Popolazione europea nell'età preindustriale tra basso medioevo ed età moderna
A partire dal '700 nell'agricoltura non esiste più il problema dei regimi di produttività decrescenti → si passa da uno sfruttamento preindustriale a uno sfruttamento industriale dell'agricoltura.
Stime sulla popolazione europea:
anno 1000 → si stima che la popolazione fosse di circa 30-35 milioni;
anno 1348 → l'Europa arriva ad avere 80 milioni di abitanti; nel 1348 si diffonde però nen continente la peste nera, che nell'arco di tre anni uccide 1/3 della popolazione europea. Un effetto di questa brusca riduzione della è che il cibo non è più scarso, in rapporto alla diminuita popolazione, e si coltivano meno terre, solo le migliori, le più produttive.
Dal 1348, la popolazione impiegherà 150 anni per tornare ai livelli precedenti la peste, continuando a crescere anche durante tutto il '500.
Il '600 è nuovamente un secolo di scarsa crescita demografica, dovuta alla scarsità di cibo , che non era sufficiente per sfamare l'intera popolazione europea; il '600 è l'ultimo secolo in cui esiste questo problema, che a partire dal '700 sarà eliminato dalle innovazioni tecnologiche, che porteranno a un costante aumento della produttività della terra.
Agricoltura in età preindustriale: tipologie prodotti, distribuzione proprietà fondiaria, società rurale
La produzione fondamentale dell'agricoltura sono i cereali, grano, avena e segale, cioè i prodotti di base dell'alimentazione. Accanto a questa, coesiste la coltivazione di piante tessili (essenzialmente lino e canapa), che servono per il vestiario, e l'allevamento ovino, per ricavare e lavorare la lana. Oltre ai cereali venivano anche coltivati la vite e l'olivo, prevalentemente nell'Europa meridionale.
La struttura della società fondiaria (la distribuzione della terra) si lega alla condizione socio- economica di chi coltiva la terra. Nelle zone pianeggianti la dimensione dei fondi tende ad essere maggiore ed è riconducibile alla proprietà dei ceti nobiliari del medioevo e alle proprietà ecclesiastiche (conventi, monasteri). Nella collina e nelle zone prealpine aumenta il fenomeno della piccola proprietà.
La produttività delle aziende di pianura tendeva ad essere maggiore sia, ovviamente, perchè situate in zone più favorevoli, sia perchè la grande proprietà poteva disporre capitali da investire, per esempio, in un maggiore numero di animali da tiro.
Nell'Europa contadina dell'epoca, occorre fare una distinzione tra est e ovest: il contadino che lavora nella terra di grande proprietà poteva essere, nell'Europa dell'est, servo della gleba. Lo status giuridico-sociale del servo della gleba differisce dalla figura dello schiavo poiché è semi-libero: la sua libertà è vincolata alla terra, non è autorizzato a lasciare il villaggio dove è nato e ha l'obbligo di rendere dei servizi al suo signore feudale - che coincide col grande proprietario - quali l'obbligo di corvè (prestazioni di lavoro obbligate e non remunerate) e l'obbligo di portare a macinare, dietro pagamento, il proprio grano nel mulino del padrone. Questo sistema ha delle implicazioni economiche: la condizione giuridica del servo della gleba annulla la mobilità della forza lavoro ed impedisce gli spostamenti della popolazione; questa impossibilità di spostarsi rende strutturale e permanente una sovrappopolazione rurale, che comporta sua volta come conseguenza che il signore ha a disposizione una forza lavoro assolutamente abbondante e gratuita, e non è quindi incentivato a fare investimenti che portino ad innovazioni tecnologiche per aumentare la produttività dei terreni. L'agricoltura dell'est Europa è quindi un'agricoltura a bassa produttività e si configura come un mondo ancora più rurale.
Nell'Europa dell'ovest la servitù della gleba era diffusa solo nell'alto medioevo e aveva già cominciato ad estinguersi a partire dall'anno 1000. I centri abitati erano punto di rifugio per i servi della gleba “fuggiaschi”.
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Autore:
Silvio Traverso
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Economia
- Esame: Storia economica
- Docente: Marco Doria
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