Il riassunto del testo"Letteratura comparata" analizza la nascita e lo sviluppo della letteratura comparata e delinea la storia della traduzione a partire dall'antichità classica alla teoria di Benjamin. Particolare importanza è riservata al tema della ricezione della letteratura e dei Cultural Studies. Infine vengono approfondite le tappe e le caratteristiche fondamentali dei principali generi letterari a partire dalla letteratura medievale all'avanguardia Avant-Pop.
Letteratura comparata
di Domenico Valenza
Il riassunto del testo"Letteratura comparata" analizza la nascita e lo sviluppo
della letteratura comparata e delinea la storia della traduzione a partire
dall'antichità classica alla teoria di Benjamin. Particolare importanza è riservata
al tema della ricezione della letteratura e dei Cultural Studies. Infine vengono
approfondite le tappe e le caratteristiche fondamentali dei principali generi
letterari a partire dalla letteratura medievale all'avanguardia Avant-Pop.
Università: Università degli Studi di Catania
Facoltà: Lettere e Filosofia
Corso: Lettere
Esame: Letterature comparate
Titolo del libro: Letteratura comparata
Autore del libro: Nicola Gardini
Editore: Mondadori Università, Milano
Anno pubblicazione: 20021. I compiti della letteratura comparata
Secondo il comparatista americano Henry H. Remak, la letteratura comparata è lo studio di essa al di là dei
confini dei paesi, e anche lo studio dei rapporti tra letteratura e altre aree della conoscenza. Il comparatismo
è insito nell'esercizio stesso del leggere: ogni lettore realizza confronti con letture già fatte; e ogni scrittore
convoglia nel suo testo suggestioni esterne.
Comparare, dunque, pertiene alla natura stessa dell'esperienza letteraria: tant'è vero che certe opere, lette
dopo altre, assumono nuovi sensi. Per il comparatista, il modello della letteratura comparata non è la linea di
una progressione, bensÏ la zona in cui vari insiemi si sovrappongono.
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Letteratura comparata 2. Nascita e sviluppo della letteratura comparata
La letteratura comparata è frutto del positivismo francese, che considera il suo testo nei rapporti di
interdipendenza con altre realtà. La prima apparizione del termine risale al 1816, pubblicazione di Cours de
littèrature comparèe, una serie di antologie per l'insegnamento letterario. Al 1890 risale la prima cattedra
americana, ad Harward; sette anni dopo è istituita a Lione.
Il nome di "Letteratura comparata" entrò nell'uso grazie a Paul Van Tieghem, con l'articolo La notion de
littèrature comparèe (1906) e il trattato La litterature comparèe (1931). Rispetto agli studi francesi che,
guidati da Van Tieghem, negano il confronto tra autori della stessa lingua, con la scuola americana di
Remak la letteratura comparata diventa anche interdisciplinare.
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Letteratura comparata 3. I grandi comparatisti stranieri
Lo studio comparativo della letteratura ha eretto i suoi monumenti negli studi del tedesco Curtius,
dell'austriaco Spitzer e del tedesco Auerbach. Il nome di Curtius è legato a La letteratura europea e il
medioevo latino, che rivela una continuità tra la letteratura latina antica e quella medievale. Il suo intento è
rifondare le basi culturali dell'Europa, seviziata dalla barbarie nazista.
Il caso di Spitzer è più emblematico: perseguitato dalle leggi antiebraiche, lascia la Germania per la Turchia
e gli Stati Uniti. Al centro dell'indagine è l'opera in quanto organismo linguistico di cui rivelare la specificità
rispetto alla norma esterna (diventando il rappresentante della critica stilistica). In Linguistics and Literary
History, Spitzer analizza l'influenza tra individualità artistiche: cosÏ, la capacità di invenzione linguistica di
Rabelais va collocata all'interno di un sistema più ampio.
Come Spitzer, Auerbach (autore di Mimesis) si rifugia prima a Istanbul, poi negli Stati Uniti. Il suo metodo
è diverso da quello di Curtius: Curtius mira al grande quadro storico; Auerbach analizza minuziosamente
pochi frammenti, convinto che nel microcosmo dell'attività letteraria si possono ritrovare gli elementi di
un'epoca e che l'esame stilistico di un'opera riveli lo spirito di un periodo.
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Letteratura comparata 4. La letteratura comparata in Italia
In Italia la letteratura comparata si diffonde già nell'era del Positivismo, con studiosi come Arturo Graf. Una
cattedra fu istituita nel 1861 e ricoperta da De Santis (1871-1875). L'antipositivismo crociano ha sentenziato
la sua condanna e l'eliminazione dal curriculum. Croce aveva ragione quando ne denunciava le debolezze
metodologiche, ed era votata a un vago universalismo letterario.
Praz è un'eccezione rispetto alla condanna. Ricostruendo la sensibilità del decadentismo attraverso l'esame
di tre letterature (francese, inglese e italiana), evita uno studio meccanico di fonti e influenze. Il comparatista
non deve fermarsi alla scoperta di elementi comuni a letterature diverse, ma capire come ciò che è comune a
un continente assuma aspetti diversi nei contesti nazionali.
D'altra parte, Croce stesso può definirsi un comparatista. Ceserani nota che fu non solo conoscitore delle
letterature tedesca, francese e inglese, e traduttore di Goethe, ma anche della cultura spagnola e cronista
della sua presenza in Italia. Alla fine del '900, tra i più attivi studiosi vi è Remo Ceserani, presidente
dell'Associazione per gli studi di teoria e storia comparata della letteratura.
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Letteratura comparata 5. Definizione di intertestualità
Intertestuale è il rapporto che si stabilisce tra un testo e un altro, precedente o contemporaneo (sottotesto o
ipotesto). Compito degli studiosi è stabilire il valore del rapporto e appurarne l'intenzionalità.
L'intertestualità è condizione di ogni epoca: ogni testo è in contatto con altri. Ci sono epoche in cui è di
norma, come il Rinascimento, con pratiche (imitatio) con cui legittimare la produzione. Anche nel
Novecento è presente, fino alla riscrittura (l'Ulisse di Joyce) o al pastiche.
L'intertestualità non va confusa con la pluridiscorsività di Bachtin, la coesistenza nel romanzo di vari stili.
Tale nozione riguarda più il sistema dei registri stilistici che il rapporto del testo con altri.
E' opportuno, secondo Gardini, distinguere tra prestito, allusione e imitazione. Il prestito designa
un'intertestualità con similarità di linguaggio, ma priva di un legame tra i contesti delle opere (ed è dunque
un'operazione esterna); l'allusione comporta similarità di linguaggio e stabilisce una relazione di non identità
tra i contesti delle opere (e valorizza le differenze del testo derivato); l'imitazione presenta similarità di
linguaggio e una relazione di equivalenza tra le opere.
Nel caso dell'Orlando Furioso, l'intertestualità multipla all'inizio anticipa l'intertestualità praticata nell'intero
poema. Data la specificità dei tre tipi di intertestualità, il concetto di sottotesto va sostituito con referente nel
caso del prestito, intertesto nell'allusione, modello nell'imitazione.
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Letteratura comparata 6. Caratteristiche del canone letterario
Il canone letterario, secondo Curi, è una struttura legislativa, un insieme di norme stilistiche incarnate solo in
alcuni autori, ossia è un codice. Esso nasce quando una civiltà letteraria, a un certo punto del suo sviluppo,
sente il bisogno di rendere permanente la propria autocomprensione con l'elaborazione di alcune regole. Un
canone si basa su principi settari di inclusione ed esclusione.
Tutte le storie letterarie, le antologie, le scuole poetiche sono fondate sull'idea di canone, di selezione. Il
canone, una volta fissato, può aprirsi o restringersi, secondo la sua vitalità storica. Al canone tutte le
letterature nazionali assegnano il compito di preservare il meglio della loro storia.
Negli ultimi anni, il movimento dei Cultural Studies, dedito a rivalutare le minoranze, ha messo in luce la
natura antidemocratica del canone: gli autori tramandati sono i portavoce dell'ideologia più forte. Bloom,
conservatore, ha pubblicato Il Canone occidentale e rilevato che difendere il canone è difendere
l'insegnamento di autori che l'inclusione di testi extra-letterari tende a escludere.
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Letteratura comparata 7. La definizione dei generi letterari
La definizione dei generi letterari è questione dibattuta dalla teoria letteraria dal Cinquecento. Hegel,
nell'Estetica, distingue i tre generi dell'epica (oggettiva), della lirica (soggettiva) e del dramma (sintesi). Lo
studio dei generi non è mai disgiunto da una valutazione storica delle opere: identificata l'origine di un
genere con un testo-archetipo, estratte certe caratteristiche dell'archetipo, lo studio del genere è studio delle
sue trasformazioni storiche nei suoi tratti distintivi.
Il genere è definito dalla forma e del tema. La guerra è tema dell'epos, ma non manca nei romanzi: si parlerà
di tema intergenerico. Solo attraverso la contaminazione di tema e forma è fissata l'identità di genere (ad es.
guerra ed esametro insieme definiscono l'epos). Alla riconoscibilità del tema contribuisce anche l'orizzonte
d'attesa. Molti testi annunciano oggi il genere in un sottotitolo per orientare scelte e aspettative: ciò rivela
quanto è arbitraria oggi la classificazione in un genere.
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Letteratura comparata 8. Lo studio dei temi letterari
Lo studio dei temi letterari nasce all'interno della cultura positivista e discende anche dall'attenzione che la
Germania romantica ha rivolto all'indagine del folclore e delle leggende. Il predominio di estetiche
antipositiviste, sostenitrici dell'individualità di ogni opera d'arte (ad es. l'idealismo di Croce) hanno per
tempo costretto la tematologia a un ruolo subalterno negli studi letterari.
Negli anni sessanta del '900, quest'area ha mostrato nuova vitalità fino a The Return of Thematic Criticism
(1993) dell'americano Sollors. Proveniente dal mondo e dalla cultura, il tema è per Guillèn ciò che lo
scrittore modifica, modula e stravolge. Tale definizione, per Segre, integra l'imitazione della realtà
(costituendo un analogam del reale) e la costruzione di un mondo possibile.
Secondo Frenzel, il motivo si distingue dal tema in quanto più limitato: il motivo designa un'unità tematica
minore, che non abbraccia ancora un'intera trama ma è un elemento o una situazione. Per Trousson il motivo
è un concetto che denota un atteggiamento particolare (ad es. la ribellione).
Per il formalismo russo e per Tomasesvskij il motivo è quell'unità tematica che si ritrova in varie opere (il
rapimento della fidanzata). I motivi, insieme, formano la struttura tematica dell'opera; se la fabula è
costituita dall'insieme dei motivi, l'intreccio è l'insieme degli stessi motivi in successione.
Il concetto di isotopia indica la ripetizione regolata di certe immagini e di certi significati all'interno di un
discorso. Essa ha la funzione di assicurare omogeneità e coerenza al discorso. Il compito del critico sarà
quello di riconoscere gli elementi di un isotopia e ordinarli. Su un piano macro-strutturale, il tema/isotopia
può darsi con la costruzione di parallelismi, come nel caso di Tolstoj: in Tre morti, egli racconta la morte di
una signora, di un contadino e di un albero.
I testi più complessi sviluppano l'importanza dei temi tramite sistemi di metafore, cioè trovando una
metafora del tema e variandola all'interno di un circuito di immagini corrispondenti. La Laura di Petrarca è
richiamata dall'uso di termini foneticamente affini (aura, ora) e da metonimici (il sole), cosÏ che il tema
principale, l'amore per lei, sia riaffermato anche parlando di situazioni esterne. La vita dei temi è legata alle
circostanze culturali del tempo. Anche i più longevi, i meno legati alle condizioni storiche, mutano. Per
Guillèn il campo tematico domina la coscienza del cambiamento.
Domenico Valenza Sezione Appunti
Letteratura comparata 9. L'importanza della traduzione
La traduzione, in quanto contatto e scambio tra sistemi linguistici, è di grande importanza tra i comparatisti.
Tradurre non è solo spostare un segno linguistico da un codice all'altro, ma anche trasferire pensieri e
concezioni del mondo da una cultura all'altra. La traduzione può accendere contese politiche, ed essere
strumento di potere nella realtà di arrivo del testo straniero.
Impossibile è una traduzione definitiva: le traduzioni sono tutte destinate a scadere. Perciò non esiste una
sola traduzione: sarebbe come credere di imporre la moda di oggi a tutte le generazioni future. Detto ciò,
l'equivalenza negativa tradurre = tradire, va sostituita da traduzione = tradizione, come osserva Folena: la
traduzione permette la diffusione di pensieri altrimenti inaccessibili.
Inoltre, il punto è che neppure l'originale è mai del tutto compreso. Chi legge e interpreta un testo, originale
o traduzione, è comunque impegnato in un lavoro di approssimazione al senso, mai di conquista del senso.
La traduzione è il massimo grado del carattere contingente di ogni tentativo di interpretazione. Intorno al
tradurre si è sviluppata una lunga riflessione già dall'antichità classica.
Domenico Valenza Sezione Appunti
Letteratura comparata