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Le politiche economiche del '600 in Francia

Nel corso del '600 in Francia e in Inghilterra si afferma la politica economica denominata "mercantilismo" (denominazione successiva), che presupponeva un forte ruolo dello stato nel regolare e controllare le attività economiche. Queste teorie partivano dal presupposto teorico che la ricchezza di un paese si misurasse nella quantità di metalli preziosi che stanno nelle sue casse. Era quindi importante avere la disponibilità di una grande quantità di metalli preziosi, e per ottenerla bisognava tenere sotto controllo il commercio con l'estero, l'andamento della bilancia commerciale, che doveva mantenersi attiva.
Lo stato non possedeva che strumenti limitati per favorire le esportazioni, e quindi la politica mercantilistica si risolveva nel cercare di tenere sotto controllo le importazioni attraverso i dazi doganali, cioè con delle imposizioni fiscali sulla merce proveniente dall'estero; ciò comporta una riduzione della domanda (poichè i prezzi medi risultano più elevati) e vengono protetti produttori locali non competitivi. Il limite estremo sono le politiche proibizioniste, il divieto di importazione. Un altro strumento era quello di sviluppare una politica di "sostituzione delle importazioni": a fronte di una domanda interna X di un certo bene, lo stato faceva in modo di soddisfare quella domanda con prodotti nazionali, incentivando lo sviluppo su basi nazionale delle attività che producevano quei beni -> politiche economiche pubbliche di sviluppo attive, ad esempio attirando dall'estero tecnici specializzati e concedendo esenzioni e agevolazioni fiscali, concedendo edifici pubblici, etc. Il mercantilismo spinge poi al convincimento che il mercato con le colonie vada gestito unicamente dalla madrepartia.


La Francia del '600


Nel '600 la Francia era una società largamente rurale, agricola, dove, ad eccezione di Parigi, i centri urbani ricoprivano un ruolo di scarso rilievo. Nella grande capitale la borghesia urbana non era però particolarmente dinamica, che come gruppo sociale tendeva a identificarsi sempre più nel ceto aristocratico, sia per gli stili di vita che per le scelte di investimento (acuqisizione delle terre per poi vivere di rendita).

Attività manifatturiera francese:

Esisteva una forte domanda di beni di lusso (porcellane, arazzi, etc), proveniente per la maggior parte dalla corte dei sovrani, ma anche da aristocratici e ricchi borghesi e che era soddisfatta da artigiani che erano francesi, secondo i dettami della politica mercantilistica. Per stimolare la produzione dei beni di lusso lo stato interveniva creando delle "manifatture reali", di proprietà statale, o "manifatture privilegiate", gestite dai privati, nonchè incentivava l'ingresso di manodopera qualificata dall'estero.
Sempre nel settore dei beni di lusso, un altro punto forte della Francia era la lavorazione della seta.La lavorazione della seta prevede inizialmente il nutrimento del baco, fino a che non emette il filamento e diventa bozzolo; i bozzoli erano poi solitamente venduti dai contadini ai mercanti, che li mettevano in vasche di acqua calda per uccidere il baco e, all'interno delle c.d. filande, veniva dipanato il filamento (fase filatura); una volta che il filo da seta era pronto poteva essere tessuto. La produzione della seta era inizialmente solo cinese, ma dal '400 vengono importati dall'Asia anche i bachi stessi e non solo i tessuti. Il paese europeo dove si allevavano i bachi e si producevano filati era l'Italia, mentre il più grande centro di tessitura del filato era in Francia, a Lione.

Il ministro delle finanze di Luigi XIV, Colbert, nel tentativo di dare impulso alle politiche economiche francesi, in un ottica mercantilistica, cercò di razionalizzare il sistema fiscale dello stato, cercando di lavorare sulle entrate e non sulla spesa pubblica, che allora aveva un impatto molto ridotto sul PIL.
Le entrate fiscali provenivano in parte da redditi pubblici, in parte da altre fonti di reddito come la vendita di titoli nobiliari, e dalle imposte provenienti dalle comunità locali, ma la riscossione di queste somme era un problema, dal momento che non esisteva un sistema burocratico adeguato, ma veniva appaltata ad esattori, che anticipavano la somma e poi andavanos sul posto a riscuotere. Colbert modifica a vantaggio dello stato le condizioni del debito pubblico, diminuendo gli interessi, riducendo l'aggio agli esattori e operando un primo tentativo di costruzione di una burocrazia statale efficiente. Con gli incentivi statali si sviluppa la produzione di beni di lusso e di armamenti.

La colonizzazione francese:

Colbert, per mettere in atto la colonizzazione, spinge alla ristrutturazione delle compagnie mercantili. In America del nord i francesi si insedieranno in Luisiana (anni 80 del 600) (New Orleans) e in Canada, nel Quebec (Montreal). Vengono creati insediamenti francesi anche in Senegal.

La politica di colbertista ottiene risultati parziali: da una parte si rafforza lo stato francese e la presenza della Francia sullo scacchiere della politica internazionale, mentre sul piano dell'ammodernamento del sistema fiscale e dell'economia francese il piano fallisce, poichè risultò impossibile far nascere uno spirito imprenditoriale nelle elites francesi dell'epoca.

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