La rivoluzione industriale inglese
Il processo di industrializzazione, processo graduale, è l'avvio di un cambiamento radicale del modo di produrre i beni manufatti, e in un secondo tempo rivoluziona anche le tipologie di beni manufatti.
L'evoluzione delle fonti di energia
In epoca preindustriali le fonti energetiche venivano tratte dalla forza animale, dalla forza dell'acqua, del vanto e dalla combustione del legno.
All'inizio 700 l'Inghilterra comincia a sentire, a causa della riduzione dei boschi, la carenza di legname che, essendo divenuto una risorsa scarsa, conosce un aumento del prezzo; l'Inghilterra possedeva però delle miniere di carbone, e l'estrazione e l'utilizzo del carbone fossile per la combustione cominciò a divenire economicamente sostenibile, a fronte dell'aumento del prezzo del legname. Inoltre alcune innovazioni tecnologiche di fine '600 (come l'invenzione di pompe a vapore in grado di estrarre l'acqua dalle miniere allagate) resero l'attività estrattiva un po' meno costosa, pur rimanendo sempre un'attività molto rischiosa per i minatori.
All'intensificazione dell'estrazione del carbone corrispondono continui miglioramenti tecnologici delle macchine a vapore.
Darby scoprì che il carbone fossile poteva essere lavorato e trasformato in carbone coke, un materiale con capacità energetica superiore, che divenne importantissimo per la siderurgia → i materiali in ferro, divenuti più semplici da realizzare, divennero anche meno cari. La siderurgia è una delle industrie di base della rivoluzione industriale.
Il boom dell'industria tessile inglese
L'altro ramo dell'industria fondamentale per la rivoluzione industriale inglese fu l'industria tessile. L'evoluzione parte da un provvedimento del primo '700 finalizzato a difendere l'industria tessile tradizionale inglese (lana) che allora subiva una concorrenza agguerrita da parte dei tessuti di cotone a basso prezzo di provenienza indiana, che potevano essere colorati e avevano un grande mercato; per proteggere i produttori tradizionale il parlamento approvò così il "Calico Act", che vietava l'importazione dei prodotti indiani. Questa legge offrì una boccata di ossigeno ai produttori tradizionali, ma in Inghilterra la domanda di beni tessuti a basso costo rimaneva insoddisfatta: alcuni soggetti cominciarono quindi a importare cotone (materia prima) dalle colonie americane per poi lavorarlo in fabbriche situate sul suolo inglese. In queste fabbriche le continue innovazioni dei macchinari tessili portarono a incrementi esponenziali della produttività del lavoro.
Gli elementi di rottura rispetto al passato sono l'aumento continuativo della produttività della terra, della popolazione e lo sviluppo sempre più rapido delle innovazioni tecnologiche.
Esempio: nel '700 per produrre 100 libbre di filo cotone, utilizzando i filatoi a mano, erano necessarie 50mila ore di lavoro (quindi circa il lavoro di un anno di 25 persone). Nel 1780, utilizzando un filatoio di Crompton, erano necessarie 2000 ore di lavoro. Alla fine del '700, per produrre la stessa quantità, servivano 300 ore.
L'industria era quindi in grado di produrre molto di più con un costo molto minore (rapporto produttività/h lavoro) e a cascata vi furono evoluzioni nel campo della tessitura, dove le industrie disponevano a buon mercato di grandi quantità di materie prime. Nel giro di qualche tempo i prodotti inglesi riescono quindi ad azzerare la concorrenza indiana e cominciano anche ad essere esportati in India stessa, dove ne massacrano la struttura artigianale di produzione [nel 1945 Ghandi lanciò una battaglia politico-civile invitando gli indiani a tornare a utilizzare i filatoi tradizionali, come simbolo di emancipazione dall'Inghilterra]. La superiorità inglese si manifesta non solo nei confronti dell'India, ma anche nei confronti di tutti gli altri paesi: il 45% della produzione del settore è destinata all'esportazione.
Anche il settore laniero si evolve. A metà settecento risale l'applicazione delle macchine a vapore nei tessitoi , dando inizio alla meccanizzazione della produzione.
Le fabbriche, i luoghi nuovi della produzione
Le fabbriche sono i luoghi nuovi della produzione e assumono sempre crescente importanza; in età preindustriale la produzione, che fosse o meno destinata al mercato, era a domicilio o avveniva nelle botteghe artigiane. La fabbrica si caratterizza per essere una manifattura accentrata e per come si svolge al suo interno la produzione: i macchinari sono mossi non dalla forza dell'uomo, ma da una forza motrice inanimata. Nascono nuove figure sociali, quelle dell'imprenditore e dell'operaio salariato.
In Inghilterra le fabbriche tessili si localizzano nelle zone rurali,dovei si può trovare, oltre che ai corsi d'acqua, manodopera a basso costo resa disponibile dalle enclosures e dall'aumento demografico. Il lavoro nelle fabbriche tessili non richiedeva grande forza fisica, e la forza lavoro era composta soprattutto da donne e bambini fino a 14 anni, che lavoravano anche 16 ore al giorno. Questo rappresenta un cambiamento radicale dei modi di vivere della popolazione.
Accanto ai settori di punta, i settori trainanti (cotoniero, laniero, industria siderurgica ed estrazione carbone, industria di produzione di macchinari), esistevano comunque molti altre settori manifatturieri che, sino all'ottocento, continuarono ad essere svolti nel modo tradizionale.
I protagonisti dell'innovazione tecnologica
I protagonisti dell'innovazione tecnologica sono degli artigiani-inventori: le innovazioni erano spesso indipendenti da scoperte scientifiche ma erano il frutto dell'empirismo, e chi le metteva in atto non erano scienziati, ma persone d'ingegno che miglioravano i macchinari; col senno di poi, sul piano scientifico, si trattava di innovazioni banali che offrivano un forte vantaggio competitivo ma di breve durata.
L'acquisizione di questi macchinari tessili inoltre non richiedeva investimenti di capitale particolarmente consistenti → le barriere all'ingresso del settore erano basse -> nel settore erano presenti tante imprese di piccole-medie dimensioni e c'era molta concorrenza; questo settore trova condizioni particolarmente favorevoli dal lato della domanda (sia nazionale che estera), con mercati in espansione.
I modi di reperire le risorse finanziarie iniziali: si procurano, in un primo tempo, fondamentalmente attingendo al patrimonio personale o di famiglia, basandosi cioè sull'autofinanziamento e ricorrendo in misura limitata al credito bancario.
Il mercato è segnato inoltre dallo spirito di iniziativa degli imprenditori; A. Smith teorizza il libero mercato (senza però sottolineare adeguatamente l'importanza che avevano avuto provvedimenti adottati dallo stato, come ad esempio gli atti di navigazione, mettendo invece in luce lo spirito imprenditoriale).
Continua a leggere:
- Successivo: L'Europa durante l'industrializzazione inglese
- Precedente: Inghilterra tra 600 e 700: il mercantilismo
Dettagli appunto:
-
Autore:
Silvio Traverso
[Visita la sua tesi: "La Rivoluzione Industriale inglese. Variabili economiche e dibattito storiografico"]
- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Economia
- Esame: Storia economica
- Docente: Marco Doria
Altri appunti correlati:
- Dall'economia preindustriale al miracolo economico italiano: una panoramica storica
- Storia delle Relazioni Internazionali
- Civiltà inglese
- Filologia germanica
- Cultura Tedesca
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.