Chiesa e stato nella concezione canonistica: La concezione dualistica
Si deve giungere sino alla vigente costituzione repubblicane per trovare un analogo principio consacrato nell'art. 7: "lo stato e la chiesa sono ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani".
Oggi l'autonomia tra ordine spirituale e temporale è pilastro della civiltà giuridica occidentale.
giungere a un dialogo su un piede di pari dignità non è stato facile.
Come per lo stato, anche per la chiesa la concezione varia a seconda dei tempi, tanto che si parla di 2 concezioni: quella tomistica e quella agostiniana. la concezione Tomistica poggia sulla concezione aristotelica dell'uomo per sua natura portato alla vita sociale e dello stato come strumento per lo sviluppo e perfezionamento della natura umana.
la concezione agostiniana rimanda alla concezione stoico-ciceroniana fatta poi propria dalla Patristica. Essa vede lo stato come frutto di una convenzione necessaria per limitare gli effetti dannosi della brutalità umana. Se l'uomo fosse buono lo stato non sarebbe necessario. Caterina da Siena parte dalla considerazione della naturale brutalità umana e afferma che giunto il Cristianesimo, lo stato va considerato non solo come strumento per porre freno agli istinti malvagi ma anche per attura il messaggio della chiesa. La comunità politica è quindi una città prestata sottomessa alla chiesa ed impegnata a propagare la dottrina cristiana. Quindi agli stati che non opbbediscono a tale missione il papa può togliere ogni autorità. Una concezione monistica.
Ma quando si parla di concezione tradizionale della chiesa ci si riferisce alla concezione tomistica, predominante negli atti ufficiali della Santa sede. Essa poggia su 3 principi:
1. il principio dualistico (da cui nascono gli altri 2): il potere spirituale e temporale governano il genere umano sin dalla Creazione, con una particolarità che l'incarnazione di Cristo e la sua venuta sulla terra immette nella storia che anche perchè da allora si chiama cristiana. questa particolarità è racchiusa nella frase evangelica "date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". Con ciò viene introdotto che il genere umano non può essere governato solo dallo stato ma deve essere guidato anche dalla chiesa. Il dualismo cristiano è talmente dirompente per la società pagana, retta dall'opposto principio monostico, che la reazione del potere dei cesari di fronte alla perdita di dominio sugli spiriti è violenta: la condanna a morte dei cristiani che si rifiutavano di bruciare il granello di incenso di fronte alla statua del Divus Caesar. Al suo sorgere la civiltà cristiana (sino alla pace di Costantino) vive il problema della politica e dello stato nei rapporti con la religione: la persecuzione antireligiosa è la prima e più dura delle risposte. Al capovolgimento culturale che il principio dualistico comporta quanto al monismo pagano, Cristo aggiunge la fondazione di un'istituzione umana: la chiesa. Essa viene affidata a Pietro, un discepolo caratterizzato dalle facoltà positive e negative dell'uomo (rinnega 3 volte Gesù). la chiesa appare dal suo nascere realtà umana e perciò fallibile. A differenza dallo stato, la chiesa ha una sovranità che non origina dalla società ecclesiastica ma deriva da Chi è al di fuori di essa e ne è l'invisibile capo e fondatore.
2. riguarda le caratteristiche delle 2 istituzioni: la sovranità e indipendenza di ognuno dei due enti nei rispettivi ambiti spirituale e temporale. Ciò che riguarda la vita soprannaturale e religiosa spetta alla chiesa, ciò che si riferisce alla vita naturale e civile riguarda lo stato. L'introduzione nell'ambito non proprio significa violazione di competenza. La dottrina canonistica rivendicando l'incompetenza dello stato nel campo dello spirito, delinea lo stato stesso come provveditore del bene comune sul piano temporale. Per contro, rivendicando l'incompetenza della chiesa nella materia temporale pone un'eccezione: consente intromissioni indirette della chiesa nell'ordine temporale ogni volta che una decisione in esso assunta leda diritti e doveri attinenti alla sfera religiosa. In questo caso la decisione ultima spetta alla chiesa che deve intervenire per invitare i cristiani a non porre in essere quel comportamento pur considerato legittimo dallo stato. Questa concezione (potestas indirecta in temporalibus)non appartiene ad una tradizione superata. Essa legittima tutt’oggi l'intervento della chiesa su materia temporale quando la relativa legislazione civile consideri lecito un comportamento che la chiesa ritenga lesivo ai valori cristiani (es. aborto)
3. si fa carico di dare un'indicazione metodologica da utilizzare ogni volta che una materia appartenga per competenza a entrambi i settori spirituale e temporale, sia cioè una materia mista: è il principio di collaborazione tra stato e chiesa. Esso può esplicarsi in vari modi, quello che maggior rispetta il principio del rispetto delle due sovranità è il Concordato. la chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offerti dall'autorità civile. Anzi essa rinunzierà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti ove si constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni. Ciò che le importa è la sua libertà cioè predicare la fede, insegnare la propria dottrina sociale, esercitare la sua missione e dare il suo giudizio morale anche su cose che riguardano l'ordine politico.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Filippo Amelotti
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia e sistemi dei rapporti tra stato e chiesa
- Docente: G. Varnier
- Titolo del libro: A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio
- Autore del libro: O. Fumagalli Carulli
- Editore: V&P
- Anno pubblicazione: 2006
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