cambiano il
baricentro e lo scenario economico del continente.
Il Portogallo era un paese povero e marginale nell'Europa, ma assolutamente proiettato verso l'oceano
Atlantico; grazie alla personalità del principe Enrico il Navigatore, che organizza delle spedizioni con
l'obiettivo di circumnavigare l'Africa fino ad arrivare all'oro del golfo di Guinea, bypassando il Sahara e il
circuito dei mercanti arabi, e vi giungeranno alla metà del secolo. Un altro sovrano portoghese, Giovanni,
riprende il finanziamento dei viaggi seguendo il percorso tracciato
da Enrico: nel 1488 Bartolomeo Diaz doppia il capo di buona speranza e 10 anni dopo Vasco da Gama
raggiunge la costa occidentale dell'India. Questo fatto porta a scenari inediti: il commerco con l'India è
quindi possibile anche attraverso una nuova via commerciale, la via oceanica, che è sotto il controllo dei
portoghesi.
Alla fine del '400 la Spagna era impegnata nella fase conclusiva di un conflitto plurisecolare per la cacciata
degli arabi dalla penisola, che sino al 1492, anno in cui si completo la reconquista controllavano l'Andalusia.
La Castiglia, la regione di Madrid, è un altopiano dove era molto diffuso l'allevamento ovino transumante: la
lana così prodotto arrivavano al Mediterraneo passando per la Catalogna (Barcellona) e l'Aragona, e,
soprattutto la prima, era una grande città commerciabile assimilabile a Genova e Venezia.
Cristoforo Colombo, convinto della sfericità della terra, è altresì convinto che sia possibile raggiungere
l'Asia passando attraverso l'Atlantico, e all'indomani della conquista dell'Andalusia riesce a ottenere Isabella
di Castiglia il finanziamento di una spedizione che lo porterà a sbarcare nell'allora sconosciuto continente
americano
Alla fine del '400 l'Europa si proietta fuori dei suoi confini.
La tecnologia è semplice, si evolve in modo lento e graduale.
L'energia utilizzata era un'energia umana o animale nel settore agricolo e dei trasporto, o derivava dallo
sfruttamento dell'energia eolica e idraulica. Il calore (riscaldamento, siderurgia) era ottenuto dalla
combustione di legname e di carbone di legna (non carbone fossile!). Questo quadro rimase inalterato sino al
'700.
Nel '400 si ebbe comunque una certa evoluzione della tecnologia e del sapere, grazie anche all'invenzione
della stampa che permise una circolazione molto più massiccia dei libri. Ciò offrì un importante contributo
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale all'alfabetizzazione di più larghe fasce della popolazione, ed ebbe importanti risvolti socio-culturali oltre
che, in minor parte, economici.
Altre due importanti innovazioni risalenti a quel periodo:
- l'utilizzo della polvere da sparo per le armi da fuoco, che dotarono i popoli dell'Europa di nuovi
armamenti e che ebbero conseguenze sia sul piano urbanistico, per quanto riguarda la costruzione dei
sistemi di fortificazione e difesa, che economiche, in quanto si venne a creare un nuovo settore di
produzione.
- il miglioramento della tecnica di costruzione delle navi a vela, che sono il presupposto per i viaggi di
esplorazione.
La combinazione armi da fuoco-navi a vela fu l'asso nella manica dei popoli europei, che permise loro di
cominciare a dominare il mondo dando seguito ai loro viaggi di esplorazione.
Silvio Traverso Sezione Appunti
Dall'economia preindustriale all'economia industriale