Riassunto di "De finibus bonorum et malorum" di Cicerone. Cicerone discute del concetto di piacere argomentando intorno e contro le posizioni di Epicuro. Il suo metodo è la dialettica e, nel conversare con personaggi di appoggio, va a confutare la tesi degli epicurei in favore di una considerazione più concreta del piacere e del dolore, allontanati dal pensiero epicureo in favore di uno stato intermedio di atarassia.
"De finibus" di Cicerone
di Dario Gemini
Riassunto di "De finibus bonorum et malorum" di Cicerone. Cicerone discute
del concetto di piacere argomentando intorno e contro le posizioni di Epicuro. Il
suo metodo è la dialettica e, nel conversare con personaggi di appoggio, va a
confutare la tesi degli epicurei in favore di una considerazione più concreta del
piacere e del dolore, allontanati dal pensiero epicureo in favore di uno stato
intermedio di atarassia.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Filosofia
Esame: Teorie della conoscenza morale
Titolo del libro: De finibus bonorum et malorum
Autore del libro: Cicerone1. Vita di Cicerone nel 45 a.C.
Cicerone è nella sua villa di Astura, e scrive ad un suo amico. Siamo nel 45 a.c. Cos'è accaduto in questo
periodo a lui e alla Repubblica??
6 aprile 46: Cesare sbaraglia Pompeo in Africa a Tapso. Catone si toglie la vita. Crolla la repubblica
Romana. 25 Luglio: Cesare dà allo stato nuove leggi. Cicerone all'inizio si illude che voglia restaurare le
antiche istituzioni repubblicane. In quel periodo frequenta anche i cesariani. Ricordiamo che gli era stato
imposto di non partecipare all'attività politica. C'è un pò di amarezza e rassegnazione nelle sue parole del
periodo, anche se è gaio. Ma è un periodo in cui scrive molto. 2 volte nel foro interruppe il suo silenzio e
parlò in Senato. Ma le sue illusioni riguardo Cesare svanirono, anche perchè il senato era diventato
strumento nelle mani del dittatore. Decide così di pubblicare un elogio di Catone che aveva scritto in estate
su invito di Bruto. Catone era simbolo delle tradizioni repubblicane. Si risposa con una giovane ereditiera.
Nel 45 gli muore la figlia, e Cicerone cade nell'abbattimento. Si chiude nella sua villa di Astura, vinto dal
dolore e dal pianto. Non vuole vedere nessuno. Compone una consolazione per la morte di Tullia. Cesare
intanto legge l'elogio di Catone, scrive un Anticatones ma loda lo stesso Cicerone per le sue doti di scrittore.
Così Cicerone cede e scrive a Cesare una lettera di Celebrazione.
Ma in primavera ed estate si dedica intensamente alla filosofia: nelle sue ville (Astura, Tuscolo, Arpino),
concepisce il disegno di dare a Roma una letteratura filosofica che esponesse in latino i maggiori problemi
della filosofia greca. Aprile: compone un' esortazione allo studio della filosofia (Hortensius). Giugno: 9
libri: 4 Academica sul problema gnoseologico e 5 sui termini estremi del bene e del male (de finibus
bonorum et malorum). Si interessa prevalentemente del problema morale, il cuore secondo lui di tutta la
filosofia. Luglio: scrive le Tusculanae Disputationes / traduce il Timeo di platone. Agosto: affronta il
problema religioso nel De natura deorum.
Intanto Cesare era ormai monarca assoluto che ordinava lo Stato a suo piacere. Cicerone stava a Roma il
meno possibile, non potendo svolgere la sua attività forense. I rapporti formali tra Cesare e Cicerone erano
cordiali. Le cose si avvicinavano alla monarchia, quando il 15 marzo al Senato Cicerone assistette
all'uccisione di Cesare (di cui non era stato messo al corrente dai congiurati). Cicerone si rituffa nella lotta
ritenendo possibile una restaurazione. Ma all'orizzonte emerse Antonio. Quando Cicerone si lanciò contro di
questi, gli costò la vita.
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"De finibus" di Cicerone 2. Struttura del "De finibus"
Il De Finibus (assieme ai paradoxa stoicorum, al Brutus e all'Orator) è dedicato a Marco Giunio Bruto, nato
nell' 85 a.c., nipote di Catone Uticense. Passò tra i congiurati solo alla fine, disgustato dalle ambizioni
monarchiche e sollecitato da Cassio. Si uccise nel 42 sconfitto a Filippi da Antonio e Ottaviano. Fu uomo di
grande cultura, e filosofo che si riallacciava all'antica Accademia. Trattò problemi morali in 3 opere. Si
interessa anche di storia e poesia. Fu un grande oratore. Legato a Cicerone da amicizia e affinità (politica e
filosofica).
Il De finibus svolge un problema morale di grande importanza: stabilire quale sia per l'uomo il sommo bene
e quale il sommo male, ovvero fissare le norme dell'arte della vita. Cicerone cita 11 soluzioni proposte da
diverse scuole filosofiche e ne considera 7, tra cui sceglie le principali, Epicurea, Stoica e Accademico-
Peripatetica, sviluppandole nei 3 dialoghi di cui si compone l'opera.
PRIMO DIALOGO (libri I-II) : si immagina avvenuto nella villa di Cicerone a Cuma. Partecipano gli amici
Torquato (epicureo come molti giovani nobili romani, e pompeiano) e Triario (oratore, seguace di pompeo).
ARGOMENTO: Si parte dalla proposizione epicurea: "il sommo bene consiste nel piacere", sostenuta da
Torquato.
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"De finibus" di Cicerone 3. Cicerone su Epicuro
Inizialmente Cicerone critica Epicuro, che secondo lui ha trascurato la logica ed ha copiato da Democrito la
dottrina atomistica e da Aristippo quella morale. Poi Torquato esamina l'etica epicurea. Il piacere è il 1°
impulso naturale umano, il fine ultimo delle sue azioni, e siccome il massimo piacere consiste in una stabile
condizione felice priva di dolore (non nella momentanea soddisfazione dei sensi), questo è il sommo bene e
il suo contrario il male supremo. Non serve la logica per dimostrarlo. Le virtù (sapienza, temperanza,
fortezza, giustizia) sono dirette al piacere. Esse sono fonte di piacere, e senza di esse non si ottiene la
felicità. Non la dialettica ma la conoscenza della natura contribuiscono a formare questo stato di felicità, che
nella vita sociale è allietata dall'amicizia (fonte anch'essa di piacere).
Cicerone confuta Torquato, soprattutto grazie alla dialettica. Il piacere è diverso dall'assenza di dolore, che è
un stadio intermedio tra i 2. Epicuro è incoerente perchè parte dal piacere come impulso momentaneo per
provare poi che il sommo bene=piacere stabile=mancanza di dolore. Poi confonde il desiderio naturale con
la cupidigia (passione), e distrugge le virtù subordinandole al piacere, così come l'amicizia. Inoltre il
sommo bene procede dalla ragione, non dai sensi. E il dolore è inevitabile, i mezzi di epicuro non bastano
per rimuoverlo. Ma Cicerone parla anche da cittadino romano: le convinzioni personali che sviluppa
l'epicureo non possono essere asserite nella vita pubblica (si parla di incompatibilità tra vita pubblica ed
epicureismo?)
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"De finibus" di Cicerone 4. Introduzione del "De finibus" e critica a Democrito
Siamo a Cuma, nel 50 a.c., nella villa di Cicerone. Personaggi: Cicerone, Lucio Manlio Torquato, Gaio
Valerio triario.
Introduce Cicerone. Dice che scrivendo in latino ciò che i filosofi han esposto in greco si va incontro a
critiche. i tiene a precisare che la filosofia non va limitata. Così Cicerone (C) si lancia in una serie di
considerazioni sulla lingua.. Nella sua opera C si propone di tradurre i grandi filosofi solo dove necessario.
C si scontra con un problema della sua epoca, un certo disgusto per le produzioni autoctone, e ribatte
dicendo che secondo lui la lingua latina è più ricca della greca. Il suo scopo è giovare a coloro che vogliono
aver accesso a entrambe le letterature, greca e latina. Obiettivo dell'opera è secondo C la cosa che vale più la
pena cercare nella vita. Ossia qual'è l'ultimo termine a cui bisogna riferire tutte le norme per un vita buona ,
ossia ciò che è massimamente desiderabile e ciò che va respinto massimamente, secondo natura.
Comincia dalla dottrina di Epicuro, la più nota alla maggioranza. Qui si collega a un episodio che sarebbe
avvenuto nella sua villa di Cuma. Torquato in una pausa chiede a C perchè lui non sopporti Epicuro.
Secondo Torquato è così perchè Epicuro non amava gli ornamenti retorici tanto cari a Platone e Aristotele.
Risponde C dicendo che il problema non è nel modo di esporre (chiaro), ma nella sostanza.
CRITICA ALLE DOTTRINE DEMOCRITEE
Cicerone espone i punti che non approva in Epicuro, ad esempio che elle questioni scientifiche non è
originale. Riporta con lievi mutamenti le teorie di democrito, che sembra peggiorare. Nell'infinito
democriteo non c'è alto basso o centro. gli atomi si uniscono e da ciò deriva ogni cosa; tale movimento è
eterno e senza principio.
Dove Epicuro segue Democrito non erra. E qui entra C. Due sono i problemi da porsi per la natura: da quale
materia si produce ogni cosa e quale forza produce ogni cosa.
Secondo C essi trascurarono la forza e la causa per produrla. Nel secondo caso c'è un errore specifico di
epicuro. Gli atomi si muovono verso il basso in linea retta trasportati dal loro peso (moto naturale dei corpi).
Ma allora come si verificano gli urti tra gli atomi? Semplice: le aggregazioni si producono quando il
percorso dell'atomo subisce una lievissima deviazione, immaginata come arbitraria e senza causa!!! Ma se
tutti gli atomi deviano come si uniscono? E se deviano solo alcuni, ci sono 2 specie di atomi?
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"De finibus" di Cicerone 5. Critica agli epicurei e all'edonismo
Poi si critica epicuro sulla logica (parte della filosofia che ha per oggetto la ricerca e la discussione). Qui
Epicuro è disarmato: non usa definizioni; non dà precetti per classificazioni e ripartizioni; non insegna come
impostare e concludere un ragionamento; non dimostra il metodo per risolvere questioni capziose e chiarire
le dubbie - ma rimette ai sensi il giudizio sulla realtà.
CRITICA ALL'EDONISMO
Sostiene poi come principio piacere e dolore, che la natura stessa stabilisce e approva. Secondo C questo
principio è indegno ma difeso meglio da Aristippo (edonismo = il piacere come fine ultimo di ogni azione) e
dai Cirenaici. Ora Cicerone racconta di Tito Manlio Torquato, che nel 361 a.c. uccide un gallo in duello e
gli toglie la collana. L'altro Tito Manlio Torquato, console nel 165, fece decapitare il figlio accusato di
concussione. Questi sono i casi di travagli che un uomo si sobbarca per i suoi cittadini (Cicerone è molto
attento alla dimensione del cittadino e della comunità). Alcuni infatti preferiscono sobbarcarsi qualsiasi
dolore pur di non mancare al loro dovere. Questi sono esempi di cose maggiori, secondo C. di una semplice
vita dedita al piacere.
L'OPINIONE E GLI EPICUREI
Poi Cicerone dice che l'opinione crede che ciò che è retto e onesto produca di per sè la gioia (secondo gli
epicurei). Ma se si ammettesse che queste azioni sono di per sè piacevoli, la virtù e la cultura sarebbero
desiderabili per sè. Ma Epicuro non vuol dire ciò. Ultima critica: Epicuro non è abbastanza ferrato neppure
nelle questioni teoretiche.
Dario Gemini Sezione Appunti
"De finibus" di Cicerone