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Termini estremi del bene



- Aristippo: piacere
- Stoici: accordo con la natura = vita virtuosa (vivere con la cognizione di ciò che accade per natura, scegliendo ciò che è secondo natura e respingendo il contrario)
Vi sono 3 definizioni del termine estremo a cui è estranea l'onestà: Aristippo o Epicuro / Ieronimo / Carneade. 3 in cui l'onestà interviene con qualche complemento: Polemone / Callifonte / Diodoro. Una semplice fondata solo sull'onestà, di Zenone. Altri 3 tagliati fuori: Pirrone = (scettcismo / ataraxia) /  Aristone = (indifferenza) / Erillo = (sapere)
Ma, ecco il punto, Aristippo Ieronimo e Carneade furono coerenti nel far concordare il termine estremo con i principi iniziali. Ma Epicuro qui pecca... mettendo il piacere al 1° posto, se intendeva quello di Aristippo doveva mantenerlo come punto estremo del bene.. e viceversa se intendeva quel di ieronimo. Poi, dicendo che secondo il giudizio dei sensi il piacere è un bene è il dolore un male, attribuisce ai sensi una facoltà esagerata. I sensi si limitano a giudicare il dolce e l'amaro, la forma, il caldo o il freddo, la lontanza.. ma è la ragione a pronunciare una sentenza equa, con il concorso della sapienza e delle virtù, messe a capo di tutte le cose. Procedendo ancora, la ragione stabilirà, con parere unanime di tutte le virtù (quelle che Epicuro subordina al piacere) che il piacere non è un'appendice dell'onestà nè il sommo bene. Allo stesso modo, scarterà le teorie sul sommo bene a cui è estraneo l'onesto e a cui han parte il piacere o il non dolore. Restano dunque 2 teorie:
- O la ragione stabilisce che nulla è bene se non l'onesto (e viceversa col turpe)
- O giudica migliore la teoria che le risulti meglio adorna di onestà e principi di virtù.

Tratto da "DE FINIBUS" DI CICERONE di Dario Gemini
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