Appunti utili per l'esame di Finanza aziendale - dicembre 2011.
I temi trattati sono: investimenti, Indici di bilancio, finanziamento a m/l termine, Riclassificazioni di bilancio, pianificazione finanziaria
Finanza d'azienda
di Alessia Chiovaro
Appunti utili per l'esame di Finanza aziendale - dicembre 2011.
I temi trattati sono: investimenti, Indici di bilancio, finanziamento a m/l termine,
Riclassificazioni di bilancio, pianificazione finanziaria
Università: Università degli Studi di Palermo
Facoltà: Economia
Esame: Finanza aziendale1. Obiettivi aziendali e compiti della finanza
Il fine principale dell’azienda è il durevole soddisfacimento dell’insieme di interessi economici dei soggetti
a essa legati.
La gestione aziendale dovrebbe essere orientata a soddisfare tutti (e per intero) i gruppi di soggetti con
primarie aspettative di natura economica:
1) La gestione va orientata alla soddisfazione della generalità degli azionisti, e non solo coloro che
detengono la quota di controllo.
2) È necessario che l’azienda operi anche nel rispetto delle attese di remunerazione dei creditori, finanziatori
e non.
3) Gli interessi economici “primari” di un’azienda fanno capo anche ai prestatori di lavoro di ogni tipo.
Obiettivo della funzione finanziaria aziendale è contribuire alla creazione di valore per l’impresa intesa nel
suo complesso, e quindi per gli azionisti.
L’enfasi sulla creazione di valore per l’impresa chiama in causa il concetto di economicità, ovvero la
capacità di rispettare nel tempo i molteplici e delicati equilibri economici che caratterizzano le gestione
aziendale.
L’economicità complessiva rappresenta infatti una pre-condizione affinché le attese di remunerazione dei
finanziatori e dei lavoratori possano essere concretamente soddisfatte.
Un’azienda opera in economicità se rispetta simultaneamente le seguenti condizioni:
1) equilibrio reddituale, ovvero tende ad assicurare le condizioni tali per cui i ricavi della gestione
caratteristica coprano in misura adeguata i costi derivanti dall’acquisizione dei fattori di produzione
2) equilibrio patrimoniale: ovvero combina in maniera ottimale la composizione degli investimenti con le
fonti di finanziamento
3) equilibrio monetario, ovvero a una gestione dei flussi in entrata e uscita compatibile con l’equilibrio
reddituale.
Tali equilibri volti ad assicurare l’economicità:
dovrebbero essere perseguiti senza il continuo ricorso a interventi di sostegno di terzi soggetti (con iniezioni
di capitale a titolo di debito o di capitale di rischio); il raggiungimento dell’economicità dovrebbe cioè
avvenire in autonomia.
È necessario che perdurino nel tempo e che l’economicità abbia un carattere di intrinseca durevolezza.
Operando in economicità, la gestione massimizza il valore dell’impresa nel suo complesso (enterprise value)
e con esso il valore del capitale azionario (equity value).
L’obiettivo della creazione del valore è ritenuto un obiettivo ragionevole perché:
È razionale, in quanto legato all’esigenza di crescita e sviluppo aziendale, entrambi nel lungo periodo. Il
valore dell’impresa riflette gli effetti di lungo termine delle strategie aziendali. (Gli altri parametri obiettivo
dell’azienda, quali fatturato o quota di mercato invece tendono a riflettere principalmente le conseguenze
delle politiche aziendali di breve periodo).
In quanto connaturato alle esigenze di crescita e sviluppo, è di larga accettazione da parte dei principali
soggetti cui sono legati gli interessi economici: azionisti, lavoratori, manager, creditori. Se non vi fosse un
obiettivo unico condivisibile, ciascuna funzione aziendale potrebbe imporre il proprio obiettivo, non di rado
configgente con quello adottato dalle altre funzioni aziendali (es. tra marketing e finanza, o R&S e finanza)
E’ stimolante, poiché introduce in azienda una mentalità pro-attiva (competitiva e focalizzata sul risultato),
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E’ misurabile, poiché le tecniche di valutazione dell’impresa e degli strumenti di finanziamento hanno ormai
raggiunto un corpus consolidato di metodologie e strumentazione ampiamente condivise nella dottrina e
nella prassi professionale.
L’obiettivo della creazione di valore non rappresenta la funzione obiettivo delle sole aziende con titoli
azionari (e obbligazionari) quotati in borsa. E’ certamente vero che esso è più agevolmente applicabile per le
società quotate, poiché la variazione del valore tende in genere a tradursi in una crescita/riduzione del
prezzo dei titoli azionari.
La principale differenza è che mentre per le aziende quotate il valore dell’impresa è continuamente
osservabile sul mercato, per le aziende non quotate la stessa misurazione può essere compiuta solo
attraverso stime periodiche.
L’obiettivo della creazione del valore permane a prescindere dalla dimensione dell’azienda e dal settore di
appartenenza.
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Mentre è vero che la creazione di valore dell’impresa si accompagna a una corrispondente massimizzazione
del capitale azionario, il contrario invece non sempre si realizza. Un’eccessiva focalizzazione sugli interessi
degli azionisti potrebbe spingere ad aumentare al massimo l’indebitamento aziendale per sfruttare il
vantaggio fiscale del debito (sottoforma di deducibilità degli oneri finanziari dal reddito imponibile),
vantaggio di cui si appropriano gli azionisti grazie al pagamento di minori imposte da parte delle società.
Cos facendo però si riduce la flessibilità finanziaria aziendale, fino ad arrivare a minare la capacità
competitiva dell’impresa nel medio termine.
La funzione finanziaria nei principali sistemi finanziari. I sistemi di capitalismo individuati in letteratura
sono principalmente due:
Nel modello anglosassone, le aziende tendono a reperire la quota principale dei propri finanziamenti
direttamente sul mercato, così contenendo il ricorso agli intermediari finanziari. Prevale dunque
l’orientamento ai mercati finanziari e la rapidità di creazione di valore assume una rilevanza cruciale nelle
scelte finanziarie.
I paesi appartenenti al sistema anglosassone si caratterizzano per una bassa stabilità del controllo delle
imprese, poiché diffuso è il modello della public company (ovvero dell’azienda ad azionariato diffuso). La
bassa stabilità del controllo implica una minore stabilità del management, sul quale gravano le urgenze e le
ansie della ricerca di risultati immediati. Quando il management non è in grado di raggiungere il tasso di
rendimento minimo richiesto dal mercato, l’azienda diventa preda di raider e oggetto di scalate ostili.
L’esigenza di rapidità di creazione del valore accorcia l’orizzonte temporale sul quale i mercati finanziari
orientano le proprie attese di rendimento. In tal modo però esso potrebbe non coincidere con quello
necessario all’azienda per effettuare gli investimenti necessari a preservare la propria capacità competitiva.
Il disallineamento di orizzonti temporali tra azienda e mercato finanziario è prevalentemente attribuito ai
seguenti fattori:
1) Al sistema di compenso diffuso nei paesi anglosassoni: i sistemi di incentivo dei vertici aziendali sono
spesso ancorati a misure di redditività di breve termine, piuttosto che a una consolidata capacità di creare
valore.
2) All’elevata mobilità del management e al conseguente minore orizzonte temporale di investimento
3) Alla diffusione di alcuni criteri di valutazione degli investimenti – come per es. il periodo di ritorno
(payback period) – che possono incoraggiare la rincorsa a investimenti dal ritorno economico immediato.
4) Alla grande importanza rivestita dagli annunci relativi agli utili e ai dividenti attesi
5) All’orientamento al breve termine dei fund manager, i quali sono costretti a mostrare performance di
periodo (infra-annuale) soddisfacenti attraverso un trading intenso dei titoli nel proprio portafoglio
6) Alla minaccia di take-over ostili, spesso orientati verso società con una fondamentale incapacità di agire
rapidamente per recuperare la performance attesa dagli investitori.
Nei contesti anglosassoni il rapporto con il mercato finanziario dà dunque luogo a un sistema atomistico, in
cui attori indipendenti si collegano di volta in volta tra loro secondo la convenienza economica temporanea,
nel solo rispetto delle regole che garantiscono al meccanismo di mercato di funzionare correttamente.
L’orientamento al mercato, sia quelli di sbocco dei prodotti e servizi offerti, sia quelli di raccolta delle
risorse finanziarie, ha determinato un forte sviluppo degli approcci di marketing aziendale, mentre uno
spazio più limitato rivestono la fiducia e l’appartenenza allo stesso gruppo sociale.
Il modello europeo-continentale si caratterizza per la concentrazione dell’azionariato delle imprese, la cui
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appuntiproprietà è non di rado di matrice familiare o di derivazione pubblica. E’ un modello che contempla
un’elevata stabilità del controllo e un monitoraggio diretto del management da parte del gruppo di controllo.
In questo contesto la finanza aziendale ha assunto una funzione riduttiva e ispirata dal più immediato
contatto con il sistema creditizio. In particolare, compito della funzione finanziaria è contribuire a in
saturare un rapporto più corretto tra banche, imprese e un mercato finanziario di crescente importanza. I
rapporti che legano l’azienda ai propri finanziatori appaiono come un sistema di comportamenti organizzati,
in cui gli operatori sono interdipendenti al di là dell’atto del singolo scambio di capitali.
Lo spiccato orientamento agli intermediari finanziari considera la relazione banche-clienti come un sistema
di relazioni stabili; ne discendono almeno 2 importanti conseguenze:
1) L’importanza del capitale “reputazionale” e delle risorse di fiducia
2) Il rapporto di indebitamento delle aziende diviene tendenzialmente stabile.
Le aziende continuano ad operare cercando di creare valore; il conseguimento di questo obiettivo però
diviene più difficile a causa della bassa propensione ad ampliare la base proprietaria da parte del gruppo di
controllo.
Le economie continentali evidenziano inoltre:
- Un’elevata incidenza del settore della trasformazione di materie prime importate
- Una limitata mobilità dei fattori produttivi (capitale e lavoro)
- Un’organizzazione a rete e per distretti geografici delle filiere produttive.
Il rapporto privilegiato con le banche rappresenta un’importante fattore di stabilità coerente con le esigenze
di sfruttamento intensivo di un n° di opportunità di investimento più limitato (in contrasto con la logica di
fondo dei mercati finanziari, essenzialmente basata su un utilizzo estensivo delle opportunità di
investimento). L’azienda può essere indotta a sottrarsi alla disciplina imposta dal mercato per ricorrere a
finanziamenti più “pazienti” che di norma transitano attraverso collocamenti privati (private placement) e il
gruppo di comando, sgravato da urgenze e ansie di risultati immediati, può guardare agevolmente al medio-
lungo termine.
I modelli di proprietà chiusi e le altre caratteristiche del sistema produttivo spingono verso un rapporto con
gli interlocutori istituzionali del tipo buy and hold.
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appunti3. La finanza aziendale nel sistema finanziario continentale
Conseguenze operative sul modus operandi della finanza aziendale nel sistema finanziario continentale:
1) E’ probabilmente riduttivo fondare l’analisi della convenienza economico-finanziaria degli investimenti
esclusivamente sulla massimizzazione dei flussi di cassa, trascurando la valutazione el loro impatto sul
grado di efficienza organizzativa e di flessibilità finanziaria
2) La scelta del rapporto di indebitamento non necessariamente è ispirata al solo modello del trade-off,
secondo cui la politica finanziaria aziendale dovrebbe mirare alla massimizzazione del beneficio fiscale del
debito
3) Non sempre è possibile adottare una politica dei dividendi volta a restituire prontamente agli azionisti le
risorse finanziarie generatesi internamente e accumulate nel corso del tempo. La gestione aziendale è
composta sostanzialmente da 4 aree:
a. Gestione caratteristica, la quale comprende l’insieme delle operazioni di gestione che identificano la
gestione tipica dell’impresa
b. Gestione finanziaria, inerente all’insieme delle operazioni relative all’acquisizione, al rimborso e alla
remunerazione degli strumenti di finanziamento funzionali a coprire il fabbisogno finanziario aziendale.
c. Gestione patrimoniale, volta a produrre redditi addizionali rispetto a quelli della gestione caratteristica,
mediante l’investimento di disponibilità originate dal risparmio periodico interno all’azienda. Una corretta
gestione patrimoniale deve essere:
i. Capace di generare flussi di reddito e di cassa distinti da quelli generati dalla gestione caratteristica
ii. Equilibrata nel tempo
iii. Non connessa neppure indirettamente alla gestione caratteristica.
d. Gestione dei tributi, relativa ai flussi in uscita e in entrata dovuti ai tributi originati dalle tre precedenti
aree gestionali.
Ruolo della funzione finanziaria nel sistema europeo-continentale.
Raccogliere capitali alle migliori condizioni possibili
Vendere titoli di cui è chiamata a massimizzare il valore.
La letteratura aziendale e la prassi professionale hanno tradizionalmente considerato la funzione finanziaria
come un semplice acquirente di capitali il cui obiettivo è concentrare le migliori condizioni di costo. Il
mercato dei capitali è caratterizzato da una “materia prima”, il denaro, e un prezzo della materia prima (il
tasso di interesse nel caso di capitale di debito e il rendimento azionario complessivo nel caso di capitale
azionario).
Pur permanendo valida questa concezione, la visione innovativa della finanza si concentra su una lettura
complementare e più ampia della funzione finanziaria che:
1) Non è più acquirente ma venditore di titoli finanziari, confezionando prodotti che corrispondano ai
bisogni della sua clientela.
2) Non ha per scopo la riduzione del costo del capitale ma la massimizzazione del prezzo di vendita dei titoli
venduti, evitando così comportamenti miopi.
Principi operativi della finanza aziendale - utili alla concreta realizzazione della massimizzazione del valore:
1) Principio della convenienza economico-finanziaria degli investimenti (politiche di investimento) secondo
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appunticui le risorse aziendali dovrebbero essere impiegate soltanto in investimenti che promettono un rendimento
superiore al costo delle risorse finanziarie.
a. Tasso minimo di rendimento: soglia minima di accettazione degli investimenti, a sua volta funzione della
rischiosità del progetto e della composizione delle fonti di finanziamento
b. Rendimento atteso: in base ai flussi di cassa incrementali del progetto di investimento.
2) Principio della composizione delle fonti di finanziamento, (politiche di finanziamento) secondo cui le
risorse finanziarie dovrebbero essere combinate in modo tale da garantire la sopravvivenza dell’azienda e la
creazione di valore per l’impresa.
a. Scelta del rapporto di indebitamento: proporzione ottimale tra mezzi propri e mezzi di terzi.
b. Design degli strumenti finanziari: in linea con le specificità dell’azienda.
3) Principio della distribuzione dei flussi di cassa in eccesso (politica dei dividendi) – da restituire agli
azionisti- , ovvero dei flussi di cassa che residuano dopo aver: remunerato i creditori finanziari, realizzato gli
investimenti in grado di creare valore, accantonato le risorse necessarie all’azienda per affrontare
cambiamenti improvvisi e inattesi di scenario economico.
flusso di cassa generato dagli investimenti è superiore ai flussi di cassa da destinare alla remunerazione degli
investimenti.
Forme più opportune di distribuzione dei flussi: sottoforma di dividendi ordinari (con regolarità) oppure
attraverso operazioni una tantum e dividendi straordinari.
Un’azienda crea valore per se stessa e dunque per i propri azionisti se opera nel rispetto di questi 3 principi.
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appunti4. organizzazione della funzione finanziaria
Le varie funzioni aziendali partecipano al processo di creazione del valore secondo la propria mission
industriale, commerciale, progettuale, di ricerca, di acquisto, di supporto infrastrutturale. La funzione
finanziaria è chiamata a generare valore attraverso operazioni di finanza ordinaria e straordinaria.
Il contributo alla creazione di valore di ciascuna funzione aziendale è qualificato, e allo stesso tempo
definito dalla missione della funzione stessa.
Condizioni per la creazione di valore. Si crea valore quando il ritorno di cassa sul capitale investito supera in
modo durevole e sostenibile il costo del capitale, ovvero la remunerazione minima attesa dai finanziatori.
La funzione finanziaria governa l’unità di misura del valore, il denaro, che essendo bene fungibile, è anche
fattore omogeneizzante di tutte le diversità aziendali, nel tempo e nello spazio.
Perché si abbia una vera creazione di valore sono necessari altri 2 caratteri essenziali: il processo di
creazione del valore deve essere durevole e sostenibile.
Durevole implica che la creazione di valore non deve essere occasionale, ma ripetuta nel tempo e deve
realizzarsi nel rispetto non solo delle leggi, ma anche delle regole di trasparenza, credibilità, rispetto dei
principali stakeholder aziendali
Sostenibile significa che la creazione di valore non deve avvenire a danno delle risorse che rappresentano i
fattori di sviluppo aziendale di lungo periodo, ma deve anzi preservarne la riproducibilità nel tempo
rispettando l’ambiente, le generazioni future, il livello di cultura e di civilità raggiunto.
L’organizzazione della funzione finanziaria può assumere configurazioni differenziate, poiché la sua
articolazione dipende:
Dalla dimensione e dalla complessità organizzativa delle società e del gruppo di cui è parte
Dalla tipologia giuridico-organizzativa (capogruppo, filiale di multinazionale, società operativa autonoma
etc)
Dalle scelte di posizionamento sui mercati finanziari (società quotata o meno)
Dal settore di appartenenza (industria, commercio, servizi) e da numerosi altri fattori che possono assumere
un peso rilevante sull’organizzazione in oggetto.
In aggiunta a questi fattori, l’organizzazione della funzione finanziaria tende ad evolvere nel tempo in
funzione dello sviluppo tecnologico e del mutamento del contesto competitivo di riferimento.
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appunti5. Aree di attività
Le aree che fanno capo alla funzione finanziaria e al suo responsabile, il Chief Financial Officer (CFO),
sono di norma costituite da:
1) amministrazione e bilancio. Ha come contenuto proprio il presidio della corporate governance, intesa
come l’insieme delle regole che governano l’azienda. Essa declina la distribuzione dei diritti e delle
responsabilità tra i diversi attori dell’azienda: consiglio di amministrazione, dirigenti, azionisti; altri
stakeholder. A tal fine ne evidenzia i ruoli e le responsabilità per l’assunzione delle decisioni aziendali e
definisce la struttura attraverso la quale vengono fissati gli obiettivi e viene monitorata la performance.
L’amministrazione e bilancio può essere suddivisa in 2 aree principali:
* amministrazione. Consiste nel trattamento delle singole transazioni commerciali dell’azienda e può essere,
a sua volta suddivisa nel:
“Ciclo passivo”: si riferisce all’acquisizione di risorse dall’esterno relative alle transazioni con i fornitori:
dall’ordine di acquisto alla ricezione della merce e alla prestazione del servizio, fino al pagamento degli
stessi. Dal punto di vista amministrativo si sostanzia nella gestione delle fatture dei fornitori e il relativo
ordine di acquisto. Contemporaneamente si provvede alle opportune scritture contabili che confluiscono in
appositi conti e contribuiscono a formare il bilancio di verifica, cioè il bilancio risultante da tutte le scritture
relative alle transazioni avvenute in azienda, prima di procedere alle scritture contabili rettificative e/o di
chiusura.
“Ciclo attivo”. Attiene al rapporto con i clienti: dalla ricezione degli ordini di vendita, alla consegna dei
prodotti, alla prestazione dei servizi, fino all’emissione delle fatture ai clienti e al relativo incasso,
provvedendo alle opportune scritture contabili che pure confluiscono in specifici conti e concorrono a
formare il bilancio di verifica. La costruzione del bilancio di verifica è un’attività: in cui prevalgono i fattori
organizzativi di competente diligenza, precisione, tempestività e che rileva fenomeni importanti attinenti
all’acquisizione di risorse e al loro impiego
contabilità e bilancio. Il bilancio di verifica chiude la gestione delle transazioni dei cicli attivo e passivo e
avvia l’attività di contabilità e bilancio relativa alla valutazione dell’attivo e del passivo patrimoniale, alle
scritture rettificative di valori, alla composizione finale del bilancio annuale con la rilevazione del risultato
netto di esercizio, la determinazione dello stato patrimoniale e la misurazione dei flussi di cassa.
Completano le responsabilità dell’area contabilità e bilancio le attività connesse con il presidio dei principi
contabili e le relazioni con i revisori esterni.
2) Pianificazione e controllo. Tali attività hanno come contenuto specifico il supporto al management e la
partecipazione al processo decisionale. L’attività di pianificazione e controllo è alimentata dai dati
consuntivi elaborati dall’area Amministrazione e bilancio. Essa svolge attività di pianificazione,
controllando gli andamenti dei dati storici con quelli di piano, monitorando quindi il percorso verso gli
obiettivi, intervenendo tempestivamente per apportare interventi correttivi o di sostegno, anticipando gli
eventi al fine di contribuire a predisporre le azioni più opportune. Il linguaggio della funzione di
pianificazione e controllo coincide con quello della contabilità poiché adotta gli stessi principi contabili con
i quali l’azienda descrive e misura i propri risultativi verso l’esterno (bilancio annuale) e verso l’interno
(reporting).
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appuntiDefinizione degli obiettivi e reporting. Spetta a questa funzione l’attività di target setting, ovvero di
definizione degli obiettivi di breve e medio termine e lo sviluppo del piano strategico. Essa è chiamata a
interagire con le altre funzioni operative al fine di costruire i piani economici, patrimoniali e finanziari di
medio termine di ciascuna area. Dai piani operativi di funzione deriva poi, il piano di breve termine o budget
aziendale che, articolato per mese e per centro di costo e/o profitto, costituisce il termine di riferimento per il
raggiungimento degli obiettivi annuali con il quale si andranno a confrontare i dati consuntivi mensili
strutturati, a loro volta, per centro di costo e/o profitto e per area di business.
Il reporting periodale (frequentemente mensile), il confronto con il piano, l’analisi degli scostamenti
rispondono all’esigenza di controllo e di intervento decisionale per correggere gli scostamenti negativi e
rafforzare gli andamenti positivi, senza trascurare i risultati ottenuti dai principali concorrenti.
Una parte rilevante della misura della performance è occupata dalla contabilità industriale (o analitica), che
descrive e misura l’impiego delle risorse nel processo industriale e i risultati economici e patrimoniali di
breve
Valutazione (della convenienza economico-finanziaria) degli investimenti e loro controllo successivo. Il
processo decisionale sugli investimenti è di cruciale importanza poiché determina la capacità di creazione di
valore dell’azienda. Alla decisione finale sono chiamati a partecipare il vertice aziendale e i responsabili
delle funzioni industriale, commerciale, finanziaria.
3) Finanza. Il contenuto specifico dell’attività dell’area “Finanza” è il sostegno all’attività industriale,
affinché possa dispiegare operatività e creatività al processo di creazione di valore proprio del business in
cui l’azienda ha scelto di competere. Le attività tipiche della finanza sono le seguenti:
Pianificazione finanziaria, con il compito di strutturare la predisposizione dei budget (o piani) finanziari
pluriennali, il budget annuale, la preventivazione operativa e il conseguente reporting finanziario.
Tesoreria di gruppo e capital market, con il compito di ottimizzare il ricorso ai mercati dei capitali e del
credito per supportare i fabbisogni finanziari delle società, minimizzando i connessi rischi finanziari.
Finanza commerciale, con il compito di supportare le funzioni operative (e commerciale in particolare) e
ottimizzare la gestione dei crediti di competenza e gli attivi circolanti
Operation e cash management, con il compito di gestire l’ottimizzazione finanziaria degli incassi e dei
pagamenti e assicurare il controllo dei flussi finanziari
Finanza straordinaria, con il compito di supportare il management nelle scelte di natura straordinaria quali le
fusioni o acquisizioni e le operazioni sul capitale.
Attraverso l’eccesso delle istituzioni finanziarie e, più in generale, al mercato esterno, è responsabilità della
funzione finanza provvedere ad ottimizzare gli oneri e/o proventi finanziari, attuando le coperture dei rischi
di cambio o di tasso, selezionando gli strumenti e finanziando opportunamente il debito.
Rientrano spesso nella funzione finanza anche le attività di supporto a fusioni e acquisizioni (Mergers and
Acquisitions) che richiedono competenze finanziarie e di business che solitamente impegnano il vertice
aziendale. Infine, un peso determinante ha, per le aziende quotate, l’attività di relazione con gli investitori
fondi e banche d’affari (investor relation).
4) Fiscalità. Anche quest’area ha compito di sostegno all’attività industriale. In particolare, concorre a
garantire corretti rapporti con gli organi dello Stato e ad assicurare le soluzioni fiscali ottimali funzionali al
processo di creazione del valore. Si tratta di un’attività altamente specialistica che spesso associa al
management interno l’uso di qualificati consulenti esterni. La sua responsabilità è naturalmente quella di
ottimizzare o minimizzare il carico fiscale dell’azienda attraverso un’attenta pianificazione fiscale e
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hanno influenza sulle deliberazioni normative.
Attraverso queste 4 leve il CFO può esercitare a pieno le funzioni e raggiungere gli obiettivi che spettano
alla funzione finanza. Talvolta rientrano nelle responsabilità del CFO anche l’area informativa e degli
acquisti, specie se non sono caratterizzate da un’elevata componente tecnologica. In alcuni casi, infine al
CFO spetta anche la direzione della funzione legale.
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Le aree sopracitate sono quelle che caratterizzano in via prioritaria la professione e qualificano il ruolo del
financial manager.
Linguaggio. Il linguaggio deve essere lo stesso per tutte le aree in cui la funzione finanziaria è articolata.
Il linguaggio comune è quello dei principi contabili che l’azienda decide di adottare e che devono essere
diffusi sia all’interno che all’esterno perché possano essere correttamente utilizzati , sia all’esterno affinchè
l’informazione aziendale possa essere correttamente interpretata. Il riferimento, anche se non unico è ai
GAAP (General Accepted Accounting Principles): principi contabili degli Stati Uniti e del mondo
aglosasione
IAS (International Accounting standards): sono propri dell’Europa continentale
principi dei ragionieri e dei dottori commercialisti per il bilancio civilistico
Codice Civile.
Pur avendo un’impostazione comune, GAAP e IAS differiscono nel trattamento di non poche specifiche
transazioni: più prescrittivi i GAAP, più generali gli IAS.
E’ responsabilità di ogni azienda che voglia dar conto in modo trasparente dei propri risultati, all’esterno e
all’interno, stabilire con precisione i propri principi contabili, corredandoli di specifiche sottoprocedure e
routine contabili per ogni singola transazione. E’ fondamentale che sia definito un unico piano dei conti da
cui derivino poi le articolazioni di dettaglio. Ciò assume particolare rilevanza nel caso dei gruppi aziendali.
Organizzazione dei processi: sistemi informativi e centri servizi.
Di fianco al linguaggio, i sistemi informativi rappresentano il secondo pilastro su cui si fondano
l’organizzazione e il funzionamento della funzione finanziaria.
Il pilastro del linguaggio costituisce la “grammatica” su cui poggia la chiarezza della descrizione dei fatti
aziendali; il sistema informativo costituisce il “motore” che rende possibile la concreta attuazione del
linguaggio.
E’ basilare l’unicità del dato, nel senso che non vi possono essere più dati per lo stesso oggetto misurato e la
titolarità del dato stesso, nel senso che deve essere definito in modo certo chi è titolare del dato stesso, nel
senso che deve essere definito in modo certo chi è titolare del dato e ne ricopre la responsabilità.
La funzione finanziaria è titolare dei dati che confluiscono nei conti economici, negli stati patrimoniali, nei
rendiconti finanziari.
I sistemi che supportano l’amministrazione e la contabilità sono orientati a gestire volumi consistenti di dati
e incorporano regole precise con tempistiche di elaborazione e, quindi, di disponibilità dei dati stessi.
I sistemi che supportano la pianificazione e il controllo sono invece orientati a gestire segmenti di attività.
La tecnologia attualmente accessibile, accoppiata alla standardizzazione, rende oggi possibile la
delocalizzazione delle attività amministrative e la costituzione dei Centri Servizi Amministrativi, cioè dei
centri di competenza che presidiano il trattamento amministrativo e contabile dei fatti aziendali.
Famiglia professionale: insieme delle persone che nelle aziende costituiscono un gruppo professionale e nei
vari territori in cui esso è articolato svolgono la stessa attività.
Il cambiamento del management nel tempo: implicazioni per la funzione finanziaria e necessità future.
Il cambiamento del management nel tempo è strettamente legato all’evoluzione economica e culturale del
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appuntisistema paese e del sistema industriale e finanziario in cui si svolge, nonché alle fasi del ciclo economico.
Lo scenario recente è caratterizzato da un’accentuazione della competizione acuita dalla fase del ciclo
economico riflessiva a crescita bassa o inesistente, determinando una sempre crescente necessità di
segmentazione della domanda al fine di orientarvi l’offerta alla ricerca di opportunità di creazione del
valore.
Lo sviluppo e la globalizzazione dei mercati finanziari, genera da parte degli investitori un atteggiamento
più attivo nella pretesa, legittima, di ritorni adeguati sul capitale investito.
Ciò determina sul sistema delle imprese la contrazione dei margini di profitto, l’instabilità dei modelli di
business e, quindi, un aumento del rischio di investimento. Più in particolare si assiste a una crescita della
complessità che si cerca di dominare attraverso un’opportuna segmentazione delle aree di attività per servire
meglio la clientela e una strategia con un’attenzione accentuata sulla performance.
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Principi contabili internazionali. I tre cambiamenti principali introdotti dagli IAS sono:
1) Fair value accounting (valutazione ancorata al valore corrente o di mercato).
2) Prevalenza della sostanza sulla forma (es. caso leasing immobiliare)
3) Materialità dell’informazione.
Riclassificazione del conto economico.
Gestione caratteristica (o corrente): insieme delle attività di acquisto, trasformazione e vendita che
un’azienda realizza tipicamente.
Gestione finanziaria: comprende le operazioni di reperimento delle varie forme di capitale necessario a
finanziare l’attività aziendale, nonché le operazioni legate all’investimento delle risorse liquide in
eccedenza. Queste due categorie di operazioni generano rispettivamente oneri e proventi finanziari che
costituiscono le remunerazioni periodiche del capitale preso a prestito (componenti rilevanti ai fini
dell’analisi del conto economico)
Gestione accessoria: è costituita da tutte quelle operazioni svolte con una certa continuità ma che non
costituiscono l’obiettivo peculiare dell’operato aziendale.
Gestione straordinaria: riguarda operazioni che hanno carattere di eccezionalità, ovvero che non sono parte
del continuo operare economico. (es. vendita componenti attivo immobilizzato).
Il risultato (reddito) operativo fornisce una misura dell’efficacia della gestione corrente.
Il risultato (reddito) di competenza è un indicatore dell’andamento dell’intera gestione aziendale.
Presupposto fondamentale affinché un’azienda continui a operare nel tempo è che ciò avvenga nel rispetto
dell’economicità delle operazioni che ne costituiscono l’obiettivo prioritario. Se la gestione operativa
produce flussi di reddito negativi per più periodi consecutivi, significa che non è in grado di svolgere la
funzione a cui è preposta in modo economicamente conveniente.
Alessia Chiovaro Sezione Appunti
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appunti8. Riclassificazione a produzione e valore aggiunto
Il contesto di riferimento è in questo caso l’attività produttiva che ha avuto luogo nell’esercizio. Il modello è
utile al fine di mettere in luce quanto valore l’azienda è stata in grado di aggiungere alla materia prima e a
tutte le condizioni acquisite all’esterno tramite il processo di trasformazione (quantità misurata dal valore
aggiunto).
La differenza tra fatturato e valore della produzione può essere attribuita essenzialmente a 2 motivi:
- Sovrapproduzione, che l’azienda deve essere in grado di assorbire negli esercizi successivi
- Sopravvalutazione del valore delle rimanenze di prodotti finiti e semilavorati
Alla produzione di esercizio si sottraggono tutti i costi delle materie e dei componenti impiegati e quelli che
possiamo definire i costi di acquisizione “esterni”, cioè tutti quei costi relativi ad acquisti di beni e servizi e
effettuati presso terze economie, di pertinenza della gestione caratteristica. A questo livello vanno inserite le
variazioni delle scorte. Si determina così il valore aggiunto, che misura quanta parte dell’intera produzione è
imputabile all’attività svolta internamente. Sottraendo al valore aggiunto tutte le componenti di costo
riconducibili al personale (costo del lavoro, oneri sociali, accantonamenti TFR, spese assicurative, etc), si
ottiene il margine operativo lordo (MOL).
Il MOL può essere interpretato in 2 modi:
1) Come differenza tra ricavi e costi monetari legati alla sequenza acquisto-trasformazione-vendita
2) Come margine disponibile per il reintegro del capitale fisico consumato nella produzione, per la
remunerazione, per la remunerazione del capitale finanziario nonché per il pagamento delle imposte.
Alessia Chiovaro Sezione Appunti
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appunti9. Riclassificazione dello Stato Patrimoniale
A) Criterio della liquidità/esigibilità. L’elemento discriminante per l’aggregazione dei valori patrimoniali
secondo questa metodologia è il tempo. L’obiettivo è infatti quello di raggruppare le poste dell’attivo e
passivo secondo i loro tempi di trasformazione in moneta, esponendo le singole attività in funzione della
liquidità decrescente, e le passività secondo il grado di esigibilità. Questo tipo di riclassificazione è
generalmente utilizzato per accertare se esista una corrispondenza tra le scadenze temporali degli
investimenti e dei finanziamenti, ovvero se vi sia equilibrio finanziario, secondo cui durate omogenee di
attivo e passivo sono necessarie per evitare tensioni finanziarie.
Le attività patrimoniali sono suddivise in 2 macro-aggregati (La soglia temporale che viene posta a
separazione dei 2 aggregati coincide di solito con i 12 mesi):
1) L’attivo a breve (voci che entro l’esercizio potranno trasformarsi in liquidità):
a. Liquidità immediate: poste che sono già moneta (cassa e saldi in c/c) e altre attività del tutto assimilabili
alla moneta poiché immediatamente trasformabili in liquidità (es. Titoli di Stato, azioni o obbligazioni
quotate in mercati ufficiali)
b. Liquidità differite: crediti commerciali, cambiali attive.
c. Disponibilità: rimanenze finali di esercizio e anticipo a fornitori
2) L’attivo consolidato (o attività immobilizzate): comprendono tutti gli investimenti di lungo periodo.
a. Attività immobiliari
b. Immobilizzazioni tecniche (impianti, macchinari, immobili “operativi”)
c. Immobilizzazioni finanziarie (azioni, quote societarie, altri titoli in portafoglio)
d. Immobilizzazioni immateriali (marchi, brevetti, ricerche…)
Tutte le poste dell’attivo per le quali sia stato costituito un corrispondente fondo al passivo sono esposte al
netto del medesimo.
La somma della attività a breve e a lungo dà il tot. del capitale investito al netto dei fondi rettificativi.
Le voci del passivo sono raggruppate in 3 macro-categorie. Il criterio sottostante la suddivisione è dato dalle
scadenze temporali delle varie poste.
Le passività a breve termine. Comprendono i debiti con scadenza entro l’esercizio. (debiti verso banche,
debiti v/fornitori, debiti tributari, quote a breve di debiti consolidati.
Le passività consolidate: mutui, debiti consolidati, prestiti obbligazionari, fondo TFR.
Il capitale netto. Capitale sociale, riserve, Utili (perdite), alcune tipologie di fondi (fondi rivalutazione ed
eventuali contributi a fondo perduto
La somma delle passività totali e del netto è pari al capitale investito.
I valori delle diverse aree di aggregazione sono dati necessari per la costruzione di numerosi quozienti di
bilancio.
Questo schema di riclassificazione –pur nei suoi limiti- offrirà valide indicazioni in particolare in 2 casi:
Per uno studio di tipo statico, ovvero indirizzato esclusivamente all’analisi della struttura patrimoniale.
Per analisi condotte da soggetti esterni all’azienda, generalmente volte a misurare il grado di equilibrio
finanziario al momento della redazione del bilancio.
B) Riclassificazione secondo la pertinenza gestionale (o funzionale). Tale criterio mira a isolare tutte le
poste afferenti la gestione corrente (o caratteristica), permettendo di ricondurre le rimanenti alle altre aree
Alessia Chiovaro Sezione Appunti
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appuntigestionali, ovvero l’area degli investimenti/disinvestimenti; quella dei finanziamenti/rimborsi e quella delle
gestioni accessorie.
Il ciclo caratteristico di qualsiasi azienda industriale è facilmente ripartibile in 3 fasi: acquisto -
trasformazione - vendita.
Nb: l’aggettivo “corrente” non è riferito alla dimensione temporale delle poste, ma al loro collegamento con
le fasi del ciclo acquisto-trasformazione-vendita caratteristica.
NB2: Il Fondo TFR è inserito tra le passività correnti perché le prestazioni di lavoro dei dipendenti sono in
larga parte funzionali alla gestione caratteristica; e i debiti tributari perché si ipotizza che tutte le imposte
siano da ricollegare alla gestione caratteristica.
Un indicatore di sintesi utilizzato con frequenza dagli analisti finanziari è la posizione finanziaria netta (PFN
o “esposizione finanziaria netta”). Esprime l’ammontare dei debiti finanziari al netto delle attività che
potrebbero essere liquidate e utilizzate immediatamente per il rimborso; fornisce pertanto una misura
dell’ammontare di debito per il quale non esiste un’immediata copertura
PFN = totale dei debiti finanziari aziendali (a prescindere dalla loro scadenza) - le attività liquide (cassa, c/c
attivi, titoli negoziabili e crediti finanziari).
Il ricorso al concetto di PFN è particolarmente utile quando si intende misurare il grado di indebitamento
“effettivo” delle imprese che fanno parte di gruppi economici e intrattengono con altre società del gruppo
rapporti aventi natura finanziaria.
Tale modello di riclassificazione consente di mettere in luce una grandezza:
CCNC (capitale circolante netto commerciale) = attività correnti – passività correnti.
Il capitale circolante netto commerciale (o circolante) può anche essere definito come l’investimento (o il
finanziamento, qualora la differenza dovesse mettere in evidenza un valore negativo) generato dalla gestione
caratteristica.
Alternativamente può essere visto come l’insieme delle uscite monetarie conseguenti all’esercizio
dell’attività caratteristica che non hanno ancora trovato compensazione in entrate monetarie, sempre relative
alla medesima gestione.
Questa definizione di circolante si contrappone a quella che deriva dallo S.P riclassificato secondo
l’approccio della liquidità/esigibilità, secondo cui è “capitale circolante netto” la differenza tra attività e
passività a breve.
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appunti10. Il capitale circolante
1. Consegue all’attività corrente
2. Pur essendo un investimento (se di segno positivo) non garantisce alcun rendimento esplicito
3. Le forme di copertura necessarie al suo finanziamento (siano esse capitale netto o passività finanziarie)
sono esplicitamente onerose.
Dunque sarà opportuno orientare la gestione al contenimento delle dimensioni del capitale circolante. Esso
può essere paragonato a una spugna, che dilatandosi assorbe liquidità, e quando si contrae libera risorse, che
possono essere utilizzate per il finanziamento di attività redditizie.
Questo modello di riclassificazione consente l’identificazione e l’aggregazione separata di 3 grandi aree:
1. Area della gestione corrente: operazioni legate al ciclo di acquisto-trasformazione-vendita
2. Area degli investimenti/disinvestimenti: predisposizione e gestione di tutte le risorse necessarie
all’esecuzione delle attività di gestione caratteristica (attività operative non correnti) e di tutti gli altri
investimenti (finanziari, accessori) che originano proventi, localizzati al di sotto del reddito operativo nel
conto economico.
3. Area dei finanziamenti (e dei rimborsi), che attiene a tutte le decisioni di copertura dei fabbisogni.
Nb: non viene invece messa in luce una quarta area di grande rilievo nella dinamica delle entrate e delle
uscite: area delle remunerazioni finanziarie (dividendi e interessi corrisposti e percepiti. Essa non è
tendenzialmente autonoma come le precedenti e non ha rilievo a livello di stato patrimoniale. Sono diretta
conseguenza delle scelte operate nell’area degli investimenti e in quella dei finanziamenti) e le gestioni
accessorie.
Queste 4 aree governano dunque la liquidità nelle imprese.
Un equilibrio tra entrate e uscite (l’equilibrio finanziario) può essere raggiunto soltanto se i flussi generati e
assorbiti dalle 4 aree si presentano tendenzialmente bilanciati nel lungo periodo.
CIN (Capitale investito Netto) = Attività non correnti operative + CCNC
CIT (Capitale Investito Totale) = CIN + Attività accessorie + disponibilità liquide, titoli negoziabili e crediti
finanziari.
Nb: CIT Totale attivo dello Stato Patrimoniale, perché Il CIT è espresso al netto del passivo corrente.
Il capitale investito operativo e non operativo può essere coperto dai debiti finanziari dell’impresa (a breve
e lunga scadenza) nonché dal suo patrimonio netto. La proporzione tra le due fonti di finanziamento
definisce la struttura finanziaria (gearing ratio o financial leverage) aziendale.
Alessia Chiovaro Sezione Appunti
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Il documento non può essere copiato, riprodotto, trasferito su altri siti. Per scaricare appunti in PDF gratuitamente, visita https://www.tesionline.it/appunti11. Analisi finanziaria: indici di bilancio
Gli indici di bilancio sono semplicemente grandezze economiche, patrimoniali e finanziarie, combinate in
modo da fornire informazioni ritenute interessanti. Dall’analisi congiunta dei valori da essi manifestati è
possibile trarre informazioni utili sullo stato di salute di qualsiasi azienda. I dati necessari per la costruzione
dei quozienti sono costituiti prevalentemente dalle aggregazioni dello Stato Patrimoniale riclassificato
secondo il criterio di liquidità/esigibilità e dal conto economico a fatturato e costo del venduto.
Profili di analisi:
A) Equilibrio di breve periodo.
Indice di disponibilità: Attivo a breve/Passivo a breve.
Verifica circa la capacità di far fronte, attraverso le attività disponibili nel breve periodo, alle obbligazioni
assunte nel medesimo arco temporale verso il personale e i terzi. (dovrebbe essere superiore all’unità)
Indice di liquidità: (Attivo a breve – Rimanenze)/Passivo a breve
Misura più prudenziale della solvibilità a breve dell’azienda. (dovrebbe essere superiore all’unità)
Tempo medio di incasso (TMI): Crediti verso clienti/Fatturato giornaliero (cioè rapportato a 365)5.
Il TMI ci informa su quanto tempo intercorre in media dalla vendita all’incasso, facendo così luce sulla
capacità dell’azienda di riscuotere i crediti. Questo valore costituisce un buon indicatore sia della
competitività sia del fabbisogno finanziario6.
Tempo medio di pagamento (TMP). Debiti verso fornitori/Acquisti giornalieri.
Misura un’indicazione, espressa in giorni sulla durata media dei debiti verso fornitori. Come il precedente,
fornisce indicazioni sulla competitività e sul fabbisogno finanziario. Anche in questo caso occorre procedere
all’omogeneizzazione delle poste sotto il profilo dell’IVA. Il n° di giorni che mediamente intercorre tra la
fornitura e il pagamento della stessa dà infatti un’idea del potere contrattuale dell’azienda nei confronti dei
suoi fornitori. A parità di altre condizioni, debito verso fornitori (e più in generale passività correnti) di
ragguardevoli dimensioni significano un minore investimento in capitale circolante e in ultima istanza
minori fabbisogni finanziari.
Tempo medio di giacenza delle scorte (TMGS): Scorte/Acquisti Giornalieri. (meglio scomponibile:
Scorte di materie prime/acquisti giornalieri -> efficacia produttiva
Scorte di semilavorati/(%costo del venduto/365) -> “
Scorte di prodotti finiti/(costo del venduto/365) -> efficacia attività commerciale.
(per consentire di porre a rapporto grandezze omogenee: le materie prime sono valutate infatti al costo di
acquisto, i prodotti finiti al costo del venduto e mentre per i semilavorati si preferisce la % di costo del
venduto che esprima le fasi di lavorazione già effettuate).
NB: la giacenza media dei prodotti finiti dipende dal tipo di bene prodotto (es. deperibilità)
La somma dei giorni di giacenza del prodotto nelle tre fasi, dà il tempo medio complessivo di giacenza delle
scorte, che indica il periodo intercorso dall’immagazzinaggio della materia prima alla spedizione del
prodotto finito.
Ciclo del circolante = TMI + TMGS – TMP.
Esso indica il n° di giorni che intercorrono in media tra il momento in cui vengono pagati i fornitori e quello
in cui vengono incassati i crediti da clienti per la vendita dei prodotto finiti. Consente di utilizzare le
informazioni risultanti da un’analisi di tipo statico –i quozienti- al fine di trarre un’indicazione di tipo
dinamico, utile per determinare il potenziale fabbisogno generato dalla gestione caratteristica.
Alessia Chiovaro Sezione Appunti
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B) Equilibrio finanziario di medio periodo.
Obiettivo: comprendere se la struttura degli investimenti e dei finanziamenti della realtà indagata è
sostenibile nel lungo periodo e se l’azienda sarà in grado di far fronte alle remunerazioni finanziarie dovute
ai terzi prestatori di capitale.
Rapporto di indebitamento. Passività totali/Passività totali + Capitale netto.
Misura il grado di dipendenza dell’azienda da finanziatori esterni
Esistono numerose versioni del rapporto di indebitamento, tra cui:
Rapporto di leva o leverage = Passività finanziarie/Passività finanziarie + Capitale netto.
Indice di copertura delle immobilizzazioni = Tot. Att. immobilizzato/Pass. a lungo + Capitale netto
Questo quoziente è strettamente legato al rapporto corrente. Eccede l’unità quando l’attivo immobilizzato è
in parte coperto da mezzi di finanziamento con scadenza<12 mesi (situazione che può indurre
preoccupazione7)
PFN/MOL: Posizione finanziaria netta/Margine operativo lordo.
Consente di apprezzare la capacità dell’azienda di far fronte al pagamento del debito in maniera
“immediata”.
Un valore 4-5 è considerato “critico”, mentre al di sotto di esso si ritiene che l’azienda possa far fronte al
servizio del proprio debito.
Rapporto di copertura oneri finanziari: Reddito operativo/Oneri finanziari.
Segnala la capacità dell’azienda di far fronte al pagamento degli oneri finanziari attraverso le risorse
economiche generate dalla gestione caratteristica.
C) Redditività. Lo studio della redditività aziendale riguarda l’analisi del rapporto tra i risultati aziendali e le
diverse configurazioni di capitale investito.8 La misura di reddito considerata al numeratore può essere
espressa al lordo oppure al netto dell’imposizione fiscale; il denominatore può essere dato dal solo valore di
fine esercizio o –preferibilmente da una media dei valori di inizio e fine esercizio.
ROI (return on investment): Reddito operativo/Capitale investito netto.
Esprime una misura sintetica ma efficace, della redditività della gestione operativa, data dal rendimento
percentuale annuo del capitale investito. Il ROI può essere scomposto in 2 componenti:
ROS (return on sales o margine di profitto sulle vendite): Reddito/fatturato.
Esprime la redditività unitaria delle vendite, espressa in termini monetari. E’ influenzata sia dalle politiche
di prezzo che dai volumi di vendita, i prezzi-costo di acquisizione dei fattori produttivi e il grado di
efficienza con cui gli stessi sono utilizzati.
tasso di rotazione del capitale investito (c.d. turnover ratio): Fatturato/Capitale investito.
Riflette il n° di volte che le risorse investite sono state fatte “girare” nel corso dell’esercizio per effetto
dell’attività di vendita.
NB: è possibile dimostrare che:
e. se il MOL dell’azienda o dell’investimento si mantiene costante, il ROI cresce progressivamente
ROI = (MOL – Ammortamenti)/ (K - -> Ammortamenti)
f. I valori assunti dal ROI sono una funzione fortemente crescente del tasso di interesse. Tale distorsione
tende ad attenuarsi quanto maggiore è l’incidenza delle attività correnti, le quali seguono più da vicino la
dinamica dell’inflazione.
ROA (return on assets): tiene conto non solo della gestione operativa, ma anche di quello ottenuto dalla
Alessia Chiovaro Sezione Appunti
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dell’azienda.
ROA = (Reddito operativo + Redditi extra-caratteristici + Redditi finanziari) / Totale attivo.
ROE (return on equity o redditività del capitale netto): Reddito netto / Capitale proprio.
Si tratta di un’informazione sintetica del risultato della gestione nel suo complesso, espresso dal rendimento
% annuo per gli azionisti a fronte del loro investimento a titolo di capitale di rischio.
Non è sufficiente un’analisi che si limiti al calcolo del dato numerico. E’ imprescindibile risalire alle ragioni
che sono alla base di tali valori, poiché a volte cause opposte possono spingere il quoziente nella stessa
direzione, e confrontare i risultati dell’azienda oggetto di analisi con quelli di aziende simili per settore e
dimensione.
Conclusioni:
1. Un’azienda opera in economicità se la sua gestione è equilibrata da un punto di vista reddituale,
finanziario e patrimoniale.
2. L’analisi della redditività può essere effettuata attraverso il ricorso agli indici di redditività, i quali
pongono in rapporto tra loro una configurazione di reddito opportuna (R.O, redditi di esercizio) e un
aggregato dello Stato patrimoniale (CIN, patrimonio netto). Così si ha modo di osservare se la redditività
ottenuta in azienda è adeguata alla remunerazione attesa dai finanziatori (azionisti e/o creditori)
3. Contribuisce invece alla comprensione dell’equilibrio finanziario l’analisi dei rapporti di indebitamento e
il costo del debito. L’equilibrio della struttura finanziaria e l’armonia tra composizione dell’att. e del pass,
rappresentano un elemento fondamentale per capire: se e in quale misura l’azienda è in grado di svilupparsi
autofinanziandosi e quanto invece dipende dai finanziamenti di terzi e il grado di rischiosità percepito dalle
varie classi di finanziatori.
Dinamica dei flussi finanziari
Se i dati economici e patrimoniali riclassificati, unitamente ai quozienti, consentono la costruzione di un
quadro statico dello stato di salute aziendale, i flussi finanziari ne permettono uno studio
dinamico.Attraverso l’analisi dei flussi è possibile identificare la provenienza e la destinazione delle risorse
movimentate in un certo periodo di tempo, essenzialmente riconducendole alle 4 aree in cui è possibile
scomporre, in prima approssimazione la gestione aziendale.
Analisi ex post (di tipo consuntivo): consiste nel costruire rendiconti finanziari (cash flow statement)
Analisi ex ante (di tipo previsionale): muove dalla necessità di prevedere i flussi che si verificheranno in un
certo periodo futuro e che vengono esposti in diversi documenti, genericamente definiti preventivazione
finanziaria.
Le analisi suoi dati storici sono effettuate in sede di controllo, mentre quelle sui dai previsionali sono tipiche
del processo di pianificazione. Il periodo di riferimento è solitamente l’anno.
Esiste una profonda differenza tra i prospetti contabili e quelli finanziari poiché differente è la logica a essi
sottostante:
la logica contabile impone di inserire nei prospetti di sintesi i ricavi e i costi di pertinenza del periodo di
riferimento
la logica finanziaria (o monetaria) invece considera unicamente i movimenti di moneta (i c.d. flussi di cassa)
in entrata e in uscita durante un definito arco temporale, senza considerare il momento in cui ha avuto luogo
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Un analista esterno che disponga unicamente dell’informativa civilistica e fiscale obbligatoria per le società,
deve trasformare le informazioni contenute nello S.P e nel C.E in dati significativi dal punto di vista
finanziario. Si tratta di passare dal principio di competenza a quello dei flussi di cassa.
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