Flussi finanziari nell'economia industriale
La bilancia commerciale e la bilancia dei pagamenti
Il saldo di bilancia commerciale corrisponde alle differenze tra il valore delle importazioni e quello delle esportazioni di beni tra un paese e il resto del mondo ed è una voce importante della bilancia dei pagamenti. L'attività o la passività della bilancia commerciale di un paese è un indicatore fondamentale della sua solidità e della sua ricchezza economica.
In un sistema economico concepito come un insieme di economie nazionali ci sono flussi finanziari che si spostano da un paese all'altro.
La bilancia dei pagamenti comprende tutti i flussi monetari, anche quelli non legati a import-export di beni, come ad es le rimesse degli immigrati, gli introiti legati al turismo straniero [che diventa rilevante a partire dalla seconda metà dell'800, reso possibile dall'incremento del reddito pro capite e dalla rivoluzione dei mezzi di trasporto → la borghesia inglese comincia ad amare la vacanza al mare, in costa azzurra e lungo la riviera ligure, dove vengono a crearsi grandi alberghi e servizi connessi all'economia del turismo, come le agenzie di viaggio], i servizi erogati all'estero (ad es le grandi assicurazioni londinesi che raccolgono clienti in tutto il mondo), i servizi marittimi e gli utili risultanti da investimenti precedentemente effettuati all'estero.
I paesi con una bilancia di pagamenti attiva significa che drenano risorse finanziarie dall'estero, e che sono loro volta in grado di reinvestirle all'estero, mentre quelli che hanno una bilancia passiva pativano di carenza di capitali.
Al 1855 l'investimento estero mondiale è stimato a 400 milioni di sterline, nel 1870 è 1,3 miliardi, nel 1900 ammonta a 4 miliardi, al 1914 a 9.5 miliardi.
Gli ambiti di investimento privilegiati sono la costruzione delle linee ferroviarie e l'acquisto di titoli del debito pubblico di paesi stranieri, ogniqualvolta i cittadini non erano in grado di sottoscriverli interamente. Ali investimenti diretti esteri acquistano peso sempre maggiore a partire dalla fine dell'800, e sono effettuati da grandi imprese che diventano così multinazionali.
Nel 1913 il 43% degli investimenti esteri sono costituiti da capitali inglesi, da capitali francesi per il
20%, tedeschi per il 13%, statunitensi per il 7%.
Sin dal 1914 gli USA, in termini di PIL e PIL pro capite, hanno superato l'Inghilterra, ma il loro sforzo economica è ancora molto proiettato all'interno del paese → i capitali venivano per la maggior parte reinvestiti all'interno dei loro confini, nella colonizzazione e nello sviluppo del “west”.
La prima area di destinazione di investimento dei capitali, nel 1914, è la stessa Europa (27%) seguita dal nord America (24%); i capitali provengono quindi da aree economicamente forti e sono investiti in aree economicamente forti.
Il sistema monetario
La sterlina, moneta di riferimento negli scambi internazionali sino al secondo conflitto mondiale, era una moneta d'oro ma anche cartacea. La crescita dell'attività economica e l'allargamento dei mercati non rendono più possibile l'uso della moneta metallica. Ciò fa nascere la necessità di produrre moneta cartacea; essendo però questa priva di alcun valore intrinseco, le viene attribuito un valore fiduciario, e perchè ciò possa avvenire doveva essevi (e c'era) una disciplina da parte di chi emetteva questa moneta e ne era garante, e il meccanismo che lo permette è il fatto che la moneta di carta aveva un valore rapportato alle monete d'oro è d'argento: una sterlina di carta era convertibile presso la Bank of England in una sterlina d'oro → chiunque si trovasse in mano la banconota di carta sapeva che aveva la possibilità di convertirla, ma dal momento che ciò era garantito, non lo faceva. Perchè ciò potesse avvenire doveva esserci un certo rapporto quantitativo tra la moneta cartacea emessa e le riserve di metalli preziosi monetate presenti nelle casse delle banca, e tale rapporto si aggirava intorno all' 1:3.
Con tale sistema la massa monetaria poteva quindi espandersi in misura più che proporzionale rispetto ai metalli preziosi che venivano trovati.
Nel momento che le monete erano convertibili in oro, potevano essere misurate in grammi di metallo prezioso → i rapporti di cambio fra le monete è fisso, perchè l'oro è il denominatore comune al quale sono ancorate tutte le valute convertibili, e perciò questo permetteva l'esistenza un
sistema di cambi fissi.
Tuttavia si verificano eccezioni a questo sistema di cambi fissi quando alcuni stati, considerati come soggetti economici, hanno bisogno di maggiore quantità di moneta: stampare carta moneta era il modo migliore per fronteggiare spese pubbliche eccezionali → la quantità di moneta cartacea diventava così assolutamente superiore alle riserve, si generava inflazione, la moneta veniva svalutata, gli stati sospendevano la convertibilità in oro e intraprendevano un corso forzoso della moneta cartacea trattenendo per se l'oro, che diventava un bene d'acquisto. Ciò comportava, all'esterno dell'economia nazionale, che la moneta, non più ancorata al valore dell'oro, si svalutasse nei confronti delle altre monete internazionali.
Il corso forzoso fu introdotto il Italia nel 1866, negli USA nel '62, in Francia nel '48, per essere poi eliminato una volta che si fosse assestata la situazione finanziaria.
Il sistema della convertibilità in oro collasserà però definitivamente con lo scoppio della Grande Guerra, quando tutti i paesi abbandonarono la convertibilità e i cambi monetari diventano fluttuanti.
Durante il XIX secolo i metalli di riferimento sono l'oro e l'argento. L'Inghilterra, nella prima metà dell'800, adotta un sistema monometallico aureo. In molti altri paesi, come la Francia e l'Italia, vigevano invece sistemi bimetallici misti. Nei sistemi bimetallici esisteva un rapporto di cambio stabilito dalla legge tra oro e argento, anche i valori reali dei metalli erano diversi, in quanto dipendevano dalla loro disponibilità, e i valori legali di volta in volta sopravvalutavano un metallo e sottovalutavano l'altro, dando adito a possibili operazioni speculative. A partire dagli anni '70 dell'800 però anche gli altri paesi adottano via via il sistema monometallico, il gold standard, che reggerà appunto sino allo scoppio del primo conflitto mondiale.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Silvio Traverso
[Visita la sua tesi: "La Rivoluzione Industriale inglese. Variabili economiche e dibattito storiografico"]
- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Economia
- Esame: Storia economica
- Docente: Marco Doria
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