Appunti in cui vengono ripercorse le tappe fondamentali del diritto verso la costituzione della laicità dello stato e della libertà della Chiesa. Dal medioevo al trattato di Amsterdam, un quadro completo della complessa rete di leggi, regolamenti, diritti e doveri che negli anni hanno sancito i rapporti, non sempre facili, tra stato, in primis italiano, ma con uno sguardo all'Europa, e Chiesa.
A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio
di Filippo Amelotti
Appunti in cui vengono ripercorse le tappe fondamentali del diritto verso la
costituzione della laicità dello stato e della libertà della Chiesa. Dal medioevo al
trattato di Amsterdam, un quadro completo della complessa rete di leggi,
regolamenti, diritti e doveri che negli anni hanno sancito i rapporti, non sempre
facili, tra stato, in primis italiano, ma con uno sguardo all'Europa, e Chiesa.
Università: Università degli studi di Genova
Facoltà: Scienze Politiche
Esame: Storia e sistemi dei rapporti tra stato e chiesa
Docente: G. Varnier
Titolo del libro: A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di
Dio
Autore del libro: O. Fumagalli Carulli
Editore: V&P
Anno pubblicazione: 20061. Chiesa e stato nella concezione canonistica: La concezione
dualistica
Si deve giungere sino alla vigente costituzione repubblicane per trovare un analogo principio consacrato
nell'art. 7: "lo stato e la chiesa sono ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani".
Oggi l'autonomia tra ordine spirituale e temporale è pilastro della civiltà giuridica occidentale.
giungere a un dialogo su un piede di pari dignità non è stato facile.
Come per lo stato, anche per la chiesa la concezione varia a seconda dei tempi, tanto che si parla di 2
concezioni: quella tomistica e quella agostiniana. la concezione Tomistica poggia sulla concezione
aristotelica dell'uomo per sua natura portato alla vita sociale e dello stato come strumento per lo sviluppo e
perfezionamento della natura umana.
la concezione agostiniana rimanda alla concezione stoico-ciceroniana fatta poi propria dalla Patristica. Essa
vede lo stato come frutto di una convenzione necessaria per limitare gli effetti dannosi della brutalità umana.
Se l'uomo fosse buono lo stato non sarebbe necessario. Caterina da Siena parte dalla considerazione della
naturale brutalità umana e afferma che giunto il Cristianesimo, lo stato va considerato non solo come
strumento per porre freno agli istinti malvagi ma anche per attura il messaggio della chiesa. La comunità
politica è quindi una città prestata sottomessa alla chiesa ed impegnata a propagare la dottrina cristiana.
Quindi agli stati che non opbbediscono a tale missione il papa può togliere ogni autorità. Una concezione
monistica.
Ma quando si parla di concezione tradizionale della chiesa ci si riferisce alla concezione tomistica,
predominante negli atti ufficiali della Santa sede. Essa poggia su 3 principi:
1. il principio dualistico (da cui nascono gli altri 2): il potere spirituale e temporale governano il genere
umano sin dalla Creazione, con una particolarità che l'incarnazione di Cristo e la sua venuta sulla terra
immette nella storia che anche perchè da allora si chiama cristiana. questa particolarità è racchiusa nella
frase evangelica "date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". Con ciò viene introdotto che il
genere umano non può essere governato solo dallo stato ma deve essere guidato anche dalla chiesa. Il
dualismo cristiano è talmente dirompente per la società pagana, retta dall'opposto principio monostico, che
la reazione del potere dei cesari di fronte alla perdita di dominio sugli spiriti è violenta: la condanna a morte
dei cristiani che si rifiutavano di bruciare il granello di incenso di fronte alla statua del Divus Caesar. Al suo
sorgere la civiltà cristiana (sino alla pace di Costantino) vive il problema della politica e dello stato nei
rapporti con la religione: la persecuzione antireligiosa è la prima e più dura delle risposte. Al
capovolgimento culturale che il principio dualistico comporta quanto al monismo pagano, Cristo aggiunge la
fondazione di un'istituzione umana: la chiesa. Essa viene affidata a Pietro, un discepolo caratterizzato dalle
facoltà positive e negative dell'uomo (rinnega 3 volte Gesù). la chiesa appare dal suo nascere realtà umana e
perciò fallibile. A differenza dallo stato, la chiesa ha una sovranità che non origina dalla società ecclesiastica
ma deriva da Chi è al di fuori di essa e ne è l'invisibile capo e fondatore.
2. riguarda le caratteristiche delle 2 istituzioni: la sovranità e indipendenza di ognuno dei due enti nei
rispettivi ambiti spirituale e temporale. Ciò che riguarda la vita soprannaturale e religiosa spetta alla chiesa,
ciò che si riferisce alla vita naturale e civile riguarda lo stato. L'introduzione nell'ambito non proprio
significa violazione di competenza. La dottrina canonistica rivendicando l'incompetenza dello stato nel
campo dello spirito, delinea lo stato stesso come provveditore del bene comune sul piano temporale. Per
contro, rivendicando l'incompetenza della chiesa nella materia temporale pone un'eccezione: consente
Filippo Amelotti Sezione Appunti
A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio intromissioni indirette della chiesa nell'ordine temporale ogni volta che una decisione in esso assunta leda
diritti e doveri attinenti alla sfera religiosa. In questo caso la decisione ultima spetta alla chiesa che deve
intervenire per invitare i cristiani a non porre in essere quel comportamento pur considerato legittimo dallo
stato. Questa concezione (potestas indirecta in temporalibus)non appartiene ad una tradizione superata. Essa
legittima tutt’oggi l'intervento della chiesa su materia temporale quando la relativa legislazione civile
consideri lecito un comportamento che la chiesa ritenga lesivo ai valori cristiani (es. aborto)
3. si fa carico di dare un'indicazione metodologica da utilizzare ogni volta che una materia appartenga per
competenza a entrambi i settori spirituale e temporale, sia cioè una materia mista: è il principio di
collaborazione tra stato e chiesa. Esso può esplicarsi in vari modi, quello che maggior rispetta il principio
del rispetto delle due sovranità è il Concordato. la chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offerti
dall'autorità civile. Anzi essa rinunzierà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti ove si
constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze
esigessero altre disposizioni. Ciò che le importa è la sua libertà cioè predicare la fede, insegnare la propria
dottrina sociale, esercitare la sua missione e dare il suo giudizio morale anche su cose che riguardano
l'ordine politico.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio 2. Il principio di sovranità: a Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò
che è di Dio.
Il principio dualistico rappresenta un portato della civiltà cristiana. Appare oggi importante non solo per ciò
che riguarda il concetto occidentale di stato laico ma anche nel confronto con gli altri ordinamenti religiosi,
primo tra essi l'Islam, che facciano della legge religiosa una legge dello stato, anzi la legge dello stato,
configurando una forma di stato confessionale. La chiesa quindi riconosce allo stato sovranità nell'ordine
temporale e lo stato riconosce alla chiesa sovranità nell'ordine spirituale.
Dare a Cesare quel che è di Cesare non significa solo che lo stato deve limitare la sua sovranità all'ordine
temporale. Significa anche che il potere in quanto tale non dee essere divinizzato nè considerato valore
superiore al quale tutti gli altri debbano conformarsi. Esso non può travolgere i principi di giustizia naturale,
ad esso essendo subordinato.
I canonisti affermano che la frase vada intesa nel senso che la necessità di una comunità politica risponda a
un disegno divino.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio 3. Dal pluralismo medievale al monismo assolutistico
Le radici dell'idea di stato laico e prima ancora di stato tout court vanno ritrovate nel medioevo. Da qui
bisogna partire per individuare gli elementi che portano alla prima forma di stato in senso moderno cioè di
comunità politica provvista di ogni superamento per governare autonomamente la società: lo stato assoluto.
Poichè esso nasce come stato confessionale, diviene rilevante analizzare l'assolutismo confessionale per poi
esaminare i fattori che determinano la deconfessionalizzazione aprendo le porte allo stato laico.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio 4. Nascita dello stato laico: il medioevo
Nel Medioevo l'emergere della sovranità statuale come sovranità esclusiva trova ostacoli in 3 fattori:
1. L'idea imperiale cristiana: il pluralismo medievale trova il suo coordinamento in un più vasto ordinamento
giuridico che è dato dall'impero non solo come organizzazione politica ma anzitutto come autorità fondata
su valori fondamentalmente religiosi.
2. Il principio di legalità: consente ai molteplici organismi di trovare nel rispetto della legge una
regolamentazione oggettiva non strumentalizzabile da chi detenga il potere.
3. L'autorità del papa: è forse il più potente freno alla formazione dello stato assoluto, tanto più che in età
medievale la sua autorità universale è addirittura estesa anche alle materie temporali.
Via via che i tre fattori vacillano, l'unibersalità caratterizzante il periodo medievale lascia il posto alla
particolarità delle singole realtà statuali, ognuna si caratterizza per il fatto di non riconoscere alcun
superiore.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio 5. Nascita dello stato laico: il Rinascimento
La politica del Rinascimento è un fattore formativo dell'Assolutismo. Lo stato rinascimentale, che ormai ha
superato gli ostacoli posti dall'idea imperiale, dal principio di legalità e dall'autorità pontificia, accelera il
cammino verso lo stato assoluto. Individuiamo 3 punti di avvio e di freno alla concezione assolutistica:
1. Per la prima volta il Principe supremo e unico detentore del potere è considerato dalla collettività come il
forgiatore del destino della società politica. La personalizzazione del potere si affaccia già nel Rinascimento
rappresentando il primo passo verso il sovrano unico.
2. La differenza con il sovrano assoluto sta nel carattere soggettivo dello stato, concepito dal principe
rinascimentale come individuale opera d'arte, intellettuale ed astratta secondo i modelli classici
dell'umanesimo ma adatti alla propria personalità. Gli Sforza a Milano, gli estensi a Ferrara e i Medici a
Firenze esercitano i loro poteri ora in modo conforme, ora difforme dai principi cristiani. Ognuno di essi è
caratterizzato dalla propria individualità, in antitesi al Medioevo, che essi stessi vedono come il periodo nel
quale l'uomo non ha valore se non come membro della famiglia.
3. nel Rinascimento si affaccia il problema del male nella politica e nel conflitto tra le leggi del bene e
dell'utile. Esso troverà durante l'assolutismo ulteriore evoluzione sino a configurare il principio della ragion
di stato che giustificherà ogni deviazione dal bene per perseguire l'utile e che diverrà in definitiva una
formula di assoluzione generale.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio 6. Nascita dello stato laico: contributo luterano
Un'opinione diffusa porta a ritenere la concezione luterana dello stato ed in genere protestante come assai
più democratica rispetto alla concezione cattolica. L'approfondimento del pensiero di Lutero conduce a
conclusioni opposte. Sono 4 i contributi del pensiero luterano alla formazione dello stato assoluto come stato
forte: la posizione dello stato come supremo garante dell'ordine, la mancanza di limiti al potere sovrano, la
netta separazione tra principe e popolo, la chiesa come semplice organizzazione sottoposta allo stato.
La visione luterana della necessità per il principe di respingere ogni pietà nella repressione dei disordini e
delle ribellioni (Macchiavelli) deriva dal pessimismo teologico intorno alla natura umana.
Lutero contrappone alla visone rinascimentale dell'uomo misura dell'universo, l'uomo decaduto, corrotto dal
peccato, che può salvarsi esclusivamente con l'intima adesione al Cristo. Egli contesta la dottrina del libero
arbitrio per la quale l'uomo con la sua libertà può scegliere se seguire o no la legge naturale con la
conseguenza che, se sceglie di seguirla, la grazia di Cristo conferisce alla sua libertà natura salvifica. ad essa
giustappone il servo arbitrio. IN definitiva rifiuta l'umanesimo gia rinascimentale. Al sola gratia egli
contrappone il sola fide per dire che l'uomo, ferito dal peccato originale può redimersi solo aderendo
intimamente a Cristo. Le opere della legge naturale per lui sono buone non in sè ma in quanto compiute in
obbedienza a Dio che ci ha salvati. Al De servo arbitrio Lutero risponde Erasmo da Rotterdam con l'opera
De libero arbitrio nella quale viene rivendicata la dignità dell'uomo e la sua libertà.
NI Lutero non si tratta solo di limitarsi a opporre filosoficamente il servo arbitrio al servo arbitrio ma anche
di separare il mondo esteriore e interiore. Il primo è dominato dalla selvaggia rissa della malvagità umana ed
è sottoposto alla necessitas; il secondo è dominato dalla libertà cristiana conseguente alla fiducialis
desperatio, al disperare cioè di sè, che porta il cristiano a rifugiarsi nel cristo per poter trovare la liberazione
interiore. Alla dottrina dei due poteri, propria della concezione canonistica, Lutero contrappone la dottrina
dei due regni, entrambi governati da Dio ed ognuno dei quali garantisce a modo proprio la salvezza.
Il primo contributo è il concetto di stato forte, garante con la spada della pace sociale. Il secondo contributo
è la mancanza di limiti all'azione del principe. Il mondo esteriore, pervaso dal male coincide per Lutero con
il mondo della politica. E' il regno della mano sinistra, governato da un diritto (dello stato) che non è fondato
sulla caritas ma sul potere. Rivolto all'homo exterior nel quale trionfa la necessitas imposta dal male. Chi lo
guida può anche usare la forza e la violenza purchè garantisca la tranquillità esteriore necessaria al cristiano
per potersi dedicare tutto e solo alla sua vita interiore. Il regno della mano destra è il regno interiore solo
spirituale. In esso sta il cristiano credente ed è guidato dalla lex caritatis indirizzata all'homo interior,
percettibile solo con la fede e che esige continua conversione interiore. Nello stato luterano il passo è breve
per arrivare allo stato assoluto. Da Lutero sono poste le basi della concezione dello stato come unico
strumento di garanzia di una vita ordinata e pacifica. Ma anche a costo di usare la violenza. Sono poste le
basi per lasciare all'azione dello stato il totale dominio sulla religione da esso scelta. Sono poste le basi per
considerare il principe sciolto da qualunque vincolo morale.
tra i motivi che spingono Lutero a considerare persino doverosa la forza brutale è la netta separazione tra il
principe e il popolo da lui governato visto come agglomerato di tutti i mali dell'umanità decaduta in
conseguenza del peccato. E' questo il terzo contributo luterano alla formazione dell'assolutismo
La contestazione più forte è contro la chiesa universale cioè il papato. certamente alla vigilia della riforma
gli abusi del papato sono tali da determinare un vero e proprio processo di decomposizione. Proprio sotto il
pontificato di Leone X Lutero da avvio alla riforma.
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A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio
Molte ragioni sono alla base della contestazione di Lutero e della richiesta di rigore. Ma anzichè rimanere
all'interno della chiese esercitando ogni doverosa critica e stimolando a una purificazione, Lutero rompe a
Roma con le 95 tesi sulle indulgenza del 1517 e con la provocatoria definizione del diritto canonico come
opus satanae sottolineata dal gesto di bruciare in pubblica piazza le Decretali. soprattutto rompe con la
dottrina del libero arbitrio. le sue legittime critiche intorno alle deviazioni del costume ecclesiastico
finiscono con lo svalutare il ruolo della chiesa esteriore e con il sottometterla al Principe devastando un
pilastro del sistema precedente: l'autonomia e sovranità della chiesa cattolica. La chiesa, diventando un
semplice apparato organizzativo dello stato si lega inevitabilmente ad esso. se vera chiesa per Lutero è solo
quella interiore, cioè l'unione spirituale delle anime credenti in Cristo, la chiesa esteriore si identifica con
quel poco di apparato che serve per le funzioni religiose necessarie per l'esercizio del culto e per la
predicazione della vera dottrina. essa è retta da norme di diritto umano con riferimento solo all'uomo
esteriore.
Nel 1525 Lutero fa appello ai principi perchè provvedano all'organizzazione giuridica delle chiese
protestanti ricordando che i credenti sono tenuti a sottomettersi al potere del principe anche quando egli
faccia uso violento del potere in dispregio ad elementari principi di equità. Nascono così le chiese di stato
dipendenti dal sovrano che ne è anche il capo.
Alla riforma luterana risponde la riforma cattolica (controriforma) con la convocazione del concilio di
Trento (1545-1563). La chiesa, rinnovata e rafforzata internamente, dopo il concilio riconquista parte del
terreno perso: ma il prezzo da pagare è l'alleanza con l'assolutismo confessionale.
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A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio 7. La frattura della società europea e lo stato pacificatore
La frattura della società europea comincia già nel 400 quando l'intera società presenta profonde divisioni.
ma l'esplosione luterana rende la frattura irreversibile trasformandola in frattura istituzionale. E' l'epoca delle
guerre di religione che si caratterizzano per i conflitti aperti tra Cattolici e Ugonotti in Francia, le lotte
tedesche e boeme, le repressioni spagnole nella madrepatria e nei paesi bassi. Questi conflitti impongono
l'intervento di uno stato che per essere pacificatore sceglie la propria religione e la garantisce ponendosi
come arbitro di tutti i valori, interessi, ragioni della comunità. Ed è arbitro non già tra diversi interessi
ecclesiastici ma tra 2 dottrine religiose. Intere nazioni passano alla riforma e si crea la permanente
contrapposizione tra due interpretazioni del cristianesimo: la concezione protestante esclude ogni merito in
base alle opere e nega ogni limite allo stato: La concezione cattolica continua a sostenere l'esistenza di una
giustizia oggettiva e di una legge naturale.
Verso la fine del secolo XVI lo stato è più confessionale e meno laico in conseguenza dell'identificazione tra
potere politico e confessione religiosa. Il principio territorialista cuius regio illius religio diviene il cardine
politico e istituzionale sul quale ruota il nuovo sistema. Il sovrano non è solo colui in cui si riassume la
religione ma è anche religiosamente insindacabile.
Spezzata l'unità di fede, perde valore l'intervento di controllo e di limite dell'autorità ecclesiastica della
chiesa universale. Ciò avviene anche negli stati cattolici dove non resterà alla chiesa che pattuire un
concordato con lo stato così da potere vedere garantita la propria libertà. L'alleanza tra trono ed altare che
sarà il cardine dell'assolutismo vede la sua prima consacrazione nel concordato di Leone X e Francesco I del
1516.
Le autorità cattoliche nel quadro della nuova unità religiosa non possono costituire vero ed efficace limite
all'autorità dello stato. Lo stato, scegliendo una confessione per difenderla è arbitro illimitato di tutti i valori.
Filippo Amelotti Sezione Appunti
A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio