Rivoluzione francese e laicizzazione dello stato
La Rivoluzione francese rappresenta l’esempio più terribile e grandioso di ciò che il laicismo può produrre ed influenza in modo determinante ed in parte irreversibile l’evoluzione dello spirito pubblico in Europa. Significativa conseguenza è la nuova impostazione dei problemi legati alla laicità dello stato in un certo senso generata dalla rivoluzione francese. Essa si snoda in alcuni documenti emblematici: la dichiarazione dell’uomo e del cittadino, la costituzione civile del clero, la legislazione scristianizzatrice del terrore, quella moderata dell’età termidoriana sino alla svolta del concordato napoleonico.
La ribellione dell’intelligenza trova il suo compimento nella dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Diritti che scaturiscono allora dall’evidenza razionale, non più dalla Rivelazione. Se in essi già è presente il seme della separazione tra stato e chiesa, in essi comincia a radicarsi una politica destinata a diventare sempre più antireligiosa.
Le grandi parole, liberté egalité fraternité coprono episodi di violenza contro tutto ciò che fuoriesce dalla raison raisonnante o dai nuovi culti.
Nella Francia rivoluzionaria, frutto maturo del modo estremo di intendere certa laicità dello stato è la costituzione civile del clero votata nel 1790 dall’assemblea costituente. Essa rappresenta il più aspro tentativo della civiltà occidentale di sottomettere la religione al potere civile, essendo tutto regolato dallo stato, dalla nomina dei vescovi e parroci sino all’amministrazione dei beni ecclesiastici e la pena di morte applicata ai sacerdoti refrattari. La costituzione civile del cero colpisce al suo cuore la sovranità della chiesa aggredendo ogni potere religioso.
Ancor maggiore ostilità alla chiesa è espressa dall’assemblea legislativa eletta per far funzionare il nuovo regime uscito dall’assemblea costituente. Nel 1791 essa vota una legge (la legge dei sospetti) che estende l’obbligo del giuramento a tutti gli ecclesiastici sotto pena di essere considerati sospetti di rivolta contro la legge e di male intenzioni contro la patria.
La vera persecuzione che emerge dal 1793 al 94 dimostra che la rivoluzione si erge non più contro la chiesa ma contro Dio. Sconsacrazione di tutti gli edifici di culto in nome di libertà ed uguaglianza, pena capitale per i preti refrattari sulla base della legge dei sospetti, diritto di colpire tutti coloro che tentino di abusare del pretesto della religione per compromettere la causa della libertà, spreta mento imposto ai sacerdoti, scristianizzazione spinta sino a sostituire i nomi dei santi, demolizione delle grandi abbazie, vandalismi contro edifici sacri e creazione di nuovi culti.
Quando subentra con l’era termidoriana una maggiore distensione, comincia a prendere piede l’idea di separare la chiesa dallo stato relegando la prima all’ambito solo privato. Viene abbandonata la costituzione civile del clero ed ha fine l’esperienza della chiesa costituzionale.
Ma intanto la rivoluzione ha seminato sul terreno della cultura europea le due forme della laicità o del laicismo: anti-religiosa e a-religiosa.
Una svolta si ha solo nel 1801 con il concordato di Napoleone che segna la nascita dei concordati post-confessionisti che abbandonano il principio dell’unica religione dello stato e creano le condizioni perché fedeli di altri culti possano liberamente professarli.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Filippo Amelotti
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia e sistemi dei rapporti tra stato e chiesa
- Docente: G. Varnier
- Titolo del libro: A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio
- Autore del libro: O. Fumagalli Carulli
- Editore: V&P
- Anno pubblicazione: 2006
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